Fotografia ritratto toccante di una persona senzatetto in una città etiope, forse Wolaita Sodo, con espressione dignitosa ma segnata dalle difficoltà. Obiettivo 35mm, stile film noir, profondità di campo che sfoca lo sfondo urbano.

Tubercolosi e Senzatetto in Etiopia: Un Legame Pericoloso Nascosto tra le Strade

Ragazzi, parliamoci chiaro. Ci sono argomenti che scottano, realtà difficili da digerire ma di cui dobbiamo assolutamente parlare. Una di queste è il legame, purtroppo strettissimo, tra la tubercolosi (TB) e le persone che vivono in condizioni di estrema vulnerabilità, come i senzatetto. Oggi voglio portarvi con me in un viaggio virtuale nel sud dell’Etiopia, nella zona di Wolaita, per capire meglio cosa sta succedendo lì, basandomi su uno studio recente che ha acceso i riflettori su questa emergenza silenziosa.

La Tubercolosi: Una Minaccia Globale, Specialmente per i Più Fragili

Prima di tuffarci nello studio specifico, facciamo un passo indietro. La tubercolosi non è uno scherzo. È una malattia infettiva, causata da un batterio (il *Mycobacterium tuberculosis*), che colpisce principalmente i polmoni. A livello globale, è ancora una delle principali cause di morte per malattia infettiva. Pensate che nel 2022 ci sono stati 7,5 milioni di nuovi casi diagnosticati nel mondo, il numero più alto dal 1995! E l’Africa, purtroppo, paga un prezzo altissimo, con circa 424.000 decessi solo nel 2022.

L’Etiopia, in particolare, è tra i paesi più colpiti, classificata al 13° posto tra le nazioni ad alto carico di TB, TB/HIV e TB multi-resistente ai farmaci (MDR-TB). Nel 2022, oltre 19.000 persone sono morte di TB in Etiopia, più di due ogni ora. Numeri che fanno impressione, vero?

Ma c’è un aspetto ancora più drammatico: la TB è spesso definita una “malattia della povertà”. Colpisce più duramente chi vive in condizioni sociali svantaggiate: malnutrizione, sovraffollamento, scarsa igiene. E chi, più dei senzatetto, vive quotidianamente queste difficoltà? Si stima che nel mondo ci siano oltre 150 milioni di persone senza fissa dimora, e in Etiopia si parlava di quasi 2,7 milioni nel 2020. Per loro, il rischio di contrarre la TB è fino a 20 volte maggiore rispetto alla popolazione generale. Un dato spaventoso.

Lo Studio nella Zona di Wolaita: Cosa Hanno Scoperto?

Ed è qui che entra in gioco lo studio condotto tra maggio e luglio 2023 in alcune città della zona di Wolaita (Sodo, Areka, Bodeti). I ricercatori hanno voluto capire quanto fosse diffusa la tubercolosi polmonare (PTB) tra le persone senzatetto della zona e quali fattori aumentassero il rischio.

Hanno coinvolto 352 persone senzatetto che presentavano sintomi sospetti di TB (come tosse persistente da più di due settimane, seguendo le linee guida dell’OMS). Come hanno fatto a scovare la malattia? Hanno usato un metodo diagnostico molecolare rapido e molto sensibile, il GeneXpert MTB/RIF, su campioni di espettorato. Questo test non solo rileva la presenza del batterio della TB, ma verifica anche se è resistente alla Rifampicina, uno dei farmaci più importanti. Per essere sicuri al 100%, i casi positivi al GeneXpert sono stati poi confermati con il metodo “classico”, la coltura su terreno Lowenstein-Jensen (LJ), considerato il gold standard.

I Risultati: Un Quadro Preoccupante

E adesso, tenetevi forte. I risultati parlano chiaro: la prevalenza di tubercolosi polmonare confermata batteriologicamente tra i senzatetto esaminati è stata del 7,7%. Sembra un numero piccolo? Non lo è affatto. Significa che quasi 8 persone su 100, tra quelle con sintomi sospetti in questa popolazione vulnerabile, avevano la malattia attiva. Questo tasso è enormemente più alto rispetto alla prevalenza nella popolazione generale etiope (che si aggira intorno allo 0,1-0,2%). La buona notizia, se così si può dire, è che non sono stati trovati casi di TB resistente alla Rifampicina (RR-TB).

Fotografia ritratto di un uomo etiope senzatetto, aspetto pensieroso, ripreso in una strada polverosa della zona di Wolaita, Etiopia. Obiettivo 35mm, profondità di campo, bianco e nero.

Ma perché questa prevalenza così alta? Lo studio ha identificato alcuni “colpevoli”, o meglio, fattori di rischio significativamente associati alla malattia in questo gruppo.

I Fattori di Rischio: Un Mix Esplosivo

Analizzando i dati, i ricercatori hanno scoperto che alcuni comportamenti e condizioni aumentavano drasticamente le probabilità di avere la TB. Ecco i principali:

  • Fumare sigarette: Chi fumava sigarette aveva una probabilità 7,6 volte maggiore di avere la TB. Il fumo danneggia le vie respiratorie e indebolisce le difese immunitarie locali.
  • Fumare benzene: Ancora peggio! Chi fumava benzene (una pratica purtroppo diffusa tra alcuni gruppi vulnerabili) aveva un rischio 8,3 volte più alto. Il benzene è tossico e viene assorbito rapidamente dai polmoni.
  • Masticare tabacco: Anche questa abitudine aumentava il rischio di 4,1 volte. Il tabacco, in qualsiasi forma, è nemico della salute polmonare.
  • Durata della vita da senzatetto: Chi viveva per strada da più di 5 anni aveva un rischio 6,7 volte maggiore rispetto a chi era senzatetto da meno tempo. Questo suggerisce che l’esposizione prolungata a condizioni precarie, malnutrizione e potenziali contatti con persone malate aumenta il pericolo.
  • Assunzione di farmaci (attualmente): Le persone che stavano assumendo farmaci al momento dello studio avevano un rischio 4,7 volte più alto. Questo potrebbe indicare la presenza di altre condizioni mediche che indeboliscono l’organismo o forse interazioni farmacologiche, anche se lo studio non approfondisce questo aspetto specifico.
  • Basso Indice di Massa Corporea (BMI): Essere sottopeso (BMI < 18.5 kg/m²) aumentava il rischio di 5,3 volte. La malnutrizione è un fattore di rischio notissimo per la TB, perché compromette il sistema immunitario.
  • Infezione da HIV: Le persone senzatetto con HIV avevano una probabilità 5,2 volte maggiore di avere anche la TB. L’HIV attacca il sistema immunitario, rendendo le persone molto più suscettibili a sviluppare la TB attiva.

Questi fattori dipingono un quadro complesso: stili di vita rischiosi (spesso legati alla dipendenza e alla difficoltà della vita di strada), condizioni di salute precarie (malnutrizione, HIV) e la durata stessa dell’esperienza da senzatetto si combinano creando un terreno fertile per la diffusione della tubercolosi.

Fotografia grandangolare di un rifugio improvvisato per senzatetto in una città etiope, condizioni di sovraffollamento visibili, luce fioca serale. Obiettivo 10-24mm, messa a fuoco nitida, lunga esposizione per catturare l'atmosfera.

Cosa Ci Dice Questo Studio (e Cosa Dobbiamo Fare)

Questo studio è un campanello d’allarme fortissimo. Ci dice che la prevalenza della TB tra le persone senzatetto nella zona di Wolaita è drammaticamente alta, circa 10 volte superiore a quella della popolazione generale etiope. Anche se non è stata trovata resistenza alla Rifampicina, i fattori di rischio identificati sono quelli che spesso portano anche allo sviluppo di forme resistenti della malattia.

È evidente che questa popolazione è particolarmente vulnerabile e, diciamocelo, spesso dimenticata. Vivere per strada significa non solo povertà e fame, ma anche sovraffollamento in rifugi improvvisati, scarsa igiene, difficoltà di accesso alle cure mediche e maggiore esposizione a comportamenti a rischio.

Cosa fare, quindi? Lo studio raccomanda fortemente di implementare misure mirate di prevenzione e controllo della TB specificamente per le persone senzatetto. Questo significa:

  • Screening attivi: Andare a cercare attivamente i casi di TB in questa popolazione, senza aspettare che arrivino (spesso troppo tardi) nei centri sanitari.
  • Diagnosi rapida: Utilizzare test come il GeneXpert per avere diagnosi veloci e precise.
  • Supporto al trattamento: Assicurarsi che chi inizia la terapia la porti a termine, offrendo supporto sociale ed economico se necessario (la terapia è lunga e impegnativa).
  • Prevenzione: Lavorare sui fattori di rischio, come smettere di fumare, migliorare la nutrizione, offrire test e cure per l’HIV, e cercare soluzioni abitative dignitose.
  • Monitoraggio costante: Tenere sotto controllo la situazione per intervenire tempestivamente.

Certo, lo studio ha avuto delle limitazioni, come la difficoltà nel seguire persone molto mobili e l’uso di un solo campione di espettorato per la coltura (che potrebbe aver sottostimato leggermente la prevalenza). Ma il messaggio principale è inequivocabile.

Fotografia macro di una capsula Petri con coltura batterica simulando la coltura LJ per TB, illuminazione controllata da laboratorio, alta definizione. Obiettivo macro 100mm, messa a fuoco precisa.

In conclusione, non possiamo girarci dall’altra parte. La tubercolosi tra i senzatetto in Etiopia, e probabilmente in molte altre parti del mondo con condizioni simili, è un’emergenza sanitaria e sociale che richiede attenzione e azione immediata. Servono interventi specifici, risorse dedicate e un approccio che consideri la persona nella sua interezza, non solo la malattia. Solo così potremo sperare di spezzare questo legame pericoloso tra TB e marginalità.

Fonte: Springer

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