Primo piano di una mucca da carne (beef cattle) sofferente per il caldo estremo in un pascolo delle Southern Plains USA, lingua fuori, respiro affannoso. Macro lens, 85mm, high detail sul muso dell'animale, shallow depth of field, luce solare diretta e intensa.

Mucche Sotto Stress: Quando il Clima Impazzisce nelle Pianure Americane

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi sta molto a cuore e che, credetemi, riguarda tutti noi, anche se magari non ce ne rendiamo conto subito. Avete presente quelle belle bistecche succulente o quel ragù che bolle lentamente sul fuoco? Ecco, dietro c’è un mondo, quello dell’allevamento bovino, che sta affrontando sfide sempre più grandi. E una delle più toste è lo stress da caldo.

Proprio di recente mi sono imbattuto in uno studio affascinante (e un po’ preoccupante, lo ammetto) che arriva dalle Southern Plains degli Stati Uniti, in particolare dall’Oklahoma. Perché proprio l’Oklahoma? Beh, perché è uno dei cuori pulsanti della produzione di carne bovina negli USA, secondo solo a pochi altri stati. E, come tante altre zone del pianeta, sta facendo i conti con i capricci del clima che cambia.

Cos’è lo Stress da Caldo e Perché Dovrebbe Interessarci?

Magari vi state chiedendo: “Ma che sarà mai un po’ di caldo per una mucca?”. Eh, non è proprio così semplice. Lo stress da caldo si verifica quando la combinazione di temperatura (T) e umidità relativa (RH) rende difficile per gli animali mantenere la loro temperatura corporea ideale. Pensate a noi quando c’è afa: ci sentiamo spossati, respiriamo male, vero? Per i bovini è anche peggio.

Questo stress può avere conseguenze pesanti:

  • Peggiora lo stato metabolico e la salute generale.
  • Rende la respirazione più difficoltosa.
  • Aumenta la mortalità.
  • Diminuisce la fertilità e le performance riproduttive.
  • Riduce la produzione di latte e la crescita.

Insomma, non è una passeggiata. E non sono solo temperatura e umidità a giocare un ruolo. Anche la velocità del vento (WS) e la radiazione solare (RAD) fanno la loro parte. Il vento, ad esempio, aiuta a rinfrescare, mentre il sole diretto picchia forte.

Oklahoma: Un Caso Studio Cruciale

Lo studio che ho analizzato ha preso i dati di ben 121 stazioni meteo della rete Mesonet in Oklahoma, coprendo un periodo bello lungo, dal 1998 al 2022. L’obiettivo? Capire come e quanto le condizioni di stress da caldo stiano cambiando nel tempo e nello spazio in questo stato così importante per l’allevamento.

Per farlo, i ricercatori hanno usato due indici principali:

  1. THI (Temperature Humidity Index): Un classico, considera solo temperatura e umidità. È facile da calcolare perché questi dati sono quasi sempre disponibili.
  2. CCI (Comprehensive Climate Index): Questo è più completo. Oltre a T e RH, include anche la velocità del vento (WS) e la radiazione solare (RAD). È più “sofisticato” e tiene conto di come questi fattori interagiscano nel determinare il comfort (o discomfort) dell’animale, sia per il caldo che per il freddo.

Hanno contato i giorni in cui questi indici superavano delle soglie critiche per il benessere dei bovini, definite come “moderate”, “alte” o “estreme” per il THI, e “Heat Danger” (Pericolo Caldo) o “Cold Danger” (Pericolo Freddo) per il CCI.

Bovini in un pascolo arido sotto il sole cocente delle Southern Plains USA, cercano ombra che non c'è, ansimanti. Telephoto zoom, 200mm, fast shutter speed, effetto foschia da calore, high detail sulla sofferenza dei bovini.

Due Modi di Misurare il Caldo: THI vs CCI

Qui arriva il bello (o il brutto, a seconda dei punti di vista). Analizzando i dati con il THI, solo il 12% delle stazioni meteo ha mostrato un aumento significativo dei giorni di stress da caldo tra il 1998 e il 2022. Un aumento c’era quasi ovunque, ma statisticamente rilevante solo in poche zone, soprattutto nel sud dello stato. Uno potrebbe pensare: “Beh, non sembra così drammatico”.

Ma aspettate. Quando hanno usato l’indice CCI, la musica è cambiata radicalmente. Più del 60% delle stazioni (62 su 102 analizzate per il CCI nel periodo 2008-2022) ha mostrato un aumento significativo dei giorni nella categoria “Heat Danger”. E non parliamo di aumenti da poco: in alcune aree, i giorni di stress da caldo grave sono aumentati fino a quattro giorni all’anno!

Il Vento che Manca: La Chiave del Problema

Come mai questa differenza enorme tra THI e CCI? La risposta sta negli “ingredienti” extra del CCI: vento e radiazione solare. Analizzando i trend dei singoli fattori climatici, i ricercatori hanno scoperto qualcosa di fondamentale. Mentre le temperature massime estive non mostravano aumenti significativi nella maggior parte delle stazioni (solo una su 121!), e l’umidità mostrava lievi aumenti (significativi solo nel 13% dei casi), la velocità del vento estivo ha mostrato una tendenza significativa alla diminuzione in ben 50 stazioni, sparse un po’ ovunque nello stato!

Avete capito bene: sta venendo a mancare il vento! E meno vento significa meno refrigerio per le povere mucche durante le ondate di calore. Ecco perché l’indice CCI, che tiene conto del vento, dipinge un quadro molto più allarmante rispetto al THI. Le condizioni stanno diventando oggettivamente più difficili per gli animali, anche se le temperature massime da sole non raccontano tutta la storia. Le pianure meridionali sono state scelte anche per i feedlot proprio per le loro condizioni ventilate in estate; se questo vantaggio viene meno, è un bel problema.

Stazione meteorologica Mesonet in un vasto paesaggio delle pianure dell'Oklahoma, cielo parzialmente nuvoloso ma con sole forte, erba secca. Wide-angle lens, 18mm, sharp focus, long exposure per sfumare leggermente le nuvole, enfatizzando l'immobilità dell'aria.

L’Impatto Reale: Meno Mucche, Meno Guadagni

Ma tutto questo si traduce in effetti concreti sull’allevamento? Pare proprio di sì. I ricercatori hanno confrontato i dati sullo stress da caldo (basati sul CCI, che si è rivelato più affidabile) con i dati sull’inventario dei bovini (quanti capi ci sono) a livello statale e di contea.

A livello statale, l’inventario è diminuito tendenzialmente dal 1975. Ma la cosa interessante è che gli anni con il maggior numero medio di giorni di “Heat Danger” (il 2011 e il 2022) sono stati seguiti da cali drastici nel numero di capi l’anno successivo (2012 e 2023). Parliamo di centinaia di migliaia di capi in meno! Questo suggerisce che esiste una sorta di soglia critica di stress da caldo che, una volta superata (magari in combinazione con la siccità), ha un impatto devastante sulla produzione. E con i trend in aumento, questa soglia rischia di essere superata sempre più spesso. Anche il reddito lordo derivante dalla produzione bovina ha mostrato cali notevoli in quegli anni, evidenziando l’impatto economico diretto.

A livello di contea, la storia si ripete. Ben 26 contee hanno mostrato un calo significativo dell’inventario bovino. E di queste, il 70% (18 contee) erano anche tra quelle che mostravano un aumento significativo dei giorni di “Heat Danger” secondo il CCI. Ancora una volta, usando i dati del THI, questa correlazione non emergeva. Questo rafforza l’idea che per capire davvero l’impatto del clima sull’allevamento, dobbiamo guardare al quadro completo, vento incluso!

Non Solo Oklahoma: Uno Sguardo al Futuro

Quello che sta succedendo in Oklahoma è un campanello d’allarme. Il cambiamento climatico sta rendendo le ondate di calore più frequenti e intense, e la diminuzione della velocità del vento è un fattore subdolo ma potentissimo che aggrava la situazione per il bestiame. Questo non riguarda solo le Southern Plains, ma potenzialmente tutte le regioni del mondo con un’importante industria zootecnica.

Cosa possiamo fare? Dobbiamo correre ai ripari. Gli allevatori, insieme ai ricercatori e ai decisori politici, devono sviluppare e implementare strategie di adattamento. Qualche esempio?

  • Investire in strutture che offrano più ombra e migliorino la circolazione dell’aria nelle stalle e nei recinti.
  • Selezionare e allevare razze bovine più tolleranti al caldo (come le razze Bos indicus o le Criollo).
  • Migliorare la gestione dei pascoli e la qualità del foraggio per garantire una nutrizione adeguata anche in condizioni difficili.
  • Sviluppare sistemi di allerta precoce basati su indici completi come il CCI.

Moderno feedlot per bovini nelle Southern Plains, con alcune strutture ombreggianti installate, bestiame che si ripara sotto. Prime lens, 35mm, depth of field che mostra sia i bovini che le strutture, luce del tardo pomeriggio.

Insomma, la situazione è seria. Lo studio sull’Oklahoma ci mostra chiaramente che lo stress da caldo per i bovini è un problema reale, in crescita e con impatti economici tangibili. Ignorarlo sarebbe da irresponsabili. Dobbiamo agire ora per proteggere il benessere animale, la sostenibilità economica degli allevamenti e, in ultima analisi, la sicurezza delle nostre forniture alimentari. La sfida climatica si combatte anche nelle stalle e nei pascoli.

Fonte: Springer

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