“Non so come proteggerlo”: Lo stress invisibile dei genitori di adolescenti transgender
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento delicato ma fondamentale, qualcosa che spesso rimane nell’ombra: lo stress vissuto dai genitori di adolescenti transgender. Mi sono imbattuto in uno studio qualitativo tedesco intitolato proprio con una frase che stringe il cuore: “E non so come posso proteggerlo da tutto ciò che sta arrivando”. Questa frase, pronunciata da un genitore, racchiude un universo di preoccupazioni, paure e sfide.
Lo studio, parte del progetto partecipativo TRANS*PARENT a Berlino, ha coinvolto 24 genitori di ragazzi e ragazze transgender e/o non-binary tra gli 11 e i 18 anni, alcuni in attesa di intraprendere percorsi di affermazione di genere, altri già in fase di transizione medica. L’obiettivo? Capire finalmente cosa provano questi genitori, quali sono le loro battaglie quotidiane legate allo “stress da minoranza”.
Cos’è lo Stress da Minoranza per un Genitore?
Prima di tuffarci nei risultati, chiariamo un attimo. Il Modello dello Stress da Minoranza (MSM) ci aiuta a capire l’impatto dello stigma sulla salute mentale delle persone transgender. Distingue tra:
- Stressors distali: Sono quelli esterni, che arrivano dall’ambiente sociale e istituzionale. Parliamo di discriminazione, rifiuto, violenza.
- Stressors prossimali: Riguardano la sfera interna, come l’interiorizzazione dell’ostilità verso le persone trans (trans-ostilità), la paura del rifiuto, la necessità di nascondere la propria identità di genere.
Ora, la cosa interessante che emerge dallo studio è che i genitori non vivono solo lo stress *di riflesso* (stress secondario), vedendo le difficoltà dei figli, ma subiscono anche forme di stress dirette a loro stessi (stress primario). E questo, capite bene, aggiunge un carico non indifferente.
Lo Stress Strutturale: Un Muro Invisibile
Una delle fonti maggiori di stress distale per questi genitori deriva dai problemi strutturali incontrati in vari ambiti della vita quotidiana.
Scuola ed Educazione: Qui le difficoltà sono tante e pesano enormemente.
- Bagni e spogliatoi: Dieci genitori hanno raccontato l’angoscia per la mancanza di bagni neutri o spogliatoi individuali. I figli spesso evitano di andare in bagno a scuola o si sentono isolati usando quelli per disabili o del personale. Immaginate la frustrazione e la paura di un genitore.
- Educazione fisica: Mancanza di linee guida chiare, problemi con le lezioni di nuoto, fino all’esclusione totale dall’attività fisica. Un genitore ha dovuto ottenere un esonero medico perché la situazione era insostenibile.
- Reazioni negative e bullismo: Insegnanti e compagni che reagiscono male al coming out, episodi di bullismo (anche da parte di docenti!), persino violenza fisica. La sensazione di impotenza dei genitori è palpabile.
- Nomi e pronomi: La continua lotta per far usare il nome e i pronomi scelti dal figlio, anche sui documenti ufficiali, è estenuante e umiliante.
- Impatto sul futuro: Assenze frequenti, cambi di scuola, lacune formative. La preoccupazione per il percorso scolastico e le future opportunità lavorative o universitarie è costante. Un genitore raccontava l’ansia di scegliere una città “più tollerante” per gli studi del figlio.
Istituzioni Sanitarie: Anche qui, un percorso a ostacoli.
- Accesso alle cure: Difficoltà enormi nel trovare centri specializzati per l’affermazione di genere, liste d’attesa infinite, rifiuti persino in situazioni urgenti come tendenze suicide. La disperazione dei genitori è tangibile.
- Mancanza di competenze: Frustrazione per la scarsa preparazione di molti medici e operatori sanitari sul tema dell’incongruenza di genere.
- Gestione inappropriata: Medici che mettono in dubbio l’identità di genere durante visite non correlate, mancanza di rispetto per il nome e i pronomi scelti, visite ginecologiche imbarazzanti o negate. Un genitore raccontava lo shock di un pediatra che, durante una vaccinazione, ha esaminato il petto del figlio (trans male) chiedendo dettagli intimi sulla pubertà, ignorando la richiesta iniziale di usare il nome maschile.
- Problemi logistici: Assenza di stanze d’ospedale neutre, costringendo i ragazzi in stanze corrispondenti al sesso assegnato alla nascita.
- Perdita di fiducia: Alcuni genitori e figli hanno perso fiducia nel sistema sanitario, riducendo l’accesso alle cure e aumentando il carico sul genitore.
Consulenza Psicologica e Terapeutica: Trovare supporto affermativo non è scontato.
- Difficoltà di accesso: Lunghe attese per trovare terapeuti competenti e affermativi, un’ansia costante per la salute mentale dei figli.
- Non-affermazione: Terapeuti che inizialmente sembrano comprensivi ma poi rivelano pregiudizi o scarsa conoscenza, mettendo i genitori in una posizione difficile, costretti a valutare se continuare o cercare altrove, magari senza poter essere trasparenti col figlio.
Autorità e Tribunali: La burocrazia come fonte di stress.
- Cambio di genere anagrafico: Personale impreparato negli uffici comunali, procedure legali complesse e lente (lo studio è precedente alla nuova legge tedesca sull’autodeterminazione, ma evidenzia un problema diffuso), sensazione di dover continuamente giustificarsi.
- Dipendenza da perizie: Il peso delle perizie psicologiche richieste dai tribunali, a volte non supportive, e la paura di opporsi per non compromettere l’esito.
Tempo Libero e Sport: Anche qui, barriere.
- Squadre binarie: Preoccupazione per la mancanza di regole chiare per la partecipazione di persone transgender e paura che i figli vengano esclusi dalle squadre dopo il coming out.
- Strutture binarie: Problemi con spogliatoi e bagni che rendono difficile la pratica sportiva.
Il Rifiuto Sociale: Ferite Quotidiane
Oltre ai problemi strutturali, c’è il peso del rifiuto sociale, che si manifesta in molti modi.
Rifiuto Sociale Generale:
- Sistema binario: Lo stress causato da un mondo che fatica a riconoscere identità non binarie, la mancanza di spazi neutri, il dolore del figlio nel sentirsi “fuori posto”.
- Clima politico negativo: La preoccupazione per un clima sociale e politico sempre più ostile verso le persone transgender.
- Difficoltà di accettazione per i genitori stessi: Le norme sociali possono rendere difficile anche per i genitori accettare pienamente l’identità del figlio.
Rifiuto tra Pari (Peer Rejection): Questo tocca corde molto sensibili.
- Relazioni romantiche: La paura o l’esperienza diretta del rifiuto da parte di partner romantici, l’evitamento dell’intimità a causa della disforia di genere. I genitori soffrono nel vedere i figli privati di esperienze importanti.
- Bullismo: Racconti devastanti di bullismo da parte di coetanei, a volte anche con il coinvolgimento di insegnanti.
- Violenza: La paura terribile che il figlio possa subire violenza fisica a causa della sua identità. Un genitore ha raccontato di un’aggressione fisica subita dal figlio dopo il coming out, che ha portato a un tentativo di suicidio e a un’esperienza traumatica con i servizi sanitari che non hanno ricoverato il ragazzo.
Gaslighting: Una forma subdola di abuso psicologico. Sei genitori hanno riportato esperienze di gaslighting, sia verso il figlio che verso loro stessi. Sentirsi dire che l’identità del figlio è “solo una fase”, “una moda”, o che loro come genitori stanno sbagliando tutto, mina profondamente la loro sicurezza e realtà. È uno stress primario, diretto contro di loro.
Colpevolizzazione (Blame): Molto simile al gaslighting, è l’esperienza di essere incolpati da altri (spesso istituzioni) per l’identità di genere del figlio o per i suoi problemi psicologici, ignorando completamente i fattori sociali esterni. Questo è un altro stressor primario che pesa sui genitori.
Discriminazione Positiva (Othering): A volte, anche l’eccessivo entusiasmo o l’enfatizzazione dell'”unicità” transgender può essere vissuto come stressante. I genitori percepiscono che il figlio viene reso “esotico”, “diverso”, negandogli quella normalità a cui aspira.
Intersezionalità: Per i figli che appartengono a più gruppi marginalizzati (es. minoranza etnica, orientamento sessuale non etero), lo stress si moltiplica, e i genitori ne sentono tutto il peso.
Le Paure Interne: L’Ansia che Divora
Passiamo agli stressors prossimali, quelli che lavorano dentro i genitori.
Paure per il Futuro / Stress da Minoranza Anticipato: Questo è emerso come il tema più frequente. È qui che risuona la frase del titolo.
- Preoccupazione per la protezione: La sensazione angosciante di non poter proteggere il figlio da tutte le difficoltà e le discriminazioni future. “Oh no, oh mio Dio, passerà l’inferno, e non so come posso proteggerlo da tutto ciò che sta arrivando.”
- Dubbi su una vita felice: La paura che il figlio non possa avere una vita serena e realizzata a causa della sua identità, il desiderio (spesso accompagnato da senso di colpa) che fosse cisgender per “avere una vita più facile”.
- Stress psicologico del figlio: L’ansia costante per la salute mentale del figlio, la paura che non abbia abbastanza autostima per affrontare le sfide.
- Paura della discriminazione e del rifiuto sociale: Timore che il figlio venga isolato, rifiutato, che non trovi partner.
- Paura per la sicurezza fisica: Otto genitori hanno espresso timori concreti di bullismo e violenza fisica o sessuale.
- Preoccupazioni sull’accettazione del genere: Ansia che il figlio non venga mai pienamente accettato nel genere affermato, che non “passi” mai come cisgender.
- Preoccupazioni sull’indipendenza e il futuro: Timore che il figlio non riesca a diventare autonomo, a trovare un lavoro, a costruirsi una vita.
- Discriminazione sul lavoro: Paura di svantaggi professionali.
- Nascondere l’identità di genere: Lo stress di dover mantenere il segreto in certi contesti (es. famiglia d’origine) per paura del rifiuto, che in un caso ha persino scatenato un episodio maniacale nel genitore.
Stereotipi di Genere Interiorizzati: Lo stress che deriva dal non riuscire a “incasellare” il figlio nel sistema binario, soprattutto se l’identità è non-binary o l’espressione di genere non corrisponde agli stereotipi del genere affermato. Un genitore esprimeva confusione vedendo il figlio trans male indossare abiti “femminili” o smalto. C’è anche il sentimento di perdita per l’immagine che si aveva del figlio/a.
Auto-colpevolizzazione (Self-blame): Un peso enorme. Cinque genitori si sono incolpati per l’incongruenza di genere del figlio (“Cosa ho fatto di sbagliato?”). Altri si rimproveravano di non aver notato prima i segnali, sentendosi in difetto per non essere stati abbastanza presenti o attenti. Il racconto di una madre che, dopo il coming out del figlio, si è sentita dire “Sì, mamma, ma tu avevi abbastanza altre preoccupazioni negli ultimi anni” è toccante e rivela quanto i figli stessi proteggano i genitori, e quanto questi ultimi possano sentirsi in colpa.
Cosa Possiamo Imparare?
Questo studio ci sbatte in faccia una realtà complessa: essere genitori di un adolescente transgender oggi significa navigare un mare in tempesta, fatto di ostacoli strutturali, rifiuto sociale, paure profonde e, a volte, sensi di colpa. Lo stress non è solo un riflesso delle difficoltà del figlio, ma colpisce i genitori direttamente, minando il loro benessere e la loro capacità di essere il supporto saldo di cui i ragazzi hanno bisogno.
Le implicazioni sono chiare:
- Serve un approccio centrato sulla famiglia nell’assistenza sanitaria transgender, che riconosca e affronti le sfide multidimensionali vissute da *tutti* i membri.
- È cruciale sviluppare strategie di supporto specifiche per i genitori, aiutandoli a gestire lo stress distale (specie nel contesto educativo e sociale) e prossimale (paure, colpe).
- Bisogna fare di più per educare la società, i professionisti (sanitari, scolastici), le istituzioni per smantellare pregiudizi e barriere. Forme sottili di discriminazione come l’othering vanno riconosciute e combattute.
- Il supporto tra pari è fondamentale. Mettere in contatto genitori che vivono esperienze simili può offrire benefici emotivi e pratici enormi, riducendo l’isolamento e lo stress.
Insomma, quando pensiamo agli adolescenti transgender e alle loro lotte, non dimentichiamoci di chi sta al loro fianco ogni giorno, combattendo battaglie spesso invisibili. Sostenere questi genitori significa sostenere i loro figli nel loro percorso verso l’autenticità e il benessere. C’è ancora tanta strada da fare, ma studi come questo ci indicano la direzione.
Fonte: Springer