Vaccino COVID in Gravidanza: Meno Rischi e Sintomi Più Lievi? Ecco Cosa Dice la Scienza!
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che ha tenuto banco per molto tempo e che, ne sono certo, sta a cuore a tante future mamme e alle loro famiglie: l’impatto del COVID-19 sulla gravidanza e, soprattutto, il ruolo protettivo del vaccino. Parliamoci chiaro, durante la pandemia l’incertezza regnava sovrana, specialmente per le donne in dolce attesa, considerate un gruppo vulnerabile. All’inizio erano state escluse dalla vaccinazione, ma poi, di fronte all’aumento dei casi e delle complicanze, le cose sono cambiate.
Mi sono imbattuto in uno studio retrospettivo spagnolo molto interessante, pubblicato su Springer, che ha messo a confronto le esperienze di donne incinte che hanno contratto il SARS-CoV-2 tra il 2020 e il 2022. L’obiettivo? Capire se e come il vaccino (in particolare quelli a mRNA come Pfizer e Moderna, introdotti in Spagna per le gestanti da maggio 2021) avesse fatto la differenza.
Lo studio: chi, come, quando
Immaginatevi la scena: due ospedali pubblici nella Comunità Valenciana, Spagna. I ricercatori hanno analizzato le cartelle cliniche digitali di 156 donne incinte risultate positive al SARS-CoV-2 su un totale di 3719 parti avvenuti nel periodo dello studio (un tasso di infezione del 4,2%). Di queste 156 future mamme, 45 (il 28,8%) avevano ricevuto almeno una dose di vaccino prima di infettarsi, mentre 111 (il 71,2%) non erano vaccinate.
I dati provenivano dalle cartelle cliniche, dal Registro Vaccinale Nominale e dall’Applicazione di Sorveglianza Epidemiologica locale. Insomma, un lavoro meticoloso per confrontare sintomi, decorso della gravidanza, parto, salute del neonato e complicanze tra i due gruppi: vaccinate vs non vaccinate. La maggior parte delle diagnosi di COVID-19 avveniva nel terzo trimestre, un dato significativo.
Sintomi a confronto: la differenza si vede (e si sente!)
E qui arriviamo al dunque. Cosa è emerso? Beh, circa il 73% delle donne infette ha manifestato sintomi, ma – e questo è il punto cruciale – le donne vaccinate hanno riportato tutti i sintomi descritti in misura minore. Tosse, affanno, perdita di gusto/olfatto, febbre… tutti meno frequenti o meno intensi nel gruppo delle vaccinate.
In particolare, due sintomi hanno mostrato una differenza statisticamente significativa: mal di testa e vomito erano decisamente meno comuni tra le donne che avevano ricevuto il vaccino. Ma il dato che forse fa più riflettere è un altro, ben più serio: tutti i 5 casi di polmonite registrati nello studio si sono verificati esclusivamente in donne non vaccinate. Queste donne hanno avuto bisogno di supporto ventilatorio e, in alcuni casi, di ricovero in Terapia Intensiva. Zero casi di polmonite tra le vaccinate. Capite bene l’importanza di questo risultato?
E le complicanze in gravidanza e dopo il parto?
Lo studio ha analizzato anche le complicanze ostetriche e neonatali. Sebbene la dimensione ridotta del campione vaccinato non abbia permesso di raggiungere differenze statisticamente significative per ogni singola complicanza, la tendenza osservata è chiara: le donne incinte vaccinate contro il SARS-CoV-2 hanno mostrato tassi inferiori di patologie gestazionali e meno complicanze postpartum rispetto alle non vaccinate.
Certo, ci sono state complicanze in entrambi i gruppi – rottura prematura delle membrane, diabete gestazionale, ipertensione gravidica, anemia postpartum – ma la frequenza tendeva ad essere maggiore tra le non vaccinate. Ad esempio, le 5 donne che hanno sviluppato polmonite (tutte non vaccinate) avevano anche altri fattori di rischio come obesità o ipertensione, sottolineando come il vaccino possa offrire uno scudo importante proprio a chi è più vulnerabile.
E per i piccoli? Buone notizie!
La domanda che tutte le mamme si pongono: “Ma il vaccino è sicuro per il mio bambino?”. Questo studio, come molti altri ormai, porta notizie rassicuranti. Gli esiti neonatali sono risultati simili nei bambini nati da madri vaccinate e non vaccinate. Peso alla nascita, sesso, pH del cordone ombelicale, necessità di cure intensive: nessuna differenza significativa.
Anzi, un piccolo segnale positivo è emerso: il punteggio di Apgar (un indice di benessere del neonato) a 1 e 5 minuti dalla nascita tendeva ad essere superiore a 7 (quindi buono) nei bambini nati da madri immunizzate. Questo suggerisce che la vaccinazione non solo non compromette la salute del neonato, ma potrebbe persino associarsi a un piccolo vantaggio iniziale. Inoltre, non è stata dimostrata la trasmissione del virus dalla madre al feto, e la vaccinazione materna può trasferire anticorpi protettivi al bambino, sia attraverso la placenta che con l’allattamento. Un doppio vantaggio!
Una dose fa bene, due (o più) fanno meglio
Un altro dato interessante riguarda il numero di dosi. Le donne che avevano ricevuto due o più dosi di vaccino hanno riportato ancora meno sintomi (circa il 70% sintomatiche) rispetto a quelle con una sola dose (100% sintomatiche). In particolare, mal di testa, malessere generale e brividi erano significativamente meno frequenti con il ciclo vaccinale completo. Questo suggerisce un effetto dose-risposta benefico.
Cosa ci portiamo a casa?
Questo studio spagnolo, pur con i limiti di un campione vaccinato non enorme, aggiunge un tassello importante al puzzle. Conferma quello che ormai la comunità scientifica sostiene con forza: la vaccinazione anti-COVID-19 durante la gravidanza è associata a una riduzione della gravità dei sintomi, a un minor rischio di complicanze materne serie (come la polmonite) e non comporta rischi aggiuntivi per il neonato.
I risultati sottolineano l’importanza di promuovere attivamente l’accesso ai vaccini durante la gravidanza. È una misura di prevenzione fondamentale, supportata da evidenze scientifiche, che protegge sia la mamma che, indirettamente, il bambino. La ricerca futura dovrà continuare a monitorare gli effetti a lungo termine, l’impatto delle dosi booster e l’efficacia contro nuove varianti, ma il messaggio attuale è forte e chiaro: vaccinarsi in gravidanza è una scelta sicura ed efficace per minimizzare i rischi legati al COVID-19.
Fonte: Springer