Piogge Capricciose in Africa Australe: Svelati i Segreti del Confine Aereo del Congo!
Amici appassionati di clima e dei misteri del nostro pianeta, oggi vi porto in un viaggio affascinante nel cuore dell’Africa Australe, in una regione dal nome quasi esotico: il Confine Aereo del Congo (CAB). No, non è una nuova compagnia aerea, ma una zona cruciale per le piogge di una vasta area, e ultimamente sta facendo parlare di sé per alcuni cambiamenti piuttosto… bizzarri!
Immaginate una linea invisibile, ma potentissima, che separa l’aria umida e carica di pioggia proveniente dal bacino del Congo da quella più secca che si trova più a sud. Ecco, in soldoni, cos’è il CAB. La sua posizione e il suo “umore” determinano se intere nazioni avranno acqua a sufficienza o se dovranno affrontare periodi di siccità. E credetemi, quando questa zona fa i capricci, le conseguenze si sentono eccome!
Cosa sta succedendo alle piogge? Un’indagine climatica
Recentemente, un gruppo di scienziati si è messo a spulciare i dati satellitari e di rianalisi (in particolare i dati ERA5, che sono un po’ il “Sacro Graal” per noi climatologi) dal 1979 al 2024, concentrandosi sulla tarda estate australe, ovvero i mesi da gennaio a marzo (JFM). E cosa hanno scoperto? Beh, preparatevi a qualche sorpresa.
Nella parte orientale di questa regione del CAB, sembra che le piogge totali stiano aumentando! “Evviva!”, direte voi. Aspettate un attimo. Questo aumento è dovuto principalmente a un incremento dei giorni con piogge intense (quelle da 10 mm in su, per intenderci, i veri e propri acquazzoni). Dall’altra parte della medaglia, però, c’è una diminuzione significativa dei giorni con piogge leggere (da 1 a 9 mm), quelle pioggerelline costanti che tanto fanno bene al terreno senza fare disastri. Quindi, meno pioggerella e più acquazzoni: un cambiamento non da poco per l’agricoltura e gli ecosistemi.
E poi c’è stato l’episodio del 2023/2024, durante un evento di El Niño particolarmente tosto. L’Africa Australe tropicale ha vissuto una siccità spaventosa, e la regione orientale del CAB ha registrato la sua tarda estate più secca dal 1979. Pensate che in Zambia, la situazione è stata così grave da dichiarare lo stato di disastro nazionale, con oltre un milione di famiglie colpite. E non dimentichiamo che l’85% dell’energia dello Zambia dipende dall’idroelettrico del lago Kariba, alimentato da fiumi che nascono proprio in queste aree assetate.
I soliti sospetti: El Niño e compagnia cantante
Quando si parla di siccità o piogge anomale ai tropici, il primo nome che salta in mente è El Niño (e la sua sorellina, La Niña, che insieme formano l’ENSO). E infatti, i ricercatori hanno trovato una correlazione bella forte tra l’indice Niño 3.4 (che misura l’intensità di El Niño/La Niña) e sia le piogge totali che il numero di giorni di pioggia (specialmente quelli intensi) sulla regione orientale del CAB. Non è un caso che tutte e cinque le estati più secche analizzate siano coincise con la fase matura di un evento El Niño.
Curiosamente, però, solo tre delle cinque estati più piovose sono avvenute durante La Niña. Questo ci dice che, sebbene l’ENSO sia un attore principale, non è l’unico a tirare le fila del tempo da quelle parti.
Altri “personaggi” importanti in questa commedia climatica sono l’Altopressione del Botswana (Botswana High) e la Bassa Pressione dell’Angola (Angola Low). Anche gli indici che descrivono questi sistemi di circolazione regionale mostrano correlazioni significative con le caratteristiche delle piogge. Immaginate questi sistemi come giganteschi ingranaggi atmosferici che, a seconda di come si posizionano e interagiscono, possono favorire o ostacolare l’arrivo dell’umidità e la formazione delle piogge.

La regione del CAB, e in particolare gli Altopiani Angolani, sono una specie di “torre dell’acqua” per l’Africa Australe. Da lì nascono fiumi importantissimi come il Cubango, il Cuito (che formano l’Okavango), il Cunene e lo Zambesi. Capite bene che se lì non piove, tutto il sistema idrico a valle ne risente.
Meccanismi complessi: flussi di umidità e sollevamento atmosferico
Ma come funzionano esattamente queste influenze? Gli scienziati hanno fatto un’analisi composita, mettendo a confronto le cinque estati più secche e le cinque più piovose. È emerso che le anomalie di pioggia sono legate a grandi cambiamenti nel sollevamento relativo dell’aria sopra l’Africa Australe tropicale (specialmente sulla regione orientale del CAB) e nei flussi di umidità a bassa quota.
Da dove arriva quest’umidità? Principalmente da tre direzioni:
- Dal bacino occidentale del Congo.
- Dall’Oceano Atlantico tropicale sud-orientale.
- Dall’Oceano Indiano subtropicale sud-occidentale.
Nelle estati piovose, si osserva un maggior afflusso di aria umida da ovest, proveniente dall’Atlantico e dal Congo, e una maggiore penetrazione di umidità dall’Oceano Indiano. Al contrario, nelle estati secche, questi flussi sono più deboli o addirittura invertiti in alcune zone. È come se i “rubinetti” dell’umidità si aprissero o chiudessero a seconda della configurazione atmosferica generale.
Perché l’Altopressione del Botswana è così importante? Quando è più forte o posizionata più a nord del solito, tende a sopprimere la convezione, cioè quel movimento verticale dell’aria che è fondamentale per formare le nubi temporalesche e quindi le piogge intense. Viceversa, un’Altopressione del Botswana più debole o più a sud favorisce il sollevamento dell’aria e le piogge.
Trend spaziali: non tutta la regione si comporta allo stesso modo
Un altro aspetto interessante è che, sebbene in media la parte orientale del CAB mostri un trend verso un aumento delle piogge totali e dei giorni di pioggia intensa, non è così ovunque. C’è una sorta di “spartiacque” interno: la porzione nord-occidentale di questa zona orientale del CAB sta diventando significativamente più secca, mentre il resto sta diventando significativamente più umido. Questo è un dettaglio cruciale, perché ci fa capire che generalizzare è sempre rischioso quando si parla di clima.
E i giorni di pioggia leggera (1-9 mm)? Beh, quelli stanno diminuendo un po’ ovunque nella regione orientale del CAB, confermando che il vero “motore” dei cambiamenti nelle piogge totali sono gli eventi più intensi.

Questi trend “umidi” sulla maggior parte della regione orientale del CAB (escluso il nord-ovest) potrebbero essere legati anche alla recente serie di eventi La Niña prolungati (1998-2001 e 2020-2023) e al fatto che due forti El Niño (1997/98 e 2009/2010) non hanno portato la siccità attesa in quest’area specifica. Ma attenzione: se dovesse verificarsi un’altra estate estremamente secca come quella del 2024, questi trend potrebbero rapidamente invertirsi o diventare non significativi.
Perché studiare il CAB è così fondamentale?
Forse vi starete chiedendo perché ci si accanisce tanto a studiare questa regione. Beh, come ho accennato, gli Altopiani Angolani, che fanno parte del CAB, sono la sorgente di fiumi vitali per milioni di persone e per ecosistemi unici al mondo come il Delta dell’Okavango, patrimonio UNESCO. Gran parte della popolazione dipende dall’agricoltura pluviale, e l’energia idroelettrica prodotta dallo Zambesi è fondamentale per Zambia e Zimbabwe.
Capire la variabilità delle piogge e i trend futuri in questa zona non è solo un esercizio accademico, ma una necessità per pianificare l’uso delle risorse idriche, adattare le pratiche agricole e mitigare gli impatti socio-economici di eventi estremi come le siccità. La siccità del 2024, ad esempio, è stata caratterizzata anche da una fine molto precoce della stagione delle piogge (fine gennaio), il che ha aggravato ulteriormente la situazione.
Questo studio aggiunge un tassello importante alla nostra comprensione del clima dell’Africa Sud-occidentale tropicale, una regione finora relativamente poco studiata a causa anche della scarsità di dati osservativi diretti a terra, in parte dovuta a lunghi periodi di conflitti in Angola che hanno distrutto molte stazioni meteorologiche.
Insomma, il Confine Aereo del Congo è un sistema complesso e dinamico, un vero e proprio “regista” delle piogge in una parte cruciale dell’Africa. Continuare a monitorarlo e a studiarlo ci aiuterà non solo a svelare i suoi affascinanti meccanismi, ma anche a prepararci meglio alle sfide che il cambiamento climatico potrebbe portare con sé. E chissà, magari la prossima volta che sentirete parlare di El Niño, penserete anche a come i suoi effetti si propagano fino a influenzare i delicati equilibri di questa remota, ma vitalissima, regione africana!
Fonte: Springer
