Un Verme nella Sacca delle Urine? Il Sorprendente Caso del Coagulo Ingannatore!
Ciao a tutti! Oggi voglio raccontarvi una storia che sembra uscita da un episodio di Dr. House, ma che è successa davvero e ci insegna quanto le apparenze possano ingannare, soprattutto in medicina. Immaginate la scena: siete in una struttura di lungodegenza, state facendo il solito giro di controlli e notate qualcosa di strano nella sacca di raccolta delle urine di un paziente. All’interno, galleggia una struttura filamentosa, lunga, scura, che sembra quasi… viva. Un verme? Il panico!
Il Caso si Svela: Un Paziente Anziano e un Ritrovamento Inaspettato
Il nostro protagonista è un signore di 77 anni, originario del Congo ma residente in Francia da diversi anni, ospite della struttura a causa di una ridotta autonomia dovuta a problemi di salute pregressi, tra cui un ictus e un’epatite C complicata. A causa di calcoli renali e infezioni urinarie ricorrenti, gli era stato impiantato prima uno stent e poi, dopo vari tentativi falliti di cateterismo uretrale, un catetere sovrapubico. Insomma, una situazione clinica complessa.
Un giorno, l’infermiera che lo assiste nota proprio quella strana presenza nella sacca delle urine: un filamento nero, lungo, che sembra muoversi. La prima cosa che viene in mente, data anche l’origine africana del paziente (anche se non aveva viaggiato di recente), è un’infezione parassitaria. Il paziente, per fortuna, sta bene: niente febbre, nessun dolore addominale o altri sintomi particolari. Gli esami del sangue sono nella norma, senza nemmeno un aumento degli eosinofili, che spesso segnalano proprio le parassitosi.
Prime Ipotesi: Caccia al Parassita Urinario
Quando pensiamo a parassiti nelle vie urinarie, la lista non è lunghissima, ma ci sono alcuni “indagati” principali.
- La Schistosomiasi urinaria (Bilharzia): causata da vermi del genere Schistosoma, provoca più che altro sangue nelle urine (ematuria) e dolore. Si trovano le uova, non il verme adulto.
- L’Echinococcosi: anche qui, più sintomi come ematuria o dolore, e sono le cisti (idatidi) a creare problemi, non vermi visibili a occhio nudo.
Poi ci sono casi più rari, quasi aneddotici, di vermi intestinali che “sbagliano strada”:
- Enterobius vermicularis (ossiuri): di solito intestinali, ma possono migrare e causare infezioni urinarie ricorrenti. Sono piccoli e bianchi, però.
- Ascaris lumbricoides: vermi intestinali più grandi, che in caso di fistole (collegamenti anomali) tra retto e vescica potrebbero finire nelle urine.
- Dracunculus medinensis (verme di Guinea): estremamente raro trovarlo nella vescica, c’è un solo caso descritto di ostruzione causata da questo verme.
Considerando l’aspetto del “reperto” – lungo e filamentoso – il sospetto più “calzante”, anche se rarissimo nell’uomo e mai descritto in Francia, poteva essere il Dioctophyma renale, il verme gigante del rene, che di solito infesta mammiferi che mangiano pesce, come i cani. Ma sembrava comunque un’ipotesi un po’ forzata.

Il Colpo di Scena: Non è un Verme, Ma…
Il “verme” viene quindi prelevato con cura e spedito al laboratorio di parassitologia per l’identificazione. L’attesa, immagino, sia stata carica di curiosità e un pizzico di apprensione. E poi, il risultato: nessun parassita. Quella struttura così simile a un verme era, in realtà, un coagulo di sangue!
Ma come è possibile? La spiegazione è tanto semplice quanto affascinante. Il sangue, fuoriuscendo probabilmente dalla vescica o dall’uretra (magari per una piccola lesione legata al catetere o ai pregressi problemi urologici), passando attraverso il “tubo” dell’uretra (o del catetere stesso), è stato letteralmente “spremuto” e modellato, assumendo quella forma allungata e filamentosa, quasi vermiforme. L’apparente mobilità notata dall’infermiera poteva essere semplicemente dovuta al movimento del liquido nella sacca.
Perché Questo Caso è Importante? Lezioni da un Falso Allarme
Questa storia ci insegna tanto. Prima di tutto, l’importanza di non fermarsi mai alla prima impressione, specialmente in medicina. Un oggetto dall’aspetto strano non è necessariamente ciò che sembra. Bisogna sempre considerare:
- Il contesto clinico del paziente (storia, sintomi, condizioni preesistenti).
- L’origine geografica (importante per le parassitosi, ma non l’unico fattore).
- Le caratteristiche precise del reperto (dimensioni, forma, colore).
In secondo luogo, sottolinea il ruolo cruciale delle analisi di laboratorio. Anche se l’aspetto può essere molto suggestivo, solo un esame specifico, come quello parassitologico in questo caso, può dare una diagnosi certa. Questo evita preoccupazioni inutili per il paziente e per i sanitari, e soprattutto terapie inappropriate (immaginate trattare un coagulo con un farmaco antiparassitario!).
Casi simili, seppur rari, sono stati descritti: persino un coagulo di fibrina in una flebo è stato scambiato per un verme! Questo ci ricorda che la diagnosi differenziale – cioè considerare tutte le possibili cause di un sintomo o di un segno – è fondamentale.
Quindi, la prossima volta che ci imbattiamo in qualcosa di “strano” in un campione biologico, ricordiamoci di questo caso: osservare attentamente, considerare tutte le possibilità e affidarsi alle analisi per svelare la vera natura del “mistero”. A volte, la soluzione più semplice (un coagulo di sangue) è quella giusta, anche se l’apparenza suggeriva tutt’altro!
Fonte: Springer
