La Zanzara Sosia: In India Scoperta una Specie Criptica che Mima la Temuta Tigre Asiatica!
Ragazzi, lasciate che vi racconti una storia affascinante che arriva direttamente dai nostri laboratori e dalle foreste dell’India. Lavorare sul campo, specialmente quando si tratta di insetti piccoli ma potenzialmente pericolosi come le zanzare, riserva sempre delle sorprese. E questa volta, ci siamo imbattuti in qualcosa di veramente inaspettato, un vero e proprio caso di “sosia” nel mondo degli insetti che potrebbe avere implicazioni enormi per la salute pubblica.
Il nostro “protagonista” abituale, o meglio, l’antagonista che teniamo d’occhio, è la famigerata Aedes albopictus, conosciuta ai più come la zanzara tigre asiatica. È un vettore primario per malattie come la Dengue e la Chikungunya, virus che affliggono molte aree tropicali e subtropicali, inclusa la regione di Tripura, in India, dove stavamo conducendo le nostre ricerche. Immaginate quindi il nostro lavoro: setacciare villaggi forestali, raccogliere larve e adulti di zanzara, identificarli meticolosamente per capire la distribuzione di questo vettore e i rischi associati.
Un Sosia Inaspettato nei Villaggi Forestali
Tutto è iniziato durante le nostre analisi di routine su campioni raccolti tra il 2019 e il 2022 in diverse aree forestali di Tripura. Morfologicamente, molte delle zanzare catturate sembravano proprio lei, la nostra Ae. albopictus, con la sua caratteristica striscia bianca sullo scudo toracico. Avevamo raccolto circa 180 esemplari del genere Aedes, e ben 139 di questi sembravano appartenere alla specie albopictus. Ma quando abbiamo iniziato le analisi molecolari, qualcosa non tornava.
Vedete, l’identificazione basata solo sull’aspetto può essere ingannevole, specialmente nel sottogenere Stegomyia a cui appartiene la zanzara tigre. Ci sono diverse specie molto simili tra loro, e le differenze possono essere davvero sottili, a volte visibili solo esaminando dettagli minuti come le armature cibariali o, come vedremo, i genitali maschili. Già in passato ci sono stati casi di errate identificazioni, come quello di Ae. krombeini scambiata per Ae. albopictus in Sri Lanka. Noi stessi, in studi precedenti a Tripura, avevamo notato alcune discrepanze molecolari in esemplari che sembravano Ae. albopictus.
L’Indagine Molecolare: Quando l’Occhio Inganna
Decisi a vederci chiaro, abbiamo sottoposto i campioni sospetti (quelli che morfologicamente assomigliavano ad Ae. albopictus ma anche alcuni danneggiati) ad analisi molecolari più approfondite, concentrandoci su due geni specifici: il citocromo ossidasi I (COI) e la regione Internal Transcribed Spacer II (ITS2). Questi geni sono un po’ come il codice a barre genetico delle specie.
E qui è arrivata la sorpresa: mentre 125 campioni hanno mostrato il profilo molecolare tipico di Ae. albopictus, 14 campioni hanno dato risultati diversi, con bande di DNA di dimensioni anomale nel test ITS2 (tra 350 e 400 paia di basi, invece delle circa 550 tipiche). Sequenziando questi campioni “strani”, abbiamo scoperto che erano geneticamente distinti da Ae. albopictus! Non solo, ma l’analisi filogenetica (che ricostruisce l’albero evolutivo delle specie) ha rivelato che questi esemplari erano strettamente imparentati con delle specie criptiche di Ae. albopictus scoperte recentemente in Vietnam e Cina. Una specie criptica, per intenderci, è una specie che è morfologicamente quasi identica a un’altra, ma geneticamente distinta e spesso riproduttivamente isolata.

Differenze Sottili ma Cruciali
Quindi, avevamo tra le mani una nuova specie, o almeno una popolazione geneticamente ben distinta, che viveva fianco a fianco con la vera Ae. albopictus. L’abbiamo chiamata provvisoriamente Aedes nr. albopictus (dove “nr.” sta per “near”, vicino a), in attesa di una descrizione formale secondo le regole della nomenclatura zoologica.
Ma se sono così simili, come distinguerle senza analisi genetiche? Abbiamo esaminato attentamente la morfologia, specialmente i genitali maschili, che spesso conservano caratteri distintivi anche tra specie molto affini. Ebbene, in uno dei tre maschi di Aedes nr. albopictus che abbiamo potuto esaminare, abbiamo notato delle differenze sottili ma significative nel IX tergum (una parte terminale dell’addome) rispetto a quello tipico di Ae. albopictus: la proiezione mediana era più stretta e piccola, e i lobi laterali presentavano peli più prominenti. Piccoli dettagli, certo, ma che confermano ulteriormente la sua unicità. È la prima volta che vengono descritte queste caratteristiche morfologiche distintive per questa specie criptica.
Un Antenato Lontano e un Habitat Condiviso
L’analisi dell’orologio molecolare, che stima i tempi di divergenza evolutiva, ci ha regalato un’altra informazione sbalorditiva: questa specie criptica e Ae. albopictus si sarebbero separate da un antenato comune circa 36 milioni di anni fa! Un tempo lunghissimo, che suggerisce un percorso evolutivo ben distinto. Per darvi un’idea, la separazione tra Ae. albopictus e Ae. aegypti (l’altra grande zanzara vettore) risalirebbe a circa 46 milioni di anni fa.
La cosa ancora più interessante è che abbiamo trovato larve di Aedes nr. albopictus negli stessi identici siti di riproduzione di Ae. albopictus, in particolare nelle ciotole per la raccolta della gomma nelle piantagioni. Questo fenomeno si chiama simpatria: due specie strettamente imparentate che convivono nello stesso ambiente e utilizzano le stesse risorse. Questo suggerisce che potrebbero essersi evolute meccanismi di isolamento riproduttivo che impediscono loro di incrociarsi efficacemente, pur condividendo lo spazio.

Il Mistero di Wolbachia e le Implicazioni Sanitarie
E qui arriviamo a un punto cruciale che ci ha fatto drizzare le antenne. Molte popolazioni di Ae. albopictus nel mondo ospitano naturalmente un batterio endosimbionte chiamato Wolbachia. Questo batterio è famoso per indurre un fenomeno chiamato “incompatibilità citoplasmatica” (CI): in pratica, se un maschio infetto si accoppia con una femmina non infetta, le uova non si schiudono. Questo può funzionare come una barriera riproduttiva tra popolazioni con diverso stato di infezione e si pensa possa contribuire alla speciazione (la formazione di nuove specie).
Abbiamo quindi testato i nostri campioni per la presenza di Wolbachia. Risultato? Era presente nella maggior parte degli esemplari di Ae. albopictus analizzati, ma completamente assente in tutti i campioni di Aedes nr. albopictus! Questa assenza è stata riscontrata anche nelle specie criptiche sorelle del Vietnam e della Cina.
Questa scoperta apre scenari intriganti e preoccupanti:
- Isolamento Riproduttivo: L’assenza di Wolbachia in Ae. nr. albopictus e la sua presenza in Ae. albopictus potrebbe essere proprio uno dei meccanismi (forse il principale?) che ha guidato l’isolamento riproduttivo e la speciazione in simpatria. L’incompatibilità citoplasmatica avrebbe impedito incroci efficaci tra le due forme.
- Maggiore Capacità Vettoriale?: C’è un’altra implicazione potenzialmente allarmante. Alcuni studi suggeriscono che l’infezione da Wolbachia possa ridurre la capacità delle zanzare di trasmettere certi virus a RNA, come Dengue e Chikungunya. Se Aedes nr. albopictus è naturalmente priva di Wolbachia, potrebbe teoricamente essere un vettore più efficiente di queste malattie rispetto alla sua cugina Ae. albopictus infetta? Al momento non lo sappiamo, non abbiamo potuto testare i campioni per i virus, ma è una domanda urgente a cui rispondere.

Questa scoperta, la prima di questo tipo nel subcontinente indiano e la terza nel mondo per questo gruppo di specie criptiche, sottolinea quanto sia fondamentale non fermarsi all’apparenza. L’identificazione molecolare diventa essenziale, non solo per mappare correttamente la biodiversità, ma soprattutto per comprendere la reale distribuzione dei vettori di malattie e le dinamiche di trasmissione. Quante volte in passato questa specie criptica potrebbe essere stata scambiata per Ae. albopictus in India, magari sottovalutando o interpretando male i rischi sanitari locali?
Il nostro lavoro apre ora una serie di nuove domande: Aedes nr. albopictus ha preferenze di habitat specifiche? Quali sono i suoi comportamenti (riposo, puntura)? È effettivamente un vettore competente per Dengue, Chikungunya o altri virus? Risponde ai metodi di controllo attualmente usati contro Ae. albopictus?
Insomma, abbiamo scoperchiato un vaso di Pandora entomologico! È una sfida affascinante per noi ricercatori, ma anche un monito importante per le strategie di sanità pubblica. La natura è piena di sorprese e “inganni”, e solo continuando a indagare a fondo, combinando tecniche tradizionali e molecolari, possiamo sperare di stare al passo con l’evoluzione dei vettori e delle malattie che essi trasmettono.
Fonte: Springer
