Fotografia macro, lente 100mm, alta definizione, illuminazione controllata, di un gambero gigante d'acqua dolce postlarva (Macrobrachium rosenbergii) che si nutre attivamente di aggregati di biofloc in un sistema di acquacoltura sostenibile con acqua salmastra visibilmente torbida ma sana.

Biofloc e Gamberi Giganti: Il Segreto è nel Volume Giusto per Massimizzare Sopravvivenza e Profitti!

Ciao a tutti, appassionati di acquacoltura e meraviglie acquatiche come me! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi sta davvero a cuore e che potrebbe rivoluzionare il modo in cui alleviamo una specie affascinante: il gambero gigante d’acqua dolce, il nostro amico Macrobrachium rosenbergii. Sapete, questo crostaceo non è solo delizioso (ammettiamolo!), ma rappresenta anche una risorsa economica fondamentale in molte parti del mondo, specialmente in Asia.

Il suo ciclo vitale è già di per sé un piccolo miracolo della natura: nasce in acqua dolce, migra verso l’acqua salmastra per riprodursi e le sue larve si sviluppano lì, per poi tornare giovani postlarve (PLs) verso l’acqua dolce. Proprio questa fase in acqua salmastra è cruciale per gli allevamenti commerciali. E qui entra in gioco una tecnologia che trovo incredibilmente promettente: il Biofloc Technology (BFT).

Cos’è questo Biofloc di cui tutti parlano?

Immaginate una sorta di “zuppa vivente” nell’acqua della vasca di allevamento. Il biofloc è proprio questo: un aggregato di batteri buoni, alghe microscopiche, protozoi, materia organica e altri microrganismi. Sembra strano? Beh, per i gamberi e i pesci è una manna dal cielo! Funziona come un mangime naturale vivo, sempre disponibile, che integra la dieta e migliora la salute degli animali. Non solo: questi microrganismi sono dei veri e propri spazzini dell’acqua, perché utilizzano i composti azotati tossici (come l’ammoniaca, prodotta dai rifiuti degli animali) per crescere, mantenendo così l’acqua pulita. Fantastico, no? Si riduce la necessità di cambi d’acqua, si risparmia e si rispetta di più l’ambiente. È considerata una tecnologia da “rivoluzione blu”, amica dell’ambiente.

Ma, come in tutte le cose belle, c’è un “ma”. Se questo biofloc diventa troppo denso, se il suo volume nell’acqua è eccessivo, possono sorgere problemi. Immaginate troppi solidi sospesi: possono intasare le delicate branchie dei nostri gamberetti, ridurre l’ossigeno disponibile (perché anche i microbi respirano!) e peggiorare la qualità generale dell’acqua, arrivando a causare stress, crescita stentata o addirittura mortalità. Quindi, la domanda sorge spontanea: qual è il volume di biofloc ideale? Soprattutto per le delicate postlarve di M. rosenbergii in acqua salmastra? Sorprendentemente, non c’erano molte risposte chiare in letteratura scientifica. Ed è qui che entra in gioco la nostra curiosità!

L’Esperimento: Alla Ricerca del Volume Perfetto

Per capirci qualcosa di più, abbiamo messo in piedi un esperimento durato quattro settimane. L’obiettivo era semplice: trovare il volume di biofloc ottimale per far crescere al meglio le postlarve (PLs) di M. rosenbergii. Abbiamo preparato delle vasche con acqua salmastra (a 15‰, una salinità che studi precedenti indicavano come favorevole) e abbiamo creato quattro condizioni diverse, ciascuna replicata tre volte per essere sicuri dei risultati:

  • BF2-5: Un volume di biofloc mantenuto basso, tra 2 e 5 millilitri per litro (ml/L).
  • BF7-10: Un volume intermedio, tra 7 e 10 ml/L.
  • BF12-15: Un volume più alto, tra 12 e 15 ml/L.
  • BF-Z: Un sistema “zero-exchange” (BF-Z), dove non rimuovevamo attivamente i solidi e lasciavamo che il biofloc si accumulasse naturalmente (come spesso accade in alcuni sistemi BFT).

In ogni vasca da 100 litri abbiamo messo 500 piccole postlarve (pesavano in media solo 21.8 mg, minuscole!). Abbiamo usato amido di mais come fonte di carbonio per “nutrire” i batteri buoni del biofloc e mantenere il giusto rapporto Carbonio/Azoto (C/N ratio 20), fondamentale per il sistema BFT. Abbiamo monitorato tutto: crescita dei gamberetti, tasso di sopravvivenza, qualità dell’acqua (temperatura, pH, ossigeno disciolto, ammoniaca, nitriti, nitrati, solidi sospesi totali – TSS, solidi sospesi volatili – VSS), la comunità microbica (batteri totali, Lactobacillus, Vibrio) e persino gli zooplancton (ciliati, rotiferi, nematodi) presenti nel biofloc. E alla fine, abbiamo anche fatto due conti per vedere quale sistema fosse economicamente più vantaggioso.

Fotografia macro, lente 80mm, alta definizione, illuminazione controllata laterale, che mostra delle postlarve trasparenti di Macrobrachium rosenbergii mentre nuotano attivamente tra particelle flocculanti marroni e verdi di biofloc in una vasca sperimentale con acqua salmastra leggermente torbida.

I Risultati: Sorprese e Conferme

Allora, cosa abbiamo scoperto? È stato davvero interessante!

Qualità dell’acqua: In generale, tutti i sistemi BFT hanno fatto un buon lavoro nel tenere sotto controllo ammoniaca e nitriti, trasformandoli in nitrati meno tossici, grazie all’azione dei batteri nitrificanti. Temperatura, pH, nitriti e nitrati erano simili tra i gruppi. Tuttavia, nel gruppo BF-Z (quello senza rimozione dei solidi), abbiamo notato un calo significativo dell’ossigeno disciolto verso la fine dell’esperimento e un accumulo decisamente maggiore di solidi sospesi (TSS e VSS) e, ovviamente, del volume di biofloc stesso. Questo conferma che troppi solidi possono “soffocare” un po’ il sistema. Il gruppo BF2-5, invece, ha mantenuto livelli di solidi più bassi e stabili, garantendo condizioni ottimali.

Il mondo microscopico: Qui le cose si fanno affascinanti. Nel gruppo BF-Z, abbiamo trovato molti più organismi zooplanctonici come ciliati, rotiferi e nematodi. Uno potrebbe pensare: “Più cibo naturale, meglio è!”. Ma non è sempre così semplice. D’altro canto, abbiamo osservato una tendenza preoccupante nel gruppo BF-Z e in quello a volume più alto (BF12-15): una maggiore abbondanza di batteri del genere Vibrio. Alcuni Vibrio possono essere patogeni per i gamberi, quindi non è una buona notizia. Al contrario, nei gruppi a volume più basso (BF2-5 e BF7-10), la presenza di Vibrio era significativamente inferiore. Inoltre, anche se non statisticamente schiacciante in tutti i confronti, i gruppi con rimozione dei solidi sembravano favorire i Lactobacillus, batteri considerati benefici. Quindi, mantenere il volume di biofloc basso sembra creare un ambiente microbico più sano!

Performance dei Gamberetti (Il Clou!): E i nostri piccoli gamberi? Come sono stati? Qui arriva la sorpresa principale. La crescita (peso finale, aumento di peso, tasso di crescita specifico) è stata simile in tutti e quattro i gruppi! Sembra che, dal punto di vista nutrizionale di base, tutti i sistemi abbiano fornito abbastanza cibo. Ma la vera differenza, quella fondamentale, l’abbiamo vista nella sopravvivenza. Il gruppo BF2-5 (volume 2-5 ml/L) ha mostrato una sopravvivenza significativamente più alta (oltre l’82%!) rispetto a tutti gli altri gruppi (BF7-10, BF12-15 e soprattutto BF-Z, dove la sopravvivenza è crollata). Questo è un risultato pazzesco! Anche il tasso di conversione alimentare (FCR), che indica quanto mangime serve per produrre un’unità di peso, era migliore nei gruppi a volume controllato rispetto al BF-Z.

Primo piano con lente macro 100mm, messa a fuoco precisa, illuminazione da studio, di un singolo gambero Macrobrachium rosenbergii postlarva sano e vivace in una vasca biofloc, con dettagli visibili delle sue appendici e del corpo traslucido tra i fiocchi di biofloc.

Analisi Economica: Più sopravvivenza si traduce direttamente in… più profitto! L’analisi economica ha confermato che il trattamento BF2-5 non solo ha garantito la migliore sopravvivenza, ma ha anche portato a un ritorno economico netto e a un rapporto beneficio/costo (BCR) significativamente superiori rispetto agli altri gruppi. Quindi, mantenere il volume basso non solo fa bene ai gamberi, ma anche al portafoglio dell’allevatore!

Composizione Corporea: Abbiamo anche analizzato la composizione dei gamberetti alla fine (proteine, lipidi, ceneri, ecc.). Non abbiamo trovato differenze significative tra i gruppi. Questo suggerisce che, sebbene la sopravvivenza fosse diversa, la qualità nutrizionale dei gamberi che ce l’hanno fatta era comparabile, probabilmente grazie al contributo nutritivo del biofloc stesso in tutti i sistemi. È interessante notare, però, che il biofloc nei sistemi a volume più basso (BF2-5 e BF7-10) aveva un contenuto di carboidrati più elevato, forse indicando una diversa dinamica microbica o un minore utilizzo da parte degli organismi.

Cosa significa tutto questo? Il succo della storia!

Per farla breve, questo studio ci dice una cosa chiarissima: per l’allevamento delle postlarve di Macrobrachium rosenbergii in sistemi biofloc con acqua salmastra, il volume del biofloc conta, eccome!

Mentre un sistema senza rimozione dei solidi (BF-Z) può sembrare più semplice, l’accumulo eccessivo di biofloc e solidi sospesi porta a condizioni meno favorevoli (meno ossigeno, forse più stress, più Vibrio) e, soprattutto, a una drastica riduzione della sopravvivenza delle delicate postlarve.

Al contrario, mantenere il volume del biofloc a un livello basso e controllato, specificamente tra 2 e 5 ml/L, si è rivelato la strategia vincente. Questo “sweet spot” garantisce:

  • Massima sopravvivenza delle postlarve.
  • Buona qualità dell’acqua con livelli di solidi sicuri (intorno ai 300 mg/L di TSS).
  • Un ambiente microbico potenzialmente più sano, con meno Vibrio.
  • Un eccellente tasso di conversione alimentare.
  • Di conseguenza, una maggiore redditività economica.

Anche il range 7-10 ml/L ha dato risultati migliori del BF-Z, ma il 2-5 ml/L è risultato il top. Volumi superiori (12-15 ml/L) o l’accumulo incontrollato non portano vantaggi, anzi!

Fotografia still life, lente macro 60mm, alta definizione, illuminazione controllata, di un cono Imhoff in vetro riempito con acqua di un sistema biofloc, mostrando chiaramente il sedimento di biofloc marrone accumulato sul fondo che indica un volume di circa 4 ml/L.

Conclusioni e Prospettive Future

Quindi, il mio consiglio spassionato per chi alleva questi magnifici gamberi nella fase di nursery è: tenete d’occhio il volume del biofloc! Rimuovere periodicamente i solidi in eccesso per mantenere il volume tra 2 e 5 ml/L non è una complicazione inutile, ma una pratica gestionale fondamentale che può fare la differenza tra un ciclo produttivo mediocre e uno di successo, sostenibile e profittevole.

Certo, la ricerca non si ferma qui. Sarebbe affascinante approfondire la diversità batterica presente in questi sistemi, magari identificando specifici ceppi probiotici (come Bacillus o altri Lactobacillus) o studiando più a fondo la virulenza dei Vibrio presenti. Analizzare nel dettaglio il profilo degli aminoacidi e degli acidi grassi sia dei gamberi che del biofloc nei diversi sistemi potrebbe darci ulteriori indizi preziosi.

Ma per ora, abbiamo una chiara indicazione pratica: nel mondo del biofloc per i gamberi giganti, “less is more”, o meglio, “il giusto poco è meglio”! Una gestione attenta del volume è la chiave per sbloccare il pieno potenziale di questa incredibile tecnologia. Spero che queste scoperte vi siano state utili e vi abbiano appassionato quanto hanno appassionato me! Alla prossima avventura scientifica!

Fonte: Springer

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