Aborto e Aborto Spontaneo: Un’Analisi Globale (1990-2021) Rivela Progressi e Sfide Nascoste
Ciao a tutti! Oggi voglio condividere con voi un’analisi che mi ha colpito molto, riguardante un tema delicato ma fondamentale per la salute globale: l’aborto materno e l’aborto spontaneo. Recentemente mi sono imbattuto in uno studio approfondito che ha esaminato le tendenze a lungo termine di questi eventi a livello mondiale, dal 1990 al 2021, utilizzando i dati del Global Burden of Disease (GBD) 2021. È un viaggio affascinante tra progressi notevoli e disparità che ancora ci chiamano all’azione.
Di Cosa Parliamo Esattamente?
Prima di tuffarci nei numeri, chiariamo i termini. Quando parliamo di aborto materno e aborto spontaneo in questo contesto, ci riferiamo a tutte le interruzioni di gravidanza, sia quelle volontarie (elettive o clinicamente indicate) sia quelle spontanee (aborti spontanei involontari, tipicamente prima delle 24 settimane). Lo studio si concentra specificamente sugli esiti per la salute materna: l’incidenza (quante volte accade), la mortalità (i decessi materni direttamente collegati) e gli anni di vita persi o vissuti con disabilità a causa di questi eventi, i cosiddetti DALYs (Disability-Adjusted Life Years). Non stiamo parlando, quindi, degli esiti fetali come i nati morti, ma del peso che queste condizioni rappresentano per le donne.
Uno Sguardo Globale: Cosa Dicono i Numeri?
La buona notizia è che, a livello globale, c’è stato un calo generale del peso dell’aborto materno e spontaneo tra il 1990 e il 2021. Nel 2021, il tasso globale di incidenza standardizzato per età (ASIR) era di circa 1001 casi ogni 100.000 donne. Il tasso di mortalità standardizzato per età (ASMR) era di 0,42 decessi ogni 100.000 donne, e il tasso di DALYs standardizzato per età (ASDR) era di 25,73 anni persi/vissuti con disabilità ogni 100.000 donne.
Analizzando le tendenze nel tempo con una tecnica chiamata regressione Joinpoint, abbiamo visto cali significativi. Ad esempio, l’ASIR globale è diminuito del 2,32% all’anno tra il 1990 e il 1994 e del 2,00% all’anno tra il 2015 e il 2019. Anche la mortalità (ASMR) e i DALYs (ASDR) hanno mostrato cali importanti, specialmente tra il 1999 e il 2003 (rispettivamente -6,08% e -5,82% annuo) e di nuovo tra il 2011 e il 2021 (circa -4,5/4,6% annuo). Questo suggerisce che gli sforzi globali per migliorare la salute materna stanno avendo un impatto.
Il Grande Divario: Le Disparità Regionali e Socio-Demografiche
Qui, però, le cose si complicano. Se guardiamo più da vicino, emergono disparità enormi. Il peso maggiore di aborti materni e spontanei ricade sulle regioni a basso Indice Socio-Demografico (SDI), come l’Africa subsahariana e l’Asia meridionale. Nel 2021, in queste regioni l’ASIR era quasi il doppio della media globale (1715 contro 1001 per 100.000) e la mortalità (ASMR) era quasi cinque volte superiore (1,99 contro 0,42 per 100.000)!
Al contrario, nelle regioni ad alto SDI (Nord America, Europa occidentale, Australia, Asia orientale), i tassi di incidenza, mortalità e DALYs sono costantemente diminuiti nel periodo considerato. Questo schema è chiarissimo: maggiore è il livello di sviluppo socio-economico di un paese, minore è il peso di aborti e aborti spontanei. È una fotografia impietosa delle disuguaglianze globali nell’accesso all’assistenza sanitaria, all’istruzione e alle risorse economiche. Mentre i paesi più ricchi migliorano, quelli più poveri faticano a tenere il passo, e in alcune aree dell’Africa, del Medio Oriente e del Sud America si è visto addirittura un aumento dei tassi.
Chi è Più Colpito? L’Analisi per Età, Periodo e Coorte
Grazie a un modello statistico chiamato Age-Period-Cohort (APC), abbiamo potuto “spacchettare” le tendenze per capire meglio l’influenza dell’età, del periodo storico e della generazione (coorte) di nascita.
Ecco cosa è emerso:
- Età: Il rischio maggiore di aborto materno e spontaneo (incidenza, mortalità e DALYs) si concentra nettamente nelle donne tra i 20 e i 30 anni. Dopo i 30 anni, il rischio cala rapidamente, diventando molto basso dopo i 50. L’analisi “local drift” ha mostrato un aumento annuo dell’incidenza tra i 10 e i 40 anni, con il picco proprio tra i 20 e i 30.
- Periodo: L’effetto del periodo storico mostra un calo continuo dei tassi di incidenza, mortalità e DALYs dal 1992 al 2021. Questo conferma che, nel tempo, le condizioni generali sono migliorate a livello globale.
- Coorte: Le donne nate prima del 1940 (coorti più vecchie) hanno mostrato tassi di mortalità e DALYs più alti. Le generazioni più recenti (nate dal 1980 in poi) mostrano invece una graduale diminuzione di questi tassi. Sembra quindi che le donne più giovani stiano beneficiando di migliori condizioni sanitarie e socio-economiche rispetto alle loro madri e nonne.
Il Fattore Chiave Nascosto: La Carenza di Ferro
Lo studio GBD 2021 ha identificato un fattore di rischio modificabile cruciale associato all’aborto materno e spontaneo: la carenza di ferro. L’anemia da carenza di ferro è un problema noto in gravidanza, ma qui vediamo quantificato il suo impatto specifico su questi esiti.
L’impatto della carenza di ferro è risultato massimo nelle donne tra i 20 e i 39 anni, con un picco nella fascia 20-24 anni. E, ancora una volta, le disparità sono evidenti: l’associazione tra carenza di ferro e aborto/aborto spontaneo è molto più forte nelle regioni a basso SDI. Qui, nel 2021, il tasso di mortalità attribuibile alla carenza di ferro era 0,333 per 100.000 persone, mentre nelle regioni ad alto SDI era praticamente trascurabile (0,0008 per 100.000).
La buona notizia è che l’impatto della carenza di ferro è diminuito significativamente a livello globale tra il 1990 e il 2021 (l’ASDR attribuibile è sceso da 0,311 a 0,077 per 100.000). Questo riflette probabilmente gli sforzi fatti in termini di supplementazione di ferro e fortificazione degli alimenti. Tuttavia, il peso sproporzionato che ancora grava sulle regioni a basso SDI richiede interventi nutrizionali mirati e continui.
Uno Sguardo al Futuro: Le Proiezioni fino al 2051
Cosa ci aspetta nei prossimi 30 anni? Utilizzando un modello chiamato Bayesian Age-Period-Cohort (BAPC), lo studio ha provato a fare delle proiezioni. Le previsioni sono generalmente positive: si prevede un’ulteriore riduzione significativa del peso globale dell’aborto materno e spontaneo entro il 2051. L’ASIR potrebbe diminuire di circa il 43% e l’ASDR addirittura dell’81%.
Tuttavia, c’è un “ma”. Le proiezioni suggeriscono anche un rallentamento nel tasso di declino. Questo ci dice che non possiamo abbassare la guardia. I progressi futuri non sono scontati, specialmente nelle regioni a basso e medio SDI dove il miglioramento è già più lento. Serviranno sforzi continui e mirati.
Limiti e Considerazioni Finali
Come ogni studio, anche questo ha i suoi limiti. La qualità e la completezza dei dati possono variare, specialmente nei paesi a basso reddito. Inoltre, lo studio si è concentrato sulla carenza di ferro come fattore di rischio, ma ce ne sono sicuramente altri (infezioni, malattie croniche, fattori psicosociali) che non sono stati analizzati qui. Infine, le proiezioni future sono, per loro natura, incerte e dipendono da molti fattori. Un altro punto importante è che mettere insieme aborti volontari e spontanei in un’unica misura, sebbene utile per confronti globali, può mascherare tendenze specifiche legate a cause diverse (es. accesso all’aborto sicuro vs. cure prenatali).
Nonostante ciò, penso che questa analisi ci offra una panoramica preziosa. Ci mostra i progressi fatti nella salute materna a livello globale, ma ci sbatte anche in faccia le persistenti e inaccettabili disuguaglianze. Le donne nelle regioni più povere continuano a sopportare un peso sproporzionato.
La strada da percorrere è chiara: dobbiamo continuare a investire nel miglioramento dell’accesso all’assistenza sanitaria materna di qualità, soprattutto nelle aree più svantaggiate. Dobbiamo affrontare i fattori socio-economici alla base di queste disparità e implementare interventi mirati, come i programmi nutrizionali per combattere la carenza di ferro. Solo così potremo sperare di ridurre ulteriormente questo “peso nascosto” e garantire a tutte le donne il diritto alla salute riproduttiva.
Fonte: Springer