Veterani USA: L’Intreccio Nascosto tra Casa, Salute Mentale e Dipendenze
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che mi ha molto colpito e che getta una luce nuova su una realtà complessa: la salute mentale e le dipendenze tra i veterani statunitensi, e come la loro situazione abitativa giochi un ruolo cruciale. Spesso pensiamo alla casa come a un rifugio sicuro, un punto fermo. Ma cosa succede quando questo punto fermo manca o è precario? Uno studio recente su un campione enorme di veterani USA ci offre spunti davvero interessanti, e a tratti sorprendenti.
La Casa come Specchio della Mente (e Viceversa?)
Sappiamo che la casa, o la sua assenza, è un fattore sociale potentissimo che influenza la nostra salute mentale. Non è una novità. Ma questo studio è andato più a fondo, analizzando i dati di oltre 5 milioni di veterani seguiti dal sistema sanitario del Dipartimento per gli Affari dei Veterani (VA) tra il 2021 e il 2023. L’obiettivo? Capire come i disturbi di salute mentale (MHD) e i disturbi da uso di sostanze (SUD) si presentano e si combinano in tre gruppi specifici:
- Veterani senzatetto (oltre 181.000 nel campione)
- Veterani in alloggi supportati (programma HUD-VASH, quasi 30.000)
- Veterani con una casa indipendente (la stragrande maggioranza, quasi 5,2 milioni)
I risultati, ve lo dico subito, non sono scontati.
I Numeri Che Fanno Riflettere: Senzatetto vs. Alloggi Supportati vs. Casa Indipendente
Partiamo dai dati nudi e crudi. Tra i veterani senzatetto:
- Il 28,3% ha una diagnosi di SUD (disturbo da uso di sostanze).
- Il 62,9% ha una diagnosi di MHD (disturbo di salute mentale).
- Quasi un quarto (24,7%) ha entrambi i problemi (comorbidità MHD/SUD).
Passiamo ai veterani in alloggi supportati (HUD-VASH). Qui le percentuali salgono, e questo è il primo dato che fa drizzare le antenne:
- Il 38,2% ha una diagnosi di SUD.
- Il 67,3% ha una diagnosi di MHD.
- Quasi un terzo (32,0%) presenta comorbidità MHD/SUD.
Avete letto bene: tassi di SUD e di comorbidità più alti tra chi è in un programma di alloggio supportato rispetto a chi è letteralmente per strada. Sorprendente, no?
Infine, i veterani con casa indipendente, come ci si potrebbe aspettare, mostrano tassi molto più bassi:
- Il 7,9% ha una diagnosi di SUD.
- Il 41,6% ha una diagnosi di MHD.
- Solo il 5,8% ha comorbidità MHD/SUD.
Il confronto tra chi ha una casa indipendente e gli altri due gruppi è netto e conferma quanto la stabilità abitativa sia legata (come causa o effetto, è complesso dirlo) a una migliore salute mentale e a minori problemi di dipendenza. Ma la vera domanda è: perché chi entra in un programma di supporto abitativo sembra stare peggio, almeno sulla carta diagnostica, di chi è ancora senzatetto?
Possibili Spiegazioni per un Quadro Inatteso
Gli autori dello studio avanzano alcune ipotesi interessanti per spiegare i tassi più alti di SUD e comorbidità nel gruppo HUD-VASH:
1. Il Modello “Housing First”: Il programma HUD-VASH adotta l’approccio “Housing First”, che mira a fornire un alloggio immediato senza pre-requisiti di sobrietà o partecipazione a trattamenti. Questo potrebbe aver rimosso barriere all’accesso per veterani con gravi problemi di SUD, che quindi entrano nel programma in numero maggiore.
2. Migliore Accesso alle Cure (e alle Diagnosi): Una volta inseriti in un programma strutturato come HUD-VASH, i veterani sono più stabilmente agganciati al sistema sanitario. Questo potrebbe portare a una maggiore probabilità che i loro problemi vengano diagnosticati e registrati correttamente, rispetto a quando erano senzatetto e magari più difficili da raggiungere e valutare.
3. Rischio di Ricadute: Non si può escludere che alcuni veterani, una volta ottenuto un alloggio, possano sperimentare ricadute nell’uso di sostanze. Altri studi hanno persino rilevato un rischio maggiore di morte per overdose in certi periodi dopo l’ingresso in alloggi supportati rispetto ai veterani ancora senzatetto.
Insomma, la situazione è complessa. Questi dati sottolineano potentemente che fornire un tetto è un passo fondamentale, ma non sufficiente. C’è un bisogno enorme e continuo di trattamenti integrati per la salute mentale e le dipendenze anche, e forse soprattutto, per chi entra in questi programmi di supporto.
Non Solo Numeri: Quali Problemi Affliggono di Più?
Lo studio non si è fermato ai tassi generali, ma ha esaminato anche quali combinazioni di disturbi sono più comuni. In tutti e tre i gruppi, le coppie “depressione maggiore + altro disturbo mentale” e “disturbo da stress post-traumatico (PTSD) + altro disturbo mentale” sono risultate frequenti.
Tuttavia, emergono differenze significative quando si guarda alla comorbidità tra salute mentale e uso di sostanze:
- Tra i veterani con casa indipendente, la combinazione più comune è Disturbo da Uso di Alcol + PTSD.
- Tra i veterani senzatetto e quelli in alloggi supportati (HUD-VASH), invece, la coppia più frequente è Disturbo da Uso di Droghe + Altro Disturbo Mentale.
Questo suggerisce che, sebbene ci siano pattern comuni, le necessità cliniche variano notevolmente a seconda della situazione abitativa. L’alcol sembra un problema più trasversale o forse più “visibile” tra chi ha una casa, mentre l’uso di altre droghe appare più strettamente legato all’instabilità abitativa e alle condizioni che portano all’homelessness o ai programmi di supporto.
L’Impatto sul Sistema Sanitario: Un Utilizzo Diverso dei Servizi
Come prevedibile, anche l’utilizzo dei servizi sanitari varia enormemente tra i gruppi, specialmente tra quelli con doppia diagnosi (MHD/SUD):
I veterani senzatetto con comorbidità utilizzano significativamente di più quasi tutti i tipi di cure (visite ambulatoriali psichiatriche, per dipendenze, cure primarie, riabilitazione, visite diagnostiche, accessi al pronto soccorso, ricoveri ospedalieri psichiatrici, per dipendenze, medici e a lungo termine) rispetto ai veterani in alloggi supportati.
A loro volta, i veterani in alloggi supportati con comorbidità utilizzano significativamente di più gran parte di questi servizi rispetto ai veterani con casa indipendente.
Si delinea una sorta di “gradiente” di utilizzo dei servizi sanitari che è inversamente proporzionale alla stabilità abitativa. Chi è più vulnerabile e instabile grava maggiormente sul sistema, evidenziando un bisogno acuto e complesso di cure.
Un Dettaglio Cruciale: Stimolanti vs. Depressivi tra i Senzatetto
Scendendo ancora più nel dettaglio, lo studio ha analizzato i veterani senzatetto con SUD, distinguendo tra chi abusa principalmente di stimolanti del sistema nervoso centrale (SNC) come cocaina e anfetamine (“uppers”) e chi abusa di depressivi del SNC come alcol, oppioidi, cannabis e sedativi (“downers”). I risultati sono illuminanti:
- I veterani senzatetto con dipendenza da stimolanti tendono a usare meno i servizi ambulatoriali (sia per le dipendenze che per le cure primarie) ma ricorrono più spesso al pronto soccorso rispetto a quelli con dipendenza da depressivi.
- Questo pattern si conferma anche quando è presente una comorbidità con disturbi mentali: meno visite ambulatoriali, più accessi al pronto soccorso, e in questo caso anche meno ricoveri e degenze più brevi per chi usa stimolanti.
- L’unica eccezione si nota tra i veterani con disturbi mentali gravi (schizofrenia, psicosi, disturbo bipolare) e SUD: qui, la differenza nell’uso del pronto soccorso tra consumatori di stimolanti e depressivi scompare. Forse, in questi casi, la gravità del disturbo mentale “prevale” sulle differenze legate al tipo di sostanza.
Questi dati suggeriscono che i veterani con dipendenza da stimolanti potrebbero essere un gruppo particolarmente difficile da agganciare ai percorsi di cura tradizionali e che richiede strategie di outreach specifiche, data la loro tendenza a finire più spesso in situazioni di emergenza.
Cosa Ci Portiamo a Casa (è il caso di dirlo!)
Questo studio, pur con i limiti legati all’uso di dati amministrativi (le diagnosi registrate potrebbero non riflettere perfettamente la prevalenza reale), ci offre una fotografia aggiornata e dettagliata della complessa interazione tra casa, salute mentale e dipendenze in una popolazione vulnerabile come quella dei veterani USA.
Ci dice chiaramente che i tassi di MHD e SUD sono drammaticamente più alti tra chi non ha una casa stabile. Ci sorprende mostrandoci che entrare in un programma di alloggio supportato non cancella magicamente i problemi, anzi, a volte li rende più evidenti (o forse più diagnosticabili). Sottolinea l’importanza cruciale di non limitarsi a fornire un tetto, ma di integrare l’alloggio con robusti e continui servizi di supporto psicologico e per le dipendenze, calibrati sulle esigenze specifiche (ad esempio, distinguendo tra tipi di sostanze).
È una sfida enorme, che richiede politiche mirate e un approccio che veda la persona nella sua interezza, riconoscendo che la strada verso il recupero è spesso lunga e necessita di un supporto costante, ben oltre la semplice consegna delle chiavi di casa.
Fonte: Springer