Capire Se Stessi Dopo la Violenza: Uno Strumento Innovativo per la Carriera
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento delicato ma fondamentale: come aiutare le vittime di violenza a ritrovare la strada nel mondo del lavoro. Sapete, chi ha subito un trauma spesso fatica a capire chi è, cosa vuole e dove sta andando, specialmente quando si tratta della propria carriera. È come se una parte della bussola interiore si fosse smagnetizzata.
Mi sono imbattuto in questa problematica e ho pensato: serve uno strumento specifico, qualcosa che misuri la consapevolezza di sé in ambito professionale, tenendo conto delle ferite invisibili lasciate dalla violenza. Gli strumenti esistenti, purtroppo, spesso non bastano. A volte non sono lineari, non colgono le sfumature, ignorano la coerenza tra risposte e costrutti psicologici, o semplicemente non sono pensati per questa specifica, fragile popolazione.
Perché un Nuovo Strumento? Le Lacune Esistenti
Navigando tra le ricerche, ho notato che molti strumenti sulla consapevolezza di sé hanno dei limiti. Ad esempio:
- La famosa Self-Consciousness Scale (SCS) di Fenigstein, Scheier e Buss, pur essendo un pilastro, ha subito varie revisioni e le sue sottoscale (come l’autoconsapevolezza privata) sono state ulteriormente suddivise (auto-riflessione vs auto-contemplazione). Inoltre, spesso usa solo 3 opzioni di risposta, un po’ poche per cogliere la complessità del comportamento umano.
- La Situational Self-Awareness Scale (SSAS) si concentra troppo su contesti specifici che fanno emergere l’unicità (essere l’unico uomo in un gruppo di donne) o, al contrario, l’omologazione (come tra i soldati).
- Molti non approfondiscono la complessità del processo di auto-consapevolezza nel contesto specifico dello sviluppo di carriera.
Insomma, mancava qualcosa che mettesse insieme i pezzi: la riflessione interiore, la comprensione del mondo del lavoro, gli interessi, i valori, i punti di forza e di debolezza, tutto filtrato attraverso l’esperienza traumatica della violenza. Per questo è nato il Career Self-Awareness Instrument (CSAI). Ma creare uno strumento non basta, bisogna essere sicuri che funzioni davvero!
La Sfida: Vittime di Violenza e Consapevolezza di Carriera
Le ricerche purtroppo confermano quello che l’intuito suggerisce: la violenza lascia segni profondi. Chi l’ha subita può sviluppare sentimenti di inutilità, colpa, disprezzo di sé. Questo può portare a comportamenti autodistruttivi. Nelle donne, l’impatto cognitivo può influenzare l’efficienza lavorativa, il sonno, la capacità di seguire regole sociali. Negli uomini, può emergere difficoltà nel comprendere ed esprimere emozioni. Tutto ciò dipinge un quadro in cui la consapevolezza di sé legata alla carriera è probabilmente molto bassa. Ecco perché uno strumento mirato è così cruciale.
Entra in Scena il Modello Rasch: Precisione e Affidabilità
Per testare il CSAI, ho deciso di non usare i metodi classici, che a volte trattano i punteggi grezzi in modo un po’ superficiale. Ho scelto il modello Rasch. Perché? Perché è un approccio più sofisticato che permette di:
- Verificare che lo strumento misuri effettivamente una sola dimensione (in questo caso, la consapevolezza di carriera).
- Analizzare persone e item (le domande dello strumento) sulla stessa scala, ottenendo misure più accurate e lineari (in unità chiamate “logit”).
- Valutare la “bontà” di ogni singola domanda (item fit) e la difficoltà percepita.
- Controllare se le opzioni di risposta funzionano bene (diagnostica della scala di valutazione).
- Scoprire se qualche domanda avvantaggia o svantaggia ingiustamente certi gruppi (item bias).
Il modello Rasch richiede un processo interattivo, si “lima” lo strumento finché non si trova la composizione ottimale. È un lavoro di precisione, ma ne vale la pena per avere dati affidabili.
Come Ho Condotto la Ricerca
Ho coinvolto 50 vittime di violenza (fisica, psicologica o sessuale) tra i 15 e i 25 anni, residenti nella città di Bandung. La raccolta dati è avvenuta online nel 2021, durante la pandemia di Covid-19, usando un questionario su Google Form distribuito tramite WhatsApp, Instagram e Facebook. Non è stato facile raggiungere i partecipanti, ma alla fine abbiamo raccolto dati preziosi. Ho garantito l’anonimato e la partecipazione volontaria.
Lo strumento finale (CSAI) era composto da 25 item, sviluppati partendo da teorie esistenti (come la SCS e la Career Awareness Inventory – CAI) e affinati tramite test di leggibilità.
I dati grezzi sono stati poi analizzati con il modello Rasch, usando il software Winsteps 3.73. Abbiamo esaminato tutti i criteri chiave: unidimensionalità, affidabilità persona/item, mappa persona-item, difficoltà degli item, item fit, diagnostica della scala di valutazione e bias degli item (in particolare rispetto al genere).
I Risultati Sotto la Lente: Cosa Abbiamo Scoperto?
L’analisi con il modello Rasch ha dato risultati interessanti:
- Unidimensionalità: Lo strumento misura principalmente una cosa sola, la consapevolezza di carriera. Il valore “Raw variance explained by measures” era del 32.1% (categoria “accettabile”) e le altre varianze non spiegate erano sotto il 15%. Ottimo!
- Affidabilità: L’interazione tra persone e item (Alpha di Cronbach) è risultata molto buona (0.89). L’affidabilità degli item è anch’essa molto buona (0.92), significa che le domande sono consistenti. L’affidabilità delle persone, però, è risultata bassa (0.63). Questo suggerisce che le risposte dei partecipanti non erano sempre super coerenti, forse a causa della natura stessa del trauma o della fluttuazione della consapevolezza.
- Mappa Persona-Item: In generale, i partecipanti hanno mostrato un livello di consapevolezza di carriera superiore alla difficoltà media delle domande. Questo significa che lo strumento è risultato tendenzialmente “facile” per questo gruppo. Le domande variavano da molto facili a molto difficili, coprendo un buon range.
- Difficoltà Item: Abbiamo identificato 5 item molto difficili, 8 difficili, 8 facili e 4 molto facili. Questa varietà è positiva.
- Item Fit: La maggior parte delle domande funzionava bene (“fit”). Alcune (numeri 16, 6, 13, 1, 4, 7, 9, 17, 22, 25) mostravano qualche segnale di “misfit” secondo alcuni criteri specifici, ma rispettando la regola generale (almeno 2 criteri su 3 soddisfatti), sono state considerate accettabili.
- Scala di Valutazione: I partecipanti hanno compreso bene le diverse opzioni di risposta (da “per niente d’accordo” a “completamente d’accordo”). I punteggi medi aumentavano progressivamente ad ogni livello della scala (soglie di Andrich crescenti).
- Bias di Genere: Nessuna delle 25 domande ha mostrato un bias significativo basato sul genere. Lo strumento è equo per uomini e donne.
- Separazione: I partecipanti potevano essere divisi in circa 2 gruppi basati sul loro livello di abilità/consapevolezza, mentre gli item si distribuivano in 5 livelli di difficoltà.
Cosa Significa Tutto Questo? Validità e Affidabilità del CSAI
Tirando le somme, nonostante la bassa affidabilità delle persone (che merita ulteriori indagini), i risultati complessivi sono incoraggianti. Lo strumento CSAI ha dimostrato una buona validità di costrutto (misura ciò che deve misurare), le sue domande sono affidabili e non discriminatorie per genere, e la scala di risposta funziona correttamente.
Il fatto che gli item siano risultati generalmente più facili del livello medio dei partecipanti potrebbe indicare che questo specifico gruppo aveva già intrapreso un percorso di consapevolezza, o forse che lo strumento potrebbe essere ulteriormente affinato per cogliere sfide più sottili.
Possiamo dire che il CSAI è uno strumento promettente? Direi di sì. Può essere utilizzato per misurare il livello di consapevolezza di carriera nelle vittime di violenza, aiutando così professionisti come i consulenti di orientamento a fornire un supporto più mirato.
Limiti e Prospettive Future
Ogni ricerca ha i suoi limiti, e questa non fa eccezione. Il campione di 50 persone è piccolo, anche se il modello Rasch può gestire campioni ridotti meglio di altri metodi. La raccolta dati online potrebbe aver introdotto delle distorsioni.
Per il futuro, sarebbe fantastico:
- Testare lo strumento su un campione più ampio e diversificato.
- Confrontare i risultati del modello Rasch con quelli ottenuti tramite la teoria classica dei test.
- Approfondire con un approccio qualitativo (interviste, focus group) per capire meglio le esperienze vissute.
- Sviluppare versioni dello strumento adatte a diversi livelli educativi.
- Indagare ulteriormente sulla bassa affidabilità delle persone: è una caratteristica del gruppo o dello strumento?
In conclusione, questo studio rappresenta un passo avanti importante. Abbiamo uno strumento, il CSAI, che, pur con margini di miglioramento, sembra valido e affidabile per aiutare le vittime di violenza a navigare nel complesso mondo della consapevolezza di sé e della carriera. È uno strumento che può davvero fare la differenza nel supportare queste persone a ricostruire il proprio futuro professionale, un pezzo alla volta. Spero che questa ricerca apra la strada a interventi sempre più efficaci e personalizzati.
Fonte: Springer