Immagine fotorealistica di una radiografia della colonna lombare che mostra viti peduncolari unilaterali (UPSF) dopo un intervento TLIF, sovrapposta a un'immagine sfocata di un paziente anziano che si muove comodamente, obiettivo 50mm, profondità di campo.

Mal di Schiena negli Anziani? TLIF Unilaterale: Meno Invasiva, Più Vita!

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che tocca molti di noi, direttamente o indirettamente: il mal di schiena cronico, specialmente quando l’età avanza. Sappiamo bene che con gli anni la nostra colonna vertebrale può iniziare a dare qualche segno di cedimento, portando a condizioni come l’ernia del disco lombare o la stenosi spinale. Queste problematiche rientrano in quella che chiamiamo malattia degenerativa lombare (LDD) e, credetemi, possono davvero compromettere la qualità della vita, causando dolori lancinanti alla schiena e alle gambe.

Quando le terapie conservative (farmaci, fisioterapia, ecc.) non bastano più, spesso si rende necessario un intervento chirurgico. Una delle tecniche più consolidate ed efficaci è la TLIF (Transforaminal Lumbar Interbody Fusion), una procedura di fusione intersomatica lombare che permette di decomprimere i nervi e stabilizzare la colonna. Tradizionalmente, la TLIF viene associata a una fissazione bilaterale con viti peduncolari (BPSF). In pratica, si mettono viti su entrambi i lati delle vertebre interessate per garantire una solida stabilità. Funziona, certo, ma per i pazienti più anziani, che magari hanno già altri problemi di salute (le famose comorbidità), un intervento così esteso può essere pesante: tempi operatori lunghi, maggiore perdita di sangue, più rischi.

Una Nuova Speranza: La Fissazione Unilaterale (UPSF)

Ed è qui che entra in gioco un’alternativa affascinante: la TLIF combinata con una fissazione unilaterale con viti peduncolari (UPSF). Cosa significa? Semplice: invece di mettere viti su entrambi i lati, si fissano solo da un lato, quello sintomatico. L’idea è quella di ottenere una stabilità sufficiente riducendo però l’invasività dell’intervento. Meno “stress” chirurgico, meno danni ai tessuti, tempi più brevi, meno sanguinamento… insomma, potenzialmente un’opzione molto interessante, soprattutto per i nostri “nonni sprint”!

Ma la domanda è: questa tecnica “alleggerita” funziona davvero altrettanto bene della classica fissazione bilaterale? E, cosa forse ancora più importante per i pazienti anziani, migliora la loro qualità di vita nel lungo periodo?

Lo Studio Che Fa Chiarezza

Per rispondere a queste domande, è stato condotto uno studio clinico randomizzato controllato molto interessante, i cui risultati sono stati pubblicati di recente. Immaginate: abbiamo preso 112 pazienti anziani (over 60) con LDD a uno o due livelli lombari, tutti candidati alla TLIF. Li abbiamo divisi casualmente in due gruppi:

  • Gruppo UPSF: TLIF con fissazione unilaterale.
  • Gruppo BPSF: TLIF con fissazione bilaterale (la tecnica tradizionale).

Abbiamo seguito questi pazienti per un anno, raccogliendo un sacco di dati: durata dell’intervento, perdita di sangue, tempi di recupero, eventuali complicazioni, e ovviamente come stavano in termini di dolore (usando la scala VAS), disabilità (con l’indice ODI), funzione neurologica (scala JOA) e, fondamentale, la loro qualità di vita percepita (tramite il questionario SF-36, che valuta sia la salute fisica che quella mentale).

Fotografia macro di una sezione di modello anatomico della colonna vertebrale lombare umana che mostra segni di degenerazione discale, illuminazione controllata e messa a fuoco precisa sui dettagli delle vertebre e del disco intervertebrale, obiettivo macro 90mm.

Risultati: Cosa Abbiamo Scoperto?

Allora, tenetevi forte, perché i risultati sono davvero incoraggianti!

Meno Invasività, Stessa Efficacia Clinica di Base

Prima di tutto, la sicurezza e l’efficienza. Come ci aspettavamo, il gruppo UPSF ha avuto un tempo operatorio significativamente più breve e una perdita di sangue intraoperatoria nettamente inferiore rispetto al gruppo BPSF. Questo vale sia per chi è stato operato su un solo livello vertebrale, sia per chi ne aveva due coinvolti. Pensateci: meno tempo sotto anestesia e meno sangue perso sono vantaggi enormi, specialmente per un paziente anziano! Inoltre, cosa importantissima, ci sono state meno complicazioni perioperatorie nel gruppo UPSF. Il tempo per rimettersi in piedi dopo l’intervento e la durata del ricovero, invece, sono stati simili tra i due gruppi.

Ma la vera domanda è: questa minore invasività compromette il risultato finale sul dolore e sulla funzione? Assolutamente no! A 12 mesi dall’intervento, entrambi i gruppi hanno mostrato miglioramenti enormi rispetto alla situazione pre-operatoria per quanto riguarda il dolore (VAS), la disabilità (ODI) e la funzione neurologica (JOA). E la cosa notevole è che non c’erano differenze significative tra il gruppo UPSF e il gruppo BPSF su questi parametri. In pratica, la fissazione unilaterale ha funzionato altrettanto bene di quella bilaterale nel risolvere i sintomi principali.

La Qualità della Vita: Qui l’UPSF Vince!

Ed eccoci al punto cruciale, quello che forse conta di più per chi affronta un intervento in età avanzata: la qualità della vita. Qui abbiamo visto una differenza importante. Sebbene entrambi i gruppi siano migliorati rispetto a prima dell’operazione, analizzando i punteggi del questionario SF-36 a 6 e 12 mesi, è emerso che i pazienti del gruppo UPSF avevano punteggi significativamente migliori sia per la componente fisica (PCS) che per quella mentale (MCS) rispetto ai pazienti del gruppo BPSF. Questo suggerisce che, nel lungo periodo (almeno fino a un anno), chi ha ricevuto la fissazione unilaterale ha percepito un benessere generale, fisico e psicologico, superiore. Meno dolore residuo legato ai muscoli? Meno “fastidio” dalla strumentazione? Recupero più “leggero”? Le ragioni possono essere diverse, ma il dato è chiaro: l’UPSF sembra regalare una migliore qualità di vita.

Fotografia scattata in sala operatoria durante un intervento di chirurgia spinale, vista ravvicinata sulle mani guantate del chirurgo che maneggiano strumenti chirurgici vicino a un modello spinale, illuminazione controllata, obiettivo prime 35mm.

E la Stabilità? Regge!

Qualcuno potrebbe obiettare: “Ma fissare solo da un lato non rischia di essere meno stabile? La fusione avviene lo stesso?”. Lo studio ha controllato anche questo. Utilizzando criteri radiografici specifici (i criteri di Bridwell), si è visto che non c’erano differenze significative nel tasso di fusione vertebrale tra i due gruppi a un anno. Entrambi hanno raggiunto ottimi tassi di fusione. Anche la valutazione clinica finale (criteri di MacNab) ha mostrato risultati eccellenti o buoni in oltre il 90% dei pazienti in entrambi i gruppi, senza differenze significative. Quindi, sì, la fissazione unilaterale sembra garantire una stabilità adeguata per la fusione.

Un Esempio Concreto

Lo studio riporta anche il caso di un signore di 74 anni con una storia di dolore lombare e sciatico da oltre 5 anni, peggiorato di recente. Aveva diverse altre patologie (cardiopatia, ipertensione, diabete, BPCO) e i trattamenti conservativi non avevano funzionato. Considerato ad alto rischio chirurgico, gli è stata proposta e ha accettato la TLIF con fissazione unilaterale (UPSF). L’intervento è durato meno di 100 minuti, è andato tutto liscio, si è alzato presto e il dolore è migliorato drasticamente. A 6 mesi, stava benissimo, senza dolore e con un’ottima funzionalità. Un esempio perfetto di come questa tecnica possa essere vantaggiosa.

Ritratto fotografico di un paziente anziano sorridente e attivo che cammina all'aperto in un parco dopo un intervento alla schiena, luce naturale morbida, leggero effetto bokeh sullo sfondo, obiettivo zoom 50mm, toni caldi.

Cosa Portiamo a Casa?

Questo studio ci dice una cosa importante: per i pazienti anziani con malattia degenerativa lombare che necessitano di una fusione TLIF, la tecnica con fissazione unilaterale (UPSF) non solo è efficace quanto quella bilaterale tradizionale nel risolvere il dolore e migliorare la funzione, ma offre anche vantaggi significativi:

  • Intervento più breve
  • Minore perdita di sangue
  • Meno complicazioni
  • Migliore qualità della vita a lungo termine (fisica e mentale)

Certo, ogni studio ha i suoi limiti (campione non enorme, follow-up di un anno), e serviranno ulteriori ricerche per conferme a lunghissimo termine. Ma i risultati attuali sono decisamente promettenti.

Quindi, se voi o un vostro caro siete “anta” e state valutando un intervento per quel mal di schiena che non dà tregua, parlate con il vostro chirurgo di questa opzione. La TLIF con fissazione unilaterale potrebbe essere la chiave per tornare a muoversi meglio, con meno dolore e, soprattutto, con una migliore qualità di vita, riducendo al minimo l’impatto dell’intervento. Una bella notizia, no?

Fonte: Springer

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *