Fotografia di ritratto di un uomo sulla sua metà degli anni '40, con un'espressione ponderata e leggermente piena di speranza, che guarda fuori dalla fotocamera. Illuminazione morbida e naturale. Prime Lens, 50mm, profondità di campo. Lo sfondo è sottilmente sfocato, suggerendo un ambiente calmo e di supporto, forse con un accenno di una finestra o di una parete di colore neutro. Stile film in bianco e nero per un tocco di introspezione e serietà.

Fragilità Giovanile e Malattia Mentale Grave: E Se la Geriatria Avesse la Chiave?

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che mi sta particolarmente a cuore e che, ne sono convinto, aprirà nuove prospettive per molti. Immaginatevi persone ancora giovani, nel fiore degli anni (parliamo della fascia 18-64), che però si trovano a combattere non solo con una malattia mentale severa (SMI), come la schizofrenia o il disturbo bipolare, ma anche con una sorta di “invecchiamento precoce” del corpo, una condizione chiamata fragilità. Sembra un paradosso, vero? Eppure, è una realtà più diffusa di quanto pensiamo.

Queste persone, a causa della loro condizione e spesso degli effetti collaterali dei farmaci, di uno stile di vita sedentario o di una dieta non ottimale, finiscono per avere una salute fisica che assomiglia più a quella di un anziano. E questo, purtroppo, si traduce in una qualità di vita inferiore e in un’aspettativa di vita ridotta anche di 15 anni rispetto alla popolazione generale. Un boccone amaro da digerire, non trovate?

Il Problema: Quando la Mente Soffre e il Corpo Invecchia Troppo Presto

Il punto è che, fino ad ora, mancavano interventi davvero efficaci per contrastare questa fragilità precoce in chi soffre di SMI. Si tratta di una sfida complessa, perché i problemi fisici e mentali si intrecciano e si aggravano a vicenda. Come fare, quindi, a capire di cosa ha bisogno ogni singola persona e come aiutarla al meglio?

Ecco che entra in gioco un’idea presa in prestito da un campo che, a prima vista, potrebbe sembrare distante: la geriatria. Sì, avete capito bene! Stiamo parlando della Valutazione Geriatrica Completa (CGA). Normalmente, la CGA è uno strumento super valido usato per gli anziani: un processo di valutazione olistico che guarda la persona a 360 gradi – salute fisica, psicologica, capacità funzionali, supporto sociale, farmaci – per creare un piano di cura su misura. E se funzionasse anche per i più giovani con SMI e fragilità?

Una Speranza dalla Geriatria: La Valutazione Geriatrica Completa (CGA)

È proprio questa la domanda che si sono posti alcuni ricercatori, e da qui è nato uno studio pilota davvero interessante, di cui voglio raccontarvi i risultati. L’obiettivo era semplice ma ambizioso: vedere se fosse fattibile e accettabile utilizzare la CGA, eseguita da uno specializzando in Geriatria, come intervento per persone tra i 18 e i 64 anni con fragilità e SMI. E, già che c’erano, dare una prima sbirciatina alla sua potenziale efficacia.

Lo studio si è svolto tra luglio 2022 e gennaio 2023 in Australia, coinvolgendo pazienti di cliniche ambulatoriali pubbliche. Non è stato facile reclutare i partecipanti – un po’ per la diffidenza, un po’ per la natura stessa della malattia mentale – ma alla fine un gruppetto ha deciso di mettersi in gioco.

Lo Studio Pilota: Come Hanno Fatto?

I partecipanti selezionati (17 iniziali, 14 hanno completato lo studio) avevano un’età media di circa 48 anni, un indice di massa corporea piuttosto alto (sintomo di sovrappeso/obesità) e un indice di fragilità che confermava la loro condizione. La maggioranza erano uomini. Dopo una valutazione iniziale, ogni partecipante ha ricevuto una CGA “faccia a faccia” con lo specializzando in geriatria. Questa valutazione durava in media 51 minuti, preceduta da un’analisi della cartella clinica di circa 40 minuti. Un lavoro certosino!

Dopo la CGA, veniva stilato un piano di cura personalizzato, condiviso con il paziente, il suo medico di base, lo psichiatra curante e due infermieri “navigatori”, figure chiave per facilitare l’attuazione delle raccomandazioni. Pensate, un vero e proprio team multidisciplinare! Dopo 3-4 mesi, c’era un appuntamento di follow-up.

Ma la cosa più bella è stata sentire direttamente dai partecipanti cosa ne pensavano. E qui arriva la parte entusiasmante!

Fotografia di ritratto di una geriatra compassionevole femminile sulla fine degli anni '40, con un sorriso caldo, ascoltando attentamente un paziente maschio di circa 40 anni che sembra impegnato in una conversazione. Sono in una sala di consultazione clinica luminosa e moderna. Usa una lente primaria, 35 mm, con profondità di campo. Duotone, forse blu morbido e grigi per trasmettere un'atmosfera calma e professionale.

I Risultati: Cosa Abbiamo Scoperto?

I partecipanti hanno espresso un’altissima accettabilità della CGA e hanno percepito benefici reali. Hanno raccontato di aver capito meglio la propria salute e di aver finalmente ricevuto un’assistenza olistica e multidisciplinare. Uno di loro ha detto: “Non l’ho trovato invadente… non sono stato spinto a fare nulla. Penso sia andata estremamente bene… non c’è stata negatività“. Altri hanno sottolineato come la CGA abbia permesso loro di accedere a servizi sanitari più completi, superando la frustrazione di dover “ottenere un rinvio dopo l’altro, il che è scomodo“.

Le raccomandazioni emerse dalla CGA erano molto concrete:

  • Per tutti i 14 partecipanti: strategie per la gestione del peso, come fare attività fisica regolare e seguire una dieta equilibrata.
  • Per oltre due terzi: aggiustamenti o maggiore aderenza alla terapia farmacologica.
  • Per molti: invii a professionisti sanitari alleati (es. dietologi, fisioterapisti) o a medici specialisti (es. per emicrania cronica, epatite C, problemi cognitivi).
  • Altre raccomandazioni includevano dormire a sufficienza e ridurre o smettere di fumare.

E l’efficacia? Beh, lo studio era piccolo, quindi non aveva la “potenza” statistica per dimostrare cambiamenti significativi. Però, si sono osservati dei trend positivi molto incoraggianti! Ad esempio, i sintomi generali della psicosi sembravano migliorare. Ma il dato forse più eclatante riguarda l’attività fisica settimanale: è aumentata in media di ben 56,6 minuti! Questo significa che, al follow-up, i partecipanti facevano in media 241 minuti (cioè 4 ore!) di attività fisica moderata-vigorosa a settimana, raggiungendo e superando i livelli raccomandati dall’OMS (almeno 150 minuti) per ottenere benefici per la salute. Un risultato notevole, considerando che all’inizio dello studio non raggiungevano questi livelli.

Anche il tempo trascorso seduti (sedentarietà) è diminuito, anche se rimane un’area su cui lavorare. Piccoli miglioramenti anche sul fronte dell’alimentazione, con un aumento del consumo di frutta.

Le Sfide e i Prossimi Passi

Certo, non è stato tutto rose e fiori. Il reclutamento, come accennato, è stato una sfida. E poi, non sempre è stato possibile monitorare se tutte le raccomandazioni fossero state messe in pratica, specialmente quelle che richiedevano l’intervento del medico di base per ulteriori invii. Inoltre, gli infermieri navigatori non facevano parte dello stesso team di salute mentale da cui provenivano i pazienti, il che potrebbe aver limitato un po’ la loro efficacia nel facilitare le raccomandazioni.

Nonostante queste limitazioni, tipiche di uno studio pilota, i risultati sono una boccata d’aria fresca. Dimostrano che la CGA è un approccio fattibile e ben accolto da questa popolazione così vulnerabile. E questo è fondamentale, perché apre la strada a studi futuri più ampi che potranno confermare l’efficacia di questo modello.

I partecipanti hanno sottolineato l’importanza di aver capito meglio il legame tra salute fisica e mentale. Uno ha detto: “Mi ricordo, se non mi prendo cura del mio fisico non mi prenderò cura della mente. O se non mi prendo cura della mente, non mi prendo cura del fisico. È un equilibrio“. Parole sante, no?

Motion Shot di una persona sulla fine degli anni '40, vista da un leggero angolo basso, camminando rapidamente e con un senso di scopo su un sentiero del parco, la luce solare disprezzata. TeleotO Zoom Lens, 100 mm, velocità dell'otturatore rapido, monitoraggio del movimento. L'attenzione è rivolta al senso di rinnovata energia e benessere, non apertamente

L’approccio multidisciplinare è stato un altro punto di forza. Sentirsi ascoltati da diversi tipi di medici, ricevere un’analisi approfondita del proprio corpo… per alcuni è stata un’esperienza completamente nuova e positiva.

Perché Questo Studio è Importante (Anche per Te)?

Forse vi starete chiedendo perché tutto questo dovrebbe interessarvi. Beh, primo perché la salute mentale è un tema che tocca tutti, direttamente o indirettamente. Secondo, perché questo studio ci insegna qualcosa di fondamentale: l’importanza di un approccio personalizzato, multidisciplinare e olistico alla cura. Non siamo fatti a compartimenti stagni; mente e corpo sono indissolubilmente legati.

Questo studio pilota, pur con i suoi limiti, getta le basi per ripensare l’assistenza a persone con SMI e fragilità precoce. Sottolinea che interventi “presi in prestito” dalla geriatria possono avere un senso anche per i più giovani, se adattati alle loro esigenze specifiche. E ci ricorda che ascoltare i pazienti, capire le loro percezioni e coinvolgerli attivamente nel percorso di cura è la strada maestra.

Insomma, la CGA sembra promettere bene come strumento per migliorare la qualità di vita e i risultati di salute di queste persone. C’è ancora strada da fare, servono studi più grandi per confermarne l’efficacia su larga scala e valutarne anche la costo-efficacia. Ma il primo passo, quello della fattibilità e dell’accettabilità, sembra superato brillantemente. E questa, amici miei, è già una splendida notizia!

Fonte: Springer

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