Foreste al posto dei campi? Viaggio nel valore nascosto del rimboschimento in Irlanda del Nord
Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante, un po’ diverso dal solito. Parleremo di alberi, campi, mucche, ma soprattutto di soldi… o meglio, di valore economico. Sì, perché anche la natura ha un suo valore, e capirlo è fondamentale per fare scelte intelligenti per il nostro futuro. Ci troviamo in Irlanda del Nord, una terra splendida, dove però l’agricoltura la fa da padrona, occupando ben tre quarti del territorio, soprattutto a pascolo. Bello, direte voi. Certo, ma c’è un “ma”.
Questa predominanza agricola, purtroppo, ha lasciato il segno. Pensate al deterioramento del suolo, alla qualità dell’acqua che peggiora… sono segnali che qualcosa, nel lungo periodo, non ha funzionato come doveva nella gestione delle risorse naturali. E non è solo un problema ambientale: alla lunga, ne risentono anche i redditi agricoli e la produttività stessa. Insomma, un circolo vizioso.
La Svolta Verde: Obiettivo Emissioni Zero
Per fortuna, qualcosa si sta muovendo. L’Irlanda del Nord si è data un obiettivo ambizioso: raggiungere le emissioni nette di carbonio zero entro il 2050. Tanta roba! E per farlo, una delle strategie chiave è proprio quella di cui parliamo oggi: convertire parte dei terreni agricoli in foreste. Questo processo si chiama rimboschimento (o afforestazione, se preferite il termine tecnico).
Certo, non è una passeggiata. Piantare alberi dove prima c’erano campi significa ridurre la produzione di cibo, che è il servizio ecosistemico più “visibile” e commercializzabile dell’agricoltura. È un sacrificio, inutile negarlo. Ma qui entra in gioco il concetto di servizi ecosistemici. Le foreste, infatti, non sono solo belle da vedere. Ci regalano un sacco di cose preziose:
- Produzione di legname
- Assorbimento di CO2 dall’atmosfera (il famoso sequestro del carbonio)
- Opportunità per attività ricreative e turismo
- Miglioramento della qualità dell’acqua (meno nitrati e fosforo che finiscono nei fiumi)
- Riduzione delle emissioni di gas serra legate all’allevamento
Insomma, si tratta di bilanciare i pro e i contro. Perdere un po’ di produzione alimentare per guadagnare tanti altri benefici, spesso meno “monetizzabili” ma altrettanto importanti per il nostro benessere e per l’ambiente.
Dare un Prezzo alla Natura: Il Framework LUMNI
Ma come si fa a confrontare cose così diverse come il valore del latte prodotto e il valore di una passeggiata nel bosco o dell’aria più pulita? Bella domanda! È qui che entriamo in gioco noi (parlo del team di ricerca dietro lo studio originale, ovviamente!). Abbiamo sviluppato un “framework”, una specie di cassetta degli attrezzi chiamata LUMNI (Land Use Model for Northern Ireland). L’idea è proprio quella di provare a dare un valore economico a tutti questi servizi ecosistemici, sia quelli di mercato (come cibo e legname) sia quelli “nascosti” (come il sequestro del carbonio, la qualità dell’acqua, le attività ricreative).
Non è facile, ve lo assicuro. Dare un prezzo a un paesaggio mozzafiato o alla biodiversità fa storcere il naso a molti, e per certi versi è comprensibile. L’economia non può spiegare tutto, e ci sono valori culturali, sociali, persino spirituali, che sfuggono ai calcoli. Però, diciamocelo, le decisioni politiche spesso si basano su analisi costi-benefici. Quindi, cercare di tradurre anche i benefici ambientali e sociali in termini economici può aiutare i politici e i pianificatori a fare scelte più consapevoli e a progettare incentivi efficaci per incoraggiare pratiche più sostenibili, come appunto il rimboschimento.
Il nostro approccio si ispira a lavori simili fatti in Gran Bretagna, Finlandia e Repubblica d’Irlanda. Usiamo dati geografici, modelli biofisici e tecniche di valutazione economica (anche quelle un po’ più sofisticate per i beni “senza prezzo”) per mappare e monetizzare i benefici dei diversi usi del suolo.
Come Abbiamo Calcolato il Valore dell’Agricoltura?
Per capire cosa si “perde” convertendo i terreni, dovevamo prima stimare il valore della produzione alimentare attuale. Abbiamo usato dati ufficiali super dettagliati:
- Il Farm Business Survey: una sorta di “bilancio” annuale di un campione rappresentativo di aziende agricole, con informazioni su bestiame, coltivazioni e redditi (abbiamo usato i dati 2016-18).
- Il Censimento Agricolo: registra capi di bestiame ed ettari coltivati a livello spaziale, per celle di 5 km quadrati (abbiamo usato i dati 2018).
Con i dati delle singole aziende, abbiamo costruito un modello statistico (una regressione lineare, per i più tecnici) per capire quanto ogni “fattore di produzione” (tipo, numero di mucche da latte, ettari a cereali, ecc.) contribuisce al reddito netto dell’agricoltore. Abbiamo scoperto cose interessanti, tipo che la specializzazione nella produzione di latte è generalmente più redditizia, o che coltivare foraggio oltre una certa soglia non conviene più.
Poi, abbiamo preso i “coefficienti” usciti da questo modello (che rappresentano il rendimento marginale di ogni fattore) e li abbiamo moltiplicati per i dati del censimento in ogni cella di 5 km². Et voilà! Abbiamo ottenuto una stima del valore della produzione alimentare per ogni pezzetto di territorio. Abbiamo confrontato i nostri risultati aggregati con le statistiche ufficiali e, a parte una differenza per gli ovini (dovuta al fatto che noi includevamo i sussidi nel reddito), i conti tornavano abbastanza.
E i Regali della Foresta? Quantifichiamoli!
Ok, abbiamo il valore dell’agricoltura. E quello delle foreste che prenderanno il suo posto? Qui abbiamo fatto delle ipotesi: ogni nuovo bosco è composto per il 75% da abete di Sitka (crescita rapida, buon legname) e per il 25% da quercia peduncolata (più lenta, ma preziosa per la biodiversità), con un 30% di spazio aperto per la ricreazione.
Ecco come abbiamo stimato i principali benefici:
- Legname: Abbiamo usato dati sulla resa attesa per ettaro delle due specie in diverse zone, i prezzi storici del legname, i costi di impianto e gestione (come il diradamento). Abbiamo poi “scontato” i ricavi futuri per tenere conto del fatto che un euro oggi vale più di un euro tra 50 anni (usando un tasso del 3,5%).
- Sequestro del Carbonio: Abbiamo usato il UK Woodland Carbon Code, uno strumento standard che stima quanta CO2 netta viene assorbita da un bosco nel tempo, considerando specie, suolo, gestione. Abbiamo moltiplicato questa CO2 per il prezzo del carbonio sul mercato ETS (il sistema di scambio delle quote di emissione europeo) per ottenere un valore monetario annuale.
- Qualità dell’Acqua: Qui abbiamo usato i risultati di uno studio precedente (un “choice experiment”) che chiedeva alle persone quanto sarebbero disposte a pagare per avere una buona qualità dell’acqua nei loro fiumi e laghi locali. Il valore cambia a seconda della qualità attuale dell’acqua nella zona.
- Ricreazione: Abbiamo analizzato i dati sulle visite ai siti ricreativi esistenti, identificando i fattori geografici che influenzano il numero di visite e il costo che le persone sostengono per raggiungerli (il “travel cost”). Questo ci ha permesso di stimare la “domanda in eccesso” di aree ricreative e quindi il valore potenziale di un nuovo bosco in ogni cella di 5 km².
Ovviamente, abbiamo anche calcolato il “costo” delle emissioni attuali dell’agricoltura (metano dal bestiame, protossido d’azoto dai fertilizzanti, ecc.), sempre usando il prezzo del carbonio ETS.
Cosa Ci Dicono le Mappe?
Mettendo insieme tutti questi dati, abbiamo creato delle mappe che mostrano la distribuzione spaziale dei diversi valori. È affascinante vedere come cambiano le cose da zona a zona!
Le aree con la produzione agricola di maggior valore (e anche con le maggiori emissioni) coincidono, non a caso, con quelle dove l’allevamento da latte è più intenso.
Il valore del legname e del sequestro del carbonio seguono invece la produttività potenziale degli alberi.
I benefici maggiori dal miglioramento della qualità dell’acqua si concentrerebbero vicino ai centri abitati (dove vive più gente che ne godrebbe), mentre il potenziale ricreativo è più alto nelle campagne popolate, forse perché lì mancano attualmente siti attrezzati.
Limiti Attuali e Prossimi Passi: Un Lavoro in Corso
Siamo stati onesti fin dall’inizio: il nostro modello LUMNI è un primo passo importante, ma ha i suoi limiti.
- Scala: Lavoriamo su celle di 5 km², quindi non vediamo le variazioni più fini all’interno di esse.
- Staticità: Il modello è “statico”, fotografa la situazione attuale (anno base 2018). Non simula come i valori cambiano dinamicamente se piantiamo foreste (ad esempio, il valore ricreativo di un nuovo bosco dipende da quanti altri ce ne sono già vicini).
- Alternative: Non abbiamo considerato opzioni intermedie come l’agroforestazione (alberi e coltivazioni/pascoli insieme), che potrebbe essere interessante.
- Interdipendenze: Non catturiamo bene gli effetti “a cascata” o a distanza (tipo, l’acqua più pulita in un punto beneficia chi sta a valle).
- Fattori Esterni: Non teniamo conto di come il cambiamento climatico influenzerà la crescita degli alberi o i rischi (come i parassiti), né degli impatti economici più ampi (ad esempio, sulla bilancia commerciale se si esporta meno carne).
- Prezzo del Carbonio: Usiamo il prezzo di mercato attuale, ma il “costo sociale” del carbonio (cioè il danno reale che provoca) è probabilmente molto più alto. Usare quello renderebbe il rimboschimento ancora più conveniente, soprattutto nelle aree ad alte emissioni come quelle del latte.
Insomma, come ha detto giustamente un revisore del nostro lavoro, questa ricerca è “una virgola, piuttosto che un punto fermo”. È un rapporto intermedio.
L’obiettivo futuro è trasformare LUMNI in uno strumento più sofisticato: dinamico, integrato, con una risoluzione spaziale più fine. Vogliamo poter considerare più fattori, come i diritti di proprietà, i rischi climatici, le incertezze di mercato e anche i valori culturali, che sono importantissimi per chi vive e lavora sul territorio. Vogliamo capire meglio perché, a volte, gli agricoltori sono riluttanti a partecipare ai programmi di rimboschimento anche quando sembrano convenienti sulla carta.
In Conclusione: Un Puzzle Complesso ma Necessario
Cambiare l’uso del suolo, passando da un’agricoltura intensiva a un maggior numero di foreste, è una sfida complessa per l’Irlanda del Nord. Il nostro lavoro con LUMNI cerca di mettere sul tavolo tutti i pezzi del puzzle economico, mostrando che oltre alla perdita della produzione alimentare ci sono tanti guadagni importanti, anche se a volte difficili da quantificare.
Anche con i suoi limiti attuali, questo framework aiuta a identificare le aree dove il rimboschimento potrebbe portare i maggiori benefici netti per la società e quelle dove invece sarebbe economicamente svantaggioso. È un primo passo per informare le decisioni politiche, progettare incentivi più efficaci e aumentare la consapevolezza sulle implicazioni economiche (in senso lato) del piantare alberi. La strada è ancora lunga, ma aver iniziato a mettere insieme i pezzi è già un risultato importante.
Fonte: Springer