Testosterone Basso e Età Avanzata: Il Duo Inaspettato Dietro i Calcoli Renali Maschili?
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che, ammettiamolo, può essere un bel fastidio: i calcoli renali. Se ne avete mai sofferto, sapete di cosa parlo. Ma se vi dicessi che, oltre ai soliti sospetti, ci potrebbero essere due fattori un po’ a sorpresa legati alla loro comparsa negli uomini? Parlo dell’età che avanza e, tenetevi forte, di livelli bassi di testosterone. Sì, avete capito bene!
Recentemente mi sono imbattuto in uno studio piuttosto corposo che ha messo sotto la lente d’ingrandimento proprio questa possibile connessione, e i risultati sono decisamente interessanti.
La vecchia diatriba sul testosterone
Per un po’ di tempo, nel mondo scientifico c’è stata un po’ di confusione riguardo al ruolo del testosterone nella formazione dei calcoli. Pensate che la prevalenza dei calcoli è da due a tre volte maggiore negli uomini rispetto alle donne, quindi l’ormone maschile per eccellenza è finito subito sul banco degli imputati. Alcuni studi iniziali, in effetti, sembravano suggerire che livelli alti di testosterone potessero essere un fattore di rischio. Addirittura, ricerche sui ratti avevano mostrato che farmaci che bloccano l’azione del testosterone (come la finasteride) potevano interferire con la formazione dei cristalli di ossalato di calcio, il componente più comune dei calcoli.
Tuttavia, altri studi, come quelli basati sui dati del National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) negli USA, non trovavano una relazione significativa. Anzi, un altro studio clinico aveva addirittura indicato un’associazione inversa: livelli più bassi di testosterone sembravano legati a una maggiore prevalenza di calcoli negli uomini sopra i 40 anni. Insomma, un bel guazzabuglio!
Il problema di molti studi precedenti? Spesso si basavano su campioni piccoli, o sulla memoria dei pazienti per sapere se avessero avuto calcoli (e sappiamo come la memoria possa fare cilecca!), oppure non riuscivano a tenere conto di tutti i possibili fattori confondenti, come l’età o l’obesità.
Cosa ha fatto questo nuovo studio?
Ed è qui che entra in gioco la ricerca di cui vi parlo oggi. Gli autori hanno cercato di superare questi limiti analizzando i dati di ben 3234 uomini che si sono sottoposti a controlli medici approfonditi in un ospedale universitario a Seoul, in Corea del Sud, tra il 2010 e il 2020. Niente ricordi personali, ma dati concreti!
Per ogni partecipante, sono state raccolte un sacco di informazioni:
- Misure antropometriche (altezza, peso, BMI)
- Pressione sanguigna
- Esami del sangue completi (profilo lipidico, glicemia, funzione renale, acido urico, proteina C-reattiva ad alta sensibilità, calcio, enzimi epatici, albumina)
- Livelli di testosterone nel siero (prelevato al mattino a digiuno)
- Storia medica raccolta da infermieri specializzati
E, cosa fondamentale per la diagnosi dei calcoli, è stata utilizzata una combinazione di ecografia addominale e radiografia KUB (reni, ureteri, vescica). Questo approccio combinato aumenta l’affidabilità nel scovare i calcoli, anche quelli più piccoli ma clinicamente rilevanti. Hanno considerato “calcolo” una struttura brillante all’ecografia con un’ombra acustica dietro, un segno abbastanza specifico.
L’età media dei partecipanti era di 53 anni e il livello medio di testosterone era 4.7 ng/mL. Di questi, 178 uomini avevano effettivamente calcoli renali al momento dell’esame.
I risultati che non ti aspetti
L’analisi statistica è stata molto rigorosa. Prima hanno cercato di capire quale fosse il livello di testosterone “soglia” sotto il quale il rischio di avere calcoli aumentava. Usando una tecnica chiamata curva ROC, hanno identificato questo valore in 3.33 ng/mL. Un livello di testosterone inferiore a questa soglia mostrava una specificità dell’80.6% nell’identificare chi aveva calcoli (anche se la sensibilità era più bassa, 24.7%).
Poi è arrivato il bello. Hanno usato la regressione logistica per vedere quali fattori fossero realmente associati ai calcoli, tenendo conto di tutti i possibili confondenti che la letteratura scientifica suggerisce essere legati ai calcoli: età, BMI, pressione, colesterolo buono e cattivo, trigliceridi, funzione renale (creatinina, BUN), controllo glicemico a lungo termine (HbA1c), acido urico, infiammazione (hs-CRP), calcio, indicatori di fegato grasso (AST, ALT) e persino l’albumina (come indicatore di un possibile elevato apporto proteico).
Ebbene, dopo aver “pulito” l’analisi da tutti questi fattori, cosa è rimasto? Solo due cose erano significativamente e indipendentemente associate alla presenza di calcoli renali:
- L’età: Per ogni anno in più, il rischio aumentava leggermente (Odds Ratio 1.029). Questo ce lo aspettavamo un po’.
- Avere un livello di testosterone inferiore a 3.33 ng/mL: Questo aumentava il rischio in modo più sostanziale (Odds Ratio 1.655). In pratica, gli uomini con testosterone sotto questa soglia avevano circa 1.6 volte più probabilità di avere calcoli renali rispetto a quelli con livelli più alti, indipendentemente da tutti gli altri fattori analizzati!
Fattori come BMI, pressione, colesterolo, trigliceridi, funzione renale, acido urico, infiammazione, ecc., non sono risultati associati in modo indipendente ai calcoli in questo studio, una volta considerati età e testosterone. Ad esempio, il colesterolo LDL sembrava legato ai calcoli in un’analisi preliminare, ma l’associazione è sparita nell’analisi multivariata, suggerendo che fosse influenzata da altri fattori.
Perché il testosterone basso potrebbe essere un problema?
Questa è la domanda da un milione di dollari! Lo studio, essendo trasversale (cioè una fotografia di un momento specifico), non può stabilire un rapporto di causa-effetto diretto. Non possiamo dire con certezza che il testosterone basso causi i calcoli. Tuttavia, gli autori avanzano un’ipotesi interessante: l’ipogonadismo (basso testosterone) e i calcoli renali potrebbero condividere alcuni comportamenti a rischio. Quali?
- Bassa idratazione: Bere poca acqua (meno di un litro al giorno) è un noto fattore di rischio per i calcoli. Curiosamente, alcuni studi hanno associato una maggiore osmolarità plasmatica (indice di disidratazione) a livelli più bassi di testosterone.
- Scarsa attività fisica: La sedentarietà è legata sia a un maggior rischio di calcoli del tratto urinario superiore, sia a livelli più bassi di testosterone.
- Dieta ricca di proteine: Un eccessivo consumo di proteine può aumentare il rischio sia di calcoli che di abbassare il testosterone.
Quindi, potrebbe essere che uno stile di vita poco sano favorisca entrambe le condizioni? È una pista da esplorare.
Cosa ci portiamo a casa?
Questo studio, grazie alla sua dimensione e alla metodologia rigorosa (diagnosi con imaging, aggiustamento per molti confondenti), fornisce una prova abbastanza solida che, negli uomini, livelli di testosterone inferiori a 3.33 ng/mL sono associati a una maggiore prevalenza di calcoli renali, insieme all’avanzare dell’età. Questo risultato si allinea con alcuni studi caso-controllo più grandi e con i dati più recenti dell’NHANES, mettendo un po’ d’ordine nella confusione precedente.
Certo, lo studio ha i suoi limiti: è stato condotto in un unico centro in Corea del Sud e non ha potuto analizzare i livelli di estrogeni. Ma è un passo avanti importante.
La conclusione? Se sei un uomo, soprattutto con l’avanzare degli anni, tenere d’occhio i livelli di testosterone potrebbe avere un senso anche nell’ottica della prevenzione dei calcoli renali. Ovviamente, sono necessarie ulteriori ricerche, magari studi prospettici che seguano le persone nel tempo, per capire se il basso testosterone sia una causa diretta e se un’eventuale terapia sostitutiva possa ridurre il rischio di calcoli (anche se altri studi suggeriscono il contrario, quindi cautela!).
Per ora, prendiamo atto di questa interessante associazione: età e testosterone basso sembrano davvero un duo da non sottovalutare quando si parla di calcoli renali negli uomini.
Fonte: Springer