Stop alla Colonna Rigida? L’Impianto che Promette Stabilità e Movimento Dopo l’Osteotomia Lombare!
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che potrebbe davvero cambiare le carte in tavola per chi soffre di quel fastidiosissimo mal di schiena con interessamento delle radici nervose, la cosiddetta radicolopatia. Sapete, quando i trattamenti conservativi non bastano più e il dolore o la debolezza alle gambe diventano insopportabili a causa della compressione dei nervi, spesso l’unica strada rimasta sembra essere la fusione spinale lombare. È la procedura standard, certo, ma diciamocelo: bloccare un segmento della colonna significa perdere movimento e, a volte, creare problemi ai dischi vicini, sopra o sotto la fusione. Non proprio l’ideale, vero?
Il Dilemma della Fusione Spinale
La fusione, pur risolvendo il problema della compressione nervosa stabilizzando le vertebre, comporta inevitabilmente una perdita di mobilità in quel tratto della schiena. Pensate a quanto usiamo la colonna lombare ogni giorno, per piegarci, girarci, persino per camminare. Perdere anche una piccola parte di quella flessibilità può avere un impatto. Inoltre, c’è il rischio della “malattia del segmento adiacente”: i dischi e le articolazioni vicine alla zona fusa devono sopportare un carico maggiore e, a lungo andare, possono usurarsi più velocemente, richiedendo a volte ulteriori interventi. È un po’ un cane che si morde la coda. Negli ultimi anni, la ricerca si è mossa verso tecniche che preservano il movimento, come l’artroplastica discale (la sostituzione del disco con una protesi mobile), ma non sempre è la soluzione adatta.
Una Nuova Prospettiva: L’Osteotomia Vertebrale e Vertiwedge™
E se vi dicessi che c’è un approccio diverso? Un’idea che punta a risolvere la compressione nervosa senza sacrificare il movimento? Si chiama Osteotomia del Corpo Vertebrale (VBO) combinata con un sistema innovativo chiamato Vertiwedge Intraosseous System™. Lo so, i nomi sono un po’ tecnici, ma il concetto è affascinante. Invece di rimuovere il disco intervertebrale e fondere le vertebre, con la VBO si interviene direttamente sull’osso della vertebra. Si esegue un taglio preciso (osteotomia) nel corpo vertebrale, proprio dove serve per “aprire” lo spazio e decomprimere il nervo (spesso nel forame, il buchino da cui esce la radice nervosa). La cosa geniale? Il disco intervertebrale, se non è lui la causa del dolore, viene lasciato intatto e mobile! E le faccette articolari, quelle piccole giunzioni posteriori che spesso fanno male a causa del disallineamento, potrebbero beneficiare del riallineamento della vertebra.
Ma come si stabilizza la vertebra dopo il taglio? Qui entra in gioco il Vertiwedge™. È un impianto spinale davvero particolare, progettato per essere inserito *dentro* l’osso della vertebra (intraosseo) nello spazio creato dall’osteotomia. Immaginatelo come un piccolo cuneo o spaziatore, stampato in 3D con una struttura che simula l’osso spugnoso, che aiuta a ripristinare l’altezza corretta della vertebra (fondamentale se c’è stato un collasso, magari per una frattura o per degenerazione) e a correggere l’allineamento. Ha una placca laterale integrata per il fissaggio con viti e, sul lato opposto, una sorta di “graffa” (staple) che si ancora all’osso per dare ulteriore stabilità. L’obiettivo? Ridare supporto strutturale alla vertebra, decomprimere il nervo e, soprattutto, preservare la mobilità naturale del segmento spinale.

La Prova del Nove: Lo Studio Biomeccanico
Bello sulla carta, ma funziona davvero? Mantiene la stabilità e il movimento come promesso? Per rispondere a queste domande, è stato condotto uno studio biomeccanico molto interessante, e voglio raccontarvi come è andata. Abbiamo preso 8 colonne lombari umane da donatori (ovviamente nel pieno rispetto etico e normativo, si tratta di ricerca su campioni anatomici, non su persone viventi), da L1 a S1, di età compresa tra 35 e 75 anni, escludendo quelle con gravi patologie ossee, tumori o interventi precedenti.
Queste colonne sono state preparate rimuovendo i muscoli circostanti ma preservando tutti i legamenti e le strutture importanti per la stabilità. Poi le abbiamo montate su un simulatore spinale super avanzato, chiamato DISC (Dynamic Investigation of Spine Characteristics). Questo macchinario pazzesco permette di muovere la colonna in tutte le direzioni (flessione, estensione, inclinazione laterale, rotazione) e di applicare carichi di compressione variabili (da 0 a 500 Newton, che simulano le forze che agiscono sulla nostra schiena durante le attività quotidiane, come camminare o sollevare pesi leggeri), misurando con precisione le forze e i momenti risultanti.
Abbiamo testato ogni colonna in tre condizioni:
- Nativa (Native): Lo stato iniziale, prima di qualsiasi intervento, per avere un riferimento della sua biomeccanica naturale.
- Configurazione Completa (FullConfig): Dopo aver eseguito l’osteotomia sulla vertebra L4 e aver impiantato il Vertiwedge™ completo di viti e graffa stabilizzatrice, come da procedura chirurgica.
- Solo Viti (ScrewOnly): Disattivando la graffa stabilizzatrice, per capire quanto contribuisse alla stabilità complessiva (questa condizione è stata testata solo se la colonna reggeva bene il test precedente).
L’ipotesi era che il Vertiwedge™ in configurazione completa avrebbe fornito una rigidità (cioè la resistenza al movimento sotto carico) molto simile a quella della colonna nativa, e che rimuovendo la graffa la colonna sarebbe diventata un po’ meno stabile.

Risultati Sorprendenti: Stabilità Quasi Naturale e Movimento Salvo!
Ebbene, i risultati sono stati davvero incoraggianti! Analizzando i dati (uno dei campioni ha avuto una frattura durante i test ed è stato escluso, quindi i risultati si basano su 7 colonne), abbiamo visto che l’impianto Vertiwedge™, specialmente nella sua configurazione completa (FullConfig), ha dimostrato una rigidità biomeccanica incredibilmente simile a quella della colonna vertebrale nativa. In pratica, dopo l’intervento con Vertiwedge™, la colonna si comportava in modo molto naturale in termini di stabilità quando sottoposta a movimenti di flessione, estensione, inclinazione laterale e rotazione, anche sotto carichi di compressione variabili.
I modelli statistici hanno confermato che non c’erano differenze significative nei momenti massimi (le forze che si oppongono al movimento) tra la condizione nativa e quella con l’impianto completo. L’equivalenza complessiva alla condizione nativa è stata stimata tra il 60% e l’80%, a seconda del tipo di movimento, con l’inclinazione laterale che mostrava la somiglianza maggiore (80%) e la rotazione assiale un po’ meno (60-80%). Questo suggerisce che, mentre la stabilità in flessione/estensione e inclinazione è quasi perfettamente ripristinata, la stabilizzazione in rotazione potrebbe beneficiare ulteriormente dell’osteointegrazione (la guarigione dell’osso attorno all’impianto), un processo che ovviamente non può avvenire in un modello cadaverico.
La condizione “Solo Viti” era anch’essa abbastanza simile alla nativa, ma leggermente meno stabile della configurazione completa, confermando che la graffa aggiunge un ulteriore livello di sicurezza. La cosa fondamentale è che questa stabilità è stata raggiunta preservando il range di movimento della colonna, molto vicino a quello originale.
Cosa Significa Tutto Questo?
Questi risultati sono entusiasmanti perché suggeriscono che la VBO con Vertiwedge™ potrebbe essere un’opzione valida per quei pazienti con compressione nervosa (stenosi foraminale verticale) che non rispondono ai trattamenti conservativi ma vogliono evitare la fusione spinale, magari perché sono giovani, attivi o atleti e desiderano mantenere la loro mobilità. L’idea di poter decomprimere il nervo, ripristinare l’altezza vertebrale e correggere deformità degenerative senza bloccare il disco e le faccette articolari è rivoluzionaria. Potenzialmente, questo potrebbe ridurre il rischio di problemi ai segmenti adiacenti a lungo termine.
Certo, ci sono delle limitazioni. Questo è uno studio su cadaveri, quindi non possiamo valutare l’effetto della guarigione ossea (osteointegrazione), che nella realtà probabilmente aumenterebbe ancora di più la stabilità dell’impianto. Inoltre, in questo studio non abbiamo modificato l’altezza foraminale perché i campioni non erano patologici, ma l’impianto è progettato proprio per poter scegliere la dimensione adatta a ripristinare l’altezza corretta nei pazienti con dischi collassati. Serviranno studi clinici per confermare questi benefici nei pazienti reali.

In Conclusione: Un Futuro con Più Movimento?
Questo studio biomeccanico ci dà una solida base per essere ottimisti. Il sistema Vertiwedge™, utilizzato dopo un’osteotomia del corpo vertebrale, sembra davvero capace di restituire alla colonna lombare una stabilità molto vicina a quella naturale, mantenendo al contempo la sua preziosa capacità di movimento. È un passo avanti significativo verso trattamenti spinali che non solo risolvono il problema immediato, ma rispettano anche la biomeccanica naturale del nostro corpo. Non vediamo l’ora di vedere i risultati degli studi clinici futuri!
Fonte: Springer
