Visualizzazione artistica di diverse piattaforme vaccinali (proteine, DNA, virus ricombinante, pseudovirus) che circondano una rappresentazione stilizzata del virus Bas-Congo, simboleggiando la ricerca di un vaccino efficace. Obiettivo macro, 60mm, alta definizione, illuminazione controllata, colori vivaci su sfondo scuro per enfasi.

Virus Bas-Congo: A Caccia del Vaccino Perfetto, le Mie Scoperte sul Campo!

Amici scienziati e curiosi di ogni sorta, oggi vi porto con me in un’avventura scientifica che ha il sapore della scoperta e l’urgenza della prevenzione. Parliamo del virus Bas-Congo, o BASV per gli amici. Un tipetto piuttosto nuovo sulla scena, un rhabdovirus che nel 2009 ha fatto parlare di sé causando una brutta febbre emorragica nella Repubblica Democratica del Congo. Immaginate la scena: febbre alta, debolezza, dolori e, nei casi peggiori, emorragie. Purtroppo, due dei tre pazienti coinvolti in quel focolaio non ce l’hanno fatta.

Il guaio è che questo BASV è un fantasma: non siamo ancora riusciti a isolarlo per bene in laboratorio. E capite bene che senza il “colpevole” in mano, sviluppare cure o vaccini è come cercare un ago in un pagliaio. Però, grazie al cielo, il suo genoma è stato quasi completamente sequenziato da un campione clinico. Questo ci dà un appiglio, una mappa per iniziare a lavorare.

Nonostante non ci siano stati altri focolai segnalati da allora, studi recenti hanno mostrato una certa diffusione del virus (sieroprevalenza) nella regione di Mangala, tredici anni dopo la prima apparizione. Questo suggerisce che la gente del posto potrebbe essere esposta regolarmente. Quindi, anche se non fa notizia tutti i giorni, il BASV è lì, e dobbiamo essere pronti. Ecco perché mi sono messo al lavoro per esplorare possibili candidati vaccinali.

La Sfida: Come Creare un Vaccino per un Virus “Fantasma”?

Se non possiamo avere il virus intero, possiamo almeno studiarne i pezzi, no? In particolare, ci siamo concentrati sulla proteina G (BASV-G), una specie di “chiave” che il virus usa per entrare nelle nostre cellule. L’idea è semplice: se insegniamo al nostro sistema immunitario a riconoscere questa proteina G, potremo bloccare l’infezione sul nascere. Ho deciso di testare ben quattro approcci diversi, quattro “modalità vaccinali”, per vedere quale funzionasse meglio nell’indurre la produzione di anticorpi neutralizzanti, quelli che davvero contano per fermare il virus.

I Quattro Contendenti sul Ring Vaccinale

Ecco i candidati che ho messo alla prova, utilizzando il cDNA sintetico della proteina BASV-G come punto di partenza:

  • La Proteina Ricombinante: Un Classico Rivisitato. Ho prodotto la proteina BASV-G in cellule di insetto usando un baculovirus ricombinante. L’idea è iniettare direttamente la proteina purificata per stimolare il sistema immunitario. Un approccio rodato, ma con le sue incognite.
  • Il Vaccino a DNA: L’Istruzione Genetica. Qui, invece di dare la proteina, forniamo le “istruzioni” (un plasmide di DNA) alle cellule del nostro corpo per produrla da sole. Un po’ come dare la ricetta invece della torta già pronta.
  • Il Virus Vaccinico Ricombinante: Un Cavallo di Troia Virale. Ho usato un virus vaccinico (quello del vaiolo, ma in una versione super attenuata e sicura, chiamata LC16m8) modificato per esprimere la proteina BASV-G. Questo virus “buono” entra nelle cellule e fa produrre loro la proteina virale, allertando il sistema immunitario.
  • Lo Pseudovirus Inattivato (VLP): L’Esca Perfetta. Ho creato delle particelle simili al virus (Virus-Like Particles, VLP) basate sul virus della stomatite vescicolare (VSV), ma “vestite” con la proteina BASV-G sulla superficie. Queste particelle sembrano il BASV, ma sono innocue. Per renderle ancora più sicure, le ho inattivate con perossido di idrogeno (H₂O₂), una tecnica che si sta rivelando molto promettente perché inattiva il virus senza danneggiare troppo la sua capacità di stimolare l’immunità.

Primo piano di mani guantate di uno scienziato che manipolano con cura una fiala etichettata 'BASV-G protein' in un ambiente di laboratorio sterile. Obiettivo macro, 80mm, alta definizione, messa a fuoco precisa, illuminazione controllata.

La Prova del Nove: I Test sui Conigli

Per valutare l’efficacia di questi quattro candidati, li ho somministrati a gruppi di conigli (tranquilli, tutto secondo rigidi protocolli etici approvati!). L’obiettivo? Misurare la quantità di anticorpi neutralizzanti specifici per il BASVpv (lo pseudovirus che esprime la proteina G del BASV) nel loro siero. Questi anticorpi sono la prima linea di difesa, capaci di “neutralizzare” il virus prima che possa infettare le cellule.

Ho seguito uno schema di immunizzazione specifico per ogni candidato, con richiami a intervalli regolari, e ho prelevato campioni di sangue per monitorare la risposta immunitaria. Per la proteina ricombinante e il vaccino a DNA, ho fatto 5 inoculazioni a intervalli di 2 settimane. Per il virus vaccinico ricombinante, 2 inoculazioni a distanza di un mese. Per lo pseudovirus inattivato, 4 inoculazioni a intervalli di 2 settimane, testando due diverse dosi (10⁸ e 10⁹ Unità Trasducenti o TU).

I Risultati: Chi Ha Vinto la Sfida?

Ebbene, i risultati sono stati… illuminanti! Non tutti i candidati si sono comportati allo stesso modo, e questo è il bello della ricerca!

Partiamo dal meno performante: la proteina BASV-G ricombinante. Nonostante 5 inoculazioni, i titoli di anticorpi neutralizzanti sono rimasti piuttosto bassi (1:400–800). Perché? Beh, una possibile spiegazione è la differenza nella “zucchera tura” (glicosilazione) delle proteine tra le cellule di insetto (dove l’ho prodotta) e le cellule di mammifero. Le proteine virali spesso hanno zuccheri attaccati, e se questi zuccheri sono diversi da quelli che il sistema immunitario si aspetta, la risposta può essere più debole. Inoltre, ho dovuto usare urea per solubilizzare la proteina, e questo potrebbe averne alterato un po’ la struttura e quindi l’antigenicità.

Il vaccino a DNA (BASV-G/pCAGGS) è andato decisamente meglio. Già dopo la prima o seconda iniezione si vedevano anticorpi neutralizzanti, e il titolo ha raggiunto un plateau dopo la terza, arrivando a livelli notevoli (1:25,600–51,200) dopo la quinta iniezione. Questo conferma che fornire le istruzioni genetiche è una strategia valida!

Ma i veri campioni sono stati gli ultimi due:

  • Il virus vaccinico ricombinante (recBASV-G/LC16m8) si è dimostrato un potente induttore di anticorpi neutralizzanti. Già dopo la prima inoculazione (con 10⁷ pfu), i livelli erano alti, raggiungendo un picco di 1:25,600–51,200 dopo la seconda. E la cosa bella del ceppo LC16m8 è che è super sicuro, usato in Giappone negli anni ’70 come vaccino per il vaiolo senza effetti collaterali gravi.
  • E il vincitore assoluto, in termini di potenza e rapidità, è stato lo pseudovirus inattivato con H₂O₂ (H₂O₂-BASVpv), specialmente alla dose più alta (10⁹ TU). Già dopo la prima inoculazione, i conigli mostravano una risposta significativa, e dopo la seconda il titolo anticorpale ha raggiunto un plateau elevatissimo (1:25,600–204,800)! Anche la dose più bassa (10⁸ TU) ha funzionato bene, raggiungendo un picco dopo la terza inoculazione (1:12,800–102,400).

Visualizzazione microscopica stilizzata di particelle virali a forma di proiettile (rhabdovirus) con anticorpi che si legano alle loro glicoproteine di superficie. Alta definizione, messa a fuoco precisa, con un sottile effetto duotone blu e verde acqua per rappresentare una visualizzazione scientifica. Obiettivo macro, 100mm.

Perché Questi Risultati Ci Entusiasmano?

Questi risultati sono davvero promettenti! Dimostrano che sia il virus vaccinico ricombinante che, soprattutto, le VLP inattivate con perossido di idrogeno sono strategie efficaci per indurre una forte risposta anticorpale neutralizzante contro il BASV, o almeno contro il suo pseudotipo.

L’inattivazione con H₂O₂ è particolarmente interessante. È un metodo che sta guadagnando terreno perché riesce a inattivare i virus rapidamente e con un danno minimo alla loro immunogenicità. Abbiamo visto che funziona bene per altri virus come LCMV, West Nile, influenza ed Ebola, e il nostro H₂O₂-BASVpv sembra essere un altro esempio di successo di questa strategia. La possibilità di ottenere una buona risposta immunitaria anche con una singola dose di H₂O₂-BASVpv ad alto titolo è una prospettiva molto allettante per una vaccinazione rapida e sicura.

È importante sottolineare che la specificità degli anticorpi è stata confermata: i sieri dei conigli immunizzati non neutralizzavano uno pseudovirus VSV di controllo, il che significa che la risposta era mirata proprio contro la proteina G del BASV.

Cosa Ci Riserva il Futuro?

Questo è solo l’inizio, amici. È il primo studio che getta le basi per lo sviluppo di candidati vaccinali contro il BASV. Certo, c’è ancora da fare. Ad esempio, sarà fondamentale valutare la risposta delle cellule T (un altro braccio importante del nostro sistema immunitario) indotta da questi candidati più promettenti. E, naturalmente, il sogno nel cassetto resta quello di isolare il virus BASV infettivo per poter testare i vaccini in condizioni ancora più realistiche.

Ma ogni grande viaggio inizia con un primo passo, e credo che con questo studio ne abbiamo fatto uno importante nella giusta direzione. Prepararsi a future, possibili epidemie di febbri emorragiche causate da virus emergenti come il BASV è un dovere, e la ricerca di vaccini efficaci è la nostra arma più potente.

Spero che questo piccolo spaccato del mio lavoro vi abbia incuriosito e mostrato come, anche di fronte a nemici invisibili e sfuggenti, la scienza non smette mai di cercare soluzioni!

Fonte: Springer

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