Primo piano di mani guantate di un chirurgo che tengono delicatamente una siringa, con sfondo sfocato di una sala medica moderna e luminosa. Luce controllata, obiettivo macro 90mm, alta definizione, focus preciso sui dettagli della siringa e dei guanti.

Formazione Chirurgica Sotto la Lente: Funziona Davvero? Il Modello Kirkpatrick Risponde

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che mi sta particolarmente a cuore: la formazione continua, specialmente in campo medico. Sapete, in un settore come la chirurgia plastica ed estetica, dove le tecniche si evolvono alla velocità della luce e dove si ha un impatto così diretto sulla qualità della vita delle persone, non si finisce mai di imparare. Ma come facciamo a sapere se un corso di formazione è davvero efficace? Non basta parteciparvi, giusto? Serve un metodo per capire se quello che abbiamo imparato ci serve davvero e se riusciamo a metterlo in pratica.

Mi sono imbattuto in uno studio interessante che ha provato a rispondere a questa domanda, valutando un programma di formazione sulle iniezioni antirughe per chirurghi plastici ed estetici. E lo ha fatto usando un modello che trovo affascinante: il modello di Kirkpatrick. Ne avete mai sentito parlare? In pratica, è uno strumento che permette di misurare l’efficacia della formazione su quattro livelli diversi. Questo studio si è concentrato sui primi tre: reazione, apprendimento e comportamento. Vediamo insieme cosa hanno scoperto!

L’Importanza della Formazione Continua (e le Sfide Moderne)

Partiamo da un presupposto: in medicina, aggiornarsi non è un optional, è un dovere. Dobbiamo garantire ai pazienti le cure migliori, basate sulle conoscenze più recenti. La formazione continua (per mantenere e adattare le competenze) e l’aggiornamento (per acquisire nuove specializzazioni) sono fondamentali [1, 2, 3]. La chirurgia plastica ed estetica, poi, è un campo in continua espansione, che tocca corde profonde come l’autostima e il benessere psicofisico [4, 5].

Oggi, però, ci sono sfide nuove: restrizioni sull’orario di lavoro, cambiamenti demografici, requisiti medico-legali sempre più stringenti. Come incastrare la formazione in tutto questo? Qui entrano in gioco le piattaforme di apprendimento online. Offrono flessibilità, accesso da ovunque e metodi interattivi, permettendoci di studiare quasi “al nostro ritmo” e di applicare subito ciò che impariamo [6, 7]. Ma non è solo una questione di nozioni. Un buon programma formativo crea anche una “comunità di pratica”, un gruppo di persone con interessi simili che scambiano idee, esperienze e risorse. È un valore aggiunto enorme [8].

Il Modello Kirkpatrick: Una Bussola per Valutare

E qui arriva il bello: come misuriamo se tutto questo funziona? Donald Kirkpatrick, già negli anni ’50, propose un modello a quattro livelli, diventato uno standard [9, 12]. Eccolo in sintesi:

  • Livello 1: Reazione. Ai partecipanti è piaciuto il corso? Hanno trovato utili i contenuti e piacevole l’esperienza?
  • Livello 2: Apprendimento. Hanno davvero imparato qualcosa? Le loro conoscenze e competenze sono migliorate?
  • Livello 3: Comportamento. Stanno applicando ciò che hanno imparato nel loro lavoro quotidiano?
  • Livello 4: Risultati. La formazione ha avuto un impatto tangibile sull’organizzazione (es. miglioramento cura del paziente, risultati economici)?

Questo modello è fantastico perché è strutturato, completo e orientato ai risultati [10, 13]. Lo studio che vi racconto si è focalizzato sui primi tre livelli, perché il quarto richiede più tempo per essere misurato e riguarda più l’organizzazione che i singoli partecipanti. Per farlo, hanno usato un approccio misto: questionari prima e dopo il corso, e analisi dei dati di log della piattaforma di apprendimento (Moodle).

Fotografia di un gruppo eterogeneo di medici in camice bianco che partecipano attivamente a una sessione di formazione online, visibili sui loro laptop in una sala conferenze luminosa. Alcuni sorridono, altri prendono appunti. Obiettivo zoom 35mm, profondità di campo, atmosfera collaborativa.

Livello 1 – Reazione: Piaciuto o Non Piaciuto?

Partiamo dalle basi: il corso è piaciuto? La risposta è un sonoro ! I partecipanti hanno mostrato un’elevata soddisfazione generale. Il 76% si è dichiarato “molto soddisfatto” e il 29% addirittura “estremamente soddisfatto”. Anche la frequenza degli incontri online e la durata del corso sono state valutate positivamente dalla maggioranza [Tabella 2]. Insomma, l’esperienza formativa è stata gradita.

Interessante anche l’analisi dei dati della piattaforma Moodle. Ogni partecipante si è connesso in media 56 volte durante il corso, accedendo migliaia di volte alle varie sezioni e attività [25]. Questo indica un buon livello di coinvolgimento. C’è un però: le attività di auto-apprendimento tra una sessione e l’altra venivano completate, nella maggior parte dei casi, solo dopo aver ricevuto un promemoria via email [Fig. 3]. Questo non significa necessariamente che i promemoria fossero l’unica motivazione; magari i partecipanti pianificavano lo studio più a ridosso della scadenza [27]. È comunque un dato su cui riflettere per ottimizzare i tempi e le modalità.

Un altro aspetto positivo emerso è la percezione della nascita di una “comunità di pratica”: il 68% dei partecipanti sentiva che si era formato questo network di scambio dopo il corso. Questo è fondamentale perché un’atmosfera positiva nel gruppo può influenzare la percezione stessa del corso (il cosiddetto “bandwagon effect”) [28]. Le piattaforme online, con forum e chat, sembrano facilitare molto questa dinamica [29, 30, 31, 32].

Livello 2 – Apprendimento: Cosa Hanno Imparato Davvero?

Ok, il corso è piaciuto. Ma i partecipanti hanno imparato qualcosa di concreto? Anche qui, i risultati sono incoraggianti. Confrontando le autovalutazioni pre e post-corso, è emerso un miglioramento significativo delle conoscenze in ben 11 categorie su 13 [Tabella 3]. Le aree con il maggior “salto” di conoscenza percepita sono state:

  • Preparazione del piano di trattamento
  • Sistema di iniezione
  • Tecnica di iniezione
  • Gestione delle complicanze

In queste aree, i partecipanti sono passati da un livello autovalutato tra “soddisfacente” e “sufficiente” a un livello “buono”. L’analisi statistica (Cohen’s d) ha confermato un effetto “forte” in 10 categorie su 13, indicando un guadagno di apprendimento notevole [21].

C’è stata anche una curiosità: in una categoria (“Aspetti legali e igiene”), i partecipanti hanno valutato la loro conoscenza leggermente più alta prima del corso che dopo! Questo potrebbe essere un esempio del famoso effetto Dunning-Kruger: a volte, quando sappiamo poco di un argomento, sovrastimiamo la nostra competenza. Imparando di più, diventiamo consapevoli della complessità e valutiamo le nostre capacità in modo più realistico [37].

Anche i dati della piattaforma Moodle supportano l’apprendimento: 69 post nei forum di scambio, 174 consegne per l’auto-apprendimento, 71 risposte a domande specifiche, 81 file caricati per compiti fotografici. C’era un test “deep dive” facoltativo: è stato tentato 768 volte e superato (con badge) 282 volte. Tutto questo traffico indica un impegno attivo nell’acquisire e consolidare le nozioni [38]. Ovviamente, l’apprendimento è influenzato da tanti fattori (stili personali, motivazione, contesto lavorativo) [39], ma un approccio “blended” (online + pratica) sembra funzionare bene in questo campo [41, 42].

Scatto d'azione di un chirurgo plastico concentrato durante una dimostrazione pratica di tecnica iniettiva su un modello anatomico facciale. Teleobiettivo 100mm, fast shutter speed per catturare il movimento preciso della mano, illuminazione da studio controllata.

Livello 3 – Comportamento: Dalla Teoria alla Pratica

Eccoci al punto cruciale: quello che hanno imparato, lo stanno usando? Qui i risultati sono sfumati, ma molto interessanti. Sei settimane dopo la fine del corso:

  • Il 74% dei partecipanti (14 su 19) aveva già eseguito iniezioni antirughe con tossina botulinica A. Tutti loro hanno dichiarato che il corso aveva aumentato la loro sicurezza nel farlo, grazie alle conoscenze anatomiche, ai principi teorici e alle tecniche apprese.
  • Solo il 21% (4 su 19) aveva eseguito iniezioni con filler dermici (es. acido ialuronico). Anche in questo caso, tutti hanno riportato un aumento della sicurezza grazie al corso, citando la solida base teorica (anatomia) e la conoscenza delle tecniche.

Perché questa differenza? Gli autori dello studio suggeriscono alcune ipotesi plausibili. Le iniezioni con tossina botulinica A sono generalmente considerate più semplici, con meno complicanze (e meno severe) rispetto ai filler [44, 45, 46]. L’effetto della tossina è temporaneo e reversibile naturalmente [44], mentre per l’acido ialuronico può servire un antidoto (ialuronidasi) [45]. Inoltre, la tossina ha un campo di applicazione più vasto [47]. È possibile che il corso, fornendo informazioni complete su rischi ed effetti collaterali [49], abbia reso i partecipanti più consapevoli e prudenti riguardo all’uso dei filler, portandoli ad un approccio più riflessivo. Oppure, semplicemente, potrebbero aver avuto meno opportunità pratiche di usare i filler nel loro contesto lavorativo specifico.

Ad ogni modo, il fatto che quasi tre quarti dei partecipanti abbiano messo in pratica le tecniche con la tossina botulinica, sentendosi più sicuri grazie al corso, è un risultato notevole. Dimostra che il trasferimento dalla teoria alla pratica (almeno per una parte del programma) c’è stato. Per favorire ulteriormente questo passaggio, sarebbero utili sessioni pratiche guidate (“hands-on”) per superare le barriere iniziali [13].

Cosa Ci Dice Tutto Questo? Riflessioni Finali

Tirando le somme, questo studio ci mostra che valutare la formazione con un metodo strutturato come il modello Kirkpatrick è incredibilmente utile. Abbiamo visto che c’è una correlazione positiva: alta soddisfazione (Livello 1) si associa a un buon apprendimento percepito (Livello 2). E questo apprendimento, almeno in parte, si traduce in cambiamenti concreti nel comportamento professionale (Livello 3), soprattutto per le tecniche percepite come più “accessibili” o sicure.

Certo, ci sono dei limiti: le valutazioni si basano molto sull’autopercezione dei partecipanti (potenziali bias), il campione era piccolo e specifico, e non si è misurata la ritenzione delle conoscenze a lungo termine. Però, i risultati sono chiari: il corso ha funzionato bene sui primi due livelli e ha mostrato un impatto positivo sul terzo. L’uso di piattaforme online e di metodi interattivi sembra essere una strategia vincente per coinvolgere e motivare i professionisti [50].

Il prossimo passo? Valutare il Livello 4 (Risultati), cioè l’impatto a lungo termine sull’organizzazione. Sarà interessante vedere se questi miglioramenti individuali si tradurranno in benefici misurabili per le cliniche e per la qualità generale delle cure.

Per me, la lezione principale è questa: investire in formazione è cruciale, ma investire nella valutazione della formazione lo è altrettanto. Solo così possiamo capire cosa funziona, cosa migliorare e come aiutare davvero i professionisti a crescere e a offrire il meglio ai loro pazienti.

Fonte: Springer

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