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Il tuo peso fluttua? Scopri come le variazioni di BMI influenzano la tua salute (e la tua vita!)

Ciao a tutti! Parliamoci chiaro, chi di noi non ha mai tenuto d’occhio la bilancia, magari con un misto di speranza e timore? L’Indice di Massa Corporea, il famoso BMI (Body Mass Index), è diventato un po’ il nostro punto di riferimento per capire se siamo in una fascia di peso considerata “sana”, sottopeso, sovrappeso o obesa. Calcolarlo è semplice: peso in kg diviso per l’altezza in metri al quadrato. Fin qui, tutto noto.

Ma vi siete mai chiesti cosa succede davvero alla nostra salute quando questo numerino, il BMI, non resta stabile ma inizia a fare su e giù nel tempo? Istintivamente, potremmo pensare che perdere peso sia sempre positivo, specialmente se si parte da una condizione di sovrappeso o obesità. E aumentare di peso? Beh, spesso lo vediamo come un campanello d’allarme. Eppure, la realtà potrebbe essere più sfumata e, per certi versi, sorprendente.

Recentemente mi sono imbattuto in uno studio prospettico di coorte davvero interessante, pubblicato su Springer, che ha seguito per ben 12 anni quasi 100.000 adulti a Taiwan. L’obiettivo? Capire se e come le variazioni del BMI nel tempo (misurate a distanza di circa 3 anni) fossero associate al rischio di mortalità per tutte le cause e, specificamente, per malattie cardiovascolari (CVD). E i risultati, lasciatemelo dire, danno parecchio su cui riflettere.

Quando Perdere Peso Potrebbe Non Essere Una Buona Notizia

Ecco la prima sorpresa che mi ha fatto drizzare le antenne: lo studio ha rivelato che le persone il cui BMI era diminuito di oltre il 10% tra le due misurazioni avevano un rischio significativamente più alto sia di mortalità generale (quasi il doppio, aHR 1.86) sia di mortalità cardiovascolare (più del doppio, aHR 2.20) rispetto a chi aveva mantenuto un BMI stabile (con variazioni inferiori al 5%).

Aspetta un attimo. Dimagrire tanto fa aumentare il rischio di morire? Sembra controintuitivo, vero? Gli autori dello studio suggeriscono una spiegazione plausibile: una perdita di peso così marcata, specialmente se non intenzionale, potrebbe essere in realtà un sintomo di malattie sottostanti già in corso, come tumori o diabete non controllato, che sono di per sé associate a un aumento della mortalità. In pratica, non sarebbe la perdita di peso in sé a causare il problema, ma la malattia che la provoca. Questo ci dice una cosa fondamentale: se notiamo un calo di peso importante e apparentemente inspiegabile, è cruciale fare un controllo medico approfondito per capirne le cause e intervenire tempestivamente. Non diamo per scontato che “meno peso” significhi automaticamente “più salute”.

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L’Aumento di Peso negli Obesi: Un Rischio da Non Sottovalutare

Ma lo studio non si ferma qui. Ha esaminato anche cosa succede quando il BMI aumenta. In generale, un aumento moderato (5-10%) non sembrava associato a un rischio significativamente diverso rispetto alla stabilità. Tuttavia, la situazione cambia drasticamente se guardiamo a chi partiva già da una condizione di obesità (definita qui con BMI ≥ 27 kg/m², secondo gli standard asiatici usati nello studio).

Ebbene, i partecipanti che erano obesi alla prima misurazione e il cui BMI era aumentato di oltre il 10% nel periodo di follow-up mostravano un rischio di mortalità generale più che raddoppiato (aHR 2.30) e un rischio di mortalità cardiovascolare addirittura più che triplicato (aHR 3.44) rispetto agli obesi con BMI stabile!

Questo dato è potente. Ci dice che per chi è già in una fascia di obesità, un ulteriore e significativo aumento di peso è particolarmente pericoloso. Perché? L’obesità è spesso legata a condizioni come l’infiammazione cronica e l’insulino-resistenza, che sono note per essere fattori chiave nello sviluppo di malattie cardiovascolari e altre patologie. Un ulteriore aumento di peso non fa che peggiorare questo quadro metabolico e infiammatorio, accelerando potenzialmente processi dannosi come l’aterosclerosi. È come gettare benzina sul fuoco. Il messaggio qui è chiaro: se si è obesi, non solo è importante evitare di ingrassare ulteriormente, ma diventa cruciale adottare misure per gestire e possibilmente ridurre il peso corporeo.

Stabilità è Meglio? Il Quadro Generale

Lo studio ha usato come gruppo di riferimento le persone con un BMI “stabile”, cioè con variazioni inferiori al 5% (sia in aumento che in diminuzione) tra le due misurazioni. Questo gruppo rappresentava la maggioranza dei partecipanti (circa il 70%) e aveva i tassi di mortalità più bassi, fungendo da metro di paragone.

Quindi, ricapitolando i risultati principali dopo aver aggiustato i dati per tenere conto di età, sesso, stile di vita, comorbilità e altri fattori:

  • Diminuzione > 10% BMI: Rischio aumentato di mortalità generale e CVD.
  • Diminuzione 5-10% BMI: Rischio leggermente aumentato di mortalità generale.
  • BMI Stabile (<5% variazione): Rischio di riferimento (il più basso).
  • Aumento 5-10% BMI: Rischio simile a quello stabile.
  • Aumento > 10% BMI: Rischio aumentato di mortalità generale (e rischio CVD molto aumentato se si partiva da obesità).

Questo ci suggerisce che, forse, mantenere una certa stabilità nel peso nel corso del tempo potrebbe essere più benefico di quanto pensiamo, specialmente evitando cali drastici o aumenti significativi se si è già obesi.

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Cosa Portiamo a Casa da Questo Studio?

Questo studio taiwanese, pur con le sue limitazioni (come non sapere se la perdita di peso fosse intenzionale o meno, e il fatto che la popolazione è specifica), ci offre spunti preziosi. Ci ricorda che il nostro corpo è un sistema dinamico e che le variazioni di peso nel tempo possono avere implicazioni significative sulla nostra salute a lungo termine, a volte in modi che non ci aspetteremmo.

I messaggi chiave che mi sento di trarre sono due:

  1. Un calo di peso superiore al 10%, soprattutto se non cercato attivamente, non va preso alla leggera. Merita un’indagine medica per escludere problemi di salute sottostanti.
  2. Per chi si trova già in una condizione di obesità, evitare ulteriori aumenti di peso significativi (>10%) è fondamentale per ridurre il rischio di conseguenze gravi, incluse quelle cardiovascolari. La gestione attiva del peso diventa una priorità.

Insomma, più che fissarci su un numero “ideale” statico sulla bilancia, forse dovremmo prestare più attenzione alle traiettorie del nostro peso nel tempo e interpretarle nel contesto della nostra salute generale, sempre con il supporto del nostro medico. Tenere sotto controllo il BMI è importante, ma capire le sue fluttuazioni lo è forse ancora di più!

Fonte: Springer

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