Paesaggio agricolo tedesco al tramonto, campi coltivati intervallati da strisce fiorite colorate e siepi, simbolo degli strumenti basati sul mercato per la biodiversità, obiettivo grandangolare 18mm, lunga esposizione per nuvole soffuse, messa a fuoco nitida, colori caldi.

Biodiversità in Campo: Gli Strumenti di Mercato Funzionano Davvero? Un’Analisi Critica dalla Germania

Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante, ma anche un po’ preoccupante, nel mondo dell’agricoltura e della biodiversità. Sapete qual è una delle sfide ambientali più urgenti del nostro tempo? La perdita rapidissima di specie in tutti gli ecosistemi. Non parliamo solo di specie rare sull’orlo dell’estinzione, ma anche di una diminuzione generale della ricchezza locale di specie. E indovinate un po’ chi è uno dei principali motori di questo declino, oltre ai cambiamenti climatici? Proprio il settore agricolo.

Spesso, pratiche agricole intensive, con poca diversità di colture e un alto uso di input chimici, sono incentivate economicamente, rendendo difficile per un’agricoltura più amica della biodiversità competere. Ma attenzione, non sto puntando il dito solo contro l’agricoltura convenzionale! Anche l’agricoltura biologica fa parte della soluzione, così come pratiche convenzionali che integrano la conservazione della biodiversità, come le fasce fiorite o la diversificazione delle rotazioni colturali.

Il problema è che il mercato tende a sottovalutare il valore della biodiversità. È considerata quasi un “bene pubblico”, accessibile a tutti, e quindi mancano forti incentivi per proteggerla. Chi paga i costi della protezione se i benefici sono globali? È qui che entrano in gioco gli strumenti basati sul mercato (MBI – Market-Based Instruments).

Cosa Sono Questi Strumenti di Mercato?

Vi chiederete: cosa diavolo sono questi MBI? In parole povere, sono meccanismi che cercano di dare un “prezzo” alla natura o ai servizi che essa ci offre, come la biodiversità. L’idea è di usare logiche di mercato per incentivare la conservazione. Pensate a:

  • Sistemi di scambio di quote (come per le emissioni, ma applicati alla natura)
  • Schemi di certificazione (es. biologico, ma anche specifici per la biodiversità)
  • Programmi di compensazione (se danneggi qui, devi ripristinare là)
  • Tasse o tariffe ambientali
  • Pagamenti per Servizi Ecosistemici (PES – ti pago per gestire la tua terra in modo da favorire l’impollinazione, la qualità dell’acqua, ecc.)
  • Sponsorizzazioni (aziende o privati che finanziano progetti specifici, come la creazione di fasce fiorite)

L’idea di fondo è che questi strumenti possano essere più efficaci, efficienti in termini di costi e rapidi nell’implementare misure di conservazione rispetto ai classici obblighi di legge. Inoltre, possono favorire la collaborazione tra diversi attori (agricoltori, aziende, cittadini, ONG).

Bello, vero? Beh, non è tutto oro quello che luccica. Una critica mossa agli MBI è che potrebbero non affrontare il problema alla radice, cioè un cambiamento profondo nel comportamento umano e istituzionale. E soprattutto, ed è qui che casca l’asino, spesso manca un monitoraggio indipendente adeguato. Come facciamo a sapere se questi strumenti funzionano davvero e portano benefici reali alla biodiversità? La trasparenza sugli impatti reali è cruciale per il loro successo.

Uno Sguardo da Vicino: Il Caso Tedesco

Proprio per cercare di capire meglio come stanno le cose, è stato condotto uno studio approfondito in Germania, un paese dove l’agricoltura gioca un ruolo importante. Ci siamo chiesti:

  1. Quali MBI volontari per promuovere la biodiversità in agricoltura esistono attualmente in Germania?
  2. Questi strumenti rispettano dei criteri di qualità minimi, soprattutto per quanto riguarda l’efficacia ecologica?

Abbiamo setacciato il web, analizzando centinaia di pagine per identificare queste iniziative. Alla fine, ne abbiamo individuate e analizzate ben 151. Per valutarle, abbiamo definito dei criteri di qualità basandoci sulla letteratura scientifica e su standard esistenti, guardando aspetti come:

  • Approccio metodologico: Come vengono implementate le misure? Che tipo di semi si usano (per le fasce fiorite, ad esempio)? C’è manutenzione?
  • Controllo di qualità: Esiste un monitoraggio degli effetti sulla biodiversità? Le aree sono localizzate e registrate? C’è una verifica da parte di terzi?
  • Trasparenza: Le informazioni su diritti, obblighi, uso dei fondi sono chiare?
  • Permanenza: Le misure sono annuali o pluriennali?

Primo piano macro di un'ape solitaria su un fiore selvatico in una striscia fiorita agricola, obiettivo macro 90mm, alta definizione, luce naturale controllata, sfondo sfocato di campo coltivato.

Luci e Ombre: Cosa Abbiamo Scoperto

I risultati sono, diciamo così, agrodolci. Da un lato, c’è stato un vero e proprio boom di MBI negli ultimi anni, specialmente a partire dal 2018. Questo coincide con una maggiore consapevolezza pubblica sulla perdita di biodiversità, pensate al famoso studio sul declino degli insetti volanti (“studio Krefeld”) e alle iniziative “Save the bees” (Salva le api) che ne sono seguite in diverse regioni tedesche. Moltissime di queste nuove iniziative sono sponsorizzazioni per fasce fiorite, spesso offerte direttamente dagli agricoltori ai cittadini o alle aziende. Questo dimostra che c’è una domanda crescente e un interesse diffuso per questi temi. Alcuni programmi, come quelli per la conservazione dei frutteti tradizionali (Streuobstwiesen), esistono da decenni, suggerendo una certa popolarità e impegno a lungo termine.

Ma ecco il punto dolente. La nostra analisi ha rivelato che la stragrande maggioranza di questi strumenti – ben il 70% dei 151 analizzatimanca di qualsiasi meccanismo di controllo o sistema di monitoraggio ecologico! Avete capito bene. Si finanziano misure, si ricevono certificati di sponsorizzazione, ma nella maggior parte dei casi nessuno va a verificare se queste azioni stiano effettivamente aiutando api, farfalle, uccelli e altre forme di vita. L’efficacia, quindi, rimane in gran parte non verificata.

Abbiamo notato che le informazioni su come vengono spesi i soldi o sui diritti e doveri sono presentate più spesso rispetto ai dettagli tecnici (tipo di semi, larghezza delle fasce fiorite) o, appunto, ai controlli di qualità.

Monitoraggio? Questo Sconosciuto!

Questa mancanza di controllo e monitoraggio è preoccupante. Senza una verifica indipendente, come possiamo essere sicuri che non si tratti, in alcuni casi, di semplice greenwashing? Come possono le aziende che finanziano queste iniziative rendicontare in modo credibile il loro impatto positivo sulla biodiversità, un aspetto sempre più importante nella Corporate Social Responsibility (CSR)?

È interessante notare una differenza: gli MBI finanziati tramite approcci programmatici (spesso gestiti da organizzazioni o aziende che definiscono standard e partecipano a programmi più ampi) hanno maggiori probabilità di includere meccanismi di controllo e misure perenni rispetto a quelli finanziati tramite pagamenti diretti da sponsor o dall’acquisto di un prodotto specifico. Sembra che una struttura più organizzata favorisca un approccio più rigoroso.

Un altro aspetto curioso riguarda la localizzazione: spesso le misure finanziate dagli sponsor sono localizzate (sai dove si trova la “tua” fascia fiorita), ma raramente monitorate. Al contrario, le iniziative con meccanismi di controllo spesso non specificano la posizione esatta delle aree. C’è chiaramente bisogno di migliorare la trasparenza e la comunicazione. Invitare gli sponsor a visitare le aree, anche se non sostituisce un monitoraggio scientifico, può aumentare il coinvolgimento e permettere di vedere con i propri occhi l’implementazione.

Fotografia di paesaggio con drone, campo agricolo tedesco con diverse strisce fiorite colorate che lo attraversano, obiettivo grandangolare 20mm, luce del tardo pomeriggio, messa a fuoco nitida sull'intero paesaggio, colori vividi.

Un Anno o Per Sempre? La Durata Conta

Un altro criterio importante è la permanenza delle misure. Piantare alberi o siepi è ovviamente un impegno a lungo termine. Ma per le fasce fiorite, la situazione è mista: circa un terzo sono annuali o biennali, un altro terzo perenni, e per il resto l’informazione manca o è variabile. Quasi la metà delle misure totali analizzate sono perenni (almeno 3 anni).

Perché questa preferenza per misure a breve termine, specialmente per le fasce fiorite? Ci possono essere diverse ragioni:

  • Timore degli agricoltori: Paura che le miscele fiorite possano “infestare” i campi vicini con erbe indesiderate.
  • Flessibilità: Le misure annuali permettono di riportare rapidamente il terreno alla coltivazione principale l’anno successivo.
  • Incertezza dei finanziamenti: Garantire un supporto economico a lungo termine può essere difficile.

Tuttavia, dal punto di vista ecologico, le misure perenni sono generalmente molto più benefiche, soprattutto se le fasce fiorite vengono lasciate indisturbate per diversi anni, offrendo rifugio e risorse continue alla fauna selvatica. È incoraggiante vedere che comunque c’è una disponibilità generale a implementare misure a lungo termine.

MBIs vs. Aiuti di Stato: Un Confronto

Come si collocano questi MBI rispetto ai tradizionali sussidi agricoli, come quelli della Politica Agricola Comune (PAC) europea? Gli MBI offrono spesso maggiore flessibilità nel tipo di misure (possono finanziare la creazione di nuovi habitat, non solo il mantenimento) e nella progettazione. I pagamenti della PAC sono legati a regole rigide, impegni pluriennali (spesso 5 anni) e importi fissi. Gli MBI, essendo basati sul mercato, possono adattare i prezzi più rapidamente e non sono soggetti alle stesse rigidità burocratiche.

Tuttavia, sorgono questioni complesse come l’addizionalità: la misura sarebbe stata implementata comunque, anche senza il pagamento dell’MBI? E il rischio di doppio finanziamento: è corretto ricevere pagamenti da un MBI e contemporaneamente sussidi pubblici per la stessa area? Formalmente, i pagamenti MBI da privati non costituiscono doppio finanziamento EU, ma la questione etica e di efficacia rimane. Pochi MBI chiariscono questo aspetto.

Un agricoltore e uno scienziato ambientale che ispezionano insieme una striscia fiorita perenne e rigogliosa ai margini di un campo, fotografia di reportage, obiettivo 35mm, profondità di campo media, luce naturale, espressioni concentrate.

Cosa Portiamo a Casa?

Insomma, questo studio tedesco ci lancia un messaggio chiaro. Gli strumenti basati sul mercato per la biodiversità in agricoltura sono un settore in crescita, spinto da una maggiore consapevolezza e domanda da parte di cittadini e aziende. Hanno il potenziale per essere un complemento prezioso alle politiche pubbliche, offrendo flessibilità e stimolando l’innovazione.

MA (e questo è un “ma” grande quanto una casa), la loro efficacia ecologica è in gran parte sconosciuta a causa della diffusa mancanza di monitoraggio e controllo. Senza una verifica seria degli impatti, rischiamo di investire risorse in iniziative che, nel migliore dei casi, hanno un effetto limitato e, nel peggiore, sono solo operazioni di facciata.

La strada da percorrere? È fondamentale che i decisori politici prendano in considerazione l’introduzione di linee guida ufficiali e, forse, anche di quadri normativi per garantire standard minimi di qualità, trasparenza e, soprattutto, monitoraggio dell’efficacia ecologica degli MBI. Possiamo prendere esempio da altri settori, come i progetti volontari di protezione del clima basati sulla natura, che spesso si fondano su criteri di qualità ben definiti.

Solo così potremo assicurarci che questi strumenti, nati con le migliori intenzioni, contribuiscano davvero a proteggere e promuovere la preziosa biodiversità dei nostri paesaggi agricoli. È una sfida complessa, ma necessaria se vogliamo che l’entusiasmo per gli MBI si traduca in risultati concreti per il nostro pianeta.

Fonte: Springer

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