Fotografia realistica del Campidoglio degli Stati Uniti al tramonto, con una bandiera americana leggermente mossa dal vento, simboleggiando il cambiamento politico dopo le elezioni del 2024. Obiettivo grandangolare 24mm, luce dorata, messa a fuoco nitida.

Trump Presidente Ancora: Cosa Cambia Davvero per l’America e il Mondo?

Ciao a tutti! Ricordo ancora l’attesa quasi febbrile prima delle elezioni americane del 2024. Qui in Europa, ma anche negli stessi Stati Uniti, almeno in stati come il Colorado dove mi trovavo poco prima del voto, l’impressione generale era quella di un testa a testa serratissimo tra Kamala Harris e Donald Trump. Si parlava tantissimo degli *swing states*, quei campi di battaglia elettorali che avrebbero deciso tutto. Poi, il 5 novembre, la sorpresa: un risultato molto più netto del previsto.

Trump non solo ha vinto con oltre due milioni di voti popolari di scarto (circa 49,8% contro il 48,3% di Harris, con un’affluenza del 63,4%), ma ha conquistato una maggioranza solida nel collegio elettorale: 312 grandi elettori contro i 226 di Harris, ben oltre i 270 necessari. Il fattore decisivo? Ha vinto in tutti e sette gli *swing states* chiave. Niente attese snervanti o riconteggi: meno di 24 ore dopo la chiusura dei seggi, Harris e il presidente uscente Biden hanno dovuto concedere la vittoria.

E da quel momento, ragazzi, è partito un vero e proprio ciclone. Appena insediato il 20 gennaio 2025, Trump ha iniziato a firmare decreti esecutivi a raffica davanti alle telecamere, quasi a voler urlare al mondo: “Da oggi si cambia registro!”. Pensate, ben 78 di questi decreti servivano solo a cancellare quelli firmati dal suo predecessore Biden. Tra le prime mosse? Stato di emergenza al confine col Messico, abolizione dello ius soli per tutti (il diritto di cittadinanza per nascita sul suolo americano), uscita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’Accordo di Parigi sul clima. Un messaggio forte e chiaro: l’era Biden è finita, inizia Trump 2.0.

Rivoluzione Interna: L’America di Trump 2.0

Le conseguenze si sono sentite subito, sia dentro che fuori i confini americani. Sul fronte interno, l’aspetto più eclatante è la volontà di trasformare radicalmente l’apparato statale e amministrativo. Con lo slogan “tagliamo la burocrazia”, è stato creato persino un nuovo dipartimento, il Department of Government Efficiency (DOGE), affidato nientemeno che al miliardario tech Elon Musk. L’obiettivo sembra essere un profondo ridimensionamento, se non smantellamento, delle strutture statali esistenti. È un cambiamento che tocca le fondamenta stesse del sistema americano.

Scossoni Globali: La Politica Estera ‘America First’

Ma è forse in politica estera che le scosse si avvertono di più, almeno per noi europei. Assistiamo a cose impensabili fino a qualche anno fa. Trump mette apertamente e ripetutamente in discussione la NATO, litiga in diretta TV con il presidente ucraino Zelenskyj, minaccia addirittura di annettere Canada e Groenlandia. Aggiungeteci decisioni di enorme portata per l’economia mondiale, come l’introduzione di dazi pesanti sui beni importati. Viene spontaneo chiedersi: dove sta andando l’America? E come possiamo interpretare tutto questo?

Fotografia in bianco e nero stile film noir di una bandiera della NATO sgualcita e gettata su un tavolo scuro in una stanza poco illuminata, simboleggiando l'incertezza sulle alleanze. Obiettivo 35mm, profondità di campo ridotta.

Il cambiamento è palpabile in ogni settore. Proviamo ad approfondire con l’aiuto di alcuni esperti che hanno analizzato la situazione.

Economia e Società: Tra Percezione e Realtà

Christian Lammert, ad esempio, si concentra sulle conseguenze economiche e sociali. Fa notare una cosa interessante: prima del voto, la percezione della situazione economica da parte di molti elettori era decisamente peggiore rispetto ai dati reali dell’economia USA sotto Biden. Cosa aspettarci ora? Lammert prevede una continuazione decisa della strategia “America First” già vista nel primo mandato, soprattutto con dazi sulle importazioni. In campo energetico, probabile marcia indietro sulle rinnovabili, favorite da Biden, per tornare a puntare sui combustibili fossili. Ma c’è un problema enorme che queste mosse non risolvono, anzi: la disuguaglianza economica e sociale. Lammert è chiaro: “Solo riducendo la disuguaglianza economica e rafforzando la coesione sociale la società americana potrà affrontare con successo le sfide future e mantenere la sua posizione nell’ordine globale”. Parole che fanno riflettere.

Macro fotografia di una moneta da un dollaro USA accanto a un grafico economico discendente su un giornale finanziario, illuminazione controllata per evidenziare i dettagli. Obiettivo macro 100mm, alta definizione.

Europa Sotto Pressione: La Sfida della Sicurezza

Jakob Wiedekind e Florian Böller analizzano invece l’impatto sulla politica internazionale, con un occhio di riguardo per noi europei. La rielezione di Trump, dicono, genera un “profondo senso di insicurezza” nel Vecchio Continente. Le dichiarazioni su NATO e Ucraina sono un campanello d’allarme fortissimo: l’Europa deve iniziare a pensare seriamente a provvedere da sola alla propria capacità d’azione politica, economica e di sicurezza. Non è un passo che si fa dall’oggi al domani, certo, ma gli autori vedono anche un’opportunità a lungo termine: “Questo processo potrebbe portare a una partnership più equilibrata nel lungo periodo, in cui l’Europa è meno soggetta alle oscillazioni della politica interna americana”. Una sfida, ma forse anche uno stimolo a crescere.

Rivalità Strategiche e Ordine Mondiale: Un Futuro Imprevedibile?

E le grandi rivalità globali? Gerlinde Groitl affronta le conseguenze della presidenza Trump sulla competizione strategica con Russia e Cina e sull’ordine mondiale in generale. Sottolinea come l’imprevedibilità di Trump, che lui stesso vede come un punto di forza, crei un’incertezza quasi illimitata. Le possibili conseguenze sull’assetto internazionale sono tantissime e difficili da prevedere. Eppure, Groitl intravede un barlume di speranza, che nasce da due fattori: la volontà di vittoria senza compromessi di Trump e la sua disponibilità a mettere in discussione lo status quo dell’ordine internazionale, a cui altri paesi occidentali si aggrappano forse con troppa ostinazione. La sua conclusione è quasi spiazzante: “Anche se può essere difficile vederlo, la seconda amministrazione Trump potrebbe ispirare – persino costringere – l’Occidente a ripensare la sua visione strategica per un ordine internazionale realistico del XXI secolo”.

Fotografia grandangolare di una scacchiera con pezzi sparsi in modo caotico, alcuni rovesciati, sotto una luce drammatica, rappresentando il disordine strategico globale. Obiettivo 18mm, messa a fuoco nitida su alcuni pezzi chiave.

Sono passati meno di 100 giorni dall’insediamento di Trump, ma è già chiarissimo: lui e il suo team stanno spingendo per cambiamenti profondi nel sistema politico e nella cultura americana. Le ripercussioni sono enormi, per gli USA e per il mondo intero. Mi viene in mente una frase di Herfried Münkler detta a febbraio 2025 riguardo al ruolo USA nella guerra in Ucraina, ma che si può estendere a tutto: “Siamo testimoni di un cambiamento fondamentale”.

Ah, una piccola curiosità per chiudere. Ricordate la galleria dei presidenti nel Campidoglio del Colorado? Beh, il ritratto di Trump, realizzato subito dopo la vittoria, non c’è più. Lo stesso Trump ha protestato, dicendo che lo rappresentava in modo “intenzionalmente distorto”. Ha scritto sulla sua piattaforma social, Truth Social: “L’artista ha dipinto anche il presidente Obama, e lui sembra meraviglioso, ma il mio è davvero il peggiore (…) Deve aver perso il suo talento con l’età. In ogni caso, preferirei di gran lunga non avere una foto piuttosto che questa”. E così, il ritratto è stato rimosso. Anche questo, a suo modo, racconta qualcosa dei tempi che stiamo vivendo.

Fonte: Springer

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