Tunnel Sotto Scacco: Quando le Faglie Nascoste Decidono di Muoversi
Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante, ma anche un po’ inquietante, nel sottosuolo. Parleremo di tunnel, di metropolitane che sfrecciano sotto le nostre città, e di un nemico silenzioso e potente: le faglie geologiche. In particolare, ci tufferemo in uno studio numerico che ho seguito da vicino, focalizzato su cosa succede quando un tunnel, magari non troppo profondo, si trova a dover fare i conti non con una, ma con multiple superfici di scorrimento di una faglia, per di più una faglia “cieca” e inversa. Sembra complicato? Tranquilli, cercherò di spiegarvelo in modo semplice e, spero, avvincente.
Il Problema: Tunnel e Faglie, un Incontro Pericoloso
Immaginatevi le faglie come delle grandi fratture nella crosta terrestre. In zone sismiche, queste fratture possono muoversi, a volte in modo improvviso durante un terremoto, altre volte più lentamente (un fenomeno chiamato “creep”). Quando un tunnel attraversa una di queste zone, beh, i guai sono dietro l’angolo. Abbiamo visto danni devastanti in passato: pensate ai terremoti di Jiji a Taiwan, di Wenchuan in Cina, o di Kumamoto in Giappone. Tunnel squarciati, rivestimenti sbriciolati, binari deformati… un vero incubo per la sicurezza e un danno economico enorme.
La ricerca si è concentrata molto sui tunnel che attraversano faglie attive ben visibili. Ma cosa succede quando la faglia è “cieca”, cioè non arriva fino in superficie, e presenta più piani lungo cui può avvenire il movimento (le “slip surfaces”)? Qui le cose si complicano e le conoscenze erano piuttosto limitate. Ed è proprio qui che entra in gioco il nostro studio.
Il Nostro “Laboratorio” Virtuale: La Metro di Urumqi
Per capirci qualcosa di più, abbiamo preso come caso studio la Linea 2 della metropolitana di Urumqi, una città cinese situata in una zona sismicamente molto attiva, la Cintura Sismica del Tianshan. Questa linea attraversa diverse zone di faglia, tra cui la Faglia di Xishan, che è proprio del tipo che ci interessa: inversa (un blocco di roccia scivola sopra l’altro), con più superfici di scorrimento e in parte nascosta.
Cosa abbiamo fatto? Abbiamo costruito un modello tridimensionale super dettagliato al computer, usando il metodo degli elementi finiti. È come avere un plastico virtuale del terreno, della faglia e del tunnel, su cui possiamo simulare cosa succede quando la faglia si muove. Abbiamo ricreato il tunnel (profondo circa 13 metri), il terreno circostante (principalmente limo, con mudstone e ghiaia più in basso), la zona di faglia (larga circa 52 metri) con le sue due principali superfici di scorrimento (una primaria, S1, e una secondaria, S2, con uno spostamento relativo tra loro) e abbiamo applicato uno spostamento simulato lungo la faglia.
Abbiamo fatto alcune ipotesi per semplificare (come considerare rocce e faglie omogenee), ma sono necessarie per rendere i calcoli fattibili, concentrandoci sulle tendenze generali. Abbiamo anche modellato l’interazione tra il primo strato di supporto del tunnel (calcestruzzo spruzzato) e il rivestimento secondario, permettendo loro di scivolare o separarsi, proprio come potrebbe accadere nella realtà.

Come Abbiamo Simulato il Disastro (in Sicurezza!)
La simulazione è avvenuta in tre fasi principali:
- Equilibrio iniziale: Prima di tutto, abbiamo calcolato le tensioni naturali presenti nel terreno dovute solo alla gravità.
- Scavo del tunnel: Poi, abbiamo “scavato” virtualmente il tunnel, attivando gli elementi che rappresentano il suo rivestimento.
- Movimento della faglia: Infine, la parte clou! Abbiamo applicato uno spostamento lungo le superfici di scorrimento della faglia, simulando il movimento di tipo inverso (il blocco mobile che sale rispetto a quello fisso).
Ma Funziona Davvero Questo Modello? La Prova del Nove
Prima di fidarci ciecamente dei risultati, dovevamo essere sicuri che il nostro modello fosse realistico. Lo abbiamo verificato in due modi:
- Confronto con un caso reale: Abbiamo confrontato i tipi di danno simulati con quelli osservati nel Tunnel di Daliang dopo il terremoto di Menyuan del 2022. Le somiglianze erano impressionanti: calcestruzzo sbriciolato vicino alla faglia, rigonfiamenti del pavimento, danni alla volta… il nostro modello replicava bene la realtà!
- Confronto con misure sul campo: Abbiamo confrontato i cedimenti superficiali previsti dal modello durante lo scavo del tunnel con quelli misurati realmente sul campo. Anche qui, l’accordo era molto buono.
Quindi, sì, potevamo fidarci del nostro “laboratorio” virtuale!
Quantificare il Danno: Numeri che Parlano
Per non limitarci a dire “il tunnel è danneggiato”, abbiamo usato degli indicatori quantitativi. Abbiamo calcolato l’Indice di Danno Complessivo del Rivestimento (uno per la compressione, OLDC, e uno per la tensione, OLDT). Questi indici, basati sull’energia dissipata dagli elementi del modello durante il danneggiamento, vanno da 0 (nessun danno) a 1 (collasso totale). In pratica, ci dicono *quanto* è grave il danno e dove si concentra.
Abbiamo anche correlato il danno da tensione alla larghezza delle crepe nel calcestruzzo, classificando il danno in stati: nessun danno, danno lieve, moderato e severo. Questo ci aiuta a capire le conseguenze pratiche del danno simulato.

Cosa Abbiamo Scoperto? I Fattori Chiave del Danno
Ora viene il bello! Abbiamo fatto variare tre parametri fondamentali per vedere come influenzavano il danno al tunnel:
1. L’Entità dello Spostamento della Faglia (Δ)
Come c’era da aspettarsi, più la faglia si muove, peggio è per il tunnel. Il danno inizia tipicamente alla base del tunnel (l’inversa) e poi si propaga verso l’alto (la calotta) e le pareti laterali. Lungo l’asse del tunnel, i danni maggiori si concentrano vicino alle superfici di scorrimento (S1 e S2) e all’interfaccia tra la faglia e la roccia “sana”.
Una scoperta interessante: una volta che lo spostamento della faglia supera i 0.5 metri, l’indice di danno complessivo (sia OLDC che OLDT) non aumenta quasi più. È come se il grosso del danno fosse già avvenuto. Questo è un dato cruciale per la progettazione! Abbiamo anche visto che il danno inizia a diventare significativo quando la differenza di spostamento relativo tra le rocce ai lati delle superfici di scorrimento supera i 0.15 metri.
2. La Distanza tra le Superfici di Scorrimento (w)
Questo è un punto chiave quando si hanno faglie complesse. Se le superfici di scorrimento (S1 e S2 nel nostro caso) sono molto vicine (distanza w minore di circa 2 volte la larghezza del tunnel, 2D), i loro effetti si sommano! Si crea un effetto cumulativo che porta a danni molto severi nella porzione di tunnel compresa tra le due superfici.
Se invece le superfici sono più distanti (w maggiore di 3D), è come se agissero indipendentemente. Il danno si concentra vicino a ciascuna superficie, ma la parte centrale del tunnel tra di esse subisce solo danni lievi o nulli. Un’altra osservazione: la parte del tunnel nel blocco di faglia che si muove (moving block) tende a subire più danni da tensione rispetto a quella nel blocco fisso.

3. L’Inclinazione della Faglia (α)
L’angolo con cui la faglia taglia il terreno (dip angle) ha un impatto notevole, soprattutto sul danno da tensione (OLDT). Mentre il danno da compressione (OLDC) rimane abbastanza costante e molto alto (intorno a 0.9, indicando un danno severo quasi al collasso) indipendentemente dall’angolo, l’OLDT aumenta significativamente all’aumentare dell’inclinazione della faglia. Passando da 45° a 90° (faglia verticale), l’OLDT è aumentato del 20.7%!
Questo significa che faglie più ripide sono più “cattive” nel creare crepe e danni da trazione nel rivestimento. Con angoli superiori a 75°, il danno si estende anche nella zona centrale della faglia, non solo vicino alle superfici di scorrimento. A 90°, l’estensione e la gravità del danno sono massime.
Cosa Ci Portiamo a Casa? Implicazioni Pratiche
Questo studio, anche se basato su simulazioni, ci dà indicazioni preziose per la progettazione e la costruzione di tunnel in zone geologicamente complesse:
- Occhio allo spostamento: Se si prevede uno spostamento della faglia superiore a 0.5 metri, bisogna correre ai ripari! Servono misure specifiche come rivestimenti segmentati (più flessibili), sovrascavi locali (per creare uno spazio “cuscinetto”) o consolidamento del terreno circostante (grouting).
- Distanza tra le faglie: La vicinanza tra superfici di scorrimento multiple è un fattore di rischio aggiuntivo da non sottovalutare.
- Inclinazione conta: Faglie più ripide richiedono maggiore attenzione alla resistenza a trazione del rivestimento, specialmente nella parte superiore (calotta).
- Blocco mobile vs fisso: La parte del tunnel nel blocco mobile è più a rischio (soprattutto per la trazione) e richiede rinforzi maggiori. Nel blocco fisso, dove il danno è minore, si potrebbe pensare a strutture leggermente semplificate.
Certo, ogni modello ha le sue semplificazioni e limitazioni, ma i risultati ci aiutano a capire molto meglio come i tunnel reagiscono a questi scenari complessi. È un passo avanti per costruire infrastrutture più sicure e resilienti, anche quando la terra sotto i nostri piedi decide di muoversi in modi imprevedibili. Spero che questo viaggio nel sottosuolo vi sia piaciuto!
Fonte: Springer
