Un uomo maturo sorridente che tiene in mano una confezione di un integratore naturale, con uno sfondo sfocato di erbe medicinali. Fotografia ritratto, obiettivo 35mm, luce naturale, duotone seppia e verde.

Prostata e Fai-da-Te: Chi Sono gli Uomini che Scelgono Rimedi Naturali (e Perché)

Amici, parliamoci chiaro. Quando l’età avanza, per noi maschietti iniziano a farsi sentire certi “acciacchi” che prima nemmeno consideravamo. Uno di questi, piuttosto comune, riguarda la sfera urinaria: difficoltà a iniziare la minzione, bisogno di correre in bagno più spesso (specialmente di notte, che strazio!), sensazione di non aver svuotato completamente la vescica… insomma, i cosiddetti LUTS (Lower Urinary Tract Symptoms), spesso legati all’iperplasia prostatica benigna (IPB). Di fronte a questi fastidi, molti si rivolgono al medico, che può prescrivere farmaci specifici, spesso rimborsati dal sistema sanitario. Ma c’è una fetta consistente di uomini che, invece, sceglie la via dell’automedicazione, optando per prodotti da banco, spesso di origine vegetale. Ma chi sono questi uomini? E cosa li spinge a questa scelta, talvolta pagando di tasca propria prodotti la cui efficacia non è sempre supportata da prove scientifiche schiaccianti come per i farmaci tradizionali?

Recentemente mi sono imbattuto in uno studio affascinante che ha cercato di rispondere proprio a queste domande, e i risultati, ve lo dico, sono piuttosto illuminanti. Hanno coinvolto quasi 500 uomini che utilizzavano trattamenti non prescritti per i loro LUTS, e quello che è emerso è davvero interessante.

Ma chi sono, esattamente, questi uomini che scelgono il “fai-da-te”?

Innanzitutto, sfatiamo un mito: non si tratta di persone con sintomi lievi che cercano una soluzione “soft”. L’età media dei partecipanti allo studio era di circa 64 anni, e il loro punteggio medio sull’International Prostate Symptom Score (IPSS) – una scala che misura la gravità dei sintomi – era di 17.7. Sapete cosa significa? Che i loro disturbi erano paragonabili, per intensità, a quelli degli uomini che invece seguono terapie farmacologiche prescritte. Quindi, la motivazione principale non è la lieve entità del problema.

I sintomi che li affliggevano di più? Al primo posto la nicturia (doversi alzare di notte per urinare), lamentata dal 45% dei partecipanti, seguita dal bisogno di svuotare di nuovo la vescica entro due ore (20%) e dall’urgenza minzionale (circa l’11%). Insomma, fastidi che possono impattare parecchio sulla qualità della vita.

La grande domanda: perché preferire un prodotto da banco?

Ecco il nocciolo della questione. Le ragioni sono varie, ma ce n’è una che spicca su tutte: il desiderio di usare trattamenti “naturali” e, di contro, evitare quelli “chimici”. Ben il 40% degli intervistati ha indicato questa preferenza come motivazione principale. È come se ci fosse una sorta di diffidenza verso la farmacologia tradizionale, o una maggiore fiducia in ciò che viene percepito come più “vicino alla natura”.

Altre ragioni includevano:

  • Una precedente esperienza positiva con prodotti simili (15.5%)
  • Considerare i propri disturbi non abbastanza seri da consultare un medico (13.8% – anche se, come abbiamo visto, i sintomi non erano poi così lievi!)
  • Una raccomandazione del proprio medico (sorprendente, vero? Circa il 13% ha ricevuto questo consiglio!)
  • Vergogna a parlare dei propri disturbi (10.3%)
  • Mancanza di tempo per una visita medica (7.4%)

È interessante notare come la raccomandazione medica per prodotti da banco, nonostante le linee guida internazionali spesso non li supportino pienamente per mancanza di prove “robuste”, giochi comunque un ruolo. Forse alcuni medici vedono in questi preparati un’opzione valida per certi pazienti, o un modo per gestire sintomi più lievi o per pazienti che insistono per un approccio “naturale”.

Un uomo di mezza età, pensieroso, di fronte a uno scaffale di farmacia con prodotti naturali per la salute maschile, luce soffusa, obiettivo da 50mm, profondità di campo.

Aspettative realistiche, non miracoli

Un altro aspetto che mi ha colpito è che questi uomini sembrano avere aspettative piuttosto realistiche sull’efficacia e la tollerabilità dei prodotti che scelgono. La maggior parte (circa il 46%) si aspettava un calo rilevante dei sintomi, ma non necessariamente la loro scomparsa. Un altro 34.5% si accontentava di un leggero miglioramento, e quasi l’8% sperava almeno che i sintomi non peggiorassero. Solo una minoranza (circa il 12%) si aspettava la sparizione completa dei disturbi.

Per quanto riguarda gli effetti collaterali, la stragrande maggioranza (65%) si aspettava l’assenza di problemi, e un terzo prevedeva effetti collaterali lievi e rari. Questo è in linea con la percezione generale che i prodotti “naturali” siano più delicati e meglio tollerati.

Come scelgono il prodotto giusto? E con quale frequenza lo usano?

La scelta di un prodotto specifico è influenzata da diversi fattori. L’esperienza pregressa gioca un ruolo importante, ma anche le raccomandazioni del medico o del farmacista (rispettivamente 22% e 25% circa) e, udite udite, la pubblicità (ben il 37%!).

I prodotti più gettonati? Estratti di semi di zucca (usati da 134 uomini) e bacche di Serenoa repens (o Saw Palmetto, usati da 10 uomini), spesso anche in combinazione. Questi sono, in effetti, tra i fitoterapici più noti per i disturbi prostatici.

Un dato curioso riguarda la frequenza d’uso. Circa due terzi dei partecipanti erano utilizzatori “abituali”, nel senso che ricompravano il prodotto. Tuttavia, sembra che meno di un quarto lo usi in modo continuativo. Molti, infatti, riportavano di aver fatto l’ultimo acquisto 6 mesi o addirittura un anno prima. Questo suggerisce un uso intermittente, magari legato all’andamento fluttuante dei sintomi: quando i fastidi si riacutizzano, si ricorre al prodotto, per poi sospenderlo quando la situazione migliora. E quando ricomprano, la maggior parte (oltre il 94%) sceglie lo stesso prodotto, segno di una certa “fedeltà” probabilmente dovuta a una buona esperienza precedente.

Cosa ci dice tutto questo?

Questo studio ci offre uno spaccato interessante sul mondo dell’automedicazione per i LUTS maschili. Ci dice che gli uomini che scelgono questa strada non sono spinti da sintomi trascurabili, ma da disturbi di entità paragonabile a chi usa farmaci prescritti. La loro motivazione principale sembra essere una preferenza filosofica per il “naturale” e un desiderio di evitare il “chimico”, tanto da essere disposti a pagare di tasca propria questi trattamenti, nonostante i farmaci convenzionali siano spesso coperti dall’assicurazione sanitaria (almeno in paesi come la Germania, dove è stato condotto parte dello studio).

Hanno aspettative realistiche e, in gran parte, sono consumatori fedeli al prodotto scelto, sebbene lo usino in modo discontinuo, probabilmente seguendo l’andamento dei loro sintomi. La pubblicità e i consigli di medici e farmacisti hanno un peso non indifferente nella scelta.

Certo, lo studio ha avuto qualche limitazione, come il fatto che il reclutamento online (dovuto alla pandemia) potrebbe aver incluso anche uomini che usavano prodotti per LUTS non correlati all’iperplasia prostatica (come infezioni urinarie). Tuttavia, i dati raccolti su chi specificamente usava prodotti per LUTS/IPB sono chiari.

In conclusione, la scelta di affidarsi a rimedi non prescritti per i sintomi del tratto urinario inferiore è una realtà complessa, guidata più da convinzioni personali e dalla ricerca di un approccio “dolce” che dalla gravità dei sintomi. Un mondo, quello dell’automedicazione “verde”, che merita attenzione e comprensione, sia da parte dei pazienti che dei professionisti sanitari.

Fonte: Springer

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