Mente Lucida Anche in Età Avanzata? La Valutazione Completa Ci Svela Come!
Ciao a tutti! Parliamoci chiaro, invecchiare porta con sé tante gioie, ma a volte anche qualche preoccupazione, specialmente legata alla nostra mente. Il declino cognitivo è un argomento che tocca molti di noi, direttamente o indirettamente, e può davvero impattare sulla qualità della vita, nostra e dei nostri cari. Ma se vi dicessi che esiste un modo per “fotografare” lo stato di salute generale di una persona anziana e capire meglio i rischi legati alla memoria e alle altre funzioni cognitive? Oggi voglio parlarvi proprio di questo: della Valutazione Geriatrica Completa (CGA) e di come uno studio recente ha esplorato il suo legame con il declino cognitivo. Pronti a scoprire qualcosa di affascinante?
Cos’è il Declino Cognitivo e Perché Ci Riguarda Tutti
Prima di tuffarci nello studio, capiamo meglio di cosa parliamo. Il declino cognitivo non è solo la demenza conclamata, come l’Alzheimer, che purtroppo conosciamo bene. Si tratta di un peggioramento significativo rispetto al passato in una o più aree del nostro cervello: attenzione, funzioni esecutive (quelle che ci permettono di pianificare e organizzarci), apprendimento e memoria, linguaggio, capacità percettivo-motorie o cognizione sociale. Quando questo calo inizia a interferire con la vita quotidiana o sociale, parliamo di disturbo neurocognitivo.
Pensate che a livello globale, si stima che fino al 42% delle persone sopra i 60 anni sperimenti un lieve deterioramento cognitivo (Mild Cognitive Impairment – MCI), una sorta di anticamera della demenza. In Cina, ad esempio, ci sono quasi 10 milioni di persone con Alzheimer e quasi 39 milioni con MCI tra gli over 60! Sono numeri impressionanti che ci fanno capire l’urgenza di trovare strumenti per prevenire o almeno identificare precocemente questi problemi.
La Valutazione Geriatrica Completa: Un Check-up a 360 Gradi
Ed è qui che entra in gioco la Valutazione Geriatrica Completa, o CGA (dall’inglese Comprehensive Geriatric Assessment). Immaginate una sorta di “tagliando completo” specifico per noi “diversamente giovani”. Non si limita a guardare un singolo aspetto, ma è un processo multidimensionale e multidisciplinare che valuta le capacità mediche, psicologiche e funzionali di una persona anziana. L’obiettivo? Identificare i pazienti a rischio, guidare il trattamento e pianificare il follow-up.
La cosa bella è che, come hanno notato anche nella pratica clinica, gli anziani tendono ad accettare bene questo tipo di valutazione approfondita. E non è una novità assoluta che ci sia un legame tra questa valutazione e il declino cognitivo, ma lo studio di cui parliamo oggi aggiunge tasselli importanti.
Lo Studio: Cosa Hanno Scoperto i Ricercatori?
Veniamo al dunque. Un gruppo di ricercatori ha condotto uno studio trasversale (cioè una fotografia di un momento specifico) su 140 pazienti anziani (età pari o superiore a 65 anni) ricoverati nel reparto di Geriatria del Primo Ospedale Affiliato dell’Università di Shenzhen, tra giugno 2019 e giugno 2020. Tutti i partecipanti avevano dati completi della valutazione geriatrica e hanno accettato di partecipare.
Cosa hanno valutato? Un sacco di cose! Hanno usato strumenti standardizzati per misurare:
- Funzioni cognitive: con il famoso Mini-Mental State Examination (MMSE).
- Stato nutrizionale: tramite il Mini Nutritional Assessment (MNA).
- Umore: con scale per la depressione (come la Self-Rating Depression Scale – SDS e la Geriatric Depression Scale – GDS-15) e l’ansia (Self-Rating Anxiety Scale – SAS).
- Autonomia: valutando le attività della vita quotidiana (ADL) e quelle strumentali (IADL, come usare il telefono o gestire i soldi).
- Mobilità: con il test “Timed Up e Go” (TUG).
- Comorbidità: cioè la presenza di altre malattie, usando la scala CIRS-G.
- Fragilità: un concetto chiave in geriatria che indica una maggiore vulnerabilità.
Hanno anche raccolto dati di laboratorio (come l’albumina nel sangue), misurato il BMI (Indice di Massa Corporea) e chiesto informazioni su fumo, alcol ed esercizio fisico.
I Risultati Chiave: Età, Depressione e Nutrizione Sotto i Riflettori
E cosa è saltato fuori da questa miniera di dati? Beh, alcune cose molto interessanti.
Innanzitutto, hanno diviso i partecipanti in due gruppi: quelli con declino cognitivo (38 persone, il 27.1%) e quelli con funzione cognitiva normale (102 persone, il 72.9%). La differenza più evidente? L’età. Il gruppo con declino cognitivo era significativamente più anziano (età mediana 80.89 anni contro 75.97). Fin qui, forse, nessuna sorpresa enorme.
Ma ecco il bello: analizzando tutti i fattori insieme, due elementi sono emersi come significativamente correlati al declino cognitivo:
- L’età (come già accennato).
- Il punteggio alla Scala di Autovalutazione della Depressione (SDS).
In pratica, le persone più anziane e quelle con sintomi depressivi più marcati avevano maggiori probabilità di mostrare un declino cognitivo.
Non solo: il gruppo con declino cognitivo tendeva ad avere livelli più bassi di albumina sierica (una proteina legata anche allo stato nutrizionale) ed era più incline alla malnutrizione e alla fragilità. C’era anche una correlazione negativa significativa tra il punteggio MMSE (quindi la performance cognitiva) e l’età, il punteggio di fragilità e la depressione (SDS), mentre c’era una correlazione positiva con l’albumina e il punteggio MNA (nutrizione).
Cosa Significa Tutto Questo Per Noi?
Questo studio, pur essendo condotto in un singolo centro, ci dà indicazioni preziose. Ci dice che la Valutazione Geriatrica Completa non è solo un esercizio accademico, ma uno strumento potentissimo per identificare precocemente chi tra noi è più a rischio di sviluppare problemi cognitivi.
Sapere che fattori come la depressione e lo stato nutrizionale sono così legati alla salute del nostro cervello è fondamentale. Perché? Perché su questi aspetti, a differenza dell’età, possiamo intervenire! Prestare attenzione ai segnali di depressione (che negli anziani può manifestarsi in modi diversi), curare l’alimentazione, assicurarsi un buon apporto proteico (l’albumina bassa è un campanello d’allarme)… potrebbero essere strategie utili non solo per il benessere generale, ma anche per proteggere le nostre funzioni cognitive.
Come sottolineano gli stessi ricercatori, identificare e intervenire tempestivamente sulle cosiddette “sindromi geriatriche” (come fragilità, malnutrizione, depressione, rischio cadute) può davvero fare la differenza. Può aiutarci a migliorare la qualità della vita, a mantenere la nostra autonomia più a lungo e a ridurre il carico sulle famiglie e sulla società.
In Conclusione: Non Sottovalutiamo i Segnali!
Insomma, la lezione da portare a casa è che la salute del nostro cervello in età avanzata è strettamente connessa al nostro stato di salute generale. La Valutazione Geriatrica Completa ci offre una mappa dettagliata per navigare questa fase della vita, evidenziando le aree su cui concentrare le nostre attenzioni e i nostri sforzi. Non si tratta solo di diagnosticare problemi, ma di prevenire e intervenire.
Quindi, se avete qualche anno in più o vi prendete cura di una persona anziana, non sottovalutate l’importanza di un approccio globale alla salute. Parlatene con il vostro medico, considerate una valutazione geriatrica se appropriato, e ricordate: prendersi cura del corpo e dell’umore è un investimento prezioso anche per la mente!
Fonte: Springer