Fotografia subacquea naturalistica di un walleye adulto (Sander vitreus) che nuota vicino a una struttura rocciosa sommersa in acqua dolce limpida ma leggermente verdastra. Obiettivo tele zoom, 150mm, velocità dell'otturatore elevata per congelare il movimento, illuminazione naturale filtrata dall'alto, messa a fuoco nitida sull'occhio e sulle scaglie del pesce, tracciamento del movimento.

Il Viaggio Segreto del Walleye: Svelati i Misteri della Migrazione nel Lago Ontario

Ciao a tutti, appassionati di natura e misteri acquatici! Oggi ci immergiamo nelle acque del Lago Ontario per seguire le tracce di un pesce affascinante: il walleye (Sander vitreus). Avete mai pensato a cosa spinge questi pesci a intraprendere migrazioni annuali così lunghe, partendo dal fiume Trent, attraversando la Baia di Quinte e avventurandosi nelle vaste distese del lago? Beh, noi sì, e abbiamo cercato di capirci qualcosa di più!

Perché Migrano? Un Mix di Esigenze

Da tempo sospettiamo che questi viaggi epici non siano casuali. In primavera, la risposta sembra ovvia: la riproduzione. I walleye risalgono il fiume Trent per deporre le uova. Ma dopo? Cosa li spinge a lasciare le acque più familiari e (spesso) più calde della Baia di Quinte per il grande lago? L’ipotesi più accreditata, suggerita anche da studi precedenti come quello di Bowlby e Hoyle, è una combinazione di fattori: ricerca di temperature più adatte e, soprattutto, di cibo. In particolare, si pensa che le acque più fredde del Lago Ontario, pur rappresentando un costo energetico iniziale, offrano un buffet più ricco, specialmente di alewife (Alosa pseudoharengus), una delle loro prede preferite.

Spiare i Pesci: Tecnologia all’Avanguardia

Capire cosa fa un pesce minuto per minuto, chilometro dopo chilometro, non è uno scherzo. Studi passati si basavano su reti fisse o monitoraggi occasionali. Ma noi volevamo di più! Volevamo dati continui, presi direttamente “dalla fonte”. Come? Combinando due tecnologie pazzesche:

  • Trasmettitori acustici: Piccoli dispositivi impiantati chirurgicamente che inviano segnali unici, come un codice a barre sonoro. Questi segnali vengono captati da ricevitori sparsi nel lago e nella baia (una rete chiamata GLATOS), permettendoci di tracciare la posizione dei pesci.
  • Pop-off Data Storage Tags (pDSTs): Immaginate delle mini-scatole nere per pesci! Questi tag, attaccati esternamente con un’imbracatura speciale, registrano dati ad altissima risoluzione (ogni 2 secondi!) su temperatura e profondità. E la parte “pop-off”? Hanno un meccanismo a tempo che, dopo circa un anno, li fa staccare dal pesce e galleggiare in superficie, pronti per essere recuperati (con tanto di ricompensa per chi li trova!).

Grazie a questa combinazione, abbiamo potuto seguire 20 walleye adulti (10 maschi e 10 femmine, tutti belli robusti per sopportare il doppio “zainetto” tecnologico) per un intero ciclo annuale, raccogliendo dati incredibilmente dettagliati sulla loro posizione, la temperatura dell’acqua in cui nuotavano, la profondità e persino calcolando il loro tasso di movimento verticale (ROVM – quanto salgono e scendono nella colonna d’acqua) e orizzontale (ROHM – quanto si spostano geograficamente).

Fotografia subacquea naturalistica di un walleye adulto (Sander vitreus) che nuota vicino a una struttura rocciosa sommersa in acqua dolce limpida ma leggermente verdastra. Obiettivo tele zoom, 150mm, velocità dell'otturatore elevata per congelare il movimento, illuminazione naturale filtrata dall'alto, messa a fuoco nitida sull'occhio e sulle scaglie del pesce, tracciamento del movimento.

La Prova del Nove: Baia vs. Lago Post-Riproduzione

La nostra prima missione era verificare l’ipotesi di Bowlby e Hoyle. Abbiamo confrontato i dati dei walleye che, subito dopo la riproduzione (tra metà maggio e fine giugno), si erano già spostati nel Lago Ontario con quelli che erano rimasti nella parte alta della Baia di Quinte. I risultati? Chiarissimi!
I walleye nel lago si trovavano in acque significativamente più fredde: in media 11.56 °C contro i 16.89 °C della baia (una bella differenza di 5.33 °C!). Ma, come ipotizzato, la loro attività verticale (ROVM) era decisamente maggiore: un aumento del 15.5% rispetto ai “residenti” della baia (68.1 m/h contro 54.4 m/h). Questo suggerisce fortemente che, sì, affrontano il freddo, ma lo fanno muovendosi di più su e giù, probabilmente per cacciare più attivamente. È come se dicessero: “Ok, fa freddo, ma qui si mangia meglio!”.

Un Anno nella Vita di un Walleye: Ritmi Stagionali

Grazie ai dati raccolti per un anno intero (o quasi, per i tag che abbiamo recuperato), abbiamo potuto disegnare un quadro dettagliato dei ritmi stagionali di questi pesci.

  • Temperatura: Hanno sperimentato un minimo glaciale a febbraio (appena 0.67 °C!) per poi godersi un picco estivo ad agosto (23.1 °C), appena sotto la loro soglia di preferenza massima. Interessante notare che il picco di temperatura dell’acqua nel lago avviene più tardi (settembre-ottobre), ma sembra che i walleye, raggiunti i 23 °C, preferiscano spostarsi più in profondità per evitare stress termico.
  • Profondità: Massima superficialità in aprile durante la deposizione nel fiume (circa 3.5 m). Poi, tendono a stare tra i 5 e i 10 metri per buona parte dell’anno, ma raggiungono la massima profondità media in ottobre (oltre 15 m), forse seguendo le prede o cercando condizioni migliori dopo l’estate, per poi tornare più superficiali in inverno.
  • Attività Verticale (ROVM): Minima in inverno (febbraio, circa 26 m/h), quando fa freddo e si risparmia energia. Poi due picchi: uno a fine giugno (quasi 75 m/h) e un altro, leggermente più alto, a ottobre (oltre 75 m/h). Questi periodi coincidono con temperature favorevoli e, probabilmente, abbondanza di cibo.
  • Attività Orizzontale (ROHM): Un picco subito dopo la riproduzione a maggio (quasi 115 m/h), durante la migrazione verso il lago. Un minimo a luglio, forse quando si “stabilizzano” nelle aree di foraggiamento estive. Il massimo assoluto a fine ottobre (oltre 133 m/h!), durante la migrazione di ritorno verso la baia, e un minimo invernale a gennaio (meno di 30 m/h).

È incredibile notare come l’attività verticale (ROVM) possa essere quasi paragonabile a quella orizzontale (ROHM) in certi periodi. Questi pesci non si limitano a nuotare in avanti, ma esplorano attivamente l’intera colonna d’acqua!

Scatto macro con obiettivo da 90mm che mostra un piccolo tag elettronico (simile a un pDST) accanto a strumenti di misurazione scientifici su una superficie bagnata, suggerendo ricerca ittica. Dettaglio elevato, messa a fuoco precisa, illuminazione controllata e leggermente fredda.

Il Ritmo Quotidiano: Cacciatori Crepuscolari

Non solo i ritmi stagionali, ma anche quelli giornalieri sono affascinanti. Abbiamo analizzato i dati ora per ora. Mentre temperatura e profondità mostravano variazioni giornaliere minime (generalmente meno di 1°C e 1 metro), l’attività verticale (ROVM) raccontava un’altra storia.
Da maggio a ottobre, i walleye mostrano chiari picchi di attività verticale all’alba e al tramonto. Sono cacciatori crepuscolari! Sfruttano la loro eccellente vista in condizioni di scarsa luminosità per avere un vantaggio sulle prede. E chi sono le prede nel Lago Ontario? Principalmente le alewife, che compiono migrazioni verticali giornaliere: stanno in profondità di giorno e salgono verso la superficie di notte. Sembra proprio che i walleye sincronizzino la loro caccia con questi movimenti. Di giorno, l’attività è minore, ma abbiamo notato immersioni significative, forse rapide incursioni verso il basso per catturare le alewife nel loro “rifugio” diurno.
Questo schema crepuscolare, però, si interrompe da novembre a maggio, quando le temperature scendono sotto gli 11 °C e la crescita rallenta. In questo periodo, l’attività è più costante durante il giorno, probabilmente perché i pesci cercano di conservare energia piuttosto che lanciarsi in cacce sfrenate. Ma attenzione, attività minima non significa zero attività: un po’ di foraggiamento invernale sembra comunque esserci.

Paesaggio grandangolare, obiettivo 18mm, che mostra la transizione da una baia meno profonda e con canneti (Baia di Quinte) alla vasta distesa di un grande lago (Lago Ontario) sotto un cielo parzialmente nuvoloso. Lunga esposizione per rendere l'acqua leggermente setosa, messa a fuoco nitida su tutta la scena.

Maschi vs Femmine: Piccole Differenze

Ci aspettavamo forse differenze maggiori tra maschi e femmine, magari legate alle diverse esigenze energetiche (le femmine sono più grandi). Invece, non abbiamo trovato differenze significative nelle temperature o nelle profondità medie annuali frequentate. L’unica differenza emersa riguarda l’attività verticale: i maschi sembrano muoversi su e giù significativamente di più delle femmine (circa 12 m/h in più, che fanno oltre 100 km all’anno di “saliscendi” extra!). Questo potrebbe essere legato a una minore efficienza di crescita nei maschi, che compensano con maggiore attività, come suggerito da altri studi. Serviranno però ulteriori ricerche per capire meglio queste dinamiche.

Cosa Abbiamo Imparato (e Cosa Resta da Scoprire)

Questo studio ci ha regalato una visione intima e dettagliata della vita migratoria dei walleye. Abbiamo confermato, con dati presi direttamente dai pesci, che la migrazione post-riproduttiva verso le acque più fredde del Lago Ontario è probabilmente una scommessa sul cibo: si paga un prezzo termico iniziale, ma si ottiene accesso a un banchetto più ricco.
Abbiamo visto come i loro movimenti e la loro attività siano finemente sintonizzati sui ritmi stagionali e giornalieri, guidati da un complesso mix di temperatura, luce e disponibilità di prede. E abbiamo scoperto quanto sia importante il movimento verticale, un aspetto spesso trascurato ma che, evidentemente, richiede un notevole dispendio energetico. Questo è fondamentale per modelli bioenergetici più accurati, che aiutano a capire la crescita dei pesci e il loro impatto sull’ecosistema.
Certo, abbiamo studiato “solo” 20 pesci (recuperando 13 tag pDST, un buon tasso del 65%!). Sarebbe fantastico poter replicare questi studi su campioni più grandi per confermare che questi pattern valgono per l’intera popolazione. Ma per ora, grazie a questi “esploratori” dotati di tecnologia, abbiamo sollevato un altro velo sui segreti del grande lago e dei suoi abitanti. Il viaggio del walleye è un po’ meno segreto, e ancora più affascinante!

Azione di fauna selvatica, obiettivo tele 300mm, che cattura un walleye mentre caccia attivamente piccoli pesci vicino al fondo durante il crepuscolo (tramonto). Velocità dell'otturatore elevata, tracciamento del movimento, condizioni di scarsa luce con ombre e luci drammatiche.

Fonte: Springer

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