Visite dal Reumatologo ai Tempi del COVID: Cosa è Cambiato Davvero? La Mia Indagine Esclusiva!
Amici, la pandemia di COVID-19 ha stravolto le nostre vite, vero? E non parlo solo delle mascherine o del distanziamento sociale. Anche il modo in cui accediamo alle cure mediche è cambiato radicalmente, a volte in modi che non ci saremmo mai aspettati. Oggi voglio portarvi con me in un’analisi che mi ha particolarmente incuriosito: come è cambiata la frequenza delle visite reumatologiche per i pazienti con artrite reumatoide prima, durante e dopo il famoso lockdown? Ho messo il naso in uno studio molto interessante condotto in un centro medico universitario americano e i risultati, ve lo assicuro, fanno riflettere!
Un Salto nel Passato: Come Eravamo Prima del Ciclone COVID
Immaginatevi la scena: siamo nel periodo che va da novembre 2018 a febbraio 2020. Diciotto mesi di relativa “normalità”. Lo studio ha preso in esame 257 pazienti con artrite reumatoide, seguiti da 11 reumatologi. La maggioranza erano donne (l’84%!), con un’età media di 58 anni. Molti di loro (l’82%) assumevano farmaci antireumatici modificanti la malattia (i cosiddetti DMARDs), e una buona fetta (il 62%) utilizzava DMARDs biologici o mirati. In questo periodo, il volume delle visite mensili dal reumatologo era piuttosto stabile. Si andava in ambulatorio, si parlava col medico, si aggiustava la terapia. La frequenza media annuale di visite per paziente era di circa 2.7. Tutto sommato, una routine consolidata.
Interessante notare che, già prima della pandemia, alcuni fattori sembravano influenzare la necessità di controlli più frequenti. Ad esempio, i pazienti più anziani, quelli con sieropositività (cioè con specifici anticorpi nel sangue legati all’artrite reumatoide), chi usava una combinazione di farmaci DMARDs e chi assumeva farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) tendeva ad avere un numero maggiore di visite. Logico, no? Chi ha una situazione potenzialmente più complessa o necessita di più farmaci, spesso richiede un monitoraggio più attento.
Il Lockdown: La Rivoluzione Virtuale e la Grande Discesa (Apparente)
E poi, marzo 2020. Il mondo si ferma. Lockdown. Le cliniche reumatologiche, come tanti altri servizi, chiudono i battenti alle visite non urgenti. Panico? Non proprio, o almeno, non del tutto. Qui entra in gioco la telemedicina! Durante i tre mesi di lockdown “duro” (marzo-maggio 2020), c’è stata una drastica riduzione delle visite in presenza, come c’era da aspettarsi. Ma attenzione: il volume totale delle visite non è crollato come si potrebbe pensare. Perché? Perché ben il 61% delle visite si è trasformato in consulti virtuali! Di queste, il 51% avveniva tramite videochiamata e il 10% con una semplice telefonata. Un cambiamento epocale, avvenuto in pochissimo tempo.
Pensateci: da un giorno all’altro, pazienti e medici si sono dovuti adattare a un modo completamente nuovo di interagire. Certo, non sostituisce l’esame fisico completo, ma per molti controlli di routine, per discutere esami o aggiustare terapie, si è rivelato uno strumento preziosissimo. Questo centro medico universitario americano è riuscito a mantenere un contatto con i propri pazienti, limitando la riduzione del volume totale delle visite in modo più efficace rispetto alla media nazionale statunitense, che aveva visto cali ben più drastici.

Il Dopo-Lockdown: Un Ritorno al Passato con Sorpresa
Finito il lockdown più stretto (da giugno 2020 a settembre 2021, per i 18 mesi successivi analizzati dallo studio), cosa è successo? Ci si aspetterebbe un semplice ritorno ai livelli pre-pandemia. E invece, la sorpresa: non solo il volume delle visite è rimbalzato ai livelli precedenti, ma ha addirittura iniziato ad aumentare, con un tasso del 2% al mese! È come se, una volta sperimentata la flessibilità, si fosse aperta una nuova via.
Le visite virtuali non sono scomparse, anzi. Anche se la maggior parte dei controlli è tornata ad essere in presenza, una quota significativa (circa l’11% dodici mesi dopo la fine del lockdown) è rimasta virtuale, principalmente tramite videoconferenza. Questo suggerisce che sia i pazienti che i medici hanno trovato un valore aggiunto in questa modalità. La frequenza media annuale di visite per paziente è tornata a 2.7, la stessa del periodo pre-COVID, ma il volume complessivo era in crescita.
Un aspetto curioso è che, nel periodo post-lockdown, nessuno dei fattori che prima correlavano con una maggiore frequenza di visite (età, sieropositività, etc.) è risultato essere un predittore significativo. Come se la pandemia avesse un po’ “rimescolato le carte” o forse la maggiore accessibilità data dal virtuale avesse livellato alcune differenze.
Cosa Ci Dice Tutto Questo? Riflessioni sul Futuro della Reumatologia
Questo studio, sebbene condotto in un singolo centro e con un numero relativamente piccolo di pazienti e medici, ci offre spunti davvero importanti. Innanzitutto, la resilienza del sistema e la capacità di adattamento di medici e pazienti. La telemedicina, spinta dalla necessità, si è dimostrata uno strumento valido e apprezzato.
La comodità delle visite virtuali è innegabile:
- Meno spostamenti per i pazienti, con risparmio di tempo e denaro.
- Possibilità di controlli più tempestivi, magari per rispondere rapidamente a cambiamenti nell’attività della malattia.
- Anche per i medici, la possibilità di gestire alcune visite da remoto può ottimizzare i tempi.
Certo, non tutte le visite possono essere virtuali. L’esame obiettivo, il contatto umano diretto, restano fondamentali in reumatologia. Ma un modello ibrido, che integri sapientemente visite in presenza e virtuali, sembra essere la strada del futuro. L’aumento del volume di visite post-lockdown potrebbe indicare una maggiore “domanda” stimolata dalla facilità di accesso offerta dal virtuale, o forse un recupero di visite precedentemente rimandate, o ancora una maggiore attenzione alla propria salute post-pandemia.
Sarà fondamentale continuare a monitorare questi trend e capire come ottimizzare ulteriormente l’efficienza e gli esiti delle cure ambulatoriali, sfruttando al meglio le potenzialità della tecnologia senza perdere il valore insostituibile del rapporto medico-paziente tradizionale. La pandemia ha accelerato un cambiamento che, forse, era già nell’aria. E voi, che esperienza avete avuto con le visite mediche durante e dopo il COVID? Raccontatemelo nei commenti!

Questo studio ci ricorda che anche dalle crisi possono nascere opportunità per migliorare. La sfida ora è cogliere queste opportunità per costruire un sistema sanitario sempre più accessibile ed efficiente.
Fonte: Springer
