Libri, Costruzioni e Genialità: Sviluppare l’Intelligenza Spaziale nei Bambini con il Lesson Study
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un’avventura entusiasmante che ho vissuto nel mondo dell’educazione della prima infanzia, un viaggio che combina la magia delle storie con la potenza del pensiero spaziale. Avete mai osservato i bambini mentre giocano? Costruiscono torri altissime, si orientano in labirinti immaginari, creano prototipi con i loro giocattoli preferiti. Bene, tutte queste attività, apparentemente semplici, sono fondamentali per sviluppare quello che chiamiamo pensiero spaziale.
Ma cos’è esattamente e perché è così importante, soprattutto nei primi anni di vita? E come possiamo noi insegnanti coltivarlo al meglio? Beh, preparatevi, perché sto per condividere con voi come, attraverso un approccio chiamato Lesson Study e l’uso creativo dei libri di fiabe, possiamo fare davvero la differenza.
Cos’è questa Intelligenza Spaziale e Perché è Cruciale?
Immaginate di dover montare un mobile IKEA senza istruzioni, o di dover dare indicazioni stradali precise a un amico. Ecco, in entrambi i casi state usando il vostro pensiero spaziale. Si tratta della capacità di comprendere la posizione, la forma e le relazioni tra gli oggetti, e come questi si muovono nello spazio. È una competenza chiave, non solo nella vita di tutti i giorni, ma anche per il successo futuro in campi come le Scienze, la Tecnologia, l’Ingegneria e la Matematica (STEM). Pensateci: un ingegnere che progetta un ponte, un chirurgo che opera, un architetto che disegna una casa… tutti si affidano massicciamente alle loro abilità spaziali.
La cosa fantastica è che queste abilità sono particolarmente “malleabili” nei bambini piccoli. Questo significa che interventi mirati in tenera età possono avere un impatto enorme. Non si tratta di un’abilità isolata, ma di qualcosa che si intreccia con le conoscenze pratiche, e per questo è fondamentale progettarne l’apprendimento attraverso compiti che abbiano un senso nel mondo reale dei bambini.
Storie che Prendono Forma: Il Design Guidato dai Racconti
Ora, come coinvolgere i piccoli in attività spaziali? Non tutti i bambini sono attratti istintivamente dalle costruzioni. Alcuni preferiscono il gioco di ruolo, le bambole, le storie. Ed è qui che entrano in gioco i libri! Le storie offrono quattro elementi essenziali per un apprendimento efficace: significato, contesto, rilevanza ed empatia.
Pensate a “The Lighthouse Keeper’s Lunch” (Il pranzo del guardiano del faro) o ad altre storie che presentano una sfida, un problema da risolvere. E se chiedessimo ai bambini di progettare e costruire una soluzione per il protagonista? Ad esempio, se nella storia una cometa si incastra su un albero e il personaggio Floyd vuole riprenderla, potremmo lanciare la sfida: “Cosa possiamo costruire per aiutare Floyd?”. Questo tipo di attività di design “aperto”, che ammette molteplici soluzioni, stimola la creatività e il ragionamento spaziale in modo incredibile.
Tuttavia, per noi insegnanti, integrare efficacemente questi compiti di design spaziale nella narrazione richiede di saper identificare le sfide di design “spazializzate” all’interno delle storie, riconoscere i diversi livelli di pensiero spaziale tra gli alunni e adattare di conseguenza le nostre strategie didattiche. E per fare questo, abbiamo bisogno di una formazione professionale (PD) che vada oltre la teoria e ci permetta di riflettere sulla nostra pratica direttamente in classe.

Il “Lesson Study”: Un Allenamento Speciale per Noi Insegnanti
Ed eccoci al cuore del nostro studio: il Lesson Study (LS). Si tratta di un approccio di sviluppo professionale collaborativo in cui noi insegnanti osserviamo le lezioni dal vivo, raccogliamo dati sull’insegnamento e sull’apprendimento e analizziamo insieme i risultati per migliorare la didattica. È un processo ciclico che ci aiuta a:
- Comprendere più a fondo i nostri alunni, specialmente attraverso l’osservazione di “alunni caso” che rappresentano diversi livelli di abilità.
- Combinare le nostre conoscenze personali con quelle esterne (ad esempio, da esperti o dalla ricerca).
- Esaminare criticamente le nostre pratiche.
- Impegnarci in discussioni collaborative.
- Seguire un processo ciclico per un miglioramento continuo.
Nel nostro caso, abbiamo coinvolto dieci insegnanti di scuola dell’infanzia in Irlanda. Il percorso prevedeva un workshop iniziale sul pensiero spaziale, seguito da due cicli di Lesson Study in sei classi, e si è concluso con un incontro finale di condivisione. L’obiettivo? Capire come il Lesson Study potesse supportarci nell’implementare compiti di design spazializzato basati sulle storie, approfondendo la nostra comprensione del pensiero spaziale degli alunni, modificando le nostre strategie didattiche e aumentando la nostra autoefficacia.
Abbiamo adattato la struttura del Lesson Study in otto passaggi chiave:
- Osservazione preliminare (Work-Shadowing): Per capire le pratiche esistenti.
- Workshop sul pensiero spaziale: Introduzione a concetti e strumenti (linguaggio spaziale, gesti, manipolativi, compiti di design basati su storie, approccio LS). Abbiamo anche presentato il “Spatial Reasoning Toolkit” del Early Childhood Mathematics Group.
- Pianificazione collaborativa della lezione e selezione degli alunni caso: Gli insegnanti hanno pianificato le lezioni e identificato tre alunni (esperto, in via di sviluppo, principiante nelle abilità spaziali) da osservare più da vicino.
- Primo ciclo di Lesson Study: Implementazione della lezione e osservazione degli alunni caso, con brevi interviste durante l’attività.
- Discussione e riflessione post-lezione: Analisi delle osservazioni e affinamento della comprensione.
- Secondo ciclo di Lesson Study: Adattamento e reimplementazione della lezione.
- Seconda discussione post-lezione: Valutazione delle modifiche e ulteriori affinamenti.
- Riflessione finale e condivisione delle conoscenze: Un incontro online con tutti gli insegnanti.
Cosa Abbiamo Scoperto sul Campo? Approfondire la Conoscenza degli Alunni
Una delle cose più affascinanti emerse è come il Lesson Study ci abbia aiutato a capire meglio (e a volte a correggere le nostre percezioni errate) le abilità spaziali dei nostri bambini. Ad esempio, in una classe, un’insegnante, la signora Michelle, si aspettava grandi cose da una bambina considerata “esperta”. Invece, durante l’attività di design, la bambina era “totalmente persa”, incapace di adattare i materiali. Questo ha portato Michelle e la sua collega, la signora Aine, a riflettere: “Forse è bravissima in altre aree, ma il pensiero spaziale è un’area che dobbiamo aiutarla a sviluppare”. Questa è stata una rivelazione importante!
In un’altra discussione, è emersa la questione del genere. La stessa bambina, brillante accademicamente, faticava con le costruzioni. Michelle ha ipotizzato che, essendo la figlia maggiore in una casa senza giochi di costruzione, fosse più abituata a bambole e casette. Questo ha acceso un faro su come gli stereotipi di genere e l’ambiente domestico possano influenzare le abilità e gli interessi. Il Lesson Study, con il suo focus sugli alunni caso, ha creato lo spazio per queste riflessioni critiche.
Abbiamo anche visto come le dinamiche di gruppo contino. In una classe, un bambino “esperto” non si è impegnato come previsto. Le insegnanti hanno ipotizzato che un partner diverso o un gruppo con altri maschietti avrebbe potuto cambiare le cose. E a volte, la “fortuna” gioca un ruolo: un bambino ha trovato un aeroplano già fatto in una scatola di LEGO, il che ha limitato il suo sforzo creativo. Questo ci ha spinto a pensare a come rimuovere certi “aiuti” per stimolare davvero le capacità di progettazione.
Ma ci sono state anche sorprese positive! La signora Jane e la signora Rose hanno notato i progressi significativi di un alunno C, percepito con basse abilità spaziali. Inizialmente si aspettavano un gioco di finzione tradizionale, ma l’alunno ha costruito una barca, mostrando anche un miglioramento nel linguaggio spaziale. “Sono rimasta scioccata”, ha detto una delle insegnanti, “il suo linguaggio era brillante!”.
In sintesi, attraverso il Lesson Study abbiamo imparato che:
- Anche gli alunni con abilità apparentemente inferiori possono produrre design dettagliati, soprattutto se intervistati durante il processo.
- È importante permettere ai bambini di creare design multipli, poiché non prototipano come gli adulti.
- Le idee preconcette (es. i maschi sono migliori nel pensiero spaziale) possono essere sfatate.
- L’ambiente e le dinamiche di gruppo influenzano l’impegno.
- Osservare come i bambini usano (o non usano) il linguaggio spaziale e i gesti è fondamentale.

Cambiare Rotta: Modifiche alle Strategie Didattiche
Capire meglio i nostri alunni ci ha naturalmente portato a modificare le nostre strategie di insegnamento. Ad esempio, nella classe 3, le insegnanti si sono rese conto che i bambini faticavano a visualizzare l’altezza di un albero da cui recuperare un aquilone, dato che l’albero era disegnato su un foglio piatto. “La prossima volta”, ha detto la signora Aine, “abbiamo bisogno di un albero vero, o un modello 3D!”. E così hanno fatto: nel secondo ciclo, un modello 3D di un albero ha aiutato enormemente i bambini a testare i loro design. Una bambina, dopo aver creato un dinosauro, si è resa conto vedendo il modello 3D che “non funzionava, era spazzatura!”. Questa concretezza è essenziale per i più piccoli.
Un’altra strategia emersa è stata quella del “ruolo”. Inizialmente, si sperava che i bambini empatizzassero con Floyd e il suo aquilone. Ma vedendo i materiali, l’empatia svaniva! Allora, nel secondo ciclo, i bambini sono diventati “inventori”. Questo ha personalizzato il compito, rendendolo più coinvolgente. “Erano davvero entusiasti di essere avventurosi e inventare qualcosa per aiutare Floyd”, ha raccontato la signora Aine.
Abbiamo anche introdotto lo “scribing”: poiché i bambini piccoli non sanno ancora scrivere bene, l’insegnante scriveva per loro l’idea del design e i materiali necessari. Questo aiutava i bambini a rimanere fedeli al loro progetto iniziale e permetteva a noi insegnanti di tenere traccia delle varie invenzioni. “Era molto utile”, ha detto la signora Michelle, “perché non dovevi cercare di ricordare 10 o 12 invenzioni… potevo tornare indietro e chiedere: ‘Ma avevi detto che stavi facendo un elicottero…'”.
Altre modifiche includevano:
- Rimozione di materiali “spazzatura” (Junk Art) a favore di Lego, Duplo, Knex, che facilitavano l’uso del linguaggio spaziale.
- Uso del Cosmic Yoga per far praticare le parole spaziali in un contesto narrativo.
- Lasciare gli schizzi con i bambini durante la progettazione per aiutarli a fare collegamenti.
- Riduzione della dimensione dei gruppi (da 3 a 2) per aumentare l’impegno.
- Gestione delle risorse (meno materiali) e gruppi misti per abilità.
- Proposta di avere un modello di casa pre-fatto (come l’albero 3D) per aiutare i bambini a contestualizzare il problema di design (es. costruire un ponte per la casa degli orsetti).
Una Carica di Fiducia: L’Impatto sull’Autoefficacia degli Insegnanti
E infine, parliamo di noi insegnanti. Partecipare a questo processo di Lesson Study ha avuto un impatto notevole sulla nostra autoefficacia, cioè sulla fiducia nelle nostre capacità di insegnare questi concetti. La signora Katherine ha ammesso: “Non sarei la migliore insegnante, sento, nel design e nel fare da sola, ma questo mi ha dato un po’ di fiducia”. La sua collega, la signora Grainne, ha fatto eco: “Se qualcuno mi avesse detto prima di fare una lezione STEM, sarei stata tipo ‘Oh mio Dio, cosa faccio, da dove comincio?’, ma ora so che puoi effettivamente crearla attorno a qualcosa che stai già facendo in classe…”.
Questa maggiore fiducia si è tradotta nella volontà di integrare queste attività più regolarmente. La signora Aine ha detto: “Abbiamo deciso che sarebbe stato qualcosa che avremmo potuto provare a fare una volta al mese… ora che i bambini sono abituati a questo tipo di impostazione… non abbiamo più paura di farlo più regolarmente”.
È importante sottolineare che spesso gli insegnanti della prima infanzia possono provare una certa “ansia spaziale”. Usare attività di design guidate dalle storie, supportate dal Lesson Study, ci ha fatto sentire più sicuri e ha fornito un supporto comunitario essenziale. Anche chi partiva con una bassa autoefficacia verso i compiti di design ha partecipato attivamente e ha sviluppato la propria competenza.

Piccoli Architetti Crescono: Conclusioni e Idee per il Futuro
Allora, cosa ci portiamo a casa da questa esperienza? Il Lesson Study, abbinato al design guidato dalle storie, è uno strumento potentissimo per integrare il pensiero spaziale nel curriculum della prima infanzia. Non solo aiuta noi insegnanti a capire meglio i nostri alunni e ad affinare le nostre strategie, ma aumenta anche la nostra fiducia nell’affrontare temi come lo STEM in modo giocoso e integrato.
Certo, ci sono state sfide logistiche: organizzare i cicli, trovare tempo per le discussioni. Ma i benefici superano di gran lunga le difficoltà. Abbiamo visto come le dinamiche del Lesson Study migliorino la consapevolezza dei progetti di design e tecnologia, stimolino l’identificazione di compiti creativi e mettano in discussione le nostre percezioni.
Il gioco basato sul design, unito alla narrazione mirata, ci permette di stabilire obiettivi di apprendimento migliori. E la natura ciclica del LS, con osservazioni e interviste, facilita cambiamenti reali nelle pratiche didattiche. L’approccio focalizzato sull’alunno aiuta a creare valutazioni formative efficaci e su misura.
Una prospettiva futura davvero interessante potrebbe essere quella di invertire il processo: un artefatto progettato e costruito potrebbe diventare lo stimolo per una narrazione. Immaginate i bambini che raccontano le avventure degli oggetti che hanno creato! Questo potrebbe aprire nuove strade per integrare il pensiero spaziale con lo sviluppo precoce dell’alfabetizzazione.
In conclusione, questo studio getta le basi per dare a noi insegnanti gli strumenti per supportare efficacemente i bambini con diverse abilità spaziali attraverso compiti di design nella prima infanzia. È un viaggio che vale assolutamente la pena intraprendere!
Fonte: Springer
