LPFS-BF 2.0 in Salsa Italiana: Funziona Davvero per Capire la Personalità?
Ciao a tutti, appassionati di psiche e dintorni! Oggi vi porto dietro le quinte di un lavoro che mi ha tenuto impegnato e che, credetemi, ha delle implicazioni super interessanti per chiunque si occupi di come “funzioniamo” a livello di personalità. Parliamoci chiaro: per anni, quando si parlava di disturbi di personalità, si tendeva a mettere le persone in “scatole”, in categorie ben definite. Un po’ come dire “tu sei così, tu sei cosà”. Ma la mente umana, si sa, è molto più sfumata, un arcobaleno di caratteristiche piuttosto che una serie di etichette nette.
Fortunatamente, il mondo della psicologia e della psichiatria si sta muovendo verso modelli più dimensionali. Immaginate un continuum, dove ognuno di noi si posiziona in un punto diverso per quanto riguarda il proprio funzionamento. Uno dei sistemi che ha abbracciato questa visione è il famoso DSM-5, che nella sua sezione III ha introdotto il Modello Alternativo per i Disturbi di Personalità (AMPD). E qui entra in gioco il nostro protagonista: la Level of Personality Functioning Scale – Brief Form 2.0 (LPFS-BF 2.0).
Ma cos’è questa LPFS-BF 2.0? E perché “Brief Form”?
Pensatela come una sorta di “termometro” rapido e agile per misurare il livello di funzionamento della personalità. È un questionario di autovalutazione (sì, lo compila la persona stessa!) composto da sole 12 domande. “Brief” sta proprio per questo: è breve, conciso, pensato per dare un’indicazione veloce ma significativa. L’idea è quella di valutare due macro-aree fondamentali, come definite dal Criterio A dell’AMPD:
- Il funzionamento del Sé: come percepiamo noi stessi, la nostra identità, i nostri obiettivi.
- Il funzionamento Interpersonale: come ci relazioniamo con gli altri, la nostra capacità di empatia e intimità.
Questo strumento è diventato così rilevante che persino l’International Consortium for Health Outcomes Measurement (ICHOM) lo ha inserito nel set minimo di misure da utilizzare per i disturbi di personalità a livello globale. Mica male, eh? Però, essendo relativamente nuovo, c’è bisogno di studi che ne confermino le qualità psicometriche, soprattutto nelle diverse lingue e contesti culturali.
La Sfida Italiana: Validare la LPFS-BF 2.0 per Noi
Ed eccoci al dunque! Ci siamo chiesti: questa LPFS-BF 2.0, tradotta in italiano, funziona bene come l’originale? È affidabile? Misura davvero quello che dice di misurare? Domande cruciali, perché avere strumenti validi è fondamentale sia per la ricerca che per la pratica clinica. Immaginate di voler capire se una terapia sta aiutando una persona a migliorare il proprio funzionamento di personalità: serve uno strumento che sia sensibile ai cambiamenti ma anche stabile nel tempo se non ci sono interventi.
Così, ci siamo messi all’opera. Abbiamo coinvolto un bel gruppo di persone, 482 adulti italiani per la precisione (con una netta maggioranza femminile, ma con un range d’età bello ampio, dai 18 agli 83 anni!), che non avevano una diagnosi clinica specifica. Un campione “normale”, per così dire, per vedere come si comporta lo strumento nella popolazione generale.
Cosa abbiamo analizzato nel dettaglio?
- Struttura interna: Le 12 domande si raggruppano davvero nei due fattori attesi (Sé e Interpersonale) o magari funzionano meglio tutte insieme come un unico grande indicatore?
- Stabilità temporale: Se una persona compila il questionario oggi e poi di nuovo tra qualche settimana (nel nostro caso, circa 11 settimane e mezzo dopo), i punteggi saranno simili? Questa è la prima volta che si testa questa caratteristica per la LPFS-BF 2.0!
- Validità di costrutto: I punteggi della LPFS-BF 2.0 “vanno a braccetto” con quelli di altri questionari che misurano costrutti simili (come problemi nella percezione di sé, difficoltà interpersonali, disfunzioni generali della personalità)? E, viceversa, si distinguono da misure di malessere psicologico più generale o dalla qualità della vita?
I Risultati: Promossa a Pieni Voti (o Quasi)!
Ebbene, i risultati sono stati decisamente incoraggianti! Partiamo dalla struttura interna. L’analisi fattoriale confirmatoria (un metodo statistico bello tosto) ha confermato che il modello a due fattori – Sé e Interpersonale – è quello che “calza” meglio ai dati italiani. Questo è in linea con la teoria dell’AMPD e con la maggior parte degli studi internazionali. Quindi, sì, le due dimensioni del funzionamento della personalità emergono chiaramente anche da noi.
Passiamo alla stabilità temporale. Qui abbiamo una primizia: per la prima volta è stata testata, e i risultati sono ottimi! Sia il punteggio totale che i punteggi delle due sottoscale (Sé e Interpersonale) hanno mostrato una stabilità elevata dopo quasi tre mesi. Questo significa che lo strumento è robusto e non dà risultati “ballerini” a caso nel breve-medio termine, se non intervengono fattori significativi. Parliamo di correlazioni superiori a .70, che in gergo psicometrico è un gran bel risultato.
E la validità di costrutto? Anche qui, buone notizie. I punteggi della LPFS-BF 2.0 (totale, Sé e Interpersonale) hanno mostrato correlazioni significative e di entità medio-alta con misure esterne di funzionamento problematico del sé e interpersonale, con la disfunzione generale della personalità, ma anche con sintomi psicologici generali e una minore qualità della vita. Come ci aspettavamo, le correlazioni erano più forti con misure concettualmente più vicine (ad esempio, altri strumenti che valutano aspetti della personalità) rispetto a quelle che misurano un disagio psicologico più generico. Questo ci dice che la LPFS-BF 2.0 riesce a cogliere specificamente gli aspetti del funzionamento della personalità, distinguendoli, almeno in parte, da un malessere psicologico più ampio.
Un aspetto interessante è che la sottoscala del Sé sembra correlare in modo più diffuso con vari indicatori di malessere, mentre quella Interpersonale pare più specifica nel legarsi a problemi relazionali e di funzionamento della personalità. Questo potrebbe indicare che le difficoltà nel Sé hanno un impatto più generalizzato, mentre quelle interpersonali sono, appunto, più focalizzate sulle relazioni.
Cosa Significa Tutto Questo in Pratica?
Beh, significa che anche noi in Italia abbiamo a disposizione uno strumento breve, agile e psicometricamente solido per valutare il funzionamento della personalità. Questo è un grande vantaggio:
- Per i ricercatori: possono usarlo per studiare come il funzionamento della personalità si lega ad altri aspetti della salute mentale, come si sviluppa nel tempo, ecc.
- Per i clinici: può essere un ottimo strumento di screening iniziale per identificare persone che potrebbero avere difficoltà significative nel funzionamento della personalità e che potrebbero beneficiare di un approfondimento diagnostico o di un intervento. Può anche essere usato per monitorare l’efficacia di una terapia nel tempo.
Insomma, la versione italiana della LPFS-BF 2.0 si è dimostrata all’altezza delle aspettative, con proprietà psicometriche simili alla versione originale e ad altri adattamenti internazionali. Questo rafforza l’idea che il modello AMPD, e in particolare il Criterio A, sia un costrutto valido e trasversalmente riconoscibile.
C’è Sempre un “Ma”: Limiti e Prospettive Future
Come ogni studio che si rispetti, anche il nostro ha qualche limite. È importante essere trasparenti! Ad esempio, ci siamo basati esclusivamente su misure di autovalutazione. Sarebbe fantastico, in futuro, integrare questi dati con valutazioni fatte da clinici esperti o con dati raccolti in contesti sperimentali, per avere un quadro ancora più completo. Le autovalutazioni sono preziose, ma a volte la consapevolezza di sé può essere limitata, specialmente quando ci sono disturbi di personalità.
Un altro punto riguarda la consistenza interna della sottoscala Interpersonale. Anche se accettabile, è risultata un po’ più bassa rispetto a quella del Sé (un Omega di McDonald di 0.635). Questo non è una novità assoluta del nostro studio; è un pattern che si ritrova spesso in letteratura anche per altre versioni della LPFS-BF 2.0. Forse le difficoltà interpersonali sono più eterogenee o più difficili da cogliere con domande standardizzate, specialmente quelle relative all’empatia. Alcuni item, in particolare quelli sulla difficoltà a capire i pensieri e i sentimenti altrui o ad accettare opinioni diverse, hanno mostrato legami un po’ più deboli con il loro fattore di riferimento. Questo potrebbe anche suggerire che certi aspetti del funzionamento interpersonale vengano interpretati in modo leggermente diverso nel contesto italiano, nonostante studi precedenti abbiano mostrato una buona invarianza cross-culturale generale dello strumento.
Infine, abbiamo testato la stabilità temporale, ma con solo due misurazioni non possiamo distinguere perfettamente tra stabilità vera e propria e affidabilità intrinseca dello strumento. E non avevamo informazioni su eventuali percorsi psicoterapeutici intrapresi dai partecipanti tra una misurazione e l’altra, anche se l’intervallo breve rende meno probabile un impatto massiccio.
In Conclusione: Un Passo Avanti per la Comprensione della Personalità
Nonostante queste piccole note a margine, che sono più che altro spunti per ricerche future, il messaggio principale è decisamente positivo. Lo studio ha fornito prove solide sulla validità strutturale e di costrutto della versione italiana della LPFS-BF 2.0, e per la prima volta ne ha dimostrato l’elevata stabilità temporale.
Avere a disposizione uno strumento come questo, che con sole 12 domande ci dà indicazioni preziose sul funzionamento del Sé e sulle relazioni Interpersonali, è una risorsa importante. Ci aiuta a muoverci verso una valutazione della personalità più dimensionale, più attenta alle sfumature individuali, e in definitiva, più utile per aiutare le persone a stare meglio. E questo, per chi come me si occupa di queste tematiche, è ciò che conta davvero!
Fonte: Springer