ADAS alla Prova del Nove: Validiamo la Simulazione Virtuale per la Sicurezza del Futuro
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi appassiona tantissimo e che sta cambiando il modo in cui pensiamo alla sicurezza sulle nostre strade: gli ADAS, ovvero i Sistemi Avanzati di Assistenza alla Guida. Sapete, quelle tecnologie fantastiche come la frenata automatica d’emergenza (AEB) o il mantenimento della corsia che rendono le nostre auto sempre più intelligenti e sicure.
Il punto è: come facciamo a essere sicuri che questi sistemi funzionino davvero bene, prima ancora che arrivino sul mercato o mentre si diffondono? Testarli nel mondo reale è fondamentale, ma anche incredibilmente costoso, richiede tempo e, diciamocelo, non si possono replicare all’infinito tutte le possibili situazioni di pericolo. Ecco perché la simulazione virtuale sta diventando la nostra arma segreta.
La Sfida: Valutare l’Efficacia Reale degli ADAS
Pensateci: ogni anno, purtroppo, ci sono ancora troppi incidenti stradali. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ci dice che nel 2021 ci sono stati 1,19 milioni di morti sulle strade a livello globale. Numeri impressionanti che ci spingono a cercare soluzioni sempre più efficaci. Programmi come “Vision Zero” in Europa puntano a ridurre drasticamente le vittime entro il 2030 e ad azzerarle entro il 2050. Gli ADAS sono una pedina fondamentale in questa partita.
Ma valutare un ADAS non è semplice. Dobbiamo capire se evita l’incidente, ma anche, se l’impatto è inevitabile, quanto riesce a mitigarne la gravità. Qui entra in gioco un parametro chiave: il Delta-V ((Delta V)). In parole povere, è la variazione di velocità che subisce un veicolo durante l’urto. Perché è così importante? Perché è strettamente legato al rischio di lesioni (Injury Risk – IR) per chi è a bordo. Esistono curve specifiche che mettono in relazione il (Delta V) con la probabilità di subire lesioni di una certa gravità (ad esempio, MAIS 3+, che indica lesioni serie).
Il problema è che queste curve sono molto sensibili: una piccola variazione nel (Delta V) calcolato (anche solo 5 km/h) può cambiare drasticamente la stima del rischio di lesioni, con errori che possono arrivare anche al 20-25%! Capite bene, quindi, che se vogliamo usare la simulazione per valutare gli ADAS, dobbiamo essere assolutamente sicuri che il nostro strumento calcoli il (Delta V) in modo super preciso.
La Nostra Soluzione: Un Nuovo Strumento di Simulazione Virtuale (VFS)
Ed è qui che entra in gioco il nostro lavoro. Abbiamo sviluppato e validato uno strumento di Virtual Forward Simulation (VFS) pensato proprio per questo: valutare le performance degli ADAS stimando il rischio di lesioni in scenari di conflitto.
Come funziona? Immaginate di poter ricreare un incidente al computer. Il nostro software fa proprio questo. Utilizza un approccio chiamato Reduced Order Dynamic Model (RODM). Non spaventatevi per il nome! In pratica, modelliamo i veicoli in modo intelligente: non usiamo modelli super complessi come quelli dell’analisi agli elementi finiti (che richiedono giorni di calcolo), ma nemmeno modelli troppo semplificati basati solo sulla quantità di moto (che non ci dicono molto sulle deformazioni). Il nostro RODM è una via di mezzo: rappresenta l’auto con elementi tipo “aste” e “nodi”, collegati a un corpo di riferimento tramite molle virtuali che simulano la rigidezza della carrozzeria. Questo ci permette di simulare l’impatto in modo accurato, calcolando le forze scambiate, le deformazioni e, soprattutto, il fatidico (Delta V), il tutto con tempi di calcolo ragionevoli.

Il tool VFS è strutturato in moduli:
- Inizializzazione della Simulazione: Qui definiamo le auto (geometria, massa, rigidezza), eventuali ostacoli, le caratteristiche dell’ADAS che vogliamo testare (sensori, logiche di attivazione, capacità di frenata/sterzata) e le condizioni iniziali (velocità, posizione).
- Dinamica del Veicolo: Il software fa muovere le auto nell’ambiente virtuale, passo dopo passo (usiamo un time step di 5 millisecondi!), aggiornando velocità e posizione. Se un ADAS si attiva, prende lui il controllo della dinamica dell’auto.
- Risoluzione dell’Impatto: Se la collisione non viene evitata, entra in gioco il nostro RODM per simulare l’urto nel dettaglio, calcolando forze, deformazioni e (Delta V).
Questo ci permette di fare valutazioni sia a priori (testare un ADAS nuovo in scenari critici) sia a posteriori (vedere cosa sarebbe successo in un incidente reale se una delle auto avesse avuto un certo ADAS).
Mettere alla Prova il Nostro Strumento: La Validazione
Ok, tutto molto bello, ma come facciamo a fidarci dei risultati di questa simulazione? Semplice: l’abbiamo messa alla prova contro la realtà! Abbiamo condotto una validazione massiccia, usando ben 42 casi reali:
- 12 incidenti reali ripresi da telecamere di sorveglianza nella città di Prato. Abbiamo analizzato i video, ricostruito la dinamica e calcolato il (Delta V) “reale”.
- 25 incidenti reali estratti dal database IGLAD-PCM, che contiene dati super dettagliati sulla fase pre-impatto. Anche qui, avevamo un (Delta V) di riferimento.
- 5 crash test eseguiti presso la pista di prova dell’Università di Firenze, alcuni contro un muro inclinato (per simulare impatti “strisciati”) e altri contro una barriera con overlap ridotto (i temuti impatti “small overlap”).
Per ogni caso, abbiamo replicato l’evento nel nostro simulatore VFS e confrontato il (Delta V) calcolato dal nostro RODM con quello reale (o ricostruito/misurato). Non solo: abbiamo anche confrontato le deformazioni simulate con le foto delle auto incidentate reali.
Il Confronto: RODM vs Modello Basato sulla Quantità di Moto
Ma non ci siamo fermati qui. Volevamo capire quanto fosse davvero performante il nostro approccio. Così, abbiamo confrontato i nostri risultati con quelli ottenuti usando un altro tipo di modello di impatto, molto diffuso in alcuni software commerciali e presente in letteratura scientifica (sviluppato alla Graz University of Technology – TUG): un modello basato sull’impulso e la quantità di moto. Questo modello è veloce, ma ha dei limiti: non calcola le deformazioni e, come hanno mostrato altri studi, può avere qualche difficoltà con impatti non “pieni”, come quelli strisciati o con piccolo overlap.
Abbiamo quindi simulato tutti i 42 casi anche con questo modello impulsivo. I risultati? Beh, sono stati molto interessanti!

I Risultati: Precisione e Affidabilità
I numeri parlano chiaro. Il nostro strumento basato su RODM ha mostrato un’ottima corrispondenza con i dati reali:
- Negli incidenti da video sorveglianza, l’errore medio assoluto sul (Delta V) è stato di solo 1 km/h (contro 1.7 km/h del modello impulsivo). L’errore relativo medio è stato dell’8.7% (contro il 14.9%).
- Nei casi dal database IGLAD-PCM, l’errore medio assoluto è stato di 2 km/h (contro 5.2 km/h del modello impulsivo). L’errore relativo medio del 11.5% (contro il 28.3%).
- Nei crash test, il RODM ha gestito bene anche le configurazioni complesse, come quelle “sliding” contro il muro inclinato. Il modello impulsivo ha mostrato maggiori difficoltà, specialmente negli impatti “small overlap”, con errori sul (Delta V) anche superiori ai 15 km/h!
Anche il nostro RODM ha mostrato qualche limite negli impatti “small overlap” più severi, dove entra in gioco il fenomeno complesso dell’aggancio delle ruote (“wheel engagement”), ma in generale la sua performance è stata decisamente superiore, specialmente nelle configurazioni di impatto più varie e realistiche.
Ancora più importante è stato guardare l’impatto sull’Injury Risk (IR). Usando le curve di rischio MAIS 3+ basate sul (Delta V), abbiamo visto che il nostro RODM introduce errori molto contenuti nella stima del rischio (quasi sempre tra -10% e +10%), con una leggera tendenza a sovrastimare (il che è un approccio più conservativo e sicuro). Il modello impulsivo, invece, ha mostrato errori molto più ampi, sia in positivo che in negativo (anche oltre il 50-60%!).
E le deformazioni? Confrontando le forme deformate simulate dal nostro RODM con le foto reali degli incidenti e dei crash test, abbiamo visto una corrispondenza qualitativa davvero buona nella maggior parte dei casi. Questo ci dà ulteriore fiducia nella capacità del modello di catturare la fisica dell’impatto.

Un Esempio Pratico: Testare un AEB nel Mondo Reale (Virtuale)
Per farvi capire le potenzialità, abbiamo usato il nostro VFS per valutare un sistema AEB (frenata automatica d’emergenza) in tre scenari di incidente reali presi dal database IGLAD. Abbiamo simulato cosa sarebbe successo se una delle auto avesse avuto quell’AEB.
- In un caso di tamponamento, l’AEB non ha evitato l’urto, ma ha ridotto significativamente la velocità di impatto e il (Delta V), abbassando notevolmente il rischio di lesioni per entrambi i conducenti.
- In un altro tamponamento, l’AEB è riuscito a fermare l’auto appena in tempo, evitando completamente l’incidente.
- In un incidente frontale-laterale, però, è successa una cosa interessante: attivando l’AEB sull’auto “colpevole”, l’impatto avveniva comunque, ma con un (Delta V) leggermente superiore e quindi un rischio di lesioni maggiore rispetto all’incidente reale senza AEB! Perché? Perché la frenata ha ridotto l’eccentricità dell’impatto, rendendolo più “diretto” e quindi più severo in termini di (Delta V), nonostante la velocità di chiusura fosse leggermente inferiore. Questo dimostra quanto sia importante valutare gli ADAS in modo approfondito e non dare nulla per scontato!
Conclusioni: Un Passo Avanti per la Sicurezza
Cosa ci portiamo a casa da tutto questo? Che abbiamo tra le mani uno strumento VFS, basato su un modello RODM, che si è dimostrato affidabile e preciso nel simulare collisioni e nel calcolare il (Delta V). Offre un ottimo compromesso tra l’accuratezza dei metodi più complessi e la velocità dei modelli più semplici.
Questo strumento ci permette di valutare le performance degli ADAS in modo quantitativo, stimando il rischio di lesioni in tantissimi scenari diversi, cosa impossibile da fare solo con test reali. È un passo avanti fondamentale per progettare sistemi di sicurezza sempre più efficaci e per avvicinarci all’obiettivo di strade a zero vittime. Certo, c’è ancora margine di miglioramento, specialmente nella gestione di fenomeni molto specifici come il “wheel engagement”, ma la strada intrapresa è quella giusta. La simulazione virtuale non sostituirà mai completamente i test reali, ma è un alleato potentissimo per accelerare l’innovazione e rendere le nostre auto – e le nostre vite – più sicure.
Fonte: Springer
