Primo piano di un suinetto sano in un allevamento pulito e moderno in Irlanda, simbolo di un uso responsabile degli antimicrobici. Macro lens, 100mm, high detail, precise focusing, controlled lighting.

Antibiotici negli Allevamenti Suini Irlandesi: Un Viaggio tra Riduzioni e Nuove Sfide (2019-2023)

Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio un po’ insolito, ma super importante: quello dell’uso degli antibiotici (AMU) negli allevamenti di maiali in Irlanda. Perché dovrebbe interessarci? Beh, perché la resistenza antimicrobica (AMR) è una minaccia globale che riguarda tutti noi, secondo l’approccio “One Health” – la salute umana, animale e ambientale sono strettamente collegate. L’uso di antibiotici negli animali, se non gestito con cura, può contribuire a selezionare batteri resistenti che poi, in un modo o nell’altro, possono arrivare anche a noi.

Recentemente ho dato un’occhiata a uno studio affascinante che analizza i dati nazionali irlandesi sull’uso di antibiotici nei suini tra il 2019 e il 2023, raccolti tramite il loro nuovo database nazionale, il NAMUD (National Antimicrobial Usage Database). E le scoperte sono davvero interessanti!

Il Contesto Irlandese: Come Funziona il Monitoraggio?

Prima di tuffarci nei risultati, capiamo un attimo come funziona questo monitoraggio in Irlanda. Nel 2019, il Dipartimento dell’Agricoltura, dell’Alimentazione e della Marina (DAFM) ha lanciato il NAMUD per i suini. Gli allevatori inseriscono direttamente i dati sull’uso di antibiotici nei loro allevamenti quattro volte all’anno su un portale online. La partecipazione è un requisito per aderire a uno schema nazionale di qualità (Bord Bia Farm quality), a cui aderisce la stragrande maggioranza degli allevamenti commerciali (>95% di quelli con più di 1000 animali).

Questo sistema non serve solo a raccogliere dati a livello nazionale, ma fornisce anche agli allevatori dei report personalizzati per confrontarsi (benchmarking) e promuovere un uso più ridotto e responsabile degli antibiotici. Prima di questo database, le uniche informazioni disponibili venivano da uno studio su 67 allevamenti nel 2016, che mostrava come l’allevamento suinicolo fosse responsabile del 40% dell’uso veterinario di antibiotici in Irlanda, spesso usati preventivamente (profilassi) e somministrati tramite mangime medicato.

Montagne Russe dell’Uso: Cosa è Successo tra il 2019 e il 2023?

E qui arriva il bello! Analizzando i dati dal 2019 al 2023, usando due metriche principali (mg/PCU, milligrammi per unità di popolazione corretta, e DDDvet/PCU, dosi giornaliere definite per unità di popolazione corretta), i ricercatori hanno osservato un andamento particolare.

All’inizio, dal primo trimestre 2019 fino a metà 2020, non ci sono stati cambiamenti significativi nell’uso complessivo. Poi, però, è iniziato un calo notevole che è durato fino a metà 2022. Fantastico, direte voi! E in effetti lo è. Questo calo coincide con l’introduzione di nuove, più stringenti normative europee (Regolamenti UE 2019/6 e 2019/4) che, dal 2022, vietano l’uso profilattico (preventivo) di antibiotici, specialmente nei mangimi, e limitano l’uso metafilattico (trattamento di gruppo quando alcuni sono malati per prevenire la diffusione). Sembra che allevatori e veterinari abbiano iniziato ad adattarsi in anticipo!

Tuttavia, da metà 2022 fino alla fine del 2023, si è notata un’inversione di tendenza, con un nuovo aumento dell’uso di antibiotici. Gli autori dello studio ipotizzano che questo possa essere collegato al divieto, sempre a livello UE da metà 2022, dell’uso di ossido di zinco ad alte dosi nei mangimi dei suinetti per controllare la diarrea post-svezzamento. È possibile che, venendo meno lo zinco, si sia fatto ricorso maggiore agli antibiotici. Una dinamica simile è stata osservata anche in altri paesi come Danimarca e Regno Unito. C’è da dire, però, che i livelli del 2023 erano comunque inferiori ai picchi del 2020.

Un veterinario in camice bianco controlla un gruppo di suinetti rosei e sani in un recinto pulito di un moderno allevamento irlandese. Prime lens, 35mm, depth of field, luce naturale controllata.

Cambio di Rotta: Meno Premiscelati e Antibiotici Critici

Un altro dato super interessante riguarda come vengono somministrati gli antibiotici. C’è stata una diminuzione significativa della probabilità che venissero usati premiscelati orali (cioè antibiotici aggiunti industrialmente al mangime medicato) rispetto alla somministrazione orale diretta (magari in acqua o cibo, gestita dall’allevatore) a partire dal terzo trimestre 2021 fino alla fine del 2023. Questo è chiaramente legato alle nuove normative che hanno reso più complesso e regolamentato l’uso di mangimi medicati, soprattutto per profilassi.

Ma la notizia forse più positiva è la riduzione nell’uso degli antibiotici considerati di massima priorità e criticamente importanti per la salute umana (HPCIA). L’analisi mostra un calo costante e significativo nella probabilità che un allevamento usasse un HPCIA durante il periodo di studio, con una diminuzione media del 9% per trimestre! Nello specifico, l’uso di:

  • Cefalosporine di 3°/4° generazione: calo medio del 12% per trimestre.
  • Fluorochinoloni: calo medio del 9% per trimestre.
  • Macrolidi (precedentemente classificati come HPCIA dall’OMS, ora ‘solo’ CIA – Critically Important Antimicrobials, ma comunque da usare con cautela): calo medio del 4% per trimestre.

Anche l’uso di Colistina (Polimixine), un altro HPCIA, è stato monitorato. Questa riduzione è un segnale importantissimo di una maggiore consapevolezza e aderenza alle linee guida che raccomandano di usare questi farmaci solo come ultima risorsa, dopo test specifici.

Non Tutti gli Allevamenti Sono Uguali: Tipo vs. Dimensione

Lo studio ha anche guardato se il tipo di allevamento o la sua dimensione influenzassero l’uso di antibiotici. È emerso che:

  • Gli allevamenti da ingrasso (finishing/fattening units) tendono ad usare significativamente meno antibiotici rispetto agli allevamenti a ciclo chiuso (farrow-to-finish) o a quelli che allevano solo dalla nascita allo svezzamento (breeder-to-weaner). Questo ha senso, perché gran parte degli antibiotici viene usata nelle fasi più delicate post-svezzamento, che negli allevamenti da ingrasso non ci sono (i maiali arrivano già svezzati).
  • Sorprendentemente, e in linea con uno studio irlandese precedente ma diversamente da altri studi internazionali, la dimensione dell’allevamento non è risultata significativamente associata all’uso di antibiotici in questa analisi.

Interessante anche notare come la via di somministrazione vari: le aziende “breeder-to-weaner” usano più spesso la via orale diretta, mentre quelle da ingrasso usano di più la via parenterale (iniezioni). L’uso di premiscelati sembrava meno variabile tra i tipi di allevamento.

Limiti e Prospettive Future

Come ogni studio, anche questo ha i suoi limiti. I dati sono auto-dichiarati dagli allevatori, il che potrebbe introdurre qualche errore o bias. Inoltre, la popolazione di allevamenti inclusa nel database è cambiata un po’ nel tempo, soprattutto all’inizio. Infine, mancano dati dettagliati sui motivi specifici dell’uso (diagnosi) o sui tempi esatti di trattamento, informazioni che sarebbero preziose.

Nonostante ciò, questo lavoro è fondamentale. Dimostra l’importanza del sistema NAMUD nel monitorare l’AMU e nel valutare l’impatto delle politiche nazionali e internazionali. Ci dice che l’Irlanda ha fatto progressi significativi nella riduzione dell’uso generale e, soprattutto, di quello degli antibiotici più critici.

Tuttavia, l’aumento registrato nell’ultimo periodo è un campanello d’allarme che ci ricorda come la guardia non vada mai abbassata. Sarà cruciale continuare a monitorare la situazione, capire meglio le cause di questa recente inversione di tendenza (è davvero legata al divieto dello zinco?) e assicurarsi che i progressi fatti non vengano vanificati. L’obiettivo finale è sempre quello: proteggere l’efficacia degli antibiotici per il futuro della salute animale e umana. Un lavoro continuo, passo dopo passo, nell’ottica One Health!

Fonte: Springer

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