Immagine fotorealistica di una trappola per roditori umanitaria, tipo gabbia metallica, posizionata strategicamente all'interno di un'abitazione rurale malgascia, con un ratto nero (Rattus rattus) che si avvicina con cautela. Obiettivo macro da 90mm, illuminazione controllata per evidenziare i dettagli della trappola e del roditore, creando un'atmosfera di attesa e prevenzione.

Peste Nera? No Grazie! Le Comunità Locali Hanno un Piano (e Funziona!)

Amici, parliamoci chiaro: quando sentiamo parlare di “peste”, un brividino lungo la schiena ci corre sempre, vero? E a ragione! Questa malattia, causata dal batterio Yersinia pestis, ha segnato la storia dell’umanità. E indovinate un po’ chi sono spesso i principali indiziati nella sua diffusione? Esatto, i roditori, e più precisamente le pulci che questi simpatici (ma non troppo) animaletti si portano appresso. Oggi voglio raccontarvi di una storia che arriva dal Madagascar, un luogo meraviglioso ma anche uno degli epicentri mondiali della peste, e di come le comunità locali stiano prendendo in mano la situazione con risultati sorprendenti.

Un Nemico Insidioso: Roditori, Pulci e la Minaccia della Peste

In Madagascar, la situazione è particolarmente delicata. Pensate che tra il 2013 e il 2018, l’isola ha registrato l’81% dei casi di peste a livello globale! La maggior parte di questi casi si concentra negli altopiani centrali. I protagonisti di questo dramma epidemiologico sono principalmente i ratti neri (Rattus rattus) e due specie di pulci: la Xenopsylla cheopis, che se la spassa sui ratti all’interno delle case, e la Synopsyllus fonquerniei, più comune sui ratti all’esterno e la cui distribuzione, guarda caso, coincide spesso con quella dei casi di peste umana. Mica una coincidenza da poco, eh?

Le strategie per mitigare la peste si sono concentrate a lungo sulla prevenzione della trasmissione all’uomo, quindi sull’interfaccia uomo-pulce. C’è sempre stato un po’ di dibattito sul valore del controllo dei roditori, perché c’è il timore che, eliminando i ratti, le pulci infette possano cercare nuovi ospiti, inclusi noi umani. Tuttavia, è logico pensare che ridurre la popolazione di roditori possa portare a una diminuzione anche dei vettori (le pulci), e quindi a un minor rischio di peste.

Il problema è che i ratti sono bestiacce intelligenti e diffidenti (neofobici, dicono gli esperti, cioè hanno paura delle novità nel loro ambiente) e hanno una capacità riproduttiva e di immigrazione che può vanificare gli sforzi di controllo. Immaginate di mettere delle trappole: all’inizio ne catturate un po’, ma poi i ratti rimasti diventano più scaltri, o arrivano nuovi “inquilini” dalle zone circostanti. Infatti, uno studio precedente con un controllo intermittente nelle case aveva mostrato che la riduzione dell’abbondanza dei roditori era solo a brevissimo termine. Un po’ come svuotare il mare con un secchiello!

Inoltre, c’è un’altra preoccupazione: se si eliminano i ratti solo in alcune aree, si potrebbe involontariamente peggiorare la situazione. Come? Magari spingendo i ratti infetti a spostarsi verso zone con ratti sani, o alterando la demografia della popolazione e la suscettibilità alla malattia. Insomma, un bel grattacapo.

L’Esperimento in Madagascar: Quando la Comunità Scende in Campo

Ed è qui che entra in gioco lo studio di cui vi parlo oggi, pubblicato su *Springer*. I ricercatori si sono chiesti: e se provassimo un approccio diverso? Se coinvolgessimo direttamente le comunità locali in un trappolaggio intensivo e quotidiano all’interno delle case? Potrebbe funzionare a lungo termine per ridurre sia i roditori che le pulci?

L’esperimento si è svolto in sei villaggi rurali del Madagascar tra il 2022 e il 2023. Tre villaggi sono stati scelti come “villaggi di intervento”, dove le comunità stesse hanno condotto un trappolaggio quotidiano e intensivo dei roditori dentro ogni casa. Ad ogni famiglia sono state date due trappole: trappole a scatto durante la stagione non-peste (maggio-agosto 2022) e trappole a cattura viva durante la stagione della peste (settembre 2022-aprile 2023). Gli agenti comunitari registravano ogni giorno il numero di roditori catturati. I roditori catturati vivi venivano poi eutanizzati in modo umano. Negli altri tre villaggi, detti “di controllo”, gli abitanti potevano continuare con i loro metodi abituali di gestione dei roditori.

Per capire l’efficacia dell’intervento, i ricercatori hanno monitorato l’abbondanza di roditori e pulci a intervalli di 4 mesi, usando sia trappole che delle speciali “mattonelle traccianti”. Queste mattonelle, dipinte con una miscela di polvere di gesso, acquaragia e olio motore, permettevano di registrare l’attività dei roditori (impronte, graffi, segni della coda). Un metodo ingegnoso, non trovate?
Gli animali catturati venivano identificati, spazzolati per raccogliere le pulci (conservate in alcol per l’identificazione successiva) e si prelevavano campioni di sangue per cercare anticorpi contro la peste.

Fotografia realistica di trappole per roditori posizionate con cura all'interno di una semplice abitazione rurale in Madagascar, luce naturale soffusa che entra da una finestra, obiettivo macro da 70mm per dettaglio sulle trappole e sull'ambiente circostante, catturando la texture delle pareti e del pavimento.

I dati raccolti prima dell’inizio dell’esperimento hanno confermato che i villaggi di intervento e quelli di controllo partivano da una situazione simile in termini di abbondanza di roditori e pulci. Questo è fondamentale per poter dire che eventuali differenze successive siano dovute proprio all’intervento.

Risultati Che Fanno Ben Sperare: Meno Ratti, Meno Pulci, Meno Rischi!

E i risultati? Beh, preparatevi a una bella notizia! Tra la fine di aprile 2022 e la fine di febbraio 2023, nei tre villaggi di intervento sono stati rimossi ben 2013 Rattus rattus e 1297 Mus musculus (topolini domestici) grazie al trappolaggio quotidiano. Le catture giornaliere sono diminuite rapidamente all’inizio, per poi rimanere basse. Questo è già un ottimo segno!

L’analisi dei dati di monitoraggio ha confermato che il trattamento ha ridotto efficacemente l’abbondanza di Rattus rattus all’interno delle case. E non è tutto: i Rattus rattus nei villaggi di intervento avevano meno probabilità di essere infestati dalla pulce “domestica” Xenopsylla cheopis. Questa tendenza, combinata con la drastica riduzione del numero di ratti, ha portato a un calo considerevole dell’abbondanza relativa di Xenopsylla cheopis. Praticamente, meno ratti e quei pochi che c’erano avevano meno pulci. Un doppio colpo vincente!

La Preoccupazione Sventata: E le Pulci ‘Esterne’?

Ricordate la preoccupazione che eliminare i ratti dentro casa potesse far aumentare la presenza della pulce “esterna”, la Synopsyllus fonquerniei, potenzialmente più pericolosa? Bene, lo studio ha portato ottime notizie anche su questo fronte. Non c’è stata alcuna evidenza che i ratti nelle case dei villaggi di intervento fossero più infestati da questa pulce, né che la sua abbondanza relativa fosse maggiore all’interno delle abitazioni. Questo è un punto cruciale, perché smentisce uno dei principali timori legati al controllo intensivo dei roditori in contesti come quello malgascio, dove la stagione della peste umana (settembre-aprile) sembra coincidere con alte abbondanze di S. fonquerniei sui ratti all’esterno. Il rischio che ratti portatori di queste pulci entrino nelle case dalle aree circostanti è una preoccupazione seria per le autorità sanitarie.

Inoltre, l’indice totale di pulci, una misura comunemente usata negli studi sulla peste per valutare il rischio, si è ridotto del 46% nei villaggi di intervento rispetto a quelli di controllo. Mica male, eh?

Cosa Non Ha Funzionato (e Perché è Importante Saperlo)

C’è un “ma”, o meglio, un aspetto su cui l’intervento non ha avuto l’effetto sperato: l’abbondanza dei topolini domestici (Mus musculus) non è diminuita significativamente. I ricercatori pensano che questo sia dovuto al tipo di trappole utilizzate, il cui meccanismo di scatto potrebbe essere meno sensibile agli animali più piccoli. Stanno già pensando a studi futuri con trappole più adatte a questi piccoli roditori. È importante sottolineare anche questi aspetti, perché la scienza procede per tentativi e miglioramenti continui.

Un altro dato interessante è che, nonostante la riduzione generale, si è notata una leggera ripresa delle popolazioni di ratti nelle case a marzo 2023. Questo potrebbe riflettere l’immigrazione di nuovi individui dopo il picco riproduttivo dei ratti all’esterno. Cosa ci dice questo? Che il controllo deve essere continuo e sostenuto nel tempo per contrastare le capacità di “recupero” delle popolazioni di roditori. Non si può abbassare la guardia!

Fotografia di gruppo di membri di una comunità rurale malgascia sorridenti, che mostrano con orgoglio alcune delle trappole utilizzate per il controllo dei roditori, sfondo di capanne tradizionali, obiettivo da 35mm per un ritratto di gruppo, luce del tardo pomeriggio, colori caldi e vivaci.

Il Potere della Comunità: Implicazioni e Prospettive Future

Questi risultati sono davvero incoraggianti! Dimostrano che un trappolaggio intensivo guidato dalla comunità all’interno delle case può ridurre le popolazioni di roditori, mantenerle basse e, soprattutto, ridurre significativamente l’abbondanza di un vettore chiave della peste come la Xenopsylla cheopis, senza effetti controproducenti sull’aumento di altre pulci pericolose all’interno delle abitazioni.

Il bello è che questo approccio mette al centro le comunità stesse, che diventano protagoniste della propria salute e sicurezza. E sembra che la cosa piaccia: nei sondaggi successivi, le comunità partecipanti hanno espresso il desiderio di continuare con il trappolaggio, e le autorità locali si sono dette interessate a espandere questa strategia a tutti i villaggi del comune.

Certo, mantenere l’impegno e la motivazione della comunità nel lungo periodo sarà cruciale, così come valutare come gli aspetti sociali ed economici possano influenzare l’applicabilità di questo metodo in altri contesti. Ma la strada tracciata è promettente.

Insomma, questa ricerca ci insegna che, nonostante l’elevato potenziale riproduttivo dei roditori e la complessità dell’epidemiologia della peste, le comunità che lavorano insieme possono davvero fare la differenza nel ridurre il rischio di malattie trasmesse da questi animali. Un controllo coordinato e sostenuto dei roditori dovrebbe essere considerato una strategia importante per la mitigazione della peste. Una lezione di empowerment e di scienza applicata che arriva direttamente dal cuore del Madagascar!

Fonte: Springer

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