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Suture Speciali Dopo il Parto: Meno Infezioni con un Piccolo ‘Plus’?

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento delicato ma super importante per tantissime donne: le lacerazioni perineali che possono verificarsi durante il parto. So che non è esattamente un tema da aperitivo, ma credetemi, riguarda circa l’85% delle donne che partoriscono, e per il 70% di loro è necessario qualche punto di sutura. Affrontare il post-parto è già una sfida enorme, sia fisicamente che psicologicamente. Se ci si aggiunge il fastidio, il dolore o, peggio ancora, un’infezione legata a una lacerazione, l’esperienza può diventare davvero pesante, influenzando anche la salute e la funzione del pavimento pelvico a lungo termine.

Ecco perché mi ha colpito uno studio recente, chiamato “PLUS study”, condotto in Svezia. L’obiettivo? Capire se un tipo particolare di sutura, rivestita con un antibatterico (il triclosan), potesse fare la differenza nel prevenire le infezioni. Parliamo del VicrylPlus®, una versione “potenziata” del comune Vicryl®.

Il Problema: Lacerazioni e Rischio Infezioni

Prima di tuffarci nello studio, facciamo un passo indietro. Le lacerazioni perineali vengono classificate in gradi, dal primo (più superficiale) al quarto (più profondo). La loro frequenza dipende da tanti fattori: se è il primo figlio, se il parto è stato assistito (con ventosa o forcipe), la durata della fase espulsiva, il peso del bambino, ecc.

Guarire bene è fondamentale. Una guarigione complicata da un’infezione non solo causa dolore e disagio immediato, ma può contribuire a problemi futuri come la disfunzione del pavimento pelvico (PFD), una condizione che, pensate un po’, colpisce tra il 25% e il 50% delle donne nel corso della vita! È chiaro quindi che tutto ciò che può favorire una guarigione ottimale è benvenuto.

Il materiale di sutura gioca un ruolo chiave. Deve tenere uniti i tessuti il tempo necessario, ma poi riassorbirsi. Il Vicryl® è uno standard da anni. Nel 2004 è stata introdotta la versione Plus, con triclosan, un agente antibatterico e antifungino usato da decenni in cosmetici e altri prodotti. L’idea è semplice: creare una “zona protetta” attorno alla sutura per tenere lontani i batteri cattivi. Ma funziona davvero in questo contesto specifico? La letteratura scientifica finora ha dato risposte contrastanti, e persino le linee guida internazionali, come quelle del NICE nel Regno Unito, raccomandano queste suture antibatteriche ma ammettono che servono più prove.

Lo Studio PLUS: Metodo e Partecipanti

Ed eccoci allo studio PLUS, condotto all’Ospedale Universitario di Lund. Hanno coinvolto quasi 1900 donne (dai 18 anni in su) che avevano avuto una lacerazione perineale durante il parto e necessitavano di sutura. Le hanno divise casualmente in due gruppi:

  • Gruppo di controllo: Suturate con il classico Vicryl®.
  • Gruppo di intervento: Suturate con il VicrylPlus® (quello con triclosan).

Lo studio era “in singolo cieco”, il che significa che le donne non sapevano quale sutura avessero ricevuto (e nemmeno i ricercatori fino alla fine dell’analisi dei dati, anche se chi eseguiva la sutura ovviamente lo sapeva dal tipo di confezione). Hanno seguito le donne per 30 giorni dopo il parto, monitorando l’insorgenza di infezioni nella zona suturata. La definizione di infezione era piuttosto rigorosa, basata su criteri internazionali e comprendeva segni come deiscenza spontanea della ferita, necessità di antibiotici specifici, presenza di pus o ascessi, oppure una combinazione di dolore localizzato, gonfiore, arrossamento e calore.

Close-up Macro Shot, obiettivo da 90 mm, di un ago di sutura chirurgico sterile con filo intrecciato viola (simile a un vicryl) appoggiato su un drappeggio medico bianco pulito. Illuminazione morbida e controllata che enfatizza la consistenza del filo e la nitidezza della punta dell'ago. Dettagli elevati, concentrazione precisa.

I Risultati: Cosa Hanno Scoperto?

E ora, la parte succosa: i risultati! Analizzando tutte le lacerazioni più profonde (dal secondo grado in su, escludendo quindi quelle di primo grado che spesso non richiedono suture riassorbibili a medio termine), lo studio ha trovato una riduzione significativa del rischio di infezione nel gruppo VicrylPlus®. Parliamo di un tasso di infezione del 4% con VicrylPlus® contro il 6.8% con Vicryl® standard. Tradotto in soldoni, usare la sutura con triclosan ha ridotto il rischio di circa il 43%! Un risultato notevole.

Scendendo più nel dettaglio:

  • Lacerazioni di secondo grado (le più comuni, circa il 66-67% in entrambi i gruppi): Qui la riduzione dell’infezione con VicrylPlus® è stata statisticamente significativa (4.4% vs 7.2%). Ottima notizia, visto che riguardano la maggioranza delle donne che necessitano di sutura.
  • Lacerazioni di terzo grado e non classificate: Anche qui si è vista una tendenza alla riduzione delle infezioni con VicrylPlus®, ma i numeri erano troppo piccoli per trarre conclusioni definitive (non statisticamente significativo).

Il Dettaglio Inaspettato: Le Lacerazioni di Primo Grado

Qui le cose si fanno interessanti. Per le lacerazioni di primo grado (quelle più superficiali, che coinvolgono solo mucosa vaginale o cute perineale), lo studio ha osservato un aumento del rischio di infezione con VicrylPlus® rispetto al Vicryl® standard (3.9% vs 0.8%). Attenzione: questo risultato non ha raggiunto la significatività statistica per un pelo (P=0.050), quindi va preso con le pinze, anche perché il numero di donne con questo tipo di lacerazione incluse nell’analisi specifica era basso.

Gli autori stessi ipotizzano una possibile spiegazione: la vagina ha meccanismi di “autopulizia” molto efficaci. Forse, in caso di ferite superficiali, la presenza prolungata di una sutura (anche se antibatterica) potrebbe interferire con questi processi naturali, alterando il microbiota o il pH locale e, paradossalmente, non portando benefici o addirittura peggiorando leggermente la situazione. È un’ipotesi affascinante che merita ulteriori indagini. Sembra quasi che per le ferite più profonde, dove il rischio batterico è maggiore, l’azione antibatterica del triclosan faccia la differenza, mentre per quelle superficiali possa essere meno utile o addirittura controproducente.

Contesto, Controversie e Considerazioni

Questi risultati si inseriscono in un dibattito scientifico ancora aperto. Altri studi sull’efficacia delle suture al triclosan in diversi tipi di chirurgia hanno dato risultati contrastanti. Alcuni, come uno studio finlandese su chirurgia pediatrica, hanno mostrato riduzioni significative delle infezioni del sito chirurgico (SSI). Altri, come il grande studio multicentrico FALCON, non hanno trovato benefici significativi. Una recente meta-analisi (che combina i risultati di molti studi) sembra però supportare l’uso delle suture al triclosan per ridurre il rischio generale di SSI.

Lo studio PLUS è il primo, a quanto ne so, a focalizzarsi specificamente sulle lacerazioni perineali post-parto. I suoi risultati sembrano allinearsi con le raccomandazioni NICE, che suggeriscono di considerare queste suture, pur riconoscendo la necessità di ulteriori ricerche.

Non possiamo però ignorare le preoccupazioni sollevate riguardo al triclosan stesso. Si discute del suo potenziale impatto sulla salute umana a lungo termine e, soprattutto, sull’ambiente. Il triclosan è difficile da rimuovere dalle acque reflue e resiste alla biodegradazione. Questo aspetto ambientale è importante e suggerisce che l’uso di queste suture dovrebbe essere mirato ai casi in cui i benefici sono chiaramente documentati. D’altro canto, si potrebbe argomentare che prevenire un’infezione grazie alla sutura potrebbe ridurre l’uso di antibiotici sistemici, che hanno anch’essi un impatto ambientale e contribuiscono al problema dell’antibiotico-resistenza. È un bilancio complesso.

Un altro punto interessante emerso dallo studio è che alcuni fattori aumentano significativamente il rischio di infezione, indipendentemente dal tipo di sutura: essere alla prima gravidanza (nulliparità), l’uso di FANS (farmaci anti-infiammatori non steroidei) nella prima settimana post-parto, aver avuto un’episiotomia (il taglio chirurgico del perineo) rispetto a una lacerazione spontanea, e un parto vaginale assistito. Curiosamente, un BMI elevato (>=30) non è risultato associato a un maggior rischio di infezione in questo studio.

Scatto paesaggistico grandangolare, obiettivo da 20 mm, catturando un flusso d'acqua naturale incontaminato che scorre attraverso una lussureggiante foresta verde. La lunga esposizione crea un effetto liscio e lattea sull'acqua, mentre gli alberi e le rocce circostanti sono a fuoco forte. Evoca un senso di natura e purezza ambientale, rilevante per le preoccupazioni del triclosan.

Punti di Forza e Limiti dello Studio

Diciamolo, ogni studio ha i suoi pro e contro. I punti di forza del PLUS study sono sicuramente il disegno (randomizzato controllato, il gold standard per valutare un intervento), la dimensione del campione (quasi 1900 donne), e il fatto che il personale fosse stato formato per standardizzare le tecniche di diagnosi e sutura. Hanno anche cercato di essere molto rigorosi nella classificazione delle lacerazioni.

Tra i limiti, c’è il fatto che sia stato condotto in un unico centro ospedaliero svedese, quindi i risultati potrebbero non essere generalizzabili a popolazioni diverse con caratteristiche socioeconomiche o pratiche ostetriche differenti. Inoltre, sebbene il campione totale fosse grande, la potenza statistica era bassa per analizzare specificamente le lacerazioni meno comuni (come quelle di terzo e quarto grado). Infine, la diagnosi di infezione si basava sulle donne che si presentavano in ospedale con sintomi, non su controlli programmati per tutte, anche se l’accesso alle cure era garantito e i registri medici elettronici sono stati controllati per tutte le partecipanti.

Cosa Portiamo a Casa?

Quindi, qual è il messaggio principale? Lo studio PLUS suggerisce fortemente che l’uso di suture riassorbibili rivestite di triclosan (come VicrylPlus®) può ridurre significativamente il rischio di infezione nelle lacerazioni perineali post-parto più profonde (in particolare quelle di secondo grado, le più frequenti), ma potrebbe non essere vantaggioso (o addirittura leggermente svantaggioso) per quelle più superficiali di primo grado.

Questo ha implicazioni cliniche importanti. Potrebbe supportare l’uso di queste suture antibatteriche specificamente per chiudere lacerazioni che coinvolgono tessuto sottocutaneo, fasce e muscoli. Ovviamente, servono ulteriori ricerche per confermare questi risultati, specialmente per i diversi tipi specifici di lacerazioni e in popolazioni più variegate, e bisogna sempre tenere in considerazione il dibattito sul triclosan e il suo impatto ambientale.

È un passo avanti nella comprensione di come possiamo migliorare l’esperienza post-parto per tante donne, riducendo una complicanza fastidiosa e potenzialmente problematica come l’infezione della ferita perineale. Un piccolo “Plus” nella sutura potrebbe davvero fare una bella differenza!

Fonte: Springer

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