Veduta aerea di una città indiana di medie dimensioni al tramonto, che mostra un mix di edifici bassi e alti, strade trafficate con veicoli e alcune macchie significative di verde (parchi o viali alberati). Fotografia paesaggistica, obiettivo grandangolare 20mm, luce calda del tramonto che crea lunghe ombre, alta definizione, focus nitido su tutta la scena.

Uccelli nelle Città Indiane: Chi Sopravvive tra Traffico e Verde Urbano?

Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante nel cuore pulsante delle città indiane, ma non per parlare solo di persone, bensì dei loro coinquilini piumati: gli uccelli. Vi siete mai chiesti come se la cavano gli uccelli in mezzo al trambusto urbano, specialmente in luoghi così densamente popolati e in rapida trasformazione come l’India? Beh, è una domanda che mi ha incuriosito parecchio, e uno studio recente condotto nel distretto di Karnataka ha cercato di darci qualche risposta.

Perché proprio l’India e perché le città più piccole?

Spesso, quando si parla di uccelli urbani, si pensa alle grandi metropoli europee o nordamericane. Ma il grosso della biodiversità aviaria mondiale si trova nelle regioni tropicali, come l’India! Eppure, queste aree sono molto meno studiate. L’India, con la sua popolazione immensa e un’urbanizzazione galoppante, rappresenta un caso studio perfetto per capire cosa succede alla fauna selvatica quando le città si espandono.

Inoltre, questo studio ha fatto una cosa interessante: invece di concentrarsi solo sulle metropoli o sui grandi parchi urbani, ha puntato i riflettori su città di piccole e medie dimensioni e su ambienti urbani comunissimi ma spesso trascurati, come la vegetazione lungo le strade o le piccole aiuole tra i palazzi. Sono proprio questi gli habitat più diffusi, no? Capire cosa succede lì è fondamentale.

Cosa pensavamo potesse influenzare i nostri amici pennuti?

Prima di tuffarci nei dati, avevamo delle ipotesi, come è normale nella ricerca. Ci siamo chiesti:

  • Il traffico e il viavai di persone disturberanno gli uccelli? Ci aspettavamo di sì, magari trovando meno specie dove c’è più caos.
  • Il verde urbano, anche quello piccolo lungo le strade, farà la differenza? Qui la scommessa era sul sì: più alberi e cespugli, più cibo e riparo, quindi più uccelli.
  • La vicinanza a zone ricche di biodiversità, come i Ghati Occidentali, influenzerà le specie presenti in città? Forse le città più vicine a queste aree “serbatoio” avrebbero avuto più specie.
  • Ci sarà un “effetto lusso“? Cioè, le aree con uno status socio-economico più alto (qui misurato con il tasso di alfabetizzazione) avranno più biodiversità, magari perché hanno infrastrutture verdi migliori? Era un’ipotesi da verificare.
  • Le dimensioni della città o il numero di abitanti conteranno? Città più piccole potrebbero essere più “permeabili” alle specie dei dintorni, mentre quelle più grandi potrebbero favorire le specie più adattate all’ambiente urbano.
  • E le caratteristiche proprie degli uccelli? Ci aspettavamo che a cavarsela meglio fossero le specie più piccole, con tempi di generazione brevi, dieta varia (onnivori!), ampio raggio geografico e non minacciate di estinzione.

E invece, cosa abbiamo scoperto davvero? Il traffico è il nemico n°1, il verde locale l’alleato!

I risultati sono stati illuminanti! Analizzando i dati raccolti in 16 città diverse, sono emerse due cose chiarissime.

Primo: il fattore ambientale più impattante sulla ricchezza di specie e sulla diversità degli uccelli è stato il numero di veicoli a motore. Proprio così, le macchine, i motorini, i camion… Dove ce n’erano di più, c’erano meno specie diverse di uccelli e una minore diversità generale. Perché? Le ipotesi sono tante: il rumore assordante che impedisce agli uccelli di comunicare, l’inquinamento atmosferico che fa male alla loro salute (e forse anche a quella degli insetti di cui si nutrono), o semplicemente il disturbo che li spinge a cercare aree più tranquille. È un segnale forte: le nostre città rumorose e trafficate non sono un bel posto per molti uccelli.

Secondo: l’altro fattore chiave, questa volta in positivo, è stata la copertura di verde a livello locale, proprio lì, attorno ai punti dove abbiamo contato gli uccelli. Più alberi e cespugli c’erano nel raggio di 100 metri, più specie e più diversità abbiamo trovato. Questo conferma quanto sia vitale il verde urbano, anche in piccole dosi, per offrire cibo, nascondigli e posti per nidificare.

Fotografia realistica di una strada trafficata in una città indiana di medie dimensioni. Si vedono tuk-tuk, moto e auto. Ai lati della strada, edifici bassi e alcuni alberi sparsi lungo i marciapiedi. Luce diurna intensa. Obiettivo zoom 35mm, profondità di campo media, alta definizione.

Curiosamente, la quantità totale di verde nell’intera città non è sembrata così importante, suggerendo che per gli uccelli conta di più la qualità dell’habitat *immediatamente* disponibile.

Chi sono i “duri” che resistono? Quelli di bocca buona!

Passando alle caratteristiche degli uccelli stessi, un tratto è emerso prepotentemente: la dieta. Le specie più abbondanti e più frequentemente osservate nelle città studiate erano quelle con una dieta più ampia, i cosiddetti generalisti alimentari. Uccelli come il Piccione selvatico (forma domestica), la Maina della giungla, il Passero domestico, il Corvo delle case e il Bulbul dai baffi rossi erano tra i dominatori.

Questo non sorprende del tutto, è un pattern osservato anche in altre parti del mondo. Le città, con i loro rifiuti e le risorse alimentari di origine antropica, sono un paradiso per chi non fa troppo lo schizzinoso! In India, dove la gestione dei rifiuti può essere problematica, questo è particolarmente vero. C’è un paradosso qui: da un lato vogliamo città più pulite per la nostra salute, dall’altro la rimozione totale dei rifiuti organici potrebbe mettere in difficoltà proprio quelle specie che si sono adattate a sfruttarli. È successo in Europa con passeri e allodole, per esempio.

Le sorprese: cosa NON è sembrato contare (questa volta)

E le altre ipotesi? Beh, qui le cose si fanno interessanti perché molti fattori che ci aspettavamo fossero importanti, non lo sono risultati in questo studio specifico:

  • Pedoni: Il numero di persone a piedi non ha mostrato un impatto significativo. Sembra che gli uccelli urbani indiani si siano abituati alla nostra presenza e non evitino le zone affollate di pedoni (a differenza delle auto!).
  • Vicinanza ai Ghati Occidentali: La longitudine, usata come indicatore di vicinanza a questo hotspot di biodiversità, non ha influenzato la ricchezza di specie nelle città.
  • “Effetto Lusso”: L’alfabetizzazione (proxy dello status socio-economico) non era correlata alla diversità degli uccelli. Niente prova forte dell'”effetto lusso” qui, forse perché le differenze tra città non erano enormi, o perché nelle zone tropicali umide la vegetazione cresce comunque, indipendentemente dalla ricchezza. Anzi, a volte le aree più “moderne” hanno vegetazione ornamentale poco utile alla fauna.
  • Dimensioni della città: Né la popolazione né l’estensione della città sono emerse come fattori determinanti per le comunità di uccelli studiate.
  • Altre caratteristiche degli uccelli: Sorprendentemente, né la massa corporea, né la lunghezza generazionale, né la specializzazione dell’habitat, né l’ampiezza dell’areale geografico sembravano spiegare quali specie fossero più abbondanti o diffuse. Questo è strano, perché in natura esistono “regole ecologiche” che legano queste caratteristiche (es. specie più grandi sono meno abbondanti). Forse le città sono ambienti così peculiari, con cibo magari super-abbondante (rifiuti!), da scardinare queste regole? Ad esempio, un predatore grande come il Nibbio bruno se la cava benissimo, nonostante dimensioni e tempi di generazione non proprio da “specie comune”. Sembra che lo stile di vita “tipico” conti meno della capacità di tollerare il disturbo e della flessibilità alimentare.

Primo piano di un Corvo delle case (Corvus splendens) posato su un muro di mattoni in un contesto urbano indiano. L'uccello guarda verso l'osservatore. Fotografia naturalistica, obiettivo macro 105mm, messa a fuoco precisa sull'occhio e sulle piume nere lucide, sfondo leggermente sfocato, luce naturale laterale, alto dettaglio.

Cosa ci portiamo a casa?

Questo tuffo nel mondo degli uccelli urbani indiani ci lascia con alcuni messaggi importanti. Primo, il traffico veicolare è un problema serio per la biodiversità urbana, probabilmente a causa di rumore e inquinamento. Secondo, anche piccole aree verdi, ben distribuite e vicine a dove viviamo, sono incredibilmente preziose. Terzo, le specie che prosperano sono quelle più adattabili nella dieta.

Cosa significa in pratica? Che per rendere le nostre città più accoglienti per la fauna (e forse anche più piacevoli per noi!) dovremmo pensare a:

  • Creare zone a traffico limitato o più tranquille.
  • Integrare più verde possibile, anche piccolo, nella progettazione urbana (alberi lungo le strade, tetti verdi, piccole aiuole…).
  • Forse, piantare specie vegetali che offrano risorse naturali (frutti, semi, insetti) per diversificare le fonti di cibo e non dipendere solo dai rifiuti.

È affascinante vedere come le regole dell’ecologia possano essere riscritte nell’ambiente urbano e come studi come questo, provenienti da regioni cruciali come l’India, ci aiutino a capire meglio la complessa danza tra urbanizzazione e natura. C’è ancora tanto da scoprire, ma ogni passo ci avvicina a città più vivibili, per noi e per i nostri vicini piumati!

Fonte: Springer

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