Vista dall'alto di un team medico che lavora urgentemente su un paziente in barella in una sala di pronto soccorso moderna e ben illuminata, monitor che mostrano segni vitali lampeggianti. Wide-angle lens, 15mm, sharp focus, action tracking, atmosfera tesa ma professionale.

Pronto Soccorso e Pazienti Oncologici: Quando il Triage Sbagliato Costa Tempo Prezioso

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che mi sta particolarmente a cuore e che tocca le vite di persone già messe a dura prova: i pazienti oncologici che si ritrovano a dover correre in pronto soccorso. Sapete, le emergenze legate al cancro sono una bella gatta da pelare per i sistemi sanitari ovunque, e la Giordania, dove è stato condotto lo studio di cui vi parlerò (basato sull’articolo “Triage decisions and health outcomes among oncology patients: a comparative study of medical and surgical cancer cases in emergency departments”), non fa eccezione.

L’Importanza Cruciale del Triage

Immaginate la scena: un pronto soccorso affollato, medici e infermieri che corrono, e in mezzo a tutto questo, un paziente con una storia di cancro che presenta sintomi acuti. Come si decide chi vedere prima? Qui entra in gioco il triage. È quel processo fondamentale che permette di dare una priorità ai pazienti in base alla gravità e all’urgenza delle loro condizioni. Un buon triage può fare la differenza tra la vita e la morte, specialmente per chi, come un paziente oncologico chirurgico, potrebbe aver bisogno di un intervento immediato.

Il problema sorge quando questo processo non funziona a dovere. Parliamo di “under-triage”: in pratica, si sottovaluta la gravità del paziente, classificandolo in una categoria di urgenza inferiore a quella reale. Le conseguenze? Ritardi significativi nelle cure, che per un paziente oncologico possono essere devastanti.

Nonostante tutti riconoscano quanto sia vitale un triage accurato, in Giordania, come in molti altri posti, c’erano pochi dati sull’impatto reale di queste decisioni sui pazienti oncologici, soprattutto quelli chirurgici. Per questo, un gruppo di ricercatori ha deciso di vederci chiaro.

Lo Studio Giordano: Cosa Abbiamo Cercato di Capire?

L’obiettivo principale di questo studio era proprio valutare come vengono gestiti i pazienti oncologici che arrivano in pronto soccorso in Giordania, in termini di tempestività e priorità. Ci siamo chiesti: l’eventuale under-triage causa ritardi nel trattamento? E che impatto ha su parametri chiave come il tempo per la prima visita medica, il tempo per iniziare il trattamento e la durata totale della degenza ospedaliera?

Per rispondere a queste domande, abbiamo utilizzato un approccio retrospettivo, analizzando i dati di 481 pazienti oncologici passati per il pronto soccorso di quattro grandi ospedali pubblici giordani. Abbiamo creato due gruppi principali:

  • Pazienti oncologici che necessitavano di interventi chirurgici d’urgenza.
  • Pazienti oncologici che presentavano altre emergenze mediche legate alla loro malattia.

Per valutare l’accuratezza del triage, abbiamo usato la Scala Canadese di Triage e Acuità (CTAS), uno strumento standardizzato. L’under-triage veniva identificato quando un paziente che avrebbe dovuto essere classificato come ad alta urgenza (CTAS I-III, cioè rianimazione, emergenza, urgenza) veniva invece messo in una categoria inferiore (CTAS IV-V, meno urgente o non urgente).

Abbiamo spulciato le cartelle cliniche elettroniche e poi usato analisi statistiche (regressione lineare multipla, per i più tecnici) per vedere se c’era un legame tra l’under-triage e i ritardi nelle cure.

Chi Sono i Pazienti e Cosa Abbiamo Scoperto?

Il paziente tipo del nostro studio era piuttosto anziano (età media intorno ai 63 anni) e, purtroppo, una percentuale altissima (oltre l’83%) aveva un cancro in stadio avanzato (III o IV). Questo già ci dice quanto fossero vulnerabili queste persone.

I pazienti chirurgici, in particolare, arrivavano spesso con sintomi severi: più della metà lamentava dolore acuto (51.6%) e una buona parte aveva difficoltà respiratorie (41.1%). Anche nausea e vomito erano comuni.

E qui arriva il dato preoccupante: i tassi di under-triage erano alti! Ben il 44.1% dei pazienti chirurgici e il 39.4% dei pazienti non chirurgici erano stati classificati con un’urgenza inferiore a quella reale. Quasi la metà dei pazienti chirurgici, che magari necessitavano di cure immediate, non veniva riconosciuta come tale al triage!

Un medico in un pronto soccorso affollato esamina la cartella clinica elettronica di un paziente anziano su un tablet, espressione concentrata e preoccupata. Macro lens, 85mm, high detail, precise focusing, luce ambientale controllata.

Le Conseguenze Tangibili dell’Under-Triage

Ma cosa significa concretamente questo errore di valutazione? Ritardi, ritardi pesanti.

  • Per i pazienti chirurgici: L’under-triage ha ritardato in media di quasi 35 minuti il tempo per la prima visita medica (β = 34.9 min) e di ben 68 minuti l’inizio del trattamento (β = 68.0 min). Tempi che possono sembrare brevi, ma in emergenza ogni minuto conta. Inoltre, anche i tempi di attesa per la decisione di ricovero e per il trasferimento in reparto si allungavano significativamente.
  • Per i pazienti non chirurgici: I ritardi erano ancora maggiori! Quasi 49 minuti in più per vedere un medico (β = 48.6 min) e una permanenza media in pronto soccorso più lunga di oltre 7 ore (β = 7.3 h).

E per entrambi i gruppi, l’under-triage si traduceva in una degenza ospedaliera complessiva più lunga di circa 3.2 giorni (β = 3.2 days). Questo non solo impatta sul paziente, ma anche sui costi e sulle risorse del sistema sanitario.

Perché Succede e Cosa Possiamo Fare?

Questi risultati ci dicono chiaramente che c’è un problema sistemico nel riconoscere l’effettiva gravità dei pazienti oncologici al triage nei pronto soccorso giordani. Le cause possono essere molteplici:

  • Mancanza di formazione specifica per il personale del triage sulle emergenze oncologiche.
  • Protocolli di triage generici che non colgono le specificità del paziente con cancro (che magari ha parametri vitali alterati dalla malattia stessa o dalle terapie).
  • Sovraffollamento e carenza di personale nei pronto soccorso.

Lo studio sottolinea l’importanza di integrare strumenti basati sull’evidenza, come i criteri della Sindrome da Risposta Infiammatoria Sistemica (SIRS), già implicitamente presenti nelle linee guida ma forse non applicati sistematicamente. Riconoscere precocemente segni di sepsi o infiammazione sistemica è cruciale in questi pazienti, spesso immunocompromessi.

Cosa fare, quindi? Le indicazioni sono chiare:

  1. Formazione mirata: Bisogna formare meglio infermieri e medici del triage sulle particolarità delle emergenze oncologiche.
  2. Protocolli specifici: Sviluppare e implementare protocolli di triage che tengano conto delle specificità del cancro e integrino strumenti come i criteri SIRS.
  3. Collaborazione: Migliorare la comunicazione e la collaborazione tra il pronto soccorso e i reparti di oncologia.
  4. Tecnologia: Sfruttare i sistemi di cartelle cliniche elettroniche per segnalare alert specifici per pazienti oncologici.
  5. Risorse: Adeguare le risorse (personale, posti letto) per gestire al meglio questi pazienti complessi.

Un gruppo diversificato di infermieri e medici partecipa attivamente a una sessione di formazione sul triage oncologico in una sala conferenze moderna e luminosa, interagendo con grafici proiettati su uno schermo. Prime lens, 35mm, sharp focus, ambiente collaborativo.

Guardando al Futuro

Certo, questo studio ha i suoi limiti. È retrospettivo, basato su dati esistenti che potrebbero non essere perfetti, e condotto in specifici ospedali giordani, quindi generalizzare è difficile. Non abbiamo indagato a fondo *tutte* le cause dell’under-triage.

Tuttavia, il messaggio è forte e chiaro: l’under-triage nei pronto soccorso è un problema serio per i pazienti oncologici, associato a ritardi significativi nelle cure. È un campanello d’allarme che ci spinge a ripensare e migliorare i nostri processi di triage.

Migliorare l’accuratezza del triage non è solo una questione di efficienza, ma un imperativo etico per garantire a questi pazienti, già così provati, le cure tempestive e appropriate di cui hanno disperatamente bisogno. Servono interventi mirati, formazione continua e un impegno sistemico per colmare queste lacune. Solo così potremo davvero fare la differenza nella vita dei pazienti oncologici che si affidano a noi nel momento del bisogno.

Fonte: Springer

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