Primo piano di un drone per consegne moderno e bianco con un pacco agganciato, in volo stazionario sopra un prato verde lussureggiante, sfondo leggermente sfocato (bokeh), obiettivo prime 50mm, luce diurna naturale, alta definizione.

Voli di Resilienza: I Droni Stanno Riscrivendo la Logistica?

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che fino a poco tempo fa sembrava fantascienza, ma che sta diventando una realtà sempre più concreta: i droni per le consegne. Sì, avete capito bene, quei piccoli velivoli senza pilota che potrebbero presto portare i nostri pacchi direttamente a casa.

Ricordate il periodo della pandemia di COVID-19 e i lockdown? Un momento difficile per tutti, anche per la logistica tradizionale. Ritardi nelle consegne, domanda alle stelle e, non da ultimo, il rischio legato al contatto fisico. Un bel grattacapo. In quel contesto, l’idea di usare i droni per le consegne ha iniziato a prendere piede seriamente. Immaginate: un servizio rapido, efficiente e completamente senza contatto. Una manna dal cielo, letteralmente, in tempi di crisi.

Ma al di là dell’emergenza, i droni promettono di essere una vera rivoluzione per la logistica, specialmente per l’ultimo miglio, quello più costoso e complesso.

Ma perché proprio i droni? Che vantaggi offrono?

Beh, i vantaggi sono parecchi. Durante crisi come pandemie o disastri naturali, i droni possono fare la differenza. Possono raggiungere aree isolate o inaccessibili ai mezzi tradizionali, portando beni essenziali come cibo, medicine o attrezzature mediche dove servono e quando servono. Pensate alle zone rurali o colpite da calamità: lì un drone può essere letteralmente un salvavita [5].

Certo, non sono l’unica tecnologia emergente. Ci sono anche i veicoli terrestri autonomi (AGV). Gli AGV sono forti sulla terraferma, possono trasportare carichi più pesanti e sono più efficienti energeticamente, ma dipendono dalle strade e dal traffico [6,7]. I droni (UAV), invece, volano sopra tutto questo, offrendo rotte più dirette e veloci, ma hanno limiti di carico utile, autonomia della batteria e devono rispettare normative sullo spazio aereo più stringenti [8,9]. Diciamo che si completano a vicenda: droni per consegne leggere e urgenti, AGV per trasporti più pesanti e di routine.

Poi c’è la distinzione tra mobilità aerea avanzata (AAM) in città (UAM) e in campagna. Le esigenze sono diverse: in città serve una gestione del traffico aereo super precisa per via della densità di popolazione, mentre in campagna conta di più la capacità di coprire lunghe distanze per monitorare campi o infrastrutture [11, 12, 13]. I droni per le consegne si inseriscono in questo quadro, promettendo di bypassare il traffico e ottimizzare le rotte grazie ai dati in tempo reale [14]. Ovviamente, questo apre sfide importanti: come gestire tanti droni in volo contemporaneamente? Come garantire sicurezza e privacy [15,16]? Servono sistemi di gestione del traffico aereo avanzati e regole chiare.

Il mercato, comunque, è in piena espansione. Si parla di un valore globale di oltre 13 miliardi di dollari entro il 2028 [17,18], con colossi come Amazon, Google e DHL già in pista insieme a startup innovative come Zipline e Wing [19]. Anche in Portogallo, dove è stato condotto lo studio che vi racconto, il mercato è previsto in crescita, anche se ci sono ancora ostacoli normativi e di percezione pubblica da superare [20, 21, 22].

Volare alto o restare a terra? Cosa ci influenza?

Ok, la tecnologia è promettente, ma la vera domanda è: noi consumatori siamo pronti ad accettarla? Cosa ci convince o ci frena? Qui entra in gioco lo studio condotto su oltre 1100 consumatori portoghesi. L’obiettivo era capire quali fattori influenzano il nostro atteggiamento e l’intenzione di usare i droni per le consegne. I tre fattori chiave analizzati sono:

  • Utilità Percepita (PU): Quanto pensiamo che questo servizio sia utile? Ci farà risparmiare tempo? Sarà più conveniente? Più veloce? [24]
  • Facilità d’Uso Percepita (PEOU): Quanto crediamo sia facile usare questo servizio? Sarà complicato tracciare il pacco? Riceverlo sarà semplice? [23]
  • Preoccupazioni per la Privacy Percepita (PPC): Quanto ci preoccupa l’idea di droni che volano sopra le nostre case? Temiamo per la sicurezza dei nostri dati? Per la sorveglianza? [25, 26]

Questi concetti non sono nuovi, derivano da modelli consolidati come il Technology Acceptance Model (TAM) e la Theory of Planned Behavior (TPB) [31, 36], che ci aiutano a capire come le persone decidono se adottare o meno una nuova tecnologia. In sostanza, se pensiamo che una cosa sia utile e facile da usare, siamo più propensi ad avere un atteggiamento positivo e, di conseguenza, a volerla usare. Le preoccupazioni, come quelle per la privacy, ovviamente remano contro.

Un drone per consegne bianco vola agilmente tra i palazzi di una moderna città europea, trasportando un piccolo pacco. La foto è scattata dal basso verso l'alto con un obiettivo grandangolare da 24mm per enfatizzare l'altezza e il contesto urbano, cielo azzurro con qualche nuvola.

Cosa abbiamo scoperto (in Portogallo)? I risultati parlano chiaro!

Ebbene, i risultati dello studio portoghese sono affascinanti e ci danno indicazioni preziose.

Innanzitutto, l’utilità percepita (PU) è risultata essere il fattore più importante. Più i consumatori ritengono che i droni per le consegne siano utili (più veloci, efficienti, convenienti), più hanno un atteggiamento positivo e sono intenzionati ad adottare il servizio. Questo conferma che, alla fine, ciò che conta di più sono i benefici pratici [H3a, H3b confermate].

Anche la facilità d’uso percepita (PEOU) gioca un ruolo positivo. Se pensiamo che usare il servizio sia semplice e senza sforzo, siamo più ben disposti sia a livello di atteggiamento che di intenzione [H2a, H2b confermate]. Nessuno vuole complicarsi la vita, giusto?

E le preoccupazioni per la privacy (PPC)? Qui la sorpresa: pur avendo un impatto negativo, questo è risultato essere marginale [H4a, H4b confermate]. Sembra che, almeno per i potenziali utenti intervistati, i vantaggi in termini di utilità e facilità d’uso superino le preoccupazioni per la privacy.

Un altro punto interessante è il ruolo dell’atteggiamento. L’atteggiamento positivo verso i droni (influenzato da PU e PEOU) è un forte motore dell’intenzione di usarli [H1 confermata]. Inoltre, l’atteggiamento fa da “mediatore”: indebolisce l’impatto diretto degli altri fattori sull’intenzione, soprattutto l’impatto negativo della privacy [H2c, H3c, H4c confermate]. In pratica, se siamo già convinti che il servizio sia buono, le preoccupazioni per la privacy pesano meno sulla nostra decisione finale.

Oltre l’utente: e tutti gli altri?

C’è un “ma” importante. Questo studio, come molti altri, si è concentrato sui potenziali utenti del servizio. Ma che dire di chi non lo userà direttamente, ma subirà comunque la presenza dei droni? Pensiamo ai vicini di casa, alle comunità che vivono lungo le rotte di volo o vicino agli hub logistici.

Per queste persone, la facilità d’uso è irrilevante. L’utilità percepita potrebbe non bastare a compensare il fastidio del rumore, le preoccupazioni per la sicurezza (un drone che cade?) o un’intrusione visiva costante [69]. Le preoccupazioni per la privacy, che nello studio sugli utenti sono marginali, potrebbero diventare molto più sentite per chi si vede sorvolare continuamente la proprietà senza trarne un beneficio diretto.

Studi in contesti urbani densamente popolati, come negli USA e in Germania, hanno già rilevato ansia pubblica riguardo ai voli sopra le teste e ai diritti di proprietà [69]. Questo aspetto dei “non utenti” è cruciale e merita più attenzione nella ricerca futura, perché l’accettazione sociale va oltre quella del singolo consumatore. Non possiamo ignorare l’impatto sulla vita quotidiana di intere comunità.

Uno sguardo al mondo: lezioni globali

Confrontando i risultati portoghesi con esperienze internazionali, emergono conferme e sfumature. Il primato dell’utilità percepita è un tema ricorrente: che sia in India, Cina, Pakistan o USA, la gente è più disposta ad abbracciare i droni se questi portano benefici tangibili come consegne più rapide, costi minori o maggiore comodità [23, 25, 27, 30].

L’esempio del Ruanda è emblematico: lì i droni consegnano forniture mediche vitali in aree remote, e l’utilità è talmente alta da superare qualsiasi altra considerazione [71]. Negli USA, i test di Amazon e Google mostrano che spedizioni veloci e tracciabili piacciono agli utenti, ma voli frequenti possono infastidire i non utenti [25]. In Cina, l’adozione è spinta dalla soluzione di problemi logistici concreti, come la sicurezza dei pacchi [30].

La facilità d’uso è fondamentale ovunque. Se il servizio è percepito come complesso, l’interesse iniziale svanisce. La comunicazione trasparente su come funzionano i droni, come si tracciano le consegne e come vengono gestiti i dati sembra essere la chiave per trasformare la novità in accettazione quotidiana.

Fotografia macro di un circuito stampato di un drone, con microchip e connessioni visibili in altissimo dettaglio. Illuminazione controllata da studio per evidenziare le texture metalliche e plastiche, obiettivo macro 100mm, messa a fuoco precisa.

Giungla urbana vs. tranquillità rurale: il contesto conta?

Lo studio portoghese ha considerato i consumatori in generale, ma è probabile che l’accettazione vari molto tra città e campagna.

Nelle aree urbane, l’utilità dei droni potrebbe scontrarsi con maggiori preoccupazioni per privacy, rumore e congestione del traffico aereo [72]. Anche se nel nostro studio le preoccupazioni per la privacy erano secondarie, potrebbero amplificarsi in un contesto urbano affollato, quando i droni diventano una presenza costante [63]. Qual è il limite di sopportazione? È una domanda aperta, fondamentale per capire la reale fattibilità di un servizio diffuso.

Nelle aree rurali, invece, l’utilità percepita potrebbe essere molto più alta. Dove le consegne tradizionali sono lente o costose, i droni potrebbero offrire una soluzione efficiente e tempestiva per beni essenziali. L’esperienza del Ruanda e del Ghana con le consegne mediche lo dimostra [71]. Qui, i benefici potrebbero facilmente superare eventuali preoccupazioni.

Capire queste differenze è essenziale per strategie di implementazione mirate.

E quindi? La rotta verso il futuro

Cosa ci portiamo a casa da tutto questo? Diverse cose importanti, sia per le aziende che per i decisori politici e per noi consumatori.

  • Per le aziende: La strada è chiara. Bisogna puntare tutto sui benefici concreti (velocità, comodità, soluzione a problemi specifici come le consegne senza contatto) e sulla semplicità d’uso. Il marketing deve evidenziare questi aspetti. Sulla privacy, serve trasparenza totale: spiegare come vengono raccolti e protetti i dati, quali sono le rotte di volo, rispettare zone sensibili. Iniziare con progetti pilota in aree specifiche (remote o particolarmente “tech-friendly”) può creare storie di successo da replicare.
  • Per i consumatori: C’è bisogno di informazione. Capire come funzionano i droni, quali sono le misure di sicurezza, quali vantaggi reali portano (anche oltre la semplice comodità, pensiamo alla telemedicina o alle emergenze). Un dialogo aperto può fugare paure ingiustificate.
  • Per i decisori politici: Il compito è delicato. Servono regole chiare e condivise su sicurezza, rumore, privacy, gestione dello spazio aereo. È fondamentale trovare un equilibrio tra spingere l’innovazione e proteggere l’interesse pubblico, ascoltando anche la voce dei non utenti. Le decisioni su accesso al mercato, standard, assicurazioni influenzeranno enormemente gli investimenti e la diffusione del servizio. Bisogna anche pensare all’equità: come garantire che il servizio raggiunga anche le aree meno servite?

In conclusione, i droni per le consegne non sono più solo un’idea futuristica. Hanno il potenziale per rendere la nostra logistica più resiliente ed efficiente. La chiave per la loro adozione, come ci mostra lo studio portoghese, sta nel dimostrare la loro utilità e garantirne la facilità d’uso. Le preoccupazioni per la privacy, pur presenti, sembrano essere un ostacolo minore per gli utenti diretti, ma non possiamo ignorare l’impatto più ampio sulla società e le preoccupazioni dei non utenti.

Il percorso non è privo di ostacoli – tecnologici, normativi e sociali – ma capire a fondo le percezioni dei consumatori e delle comunità è il primo passo per tracciare una rotta di volo verso un’accettazione diffusa e sostenibile. La ricerca futura dovrà scavare più a fondo, magari includendo esplicitamente i non utenti, misurando meglio le preoccupazioni per sicurezza e rumore, e confrontando contesti diversi.

Certo, lo studio ha i suoi limiti (campione di convenienza, contesto ipotetico visto che il servizio non è ancora attivo in Portogallo), ma ci offre spunti preziosi per navigare questa affascinante trasformazione. Staremo a vedere cosa ci riserverà il cielo!

Fonte: Springer

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