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Vaccino RSV: Ho Spiato negli SMS degli Over 60 per Capire Cosa Pensano Davvero!

Ehilà, amici lettori! Oggi voglio portarvi con me in un’avventura un po’ insolita, nel mondo della salute pubblica e, più precisamente, in quello che la gente pensa davvero di un nuovo arrivato nel panorama dei vaccini: quello contro il Virus Respiratorio Sinciziale, o RSV. Sapete, quando esce un nuovo vaccino, specialmente dopo l’esperienza del COVID-19, le reazioni possono essere le più disparate. E come fare a capirle davvero, al di là dei sondaggi formali?

Beh, un gruppo di ricercatori ha avuto un’idea geniale: analizzare le risposte non richieste via SMS inviate da adulti over 60 a una campagna di sensibilizzazione promossa da una grande catena di farmacie americane nel 2023. Immaginatevi la scena: migliaia di messaggini, scritti di getto, che rivelano pensieri, dubbi, paure e speranze. Una miniera d’oro di informazioni spontanee!

Un’Indagine Digitale nel Cuore delle Opinioni

L’intervento di salute digitale (DHI, per gli amici) usava dei “nudge”, delle spintarelle gentili via SMS, per incoraggiare la vaccinazione RSV. E la gente ha risposto, eccome! Decine di migliaia di messaggi sono tornati indietro. In questo studio esplorativo, di cui vi parlo oggi, si è usata l’analisi tematica e il “structural topic modelling” (un modo figo per dire che hanno usato algoritmi per trovare argomenti ricorrenti) per capire cosa frullava nella testa di questi over 60.

L’obiettivo? Estrarre i temi principali (tipo “Rifiuti gentili”, “Disgusto morale”, ecc.), il sentimento generale (da negativo a positivo) e la funzione del messaggio (da emotivo a pratico). Insomma, una vera e propria radiografia delle attitudini e dei fattori che influenzano la decisione di vaccinarsi o meno contro l’RSV.

Sono emersi ben 10 temi dall’analisi tematica manuale e altri 30 più specifici dal modello computerizzato. Una cosa interessante è che gli atteggiamenti espressi sono cambiati nel corso dell’intervento: meno negatività verso la fine. Chi non si era vaccinato contro l’influenza e chi aveva un’assicurazione commerciale tendeva a rispondere più spesso che non si sarebbe vaccinato.

E le “spintarelle”? Beh, anche il modo in cui veniva formulato il messaggio contava. Quelli che parlavano delle conseguenze emotive hanno ricevuto più risposte, mentre quelli che facevano leva sul “rimpianto anticipato” (tipo “non vorrai mica perderti la festa del nipotino per colpa dell’RSV?”) ne hanno ricevute meno. Questo studio, quindi, va oltre le solite ricerche, usando risposte spontanee per capire l’opinione pubblica su un nuovo vaccino, con spunti utilissimi per future campagne, non solo per l’RSV.

Il Contesto Post-COVID e la Fiducia

Capire i determinanti della vaccinazione RSV era cruciale, specie perché il vaccino è stato introdotto in un periodo particolare. Dopo la pandemia, c’erano almeno tre nuove influenze da considerare:

  • Preoccupazioni sui vaccini a mRNA: Alcuni temevano che i vaccini COVID fossero stati approvati troppo in fretta, e questa diffidenza poteva estendersi ai nuovi vaccini RSV, anche se basati su tecnologie diverse (proteina F prefusione) o, nel caso di quelli futuri, anche a mRNA.
  • Nuovi determinanti comportamentali: Il COVID ha introdotto barriere alla vaccinazione legate a teorie cospirazioniste e convinzioni politiche. Ci si chiedeva se il vaccino RSV avrebbe seguito la stessa scia negativa o quella, generalmente più positiva, del vaccino antinfluenzale. Le prime evidenze suggeriscono che l’RSV sia meno polarizzante, con barriere più legate alla scarsa percezione del rischio e poca conoscenza del virus.
  • Cambiamenti nelle fonti credibili: La fiducia in istituzioni come il CDC americano era calata per alcuni. Ma i farmacisti? Loro sì che sembrano aver mantenuto e persino rafforzato il loro ruolo!

I farmacisti, infatti, sono diventati un punto di riferimento accessibile. La maggior parte degli americani vive vicino a una farmacia, e da quando possono somministrare vaccini, i tassi di vaccinazione sono aumentati, specialmente per gli anziani. Sono spesso più economici e hanno orari più flessibili dei medici. E la fiducia? Altissima! Oltre il 90% degli americani si fida dei farmacisti. Le risposte SMS inviate in questo contesto, quindi, erano probabilmente percepite come una comunicazione diretta con la farmacia o il farmacista, offrendo uno spaccato sincero del processo decisionale.

Un uomo anziano sorridente riceve una consulenza da un farmacista in una farmacia ben illuminata. Il farmacista indica qualcosa su un tablet. Obiettivo prime 50mm, luce naturale diffusa, focus preciso sull'interazione amichevole tra i due. L'immagine trasmette fiducia e accessibilità.

Certo, analizzare risposte spontanee ha i suoi pro e contro. I sondaggi tradizionali possono essere influenzati da come si pongono le domande o dal desiderio di dare risposte socialmente accettabili. I social media, d’altro canto, possono amplificare le polarizzazioni. Le risposte private a un SMS dalla propria farmacia, invece, pur non essendo esenti da bias, offrono una lente diversa, più intima.

SMS per gli Over 60: Funziona?

Un altro aspetto interessante è l’uso degli SMS per gli anziani. Funzionano? Alcune ricerche suggeriscono che potrebbero avere difficoltà a rispondere in formati standardizzati o preferire contenuti diversi. Visto che il vaccino RSV è specifico per questa fascia d’età, le loro risposte a un DHI via SMS sono preziose per capire l’efficacia di questo canale.

Questo studio si basa su metodi qualitativi, perfetti quando un fenomeno non è ben compreso o si vuole approfondire l’esperienza soggettiva. E diciamocelo, l’esperienza della vaccinazione RSV all’inizio era proprio un territorio inesplorato! L’analisi di queste risposte “dal campo” può far luce anche su popolazioni spesso sottorappresentate nella ricerca sulle attitudini ai vaccini, come appunto gli anziani.

Cosa Hanno Detto Davvero: I Temi Caldi

L’analisi ha identificato 10 temi principali, tra cui i più frequenti erano “Azioni, risposte automatiche, ecc.” (25.85%), “Non mi vaccinerò” (20.49%) e “Stop” (17.82%). Il modello più granulare ha trovato 30 temi, come “Suppliche di no con menzione di eventi avversi” (8.05%), “FAQ RSV vs. Influenza” (7.10%) e “Risposte aziendali” (6.50%).

I ricercatori hanno poi organizzato questi 30 temi su due assi: valenza (da negativa a positiva) e intento (da emotivo a pratico). Pensate un po’, persino le richieste di “Stop” avevano sfumature diverse: “Abbandoni complessi”, “Rifiuti gentili” e “Addii frustrati”. C’erano anche risposte “nonsense”, piene di emoji, o in altre lingue, e comunicazioni chiaramente non pertinenti all’RSV ma destinate alla farmacia per altri motivi (tipo “Cibo”!).

E le emoji? Un tripudio! La loro dimensione in una “nuvola di emoji” rappresentava la frequenza. Segno dei tempi, no?

L’Impatto del “Come lo Dici” e del Tempo

Come accennavo, il contenuto del messaggio di “nudge” faceva la differenza. Messaggi che usavano tecniche di cambiamento comportamentale (BCTs) come “Ridurre le emozioni negative”, “Persuasione verbale sulla capacità” e “Informazioni sulle conseguenze emotive” hanno generato più risposte. Queste tecniche fanno leva sulle emozioni per incoraggiare un comportamento, e probabilmente risuonano con i pazienti delle farmacie perché la loro relazione esistente con la farmacia spesso implica un evento di salute, magari negativo.

Le risposte sono anche cambiate nel tempo. All’inizio, più richieste di “Aiuto” e “Stop”, più “Non mi vaccinerò”, e meno “Già vaccinato” o “Azioni/risposte automatiche”. Questo suggerisce che all’inizio c’era più incertezza o resistenza, che poi si è attenuata. Per esempio, tra i cinque temi di “Aiuto”, le persone nel gruppo “Trattamento” (che ricevevano messaggi comportamentali) erano più propense a inviare risposte tipo “FAQ RSV vs. Influenza”.

Andando avanti nell’intervento, le risposte “An RSV what?” (Cos’è l’RSV?), “Vaccine vagaries” (Incognite sul vaccino) e “Hints of hesitation” (Cenni di esitazione) diminuivano, mentre aumentavano le “FAQ RSV vs. Influenza”. Questo fa pensare a una crescente familiarità col tema.

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Chi Risponde Come: Fattori Demografici

Anche alcuni dati demografici hanno mostrato correlazioni interessanti:

  • Precedente vaccino antinfluenzale: Chi non aveva registrazioni di vaccino antinfluenzale recente inviava più risposte tipo “An RSV what?” e “Hints of hesitation”. Chi invece l’aveva fatto, era più propenso a chiedere “FAQ RSV vs. Influenza”. Non solo, chi non si era vaccinato per l’influenza era anche più rappresentato tra i “Non mi vaccinerò”, con temi come “Disgusto morale”, “Di Dio e della Patria” e “Sfiducia nelle case farmaceutiche”. Questo suggerisce che il vaccino antinfluenzale, più familiare, potrebbe fare da “apripista”.
  • Tipo di assicurazione sanitaria: Chi aveva un’assicurazione commerciale inviava più risposte “Vaccine vagaries” e “Hints of hesitation”, ma anche più “Non mi vaccinerò” con temi forti come “Disgusto morale” o “Di Dio e della Patria”. Chi aveva assicurazioni non commerciali (come Medicaid o Medicare) era più propenso a chiedere “FAQ RSV vs. Influenza” o a menzionare eventi avversi come motivo di rifiuto. Questo potrebbe riflettere una maggiore informazione preventiva da parte dei piani non commerciali o preoccupazioni sui costi per chi ha piani commerciali, dato che la copertura del vaccino RSV non è sempre garantita.
  • Residenza rurale vs. urbana: Inizialmente, nell’analisi manuale, chi viveva in aree rurali sembrava inviare meno richieste di aiuto e più rifiuti. Forse per una minore percezione del rischio o per scomodità. Tuttavia, nell’analisi dell’intero dataset, questa differenza non è emersa in modo così netto per i temi di “Aiuto” e “Non mi vaccinerò”, quindi è un’area da approfondire.

Cosa Ci Portiamo a Casa?

Questo studio è affascinante perché ci mostra come le persone reagiscono “a caldo” a un nuovo vaccino e a una campagna di sensibilizzazione. Le risposte, pur essendo solo una piccola percentuale del totale dei destinatari, offrono spunti preziosi.

Molte risposte erano più pratiche che emotive, con richieste di informazioni sull’RSV o sul vaccino. Questo conferma che la scarsa familiarità era una barriera, ma è diminuita nel tempo. Anche i rifiuti erano spesso su un tono meno emotivo rispetto, per esempio, a quelli visti per il vaccino COVID-19. Certo, c’era una quota di “Addii frustrati” più legati alla campagna SMS che al vaccino in sé.

L’evoluzione delle risposte nel tempo è cruciale: la negatività è calata, forse perché chi era molto contrario ha smesso di rispondere o perché la conoscenza generale del vaccino è aumentata. Questo suggerisce che le campagne di messaggistica potrebbero dover adattare il tono dei messaggi iniziali rispetto a quelli successivi.

Il modo in cui si formulano i messaggi (i BCTs) conta. “Informazioni sulle conseguenze emotive” ha funzionato bene, mentre “Rimpianto anticipato” meno. È un equilibrio delicato: informare senza sembrare paternalistici o allarmisti.

Un dato curioso: quasi il 26% delle risposte erano “Azioni, risposte automatiche, ecc.”, incluse stringhe di emoji o testo senza senso. Questo è molto più alto rispetto a studi simili su popolazioni più giovani per il vaccino COVID-19, e conferma che gli anziani potrebbero avere più difficoltà con i formati dei messaggi di testo. Tuttavia, poche risposte esprimevano negatività diretta verso gli SMS, forse perché il contenuto personalizzato era apprezzato.

L’approccio combinato di analisi umana esperta e modellazione automatica si è rivelato potente, permettendo di cogliere sfumature che un solo metodo avrebbe perso. Per esempio, il tema generico “Aiuto” è stato scomposto in sottocategorie come “FAQ RSV vs. Influenza” e “Cenni di esitazione”, ognuna con implicazioni diverse per le future campagne.

Un collage di schermate di smartphone che mostrano vari messaggi di testo relativi alla salute e ai vaccini, alcuni con emoji. L'immagine è scattata con un obiettivo macro da 60mm per evidenziare i dettagli dei testi, con un'illuminazione controllata e un leggero effetto 'profondità di campo' per sfocare gli sfondi e mantenere il focus sui messaggi.

Limiti e Prospettive Future

Certo, ci sono dei limiti. Non c’erano dati su genere, istruzione, reddito, affiliazione politica, che sappiamo influenzare le decisioni sui vaccini. I dati sulle vaccinazioni provenivano solo dalla catena di farmacie, quindi chi si era vaccinato altrove non risultava. Il dataset era “sporco”, con molti errori di battitura e risposte automatiche. E chi ha risposto è solo una piccola parte di chi ha ricevuto i messaggi, probabilmente quelli con reazioni più nette.

Nonostante ciò, lo studio apre strade importanti. Monitorare i feedback spontanei in tempo reale può aiutare ad aggiustare il tiro delle campagne, a rispondere alle domande più comuni (tipo: “Posso fare l’RSV con l’antinfluenzale? È coperto dall’assicurazione?”). I farmacisti sono in una posizione chiave per questo dialogo.

In futuro, sarà importante capire meglio le percezioni sulla vaccinazione concomitante (RSV, influenza, COVID-19) e come personalizzare ulteriormente i messaggi in base alle caratteristiche e alle reazioni individuali. L’obiettivo è sempre quello: supportare le persone nel fare scelte informate per la propria salute.

Insomma, spiare negli SMS (in modo etico e anonimizzato, sia chiaro!) ci ha dato una finestra unica sui pensieri reali delle persone. Un promemoria che, per comunicare efficacemente, prima di tutto bisogna saper ascoltare.

Fonte: Springer

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