Ricostruzione fotorealistica dell'interno della tomba di Tutankhamon, con focus sulle crepe nel soffitto e sulle pareti affrescate, illuminazione suggestiva per evidenziare la vulnerabilità. Obiettivo grandangolare 18mm, lunga esposizione per catturare i dettagli nell'ombra.

Tutankhamun Sotto Scacco: La Tecnologia 3D Svela i Segreti della Sua Fragile Tomba!

Amici appassionati di storia e misteri, oggi vi porto con me in un viaggio incredibile, nel cuore pulsante dell’antico Egitto, ma con gli occhi della scienza più moderna. Parliamo di un nome che evoca tesori e leggende: Tutankhamun e la sua celeberrima tomba, la KV62 nella Valle dei Re. Un luogo che, da quando Howard Carter la scoprì quasi intatta, non ha mai smesso di affascinarci. Ma dietro lo sfarzo e l’oro, si nasconde una realtà ben più precaria, una lotta silenziosa contro il tempo e gli elementi. E indovinate un po’? Proprio la tecnologia ci sta aiutando a capirne di più, per cercare di preservare questo gioiello per i secoli a venire.

Un Tesoro Minacciato: Acqua e Faglie nel Mirino

Pensateci un attimo: la tomba di Tutankhamun è un miracolo che sia giunta fino a noi. Scavata nel fondovalle, la sua posizione l’ha protetta dai saccheggiatori, nascondendola sotto detriti alluvionali. Ma questa stessa posizione l’ha resa vulnerabile ad altri nemici: le inondazioni improvvise (le famigerate “flash flood”) e la presenza di importanti faglie geologiche che attraversano proprio la struttura. Immaginate la potenza dell’acqua che si scatena, come quella catastrofica del 1994, che ha lasciato il segno su molte tombe della Valle, inclusa la KV62. E non è solo l’acqua a fare danni diretti; l’umidità che ne deriva è una vera piaga.

La roccia in cui è scavata la tomba, principalmente lo scisto argilloso di Esna, ha la brutta abitudine di gonfiarsi e restringersi con le variazioni di umidità. Questo stress meccanico, unito al peso delle rocce sovrastanti e all’attività sismica (sì, perché queste faglie possono generare terremoti fino a magnitudo 6!), mette a dura prova la stabilità dei soffitti, in particolare quelli dell’anticamera e della camera funeraria. Non a caso, sono ben visibili crepe e distacchi, un vero grattacapo per i restauratori fin dalla scoperta della tomba. L’umidità elevata favorisce anche la crescita di funghi sulle pitture murali, un danno incalcolabile al patrimonio artistico. Insomma, un cocktail di fattori che, nel tempo, ha progressivamente peggiorato la situazione, rendendo la KV62 una delle tombe peggio conservate della Valle, nonostante la sua fama.

Entra in Scena la Tecnologia: PLAXIS 3D al Servizio del Faraone

Ma come si fa a capire esattamente cosa sta succedendo là sotto, millimetro per millimetro, senza intervenire in modo invasivo? Qui entra in gioco la potenza della modellazione geotecnica tridimensionale. In questo studio, di cui vi sto parlando, i ricercatori hanno utilizzato un software potentissimo chiamato PLAXIS 3D, equipaggiato con un modello specifico per le rocce fratturate (il “jointed rock model”). Pensatelo come una TAC super dettagliata della tomba e del terreno circostante.

Perché un modello 3D così sofisticato? Perché le strutture sotterranee complesse come una tomba reale egizia non si possono semplificare troppo. Bisogna tener conto della geometria reale, delle proprietà meccaniche delle rocce (elasticità, coesione, angolo di attrito), della presenza e dell’orientamento delle faglie e delle fratture. Il team ha prima raccolto dati sperimentali, effettuando test su campioni di scisto di Esna (prelevati ovviamente all’esterno della tomba, per non danneggiare nulla!) per caratterizzarne il comportamento, soprattutto in condizioni di umidità variabile. Questi dati sono stati poi “dati in pasto” al software.

Il modello “jointed rock” è particolarmente adatto perché considera la roccia non come un blocco monolitico, ma come un materiale che può avere comportamenti diversi a seconda delle direzioni, proprio a causa delle fratture e delle stratificazioni. Permette di simulare come le forze si distribuiscono, dove si concentrano gli stress e quali deformazioni ne conseguono. Hanno simulato l’impatto del carico geostatico (il peso della montagna sopra la tomba), gli effetti delle inondazioni (riducendo la resistenza e la rigidezza della roccia e aumentando il suo peso specifico a causa della saturazione d’acqua) e l’influenza della grande faglia che attraversa l’anticamera e la camera funeraria.

Visualizzazione 3D su schermo di computer del modello geotecnico della tomba di Tutankhamon, con colori che indicano le zone di stress e deformazione. Obiettivo da 35mm, profondità di campo media per mostrare sia il modello che un accenno all'interfaccia software. Illuminazione ambientale da ufficio tecnico.

I Verdetti del Modello: Soffitti Sotto Pressione

E cosa ci ha detto questo oracolo digitale? I risultati sono illuminanti e, per certi versi, preoccupanti. Le analisi hanno confermato che i soffitti dell’anticamera e della camera funeraria sono le zone più critiche. Proprio lì, dove la faglia principale è più evidente, si registrano le maggiori sollecitazioni verticali e i maggiori spostamenti. Parliamo di uno spostamento verticale massimo del soffitto di circa 1.3 mm. Può sembrare poco, ma in termini geotecnici e per una struttura così antica e decorata, è un segnale da non sottovalutare.

Gli stress verticali effettivi sui soffitti, dovuti al carico sovrastante e al rigonfiamento dello scisto, sono risultati elevati, superando i 1660 kN/m² in alcune zone. Per darvi un’idea, lo stress da sovraccarico nelle rocce carbonatiche è di circa 1000 kN/m² ogni 40 metri di profondità. Questo significa che i soffitti sono sottoposti a una forte compressione, mentre la loro parte inferiore tende a essere in tensione. E dove c’è tensione, la roccia, specialmente se indebolita dall’umidità, tende a fratturarsi e a staccarsi.

Il modello ha anche identificato le cosiddette “zone plastiche”, ovvero aree dove il materiale roccioso ha superato il suo limite elastico e ha iniziato a deformarsi permanentemente. Queste zone si concentrano, guarda caso, proprio nelle corone dei soffitti in corrispondenza della faglia. Il fattore di sicurezza per le pareti laterali della tomba è risultato abbastanza buono (intorno a 3), ma per i soffitti dell’anticamera e della camera funeraria scende a valori inferiori a 2. Questo è dovuto proprio alla combinazione micidiale di faglia, fratture, carico geostatico ed effetti delle passate inondazioni.

Deformazioni e Distacchi: Un Meccanismo Complesso

L’infiltrazione d’acqua piovana attraverso le crepe legate alla faglia non solo indebolisce la roccia, ma causa anche deformazioni irregolari. Immaginate il soffitto che si “imbarca”, con la parte centrale attorno alla faglia che cede più rapidamente rispetto alle parti posteriori. Questo crea delle flessioni e torsioni che generano ulteriori fratture da compressione. È un circolo vizioso: l’acqua entra, indebolisce la roccia, questa si deforma, si aprono nuove vie per l’acqua, e così via.

La superficie inferiore dei soffitti, essendo in tensione, è particolarmente suscettibile. Quando lo stress di trazione supera la resistenza della roccia (già compromessa dall’umidità), si verificano quei distacchi laminari, quelle “sfogliature” che purtroppo si osservano nella tomba. È un po’ come se la roccia si “sbucciasse” sotto il suo stesso peso. Queste osservazioni del modello 3D sono perfettamente coerenti con i rilievi effettuati sul campo, con le crepe e i distacchi di materiale roccioso e di strati di intonaco dipinto.

Le analisi hanno anche mostrato che l’impatto delle piogge intense dovute alle inondazioni sulla stabilità dei soffitti è molto più significativo del solo carico geostatico. E non dimentichiamo che i cambiamenti climatici potrebbero intensificare questi fenomeni piovosi estremi, attivando ulteriormente i movimenti lungo le faglie e aumentando il rischio sismico.

Dettaglio fotorealistico di una crepa sul soffitto affrescato della tomba di Tutankhamon, con piccole porzioni di intonaco distaccate. Obiettivo macro da 100mm, alta definizione per mostrare la texture della roccia e del pigmento, illuminazione laterale per accentuare il rilievo della crepa.

Cosa Fare? Un Futuro di Conservazione Mirata

Quindi, cosa ci dice tutto questo? Che la tomba di Tutankhamun, questo scrigno di storia, è un paziente delicato che necessita di cure costanti e mirate. L’analisi 3D ha fornito indicazioni preziose per futuri interventi di consolidamento. Non si tratta più di agire “a sentimento”, ma di poter pianificare rinforzi strutturali esattamente dove servono, con cognizione di causa.

Una delle conclusioni chiave è la necessità di ridurre le fluttuazioni di umidità all’interno della tomba, magari limitando la circolazione dell’aria. E, naturalmente, un programma di consolidamento e restauro ben focalizzato è considerato necessario, soprattutto per i soffitti dell’anticamera e della camera sepolcrale.

Questo studio non è solo fondamentale per la KV62, ma offre un metodo, un approccio che può essere applicato ad altre strutture sotterranee complesse, in Egitto e nel resto del mondo. La tecnologia, quando usata con intelligenza e rispetto per il passato, diventa la nostra migliore alleata nella corsa contro il tempo per preservare il patrimonio dell’umanità. E io, da appassionato, non posso che essere entusiasta di come la scienza ci aiuti a svelare i segreti più nascosti dei nostri antenati, lavorando per far sì che anche le generazioni future possano meravigliarsi davanti a tanta bellezza. È una sfida continua, ma con strumenti come PLAXIS 3D, abbiamo qualche freccia in più al nostro arco.

Fonte: Springer

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *