ScreenFire Zebra BioDome: Il Test HPV che Funziona (Quasi) Ovunque!
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi sta davvero a cuore e che potrebbe cambiare le carte in tavola nella lotta contro un nemico subdolo: il cancro al collo dell’utero. Sapete, è uno dei tumori più diagnosticati tra le donne, specialmente nei paesi a basso e medio reddito (LMICs), dove si concentra quasi l’85% dei casi a livello globale. Una vera e propria emergenza sanitaria silenziosa.
Il Cattivo della Storia: l’HPV
Il principale colpevole? L’infezione persistente da ceppi ad alto rischio del Papillomavirus Umano (hrHPV). È lui il motore che, nel tempo, può portare allo sviluppo del cancro cervicale. Per questo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha recentemente cambiato rotta, raccomandando il test del DNA dell’HPV come metodo primario di screening ovunque, mandando un po’ in pensione i vecchi metodi come l’ispezione visiva.
La Sfida: Testare Meglio, Testare Tutti
Il problema è che i test HPV attuali, soprattutto nei contesti con meno risorse, hanno un sacco di limiti:
- Sono lenti e richiedono molto lavoro manuale.
- Costano parecchio.
- Non sono pensati per processare grandi numeri (niente high-throughput).
- C’è sempre il rischio di contaminazione in laboratorio, un incubo per chi fa analisi molecolari, specialmente se non si ha un laboratorio super attrezzato o personale ultra-specializzato.
Capite bene che in queste condizioni, implementare uno screening su larga scala diventa un’impresa titanica.
La Svolta: ScreenFire e l’Innovazione Zebra BioDome
Ed è qui che entra in gioco una tecnologia che trovo affascinante: il test ScreenFire HPV RS (Risk Stratification) di Atila Biosystems. È stato pensato proprio per i programmi di screening nei paesi LMIC. La sua forza? Identifica 13 tipi di hrHPV, raggruppandoli in 4 categorie basate sul loro rischio oncogeno (cioè quanto sono “cattivi”): HPV16 (il più pericoloso), HPV18/45, HPV31/33/35/52/58 e HPV51/59/39/56/68. Usa una tecnica chiamata amplificazione isotermica (che è più semplice e veloce della PCR classica) e ha un costo per test contenuto, un’alta capacità di processare campioni e, cosa non da poco, non richiede nemmeno l’estrazione e la purificazione del DNA dal campione prelevato!
Ma la vera genialata, secondo me, è il nuovo formato: lo ScreenFire HPV RS Zebra BioDome. Immaginate delle strisce o piastre PCR con tutti i reagenti già dentro, protetti da una specie di gelatina speciale (matrice idrofobica termosensibile). Questo “BioDome”:
- Protegge i reagenti durante il trasporto e lo stoccaggio.
- Impedisce fuoriuscite e contaminazioni.
- Si scioglie durante l’analisi per permettere la reazione e poi si risolidifica per sigillare tutto prima dello smaltimento.
Il risultato? L’unica cosa da fare è aggiungere il campione del paziente. Stop. Niente preparazione complicata di miscele, niente rischio di contaminare tutto. Fantastico per lo screening su larga scala!

La Prova del Nove: Funziona Davvero su Diverse Macchine?
Ok, la tecnologia è promettente, ma c’è un “ma”. Molti laboratori, specialmente nei paesi LMIC, hanno già delle macchine per la PCR in tempo reale (qPCR), magari di marche diverse. Comprare attrezzature nuove dedicate solo a questo test sarebbe un costo enorme. Quindi, la domanda cruciale è: questo fantastico formato Zebra BioDome funziona bene anche su macchine diverse da quelle prodotte da Atila?
Per rispondere, abbiamo condotto uno studio (di cui vi parlo oggi, basato su una ricerca pubblicata di recente) davvero interessante. Abbiamo preso 173 campioni di DNA da donne nigeriane con cancro cervicale e li abbiamo testati simultaneamente con il kit ScreenFire HPV Zebra BioDome su ben quattro piattaforme qPCR diverse:
- Atila Portable iAMP-PS96 (portatile e a batteria, ideale per contesti difficili)
- Atila Powergene9600 Plus
- Thermo Fisher QuantStudio-7 (molto diffusa)
- BioRad CFX-96 (un’altra macchina comune)
L’obiettivo era vedere se i risultati fossero consistenti, cioè se ottenevamo le stesse risposte (positivo/negativo per hrHPV e quale gruppo di rischio) indipendentemente dalla macchina usata. Abbiamo usato parametri statistici come il tasso di concordanza generale e il valore kappa (un indice che misura l’accordo al di là del caso).
Risultati da Urlo!
Ebbene, i risultati sono stati davvero incoraggianti! Vi do qualche numero per farvi capire:
- Confrontando la macchina portatile Atila iAMP-PS96 con la Thermo Fisher QuantStudio-7, la concordanza generale per la rilevazione di hrHPV è stata del 96.5% (kappa 0.95). Praticamente risultati quasi identici!
- Confrontando la Atila iAMP-PS96 con la BioRad CFX-96, la concordanza è stata addirittura del 97.1% (kappa 0.96).
- Anche per i singoli gruppi di genotipi a rischio (HPV16, 18/45, ecc.), le concordanze erano altissime, sempre sopra il 98.3%.
- Passando all’altra macchina Atila, la Powergene9600 Plus, i risultati sono stati simili: concordanza del 98.8% (kappa 0.98) rispetto alla Thermo Fisher e del 96.5% (kappa 0.96) rispetto alla BioRad.
- Anche qui, per i gruppi di genotipi specifici, le concordanze erano almeno del 98.3%, arrivando al 100% in alcuni confronti!
In pratica, il formato ScreenFire HPV Zebra BioDome ha dato risultati super coerenti su tutte e quattro le piattaforme testate.

Perché Tutto Questo è Importante?
Ragazzi, questa non è solo una buona notizia, è potenzialmente rivoluzionaria! Sapere che questo test innovativo funziona bene su macchine qPCR comuni, già presenti in molti laboratori, significa che si può implementare lo screening HPV senza dover fare enormi investimenti iniziali per comprare nuove attrezzature. Questo è fondamentale per i paesi con risorse limitate.
Pensateci: il formato Zebra BioDome elimina quasi del tutto il rischio di contaminazione, semplifica enormemente il processo (basta aggiungere il campione!), è stabile e resistente. E ora sappiamo che è anche versatile, compatibile con diverse piattaforme. Se aggiungiamo che è uno dei test HPV più economici sul mercato (circa 5.95 dollari a test, e la macchina portatile Atila costa circa 13.500 dollari, molto meno di altre piattaforme), capite il potenziale?
Questa tecnologia rende l’obiettivo dell’OMS di raggiungere il 70% di donne screenate nel mondo molto più vicino alla realtà. È un passo concreto per rendere lo screening del cancro cervicale più accessibile, efficiente e sostenibile, soprattutto dove ce n’è più bisogno. Sono davvero entusiasta delle possibilità che si aprono!
Fonte: Springer
