Immagine concettuale sulla solitudine e la connessione sociale: una persona pensierosa in primo piano con sfondo sfocato di persone che interagiscono. Fotografia ritrattistica, 35mm, profondità di campo, tonalità blu e grigio duotone.

Solitudine in Croazia: Misurarla Davvero e Capire Chi Colpisce di Più

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un tema che tocca corde profonde in ognuno di noi: la solitudine. Non quella scelta, quella che ci rigenera, ma quella subita, quel senso di vuoto che nasce quando sentiamo una discrepanza tra le relazioni sociali che vorremmo e quelle che abbiamo davvero. È un’esperienza complessa, sfaccettata, e, diciamocelo, sempre più diffusa.

Mi sono imbattuto in uno studio affascinante che ha cercato di fare luce su questo fenomeno in un contesto specifico, quello croato. Perché proprio la Croazia? Beh, ogni paese ha le sue peculiarità culturali, sociali, demografiche che possono influenzare come viviamo la solitudine e la connessione sociale. E fino ad ora, mancava uno strumento breve, affidabile e validato proprio per misurare la solitudine lì.

L’Obiettivo: Uno Strumento Affidabile e Uno Sguardo Approfondito

Lo scopo principale di questa ricerca era duplice. Primo, tradurre e validare in croato la famosa “Three-Item Loneliness Scale”, una scala di valutazione della solitudine composta da sole tre domande, sviluppata originariamente da Hughes e colleghi basandosi sulla più estesa scala UCLA. Immaginate quanto possa essere utile uno strumento così agile nella ricerca o anche in contesti clinici! Secondo, esplorare come la solitudine si lega alla nostra rete sociale – quante persone frequentiamo, quanto sono diversificate le nostre relazioni – nella popolazione croata, tenendo conto anche di età e genere.

La solitudine non è depressione, timidezza o isolamento sociale, anche se può essere correlata. È proprio la percezione soggettiva di inadeguatezza delle proprie relazioni. Sappiamo che sentirsi soli cronicamente fa male, non solo all’umore (pensiamo a depressione, ansia, bassa autostima) ma anche alla salute fisica, aumentando persino il rischio di problemi cardiovascolari. Misurarla bene, quindi, è fondamentale.

Validare la Scala: Un Lavoro da Certosini

Il processo di traduzione e adattamento culturale di uno strumento come questo non è uno scherzo. Non basta tradurre parola per parola. Bisogna assicurarsi che il significato profondo delle domande rimanga intatto, che sia culturalmente appropriato e comprensibile per la popolazione locale. I ricercatori hanno seguito linee guida internazionali rigorose:

  • Traduzioni indipendenti dall’inglese al croato da parte di esperti bilingue.
  • Revisione delle traduzioni e discussioni per risolvere eventuali discrepanze, puntando al significato concettuale.
  • Coinvolgimento di un focus group di madrelingua croati per valutare chiarezza e adeguatezza culturale.
  • Retro-traduzione (dal croato all’inglese) da parte di altri esperti, all’oscuro della versione originale, per verificare la fedeltà concettuale.

Alla fine di questo processo meticoloso, la versione croata della scala a tre item era pronta. È stata poi somministrata tramite un sondaggio online anonimo a 309 adulti residenti in Croazia, insieme a un altro questionario, il Social Network Index (SNI), per misurare la loro connessione sociale (quanti ruoli sociali ricoprono, quante persone frequentano regolarmente, ecc.).

Fotografia ritrattistica di una persona seduta da sola su una panchina in un parco, con espressione pensierosa. Luce naturale, obiettivo 35mm, profondità di campo che sfoca leggermente lo sfondo per enfatizzare l'isolamento. Tonalità seppia e grigio duotone.

I Risultati: Cosa Ci Dice lo Studio Croato?

Ebbene, i risultati sono davvero interessanti! Prima di tutto, la versione croata della scala ha dimostrato di essere valida e affidabile. L’analisi fattoriale ha confermato che misura effettivamente un unico costrutto (la solitudine) e l’affidabilità interna era buona (alpha di Cronbach 0.82). Missione compiuta per il primo obiettivo!

Ma veniamo al legame con le reti sociali. Come ci si poteva aspettare, c’è una correlazione significativa: meno connessioni sociali hai, più tendi a sentirti solo. Fin qui, tutto abbastanza intuitivo. La sorpresa, però, sta nel dettaglio. Analizzando più a fondo, è emerso che il fattore più fortemente associato a livelli più bassi di solitudine era il numero di persone con cui i partecipanti avevano contatti regolari. In altre parole, in questo campione croato, la quantità dei contatti sembrava pesare un po’ di più della loro qualità (intesa come diversità dei ruoli sociali o numero di ambiti in cui si è attivi).

Giovani e Anziani: Due Facce della Solitudine

Un altro dato che mi ha colpito riguarda l’età. È emersa un’associazione negativa significativa tra età e solitudine, indicando che i più giovani nel campione riportavano livelli di solitudine maggiori. Pensiamoci un attimo: l’adolescenza e la giovane età adulta sono periodi di grandi transizioni (scuola, università, lavoro, nuove relazioni), di costruzione dell’identità, spesso accompagnati da pressioni sociali e, oggi più che mai, da dinamiche complesse legate alla comunicazione digitale che, paradossalmente, non sempre si traduce in vera connessione emotiva.

Dall’altro lato, anche se il campione di persone più anziane (over 60) era piccolo (solo il 3%, un limite dello studio da tenere a mente), i dati suggeriscono una dinamica diversa per loro. Negli anziani, era l’avere meno domini di rete attivi (cioè essere coinvolti in meno ambiti sociali, come famiglia, amici, volontariato, ecc.) ad essere associato a una maggiore solitudine rispetto agli altri gruppi di età. Questo ha senso se pensiamo ai cambiamenti tipici di questa fase della vita: pensionamento, possibile perdita di amici o partner, limitazioni fisiche che possono ridurre la partecipazione sociale.

Interessante notare che, in questo studio, non sono emerse differenze significative legate al genere.

Macro fotografia di un grafico a barre su un foglio di carta, che mostra livelli di solitudine per diverse fasce d'età. Obiettivo macro 100mm, alta definizione, messa a fuoco precisa sul grafico, illuminazione controllata da studio.

Il Contesto Culturale Conta

I ricercatori sottolineano l’importanza di considerare il contesto croato, descritto come un mix di tratti culturali individualistici e collettivistici. Come queste specificità culturali influenzino esattamente la relazione tra solitudine e reti sociali è una domanda aperta, che merita ulteriori indagini. Studi precedenti in altre culture hanno mostrato risultati contrastanti su quali gruppi siano più vulnerabili, suggerendo che le norme culturali giocano un ruolo non indifferente.

Cosa Portiamo a Casa?

Questo studio, pur con i suoi limiti (disegno trasversale che non permette di stabilire cause ed effetti, campione sbilanciato verso giovani donne), ci offre spunti preziosi.

  • Abbiamo uno strumento validato, breve e affidabile per misurare la solitudine in Croazia, utile per la ricerca futura e potenzialmente per screening in ambito sanitario.
  • Viene confermata l’importanza delle connessioni sociali nel contrastare la solitudine.
  • Emerge un quadro interessante sulle differenze legate all’età: i giovani sembrano soffrire di più la solitudine in generale (forse legata al numero di contatti?), mentre per gli anziani sembra cruciale mantenere attive diverse sfere sociali.
  • Ci ricorda che studiare questi fenomeni in contesti culturali specifici è fondamentale per capire davvero le dinamiche in gioco.

Insomma, la lotta alla solitudine passa anche attraverso la capacità di misurarla correttamente e di capire quali aspetti della nostra vita sociale sono più protettivi nelle diverse fasi della vita e nei diversi contesti culturali. Un piccolo passo fatto in Croazia, ma che contribuisce al grande puzzle della comprensione di un’esperienza umana universale.

Fonte: Springer

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