Vitamina C e Colesterolo negli Adolescenti: Un Legame Che Non Ti Aspetti!
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi ha davvero incuriosito: il legame tra la Vitamina C che circola nel nostro sangue e i livelli di grassi (lipidi, per essere precisi) nel corpo, specialmente durante l’adolescenza. Sembra un argomento un po’ tecnico, ma fidatevi, è più affascinante di quanto sembri e riguarda da vicino la salute dei più giovani.
Perché preoccuparsi dei grassi nel sangue da ragazzi?
Partiamo da un presupposto: avere i livelli di grassi nel sangue sballati, quella che i medici chiamano iperlipidemia, non è un problema solo degli adulti. Anzi, è una preoccupazione seria a livello globale perché contribuisce un sacco alle malattie cardiovascolari, che sono tra le principali cause di morte nel mondo. E sapete qual è la cosa che fa riflettere? Studi recenti ci dicono che livelli alti di lipidi durante l’adolescenza sono fortemente collegati a un rischio maggiore di sviluppare problemi come l’aterosclerosi (le arterie che si “induriscono”) da adulti [1, 2]. Purtroppo, sembra anche che l’iperlipidemia stia diventando sempre più comune tra i giovani [3, 4]. Addirittura, si prevede che entro il 2035 i casi di malattie cardiovascolari tra gli adolescenti potrebbero aumentare del 5-16% [5]. Numeri che fanno pensare, vero?
Entra in gioco la Vitamina C
Qui le cose si fanno interessanti. La Vitamina C, quella che tutti conosciamo per le arance e per aiutarci contro il raffreddore, è in realtà essenziale per il metabolismo dei lipidi [6, 7]. Alcune ricerche [8] hanno mostrato che i livelli di Vitamina C nel siero (la parte liquida del sangue, che chiameremo sVC d’ora in poi) tendono a calare durante l’adolescenza, dopo aver raggiunto un picco tra i 6 e gli 11 anni. Questo significa che è importante assumerla con la dieta o, se necessario, con integratori.
Ma perché è così importante? Beh, una carenza di Vitamina C può portare a problemi metabolici [9], influenzando come assorbiamo e usiamo i nutrienti, che potrebbero finire per essere immagazzinati come grasso [8, 10, 11]. Pensate che la Vitamina C sembra persino capace di influenzare la secrezione di leptina (un ormone legato al senso di sazietà) e migliorare così il metabolismo di zuccheri e grassi nelle cellule adipose [12].
Nonostante questi indizi, la relazione tra Vitamina C e lipidi nel sangue non è stata studiata a fondo, soprattutto nei bambini e negli adolescenti [13]. C’è poca chiarezza su se un’integrazione di Vitamina C possa effettivamente aiutare ad abbassare i livelli di lipidi nei ragazzi.
Lo studio che fa luce sulla questione
Ed è qui che entra in gioco uno studio recente, pubblicato su *Lipids in Health and Disease*, che ha cercato di colmare questa lacuna. Non si sono concentrati sugli effetti degli integratori, ma hanno voluto vedere se c’era una correlazione diretta tra i livelli di sVC presenti naturalmente nel sangue e i livelli di lipidi negli adolescenti americani.
Per farlo, hanno usato i dati di un’enorme indagine sulla salute e la nutrizione chiamata NHANES (National Health and Nutrition Examination Survey), prendendo in considerazione i cicli 2003-2006 e 2017-2018. Hanno analizzato i dati di ben 4.965 ragazzi e ragazze tra i 12 e i 19 anni. Hanno misurato i loro livelli di sVC e i vari tipi di lipidi nel sangue:
- Colesterolo totale
- Colesterolo HDL (quello “buono”)
- Colesterolo LDL (quello “cattivo”)
- Trigliceridi
Hanno anche tenuto conto di tanti altri fattori che potevano influenzare i risultati, come età, sesso, etnia, stato socioeconomico (usando il rapporto povertà-reddito), pressione sanguigna e altri indicatori biochimici come glicemia ed emoglobina glicata.

I risultati: una sorpresa positiva!
E allora, cosa hanno scoperto? Analizzando tutti i dati, è emersa una correlazione positiva statisticamente significativa tra i livelli di sVC e il colesterolo HDL-C (quello buono!) (β = 2.77, 95%CI 2.06–3.47). In parole povere: più Vitamina C avevano nel sangue questi adolescenti, più alto tendeva ad essere il loro colesterolo buono. E questa associazione rimaneva valida anche dopo aver “aggiustato” i calcoli per tenere conto di tutti gli altri fattori confondenti.
Invece, non hanno trovato nessuna associazione significativa tra sVC e colesterolo totale, colesterolo LDL o trigliceridi (p > 0.05 per tutti).
Questa scoperta è importante perché l’HDL-C è noto per il suo ruolo protettivo sul sistema cardiovascolare, aiutando a rimuovere il colesterolo in eccesso dalle arterie.
Uno sguardo più da vicino: le differenze tra gruppi
I ricercatori non si sono fermati qui. Hanno diviso i partecipanti in sottogruppi per vedere se questa relazione cambiava in base a età, sesso o etnia. E indovinate un po’? La correlazione positiva tra sVC e HDL-C è rimasta significativa in quasi tutti i gruppi:
- Sia nei ragazzi più giovani (12-15 anni) che in quelli più grandi (16-19 anni).
- Sia nei maschi che nelle femmine.
- Negli adolescenti Messicano-Americani, Bianchi non-Ispanici e Neri non-Ispanici.
(Nei gruppi “Altri Ispanici” e “Altre razze”, l’associazione non era statisticamente significativa, ma questo potrebbe essere dovuto al numero più piccolo di partecipanti in quei gruppi).
Una relazione non sempre lineare: l’effetto soglia
Ma c’è un’altra sfumatura interessante. Usando analisi statistiche più avanzate (curve di adattamento e analisi di soglia), hanno notato che la relazione tra sVC e HDL-C non era sempre una linea retta. In alcuni gruppi – specificamente negli adolescenti tra 12 e 15 anni, nei maschi, nelle femmine e nei Bianchi non-Ispanici – la relazione assomigliava più a una curva a U invertita.
Cosa significa? Che in questi gruppi, all’aumentare dei livelli di sVC, l’HDL-C aumentava fino a un certo punto (un “punto di inflessione”), dopodiché l’aumento si stabilizzava o addirittura tendeva a diminuire leggermente (anche se spesso l’associazione smetteva di essere statisticamente significativa dopo quel punto). Ad esempio, nei ragazzi tra 12 e 15 anni, il punto di inflessione era a 1.73 mg/dL di sVC.
Questo “effetto soglia” potrebbe essere legato ai grandi cambiamenti ormonali e alla crescita rapida tipici della pubertà, specialmente nella fascia 12-15 anni [23, 24, 25]. Anche le differenze ormonali tra maschi e femmine potrebbero spiegare perché la curva si comporta diversamente nei due sessi [26, 27, 28, 29, 30]. Le differenze etniche, invece, potrebbero dipendere da un mix di fattori genetici e socioeconomici [31, 32].

Cosa ci portiamo a casa?
Questo studio ci dà una conferma importante: negli adolescenti americani, avere livelli più alti di Vitamina C nel sangue è associato a livelli più alti di colesterolo “buono” HDL. Sappiamo che gli adolescenti spesso non mangiano abbastanza frutta e verdura, le fonti principali di Vitamina C [21], e questo potrebbe avere un impatto sulla loro salute metabolica futura [22].
La Vitamina C ha un ruolo nel metabolismo del colesterolo (influenza un enzima chiave chiamato 7-alfa-idrossilasi [34]), protegge le cellule adipose dallo stress [35] ed è coinvolta nel “rimodellamento” antiossidante delle HDL [36, 37]. Il fatto che lo studio non abbia trovato legami con LDL e trigliceridi potrebbe dipendere da vari fattori, forse anche dalla dimensione del campione per quelle specifiche analisi, ma la connessione con l’HDL sembra robusta.
I limiti dello studio (l’onestà prima di tutto!)
Come ogni ricerca, anche questa ha i suoi limiti. Essendo uno studio trasversale, osserva una “fotografia” in un dato momento e non può stabilire un rapporto di causa-effetto [38]. Non possiamo dire con certezza che sia la Vitamina C ad *alzare* l’HDL, ma solo che le due cose sono associate. Inoltre, alcuni dati mancavano (ad esempio, l’indice di massa corporea – BMI – che influenza molto i lipidi, non è stato incluso), e non si è potuto tenere conto di fattori importanti come la dieta specifica, l’attività fisica, il fumo o l’alcol (anche se meno rilevanti per gli adolescenti e comunque non disponibili nel database NHANES per questo gruppo) [39]. Infine, c’è un bel salto temporale tra i cicli di raccolta dati (2003-2006 e 2017-2018), che potrebbe aver introdotto delle variabili.
In conclusione
Nonostante i limiti, questo studio aggiunge un tassello importante alla nostra comprensione. Conferma che esiste un’associazione positiva tra i livelli di Vitamina C nel siero e il colesterolo HDL negli adolescenti, un’associazione che sembra valere in diversi gruppi. È un motivo in più per sottolineare l’importanza di una dieta ricca di frutta e verdura, specialmente durante l’adolescenza.
Certo, serviranno ulteriori ricerche, magari studi controllati randomizzati (il gold standard!), per capire meglio i meccanismi causali e se la Vitamina C possa avere un ruolo terapeutico nel gestire l’iperlipidemia nei giovani. Ma intanto, un’arancia in più male non fa, no?
Fonte: Springer
