Rappresentazione fotorealistica della molecola di subossido di carbonio (C₃O₂) colpita da un fascio di fotoni ad alta energia, con elettroni core e di valenza espulsi simultaneamente in direzioni diverse. Effetto di luce drammatico e dinamico, high detail, macro lens, 70mm, sfondo astratto che richiama gli spettri energetici e il vuoto di un apparato sperimentale.

Subossido di Carbonio: Segreti Svelati dalla Doppia Ionizzazione Core-Valenza!

Ciao a tutti, appassionati di scienza! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante nel mondo della chimica fisica, alla scoperta di una molecola un po’ bizzarra ma incredibilmente interessante: il subossido di carbonio, o per gli amici C₃O₂ (O=C=C=C=O).

Magari non ne avete mai sentito parlare, ed è comprensibile. È una molecola altamente simmetrica ma piuttosto instabile, il che la rende una specie di “reagente d’emergenza” in alcune sintesi chimiche, tipo nella preparazione dei malonati o per migliorare la capacità dei tessuti di assorbire coloranti. Ma al di là delle sue applicazioni, il C₃O₂ è un vero e proprio rompicapo per noi scienziati, soprattutto per quanto riguarda la sua struttura elettronica e geometrica.

Una molecola ballerina: lineare o piegata?

Pensate che per anni si è dibattuto se fosse lineare, piegata o “quasi-lineare”. Solo negli anni ’90, grazie alla spettroscopia infrarossa, si è capito che è quasi-lineare. La cosa curiosa è che l’atomo di carbonio centrale ha una carica negativa insolitamente grande, che tende a farla piegare proprio lì. Immaginatela come una ballerina che ha un punto di snodo preferenziale!

Noi scienziati abbiamo già studiato parecchio questa molecola, analizzando come si comporta quando le “strappiamo” un elettrone (ionizzazione singola), sia dagli strati più esterni (valenza) che da quelli più interni (core). Abbiamo anche guardato cosa succede dopo, con il cosiddetto decadimento Auger, un processo in cui la molecola, dopo aver perso un elettrone interno, si riassesta emettendone un altro. Ma c’era un territorio ancora poco esplorato: la doppia ionizzazione core-valenza.

Doppia botta: due elettroni via in un colpo solo!

Cosa significa? Immaginate di colpire la molecola con una tale energia (usando fotoni, ovvero particelle di luce) da riuscire a espellere contemporaneamente un elettrone dal “cuore” dell’atomo (il core, in questo caso l’orbitale 1s dell’ossigeno o del carbonio) E un elettrone dagli strati più esterni (la valenza). È come dare una doppia botta energetica! Questo processo ci dà informazioni ancora più profonde sulla struttura elettronica e su come gli elettroni interagiscono tra loro.

Nel nostro studio, abbiamo misurato gli spettri di doppia ionizzazione core-valenza del C₃O₂ sia sopra il “bordo” dell’ossigeno 1s che del carbonio 1s. La prima cosa che ci ha colpito è stata una sorpresa: questi spettri erano molto diversi da quelli della semplice ionizzazione di valenza, che di solito sono un buon punto di riferimento. In altri casi studiati, la somiglianza è spesso notevole, ma qui no. Questo ci ha subito fatto capire che il processo era più complesso di quanto si potesse pensare inizialmente.

Visualizzazione 3D fotorealistica della molecola di subossido di carbonio (C₃O₂) con evidenziati gli orbitali elettronici core e di valenza. Un fascio di fotoni colpisce la molecola, causando l'espulsione di due elettroni. Macro lens, 90mm, high detail, precise focusing, controlled lighting, sfondo scuro per enfatizzare la molecola e gli elettroni.

Il modello “semplice” non basta: serve più dettaglio

Per cercare di capire cosa stesse succedendo, abbiamo confrontato i nostri dati sperimentali con calcoli teorici. Inizialmente, si potrebbe pensare che gli eventi di ionizzazione del core e della valenza siano indipendenti. Ma i risultati ci hanno detto che questo approccio “semplice” non era sufficiente. Abbiamo dovuto usare un modello più sofisticato, basato sull’approssimazione improvvisa (sudden approximation), che tenesse conto della sovrapposizione tra l’orbitale del core e quello di valenza. E voilà! L’accordo tra esperimento e teoria è migliorato nettamente.

Questo significa che, nel caso del C₃O₂, non possiamo semplicemente “sommare” gli effetti: l’espulsione dell’elettrone del core influenza direttamente come e quale elettrone di valenza viene perso. Grazie a questo, siamo riusciti ad assegnare le varie “gobbe” e picchi che vedevamo nei nostri spettri sperimentali.

L’indagine sull’Ossigeno (O 1s)

Quando abbiamo analizzato la doppia ionizzazione core-valenza partendo dall’ossigeno (usando fotoni da 618 eV), abbiamo visto uno spettro con un primo picco a circa 558.8 eV e un secondo, più intenso, a 568.4 eV. C’erano anche delle piccole strutture a energie più basse che potevano essere dovute a processi di “shake-up” (dove l’elettrone del core viene espulso e un altro elettrone di valenza viene promosso a un livello superiore, ma non espulso) che poi decade in modo simile. Abbiamo anche dovuto fare i conti con una piccola contaminazione di O₂, probabilmente dall’aria, ma siamo riusciti a dimostrare che i picchi principali del C₃O₂ non ne erano influenzati.

L’indagine sul Carbonio (C 1s): una storia a due facce

Passando al carbonio (con fotoni da 374 eV), la faccenda si è fatta ancora più interessante. Il C₃O₂ ha due tipi di atomi di carbonio: uno centrale (Cc) e due esterni (Co), chimicamente distinti. Questo significa che hanno energie di legame 1s leggermente diverse (una differenza di circa 3.4 eV). Ci aspettavamo quindi che questa differenza si riflettesse negli spettri di doppia ionizzazione core-valenza. E infatti, lo spettro mostrava cinque caratteristiche distinte.

Anche qui, il semplice modello di sommare due spettri di ionizzazione di valenza, scalati per la differenza energetica dei due carboni, non funzionava alla grande. Era chiaro che serviva il modello più complesso che tenesse conto della sovrapposizione orbitalica e anche dello “sdoppiamento singoletto-tripletto” per ogni sito di ionizzazione del core. I nostri calcoli teorici (RASCF/RASPT2, per i più curiosi) hanno confermato questa necessità e ci hanno permesso di assegnare le cinque bande principali osservate, considerando che ogni stato poteva esistere come singoletto o tripletto (a seconda dell’orientamento degli spin degli elettroni) e poteva originare dalla ionizzazione del carbonio interno o esterno.

Una cosa che abbiamo notato è che gli spettri di doppia ionizzazione core-valenza sono “spalmati” su un intervallo di energia più ampio rispetto agli spettri di ionizzazione di valenza singola. Questo è logico: la presenza di una “lacuna” elettronica aggiuntiva (quella del core) crea un potenziale più profondo che influenza le energie degli elettroni di valenza.

Grafico scientifico fotorealistico che mostra spettri di doppia ionizzazione core-valenza. Linee colorate su uno sfondo graduato, con etichette di energia. Effetto di profondità di campo, prime lens, 35mm, illuminazione da studio che evidenzia i picchi spettrali.

Il Decadimento Auger: un’ulteriore impronta digitale

Ma non ci siamo fermati qui! Abbiamo anche studiato il decadimento Auger che segue la doppia ionizzazione core-valenza. Quando si crea una lacuna nel core, la molecola è instabile e tende a riempirla con un elettrone più esterno, emettendo nel processo un altro elettrone (l’elettrone Auger). Questo ci dà un’ulteriore “impronta digitale” dello stato in cui si trova la molecola.

La cosa affascinante è che abbiamo osservato una forte selettività. A seconda che la ionizzazione iniziale del core (nel processo di doppia ionizzazione core-valenza) avvenisse sull’atomo di carbonio centrale o su uno degli atomi di carbonio esterni, gli spettri Auger risultanti erano diversi. In particolare, la ionizzazione core-valenza che coinvolgeva il carbonio centrale portava all’emissione di elettroni Auger con energia cinetica più alta, mentre quella che coinvolgeva i carboni esterni produceva elettroni Auger con energia più bassa. Questo suggerisce che il processo Auger “sceglie” selettivamente da quale orbitale espellere l’elettrone di valenza a seconda di dove si è formata la lacuna iniziale nel core.

Abbiamo confrontato questi risultati con il decadimento Auger che segue la singola ionizzazione del core e abbiamo trovato un comportamento simile, confermando questa selettività. Questo è coerente con la “regola del centro unico efficace” per l’emissione Auger: in pratica, l’orbitale più esterno (il 2πu) ha dei “nodi” (punti a zero densità elettronica) sui carboni esterni, ma un “lobo” massimo sul carbonio centrale. Questo favorisce la formazione di certi stati doppiamente ionizzati quando il decadimento Auger parte dal carbonio centrale.

Cosa abbiamo imparato e dove andiamo?

Quindi, cosa ci portiamo a casa da questa avventura? Abbiamo misurato per la prima volta gli spettri di doppia ionizzazione core-valenza del subossido di carbonio, scoprendo che sono più complessi di quanto ci si potesse aspettare e richiedono modelli teorici avanzati per essere interpretati. I nostri calcoli RASSCF/RASPT2 hanno fatto un buon lavoro, soprattutto per la ionizzazione dal carbonio 1s.

Inoltre, l’analisi del decadimento Auger ha rivelato una selettività intrigante, che dipende dall’atomo inizialmente ionizzato. Questo apre la strada a ulteriori indagini per capire ancora più a fondo questi meccanismi complessi.

Per ottenere questi dati, abbiamo usato strumentazione sofisticata, come uno spettrometro a “bottiglia magnetica” e sorgenti di fotoni ad alta energia presso il sincrotrone PETRA III di DESY ad Amburgo, oltre a esperimenti nel nostro laboratorio all’Università di Göteborg. E sì, abbiamo anche dovuto sintetizzare il C₃O₂ in laboratorio, un processo non banale data la sua instabilità!

Questo tipo di ricerca, anche se può sembrare molto specialistica, è fondamentale per spingere i confini della nostra comprensione di come si comportano le molecole a livello fondamentale. Ogni nuova scoperta aggiunge un tassello al grande puzzle della chimica e della fisica. E chissà quali altre sorprese ci riserva il subossido di carbonio!

Fonte: Springer

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