Apnee Notturne? La Telemedicina Potrebbe Essere la Svolta (Ma con Qualche ‘Se’)
Ammettiamolo, chi di noi non ha passato qualche notte in bianco o si è svegliato più stanco di prima? A volte, dietro un sonno agitato o un russare da primato, si nasconde un problema serio: l’apnea ostruttiva del sonno (OSA). Un disturbo subdolo, spesso sottovalutato, ma che può avere conseguenze pesanti sulla nostra salute. E la diagnosi? Beh, tradizionalmente un percorso a ostacoli, con liste d’attesa chilometriche. Ma se vi dicessi che c’è chi sta esplorando strade alternative, più smart e a portata di click? Proprio di questo voglio parlarvi oggi, di uno studio pilota tedesco che ha messo alla prova la telemedicina per scovare questi disturbi del sonno.
Il Problema: Un Gigante Addormentato (e Russante)
L’OSA non è uno scherzo. Pensate che solo in Germania si stima che circa 26 milioni di persone soffrano di disturbi respiratori legati al sonno. A livello globale, parliamo di quasi un miliardo di adulti con OSA, e di questi, ben 425 milioni in forma moderata o grave. Non trattarla significa aumentare il rischio di ipertensione, diabete di tipo 2, ictus, malattie coronariche… per non parlare di problemi cognitivi, disturbi dell’umore e un maggior rischio di incidenti stradali o sul lavoro a causa dell’eccessiva sonnolenza diurna. La terapia con CPAP (Continuous Positive Airway Pressure) fa miracoli, ma prima bisogna arrivarci, alla diagnosi!
Il guaio è che la domanda di diagnosi supera di gran lunga la capacità offerta. La polisonnografia (PSG) è il gold standard, ma i laboratori del sonno certificati in Germania, secondo un’indagine del 2020, avevano tempi di attesa medi che variavano da 4.2 a ben 25 mesi! Un’eternità. Per questo, si cercano alternative come i test domiciliari per l’apnea del sonno (HSAT), raccomandati per pazienti con rischio moderato-alto.
La Scommessa Tedesca: Telemedicina e Diagnostica Monouso
Ed eccoci al cuore della questione. Uno studio condotto tra gennaio 2021 e gennaio 2023 presso il centro interdisciplinare del sonno di Marburg, in Germania, ha voluto testare un percorso completamente telematico. L’idea? Semplice e geniale: video consultazioni e un dispositivo diagnostico monouso, il WatchPAT One, basato sulla tonometria arteriosa periferica (PAT). Questo aggeggino, facile da usare per il paziente, misura l’attività simpatica e altri parametri per identificare indirettamente gli eventi respiratori, riuscendo persino a stimare le fasi del sonno.
Dei 764 pazienti in lista per un HSAT tradizionale, ne sono stati selezionati casualmente 260 a cui è stato proposto questo percorso alternativo. Dovevano avere una connessione internet stabile e un dispositivo per le videochiamate (PC, tablet, smartphone). Chi accettava, riceveva questionari e moduli di consenso. Dopo una prima video consultazione per discutere la storia clinica, se indicato, il dispositivo WatchPAT One veniva spedito a casa del paziente. Una volta effettuato il test (minimo 6 ore di registrazione), i risultati venivano trasmessi automaticamente e discussi in una seconda video consultazione, definendo poi il piano terapeutico.
Sembra fantastico, vero? Beh, i risultati sono stati… interessanti, con luci e ombre.
Luci: Chi Ci Sta, È Contento!
Partiamo dalle buone notizie. Tra i pazienti che hanno completato il percorso telematico, la soddisfazione è stata altissima: il 100% dei pazienti si è dichiarato soddisfatto della consultazione, del dispositivo monouso e dell’intero iter, tanto da raccomandarlo. Anche i medici hanno espresso un’elevata soddisfazione (88%). I pazienti hanno apprezzato la comodità di fare tutto da casa, risparmiando tempo e viaggi. Questo è un punto a favore enorme, non trovate? Immaginate la comodità, soprattutto per chi vive lontano da centri specializzati o ha difficoltà a muoversi.
Ombre: Non Tutti Pronti al “Salto Digitale”
Ora, veniamo ai “ma”. Dei 260 pazienti selezionati, solo una piccola frazione ha effettivamente completato il percorso telematico. Vediamo i numeri:
- 72 (28%) non è stato possibile contattarli.
- Dei rimanenti 188, ben 102 (54%) non erano interessati o non idonei. La ragione principale? Il 44% (45 pazienti) preferiva un’interazione diretta, faccia a faccia, con il medico.
- Altri 34 pazienti (33%) non avevano i requisiti tecnici (internet, dispositivi).
- Dei 86 pazienti interessati e idonei, 32 (37%) non hanno restituito i documenti necessari.
Alla fine della fiera, solo 49 pazienti (il 19% dei selezionati inizialmente) hanno iniziato la teleconsultazione, e 41 di questi hanno completato con successo l’HSAT con il WatchPAT One. Quindi, solo il 16% del campione iniziale ha portato a termine l’intero percorso telematico con il dispositivo. Un numero che fa riflettere.
C’è stata una leggera tendenza per i pazienti più giovani e di sesso maschile ad essere più propensi a scegliere l’approccio telematico, ma le differenze non erano statisticamente significative. È interessante notare che solo 3 pazienti su 102 hanno citato preoccupazioni sulla privacy dei dati come motivo per non partecipare, il che suggerisce che, almeno in questo campione, la paura per la sicurezza dei dati non era il deterrente principale, a differenza di quanto forse si potrebbe pensare date le normative stringenti come il GDPR.
Perché Tanta Freddezza? Ostacoli Culturali e Burocratici
Questi numeri ci dicono che, almeno nella regione tedesca studiata, c’è ancora una forte preferenza per il contatto umano diretto in medicina, specialmente quando si tratta di instaurare un rapporto con un nuovo specialista. Inoltre, la mancanza di integrazione della telemedicina nelle routine quotidiane e nelle infrastrutture del sistema sanitario tedesco gioca un ruolo. Uno studio nazionale del 2020 ha rivelato che la maggioranza dei professionisti sanitari tedeschi raramente (40.2%) o mai (36.4%) aveva a disposizione teleconsultazioni, e molti riscontravano ostacoli normativi o tecnici.
Un altro grosso scoglio, specifico per la Germania e per questo tipo di diagnostica, è il quadro normativo e di rimborso. Al momento dello studio, l’assicurazione sanitaria obbligatoria copriva le videoconsultazioni, ma non la diagnostica PAT come quella del WatchPAT One, perché non inclusa nelle linee guida del Comitato Federale Congiunto (G-BA) per la copertura obbligatoria. Queste linee guida, datate 2004, richiedono misurazioni a sei canali (ad esempio, fasce toraciche e addominali), requisiti che la diagnostica PAT non soddisfa, nonostante le linee guida tedesche S3 del 2020 l’avessero riconosciuta come alternativa valida alla poligrafia cardiorespiratoria (PG) in pazienti ad alta probabilità pre-test di OSA.
Cosa Ci Portiamo a Casa?
Questo studio pilota, pur con i suoi limiti (campione ridotto, specifico contesto tedesco, basato su questionari), ci offre spunti preziosi. La telemedicina, abbinata a dispositivi monouso facili da usare, ha un potenziale enorme per una fetta selezionata di pazienti, che ne apprezzano la comodità e l’efficacia. Potrebbe alleggerire il carico sulle strutture sanitarie, migliorare l’accesso alle cure e, come dimostrato da altri studi, ridurre drasticamente i tempi di attesa per la diagnosi e l’inizio della terapia (uno studio del 2023 ha mostrato una riduzione da 356 a soli 27 giorni per iniziare la CPAP!). Inoltre, uno studio sui costi ha evidenziato che, sebbene per l’ospedale il costo fosse leggermente superiore, per il paziente il risparmio era significativo (€167 in meno in media) e anche per la società nel suo complesso (€119 in meno).
Tuttavia, non possiamo ignorare che una parte considerevole della popolazione preferisce ancora il contatto diretto o incontra barriere tecnologiche o burocratiche. La telemedicina, quindi, non può sostituire completamente le consultazioni di persona per tutti, almeno non per ora. È fondamentale migliorare l’infrastruttura telematica, aggiornare le politiche di rimborso e, forse, pensare a modelli ibridi che combinino il meglio dei due mondi: la comodità della telemedicina con esami clinici mirati in presenza quando necessario (ad esempio, la valutazione delle vie aeree superiori, impossibile da fare via video).
Insomma, la strada è tracciata, ma c’è ancora del lavoro da fare. La telemedicina per i disturbi del sonno è una promessa affascinante, ma la sua piena realizzazione richiederà impegno, investimenti e un cambiamento culturale sia da parte dei pazienti che del sistema sanitario. Staremo a vedere cosa ci riserva il futuro del nostro sonno!
Fonte: Springer