Illustrazione medica che mostra la connessione tra la postura di una donna con linfedema correlato al cancro al seno e la disfunzione temporomandibolare. Dettaglio sull'articolazione della mandibola e sulla colonna vertebrale cervicale, con evidenziazione delle aree di tensione. Stile fotorealistico, illuminazione da studio, obiettivo 35mm.

Cancro al Seno, Linfedema e Quel Dolore alla Mandibola: C’è un Legame Nascosto?

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi ha davvero colpito, una connessione che forse molti di noi non si aspetterebbero mai. Parliamo di cancro al seno, una battaglia che tante donne affrontano con coraggio, e di una sua possibile conseguenza, il linfedema, quel fastidioso gonfiore che può comparire al braccio. Ma se vi dicessi che c’è un altro “ospite indesiderato” che potrebbe presentarsi alla festa, e che riguarda la nostra mandibola? Sembra strano, vero? Eppure, uno studio recente ha acceso i riflettori proprio su questo: la disfunzione temporomandibolare (DTM) in pazienti con linfedema correlato al cancro al seno (BCRL, dall’inglese Breast Cancer-Related Lymphedema).

Immaginatevi la scena: avete superato le terapie, state cercando di ritrovare la vostra normalità, e iniziate a sentire dolori alla mandibola, difficoltà ad aprire la bocca, magari dei click strani quando masticate. Potreste pensare: “Cosa c’entra questo con tutto il resto?”. Beh, a quanto pare, c’entra eccome.

Ma cos’è esattamente questa Disfunzione Temporomandibolare (DTM)?

Prima di addentrarci nello studio, capiamo un attimo di cosa stiamo parlando. La DTM è un termine un po’ generico che racchiude un insieme di problemi muscoloscheletrici che colpiscono l’articolazione temporomandibolare (ATM) – quella che ci permette di aprire e chiudere la bocca, per intenderci – i muscoli masticatori e le strutture ossee e molli circostanti. I sintomi più comuni? Dolore ai muscoli della masticazione, limitazioni nei movimenti della mandibola, e dolori alla testa e al collo. Insomma, un bel fastidio che può impattare non poco la qualità della vita.

Lo Studio Rivoluzionario: Cosa Hanno Scoperto?

Un gruppo di ricercatori si è chiesto se ci fosse un legame tra il linfedema post-cancro al seno e la DTM. Ebbene sì, hanno voluto vederci chiaro! Hanno coinvolto 38 donne che avevano sviluppato linfedema dopo il trattamento per il cancro al seno. Hanno registrato un sacco di dati: dalle caratteristiche sociodemografiche ai trattamenti ricevuti, fino a valutazioni specifiche per la DTM, il dolore, la postura, l’ampiezza dei movimenti (ROM), lo stato psicologico (ansia e depressione) e la gravità del linfedema.

E la scoperta più sorprendente? Tutte le pazienti esaminate presentavano un certo grado di DTM! Sì, avete capito bene, il 100%. Questo dato da solo fa riflettere parecchio. Le pazienti sono state poi divise in tre gruppi in base alla gravità della loro DTM: lieve, moderata e avanzata.

Analizzando i dati, sono emerse delle differenze significative tra i gruppi per quanto riguarda:

  • La durata del periodo post-operatorio
  • Lo stato lavorativo
  • La postura
  • L’ampiezza dei movimenti (ROM)

Invece, la stadiazione del linfedema, la sua gravità, i punteggi di ansia e depressione e il dolore misurato con la scala VAS sono risultati simili tra i gruppi, anche se si è osservata una tendenza all’aumento della DTM con l’aumentare della gravità del linfedema.

Questo studio è importante perché, a quanto ne so, è il primo a indagare così a fondo la DTM in questo specifico gruppo di pazienti. Ci dice che la DTM è molto prevalente e che bisogna tenerla d’occhio, monitorando anche il suo impatto sulla mobilità e sulla postura. Sembra che la durata del periodo post-operatorio possa essere un fattore determinante per lo sviluppo della DTM in queste donne.

Una donna di profilo, sui 50 anni, che mostra una postura leggermente incurvata in avanti (cifosi toracica) con la testa protesa. Un overlay trasparente evidenzia la colonna cervicale e l'articolazione temporomandibolare, suggerendo la tensione. Illuminazione da studio controllata, obiettivo da ritratto 35mm, profondità di campo per sfocare lo sfondo.

I Fattori Chiave: Cosa Peggiora la DTM in queste Pazienti?

Scavando un po’ più a fondo, lo studio suggerisce che diversi fattori potrebbero giocare un ruolo nell’aggravare la DTM. Ad esempio, si è visto che con l’aumentare dell’età e dell’indice di massa corporea (BMI), anche il grado di DTM tende a progredire, sebbene questa correlazione non sia risultata statisticamente significativa nello studio specifico. Tuttavia, il fatto che il periodo post-operatorio più lungo sia associato a una DTM più severa fa pensare che, cronicizzando, il problema possa diventare più serio. Perché? Forse perché col tempo aumentano le anomalie posturali, si riduce l’uso dell’arto e quindi la sua mobilità, e si è esposti più a lungo ad ansia e depressione.

Un altro dato interessante riguarda lo stato lavorativo: le pazienti con DTM avanzata erano meno occupate rispetto agli altri gruppi. Questo potrebbe essere legato al fatto che chi lavora tende ad avere livelli di attività fisica più alti e maggiori opportunità di socializzazione, riducendo forse l’impatto psicologico del BCRL e, di conseguenza, l’incidenza della DTM.

E la radioterapia? Sembra che anche la zona irradiata possa avere un suo peso. Nello studio, la radioterapia era più frequente al seno nel gruppo con DTM lieve, alla regione sopraclaveare nel gruppo moderato, e all’ascella nel gruppo avanzato. Questo fa ipotizzare che la fibrosi radiogenica (quel processo di indurimento dei tessuti post-radiazioni) possa influenzare la severità della DTM. Pensateci: alterazioni della postura, della circolazione, della mobilità articolare… tutto può contribuire.

Il dolore durante l’apertura della bocca era più marcato nel gruppo con DTM avanzata, il che, ovviamente, impatta negativamente sulla qualità della vita e sulle funzioni quotidiane.

Perché Proprio Loro? Le Possibili Spiegazioni

Ma perché le donne con linfedema post-cancro al seno sembrano essere così suscettibili alla DTM? Ci sono diverse ipotesi affascinanti.

Innanzitutto, la postura. Il linfedema causa un aumento di peso e gonfiore nell’arto superiore. Questo può portare a una postura “antalgica”, cioè una posizione che si assume per sentire meno dolore o fastidio, spesso con la spalla sollevata. A lungo andare, questo squilibrio può portare a cambiamenti posturali più strutturati, come un aumento della cifosi toracica (la “gobba”), una posizione della testa più avanzata e alterazioni della lordosi cervicale e lombare. E indovinate un po’? Una postura scorretta, specialmente con la testa in avanti, può mettere sotto stress l’articolazione temporomandibolare e i muscoli masticatori, portando a spasmi e disfunzioni.

Lo studio ha infatti trovato una relazione significativa tra l’aumento dell’angolo di cifosi e il grado di DTM. L’aumento del peso dell’arto superiore dovuto al linfedema tira il tronco in avanti, aumentando la cifosi, e questo potrebbe essere uno dei fattori scatenanti.

Poi c’è la limitazione del movimento (ROM). A causa del peso e dell’edema dell’arto, del tessuto cicatriziale post-chirurgico (specialmente nella regione ascellare), e della fibrosi da radioterapia, i movimenti della spalla (come flessione, abduzione e rotazione esterna) possono essere limitati. Anche i muscoli pettorali possono essere danneggiati. Queste limitazioni a spalla e collo sono state associate alla DTM. Nello studio, la rotazione interna della spalla sinistra e la flessione laterale destra del collo erano significativamente diverse tra i gruppi, con una tendenza a peggiorare con l’aumentare della DTM.

Infine, non dimentichiamo l’aspetto psicologico. La diagnosi di cancro, i trattamenti, gli effetti collaterali, lo sviluppo del linfedema… tutto questo può generare ansia e depressione. È noto che lo stress psicologico può aumentare il tono muscolare, inclusi i muscoli del collo e della mandibola, contribuendo alla DTM. Sebbene nello studio i punteggi di ansia e depressione (misurati con la scala HAD) non mostrassero differenze significative tra i gruppi DTM, si è notato che il punteggio medio di depressione aumentava con il progredire della DTM. Forse la scala HAD non è sufficiente per cogliere tutte le sfumature in questo contesto, o forse le pazienti, volendo credere di aver superato l’impatto psicologico, non hanno espresso appieno i loro sentimenti.

Cosa Significa Tutto Questo per le Pazienti?

Questo studio è un campanello d’allarme importante. Ci dice che se una donna ha avuto un cancro al seno e ha sviluppato linfedema, dovrebbe prestare attenzione anche a eventuali sintomi a carico della mandibola. La DTM non è un problema da sottovalutare, perché può davvero compromettere la qualità della vita.

La buona notizia è che, una volta identificato il problema, si può intervenire. La fisioterapia e la riabilitazione oncologica dovrebbero iniziare il prima possibile, idealmente già prima della diagnosi e proseguire durante e dopo i trattamenti. Un approccio multidisciplinare che consideri la postura, la mobilità articolare, la gestione del linfedema e, perché no, anche il supporto psicologico, potrebbe fare una grande differenza.

È fondamentale che sia i pazienti che i professionisti sanitari siano consapevoli di questa possibile associazione. Includere una valutazione della funzionalità temporomandibolare nelle visite di controllo post-trattamento per il cancro al seno, specialmente in presenza di linfedema, potrebbe aiutare a intercettare precocemente il problema e a mettere in atto strategie preventive o terapeutiche mirate.

In conclusione, questo studio apre una nuova finestra sulla complessità delle sequele del cancro al seno. Ci ricorda che il corpo è un sistema interconnesso e che un problema in una zona può avere ripercussioni inaspettate altrove. La ricerca futura, magari coinvolgendo un numero maggiore di pazienti, ci aiuterà a capire ancora meglio questi meccanismi e a definire percorsi di cura sempre più personalizzati ed efficaci. Per ora, teniamo le orecchie (e le mandibole!) ben aperte.

Fonte: Springer

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