Fotografia realistica di un uomo con lesione midollare cervicale che sta in piedi con successo utilizzando la stimolazione epidurale spinale e un deambulatore per l'equilibrio in un ambiente di ricerca clinica avanzato. L'uomo mostra un'espressione di sforzo concentrato e determinazione. L'attrezzatura di stimolazione (fili sottili sulla schiena collegati a un'unità esterna) è visibile. L'illuminazione è controllata, tipica di un laboratorio, mettendo in risalto il soggetto. Obiettivo prime 50mm, profondità di campo ridotta per isolare il soggetto dallo sfondo leggermente sfocato dove si intravedono ricercatori e attrezzature. Stile fotogiornalistico scientifico.

In Piedi Ancora: La Stimolazione Spinale Riaccende la Speranza dopo una Lesione Cervicale

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che ha davvero dell’incredibile, una di quelle notizie che ti fanno pensare: “Wow, la scienza sta facendo passi da gigante!”. Immaginate di non poter stare in piedi autonomamente a causa di una lesione midollare cervicale, una condizione che purtroppo colpisce tante persone e ne limita drasticamente la vita quotidiana. Beh, sembra che ci sia una nuova speranza all’orizzonte, una combinazione potente di allenamento specifico e tecnologia.

Sto parlando di uno studio recente che ha esplorato come l’allenamento di recupero basato sull’attività (ABRT), focalizzato proprio sullo stare in piedi, unito alla stimolazione epidurale del midollo spinale (scES), possa fare la differenza per chi ha subito una lesione cronica al midollo spinale a livello cervicale. E i risultati? Davvero promettenti!

La Sfida: Stare in Piedi Dopo una Lesione Cervicale

Quando si subisce una lesione midollare grave, specialmente a livello cervicale, una delle conseguenze più immediate e visibili è la paralisi. Stare in piedi diventa impossibile senza un aiuto esterno. Ma non è solo una questione di mobilità. La mancanza di carico meccanico sulle ossa e sui muscoli porta a conseguenze secondarie non da poco: i muscoli si atrofizzano rapidamente, aumenta il grasso intramuscolare e, con esso, il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari. Insomma, rimettersi in piedi non è solo un desiderio di autonomia, ma una vera e propria necessità per la salute generale. Ecco perché interventi mirati all’esercizio e al carico, come lo stare in piedi, sono considerati cruciali.

L’Approccio Innovativo: Allenamento + Stimolazione

Qui entra in gioco la combinazione studiata: ABRT e scES. L’ABRT è un tipo di allenamento che mira a “risvegliare” i circuiti spinali attraverso l’attivazione di percorsi sensoriali e motori, migliorando le prestazioni nelle attività praticate. Pensatelo come un modo per “ricordare” al midollo spinale come fare certe cose, sfruttando la sua capacità di apprendere (neuroplasticità).

La scES, invece, utilizza un piccolo dispositivo impiantato chirurgicamente (un neurostimolatore con degli elettrodi posizionati strategicamente sul midollo spinale, tra L1 e S1 in questo caso) per inviare lievi impulsi elettrici. Attenzione, non è che la stimolazione “comandi” i muscoli direttamente come un burattinaio! Piuttosto, modula l’eccitabilità dei circuiti nervosi sotto il livello della lesione. È come se alzasse il “volume” del midollo spinale, rendendolo più reattivo agli input sensoriali (come la sensazione del peso sui piedi) e a eventuali segnali residui che scendono dal cervello.

Nello studio, 30 persone con lesione midollare cervicale cronica (in media da quasi 12 anni!), che all’inizio non potevano stare in piedi da sole, hanno partecipato a un programma intenso. L’obiettivo? Stare in piedi per 2 ore al giorno, 5 giorni alla settimana, per 80 o addirittura 160 sessioni, utilizzando la scES specificamente configurata per favorire l’estensione delle gambe e del tronco (Stand-scES) e ricevendo l’assistenza minima necessaria dai terapisti.

Un paziente con lesione midollare cervicale in piedi, supportato da un deambulatore fisso in un laboratorio di riabilitazione high-tech. Elettrodi sottili sono visibili sulla schiena, collegati a un piccolo dispositivo esterno. Il paziente mostra concentrazione e un leggero sorriso di sforzo. Illuminazione controllata da laboratorio, focus nitido sul paziente e sull'attrezzatura. Obiettivo prime 35mm, profondità di campo che sfoca leggermente lo sfondo con ricercatori che osservano. Fotografia realistica.

Alcuni partecipanti ricevevano anche altri tipi di stimolazione (per la funzione cardiovascolare o per i movimenti volontari) in base al gruppo di randomizzazione, ma qui ci concentriamo sui risultati legati allo stare in piedi.

Risultati Sorprendenti: Indipendenza Riscoperta

E allora, cosa è successo? I risultati sono stati davvero incoraggianti!

  • Tutti i 30 partecipanti sono riusciti a ottenere un’estensione indipendente degli arti inferiori grazie alla stimolazione, anche se con grande variabilità individuale.
  • Ben 16 persone sono riuscite a raggiungere momenti di estensione dell’anca non assistita, mantenendo contemporaneamente ginocchia e tronco estesi senza aiuto manuale! Questo significa stare in piedi quasi completamente da soli, usando solo le braccia per l’equilibrio (ad esempio appoggiandosi a un deambulatore o a una struttura apposita).
  • La maggior parte dei partecipanti (27 su 30) ha mostrato una capacità crescente di mantenere il tronco in posizione eretta senza assistenza. E questo è fondamentale, perché il controllo del tronco è cruciale per la stabilità. È interessante notare che questa capacità non dipendeva strettamente dal livello neurologico della lesione (persone con lesioni da C4 a C8 hanno raggiunto ottimi risultati).
  • L’analisi dell’attività muscolare (EMG) ha confermato questi miglioramenti: i pattern di attivazione muscolare durante lo stare in piedi sono cambiati, diventando più stabili e meno variabili (minor EMG CV), in linea con la maggiore indipendenza raggiunta.
  • Chi aveva ricevuto un periodo di allenamento con scES mirata ai movimenti volontari (Vol-scES) prima di iniziare l’allenamento specifico per stare in piedi (Stand-ABRT) ha mostrato tendenzialmente prestazioni migliori nell’estensione indipendente di ginocchia e tronco rispetto a chi aveva ricevuto prima la stimolazione cardiovascolare (CV-scES). Questo suggerisce che “allenare” l’intenzionalità del movimento potrebbe avere un effetto positivo anche sulla capacità di stare in piedi.

Fatica e Variabilità: La Strada è Impegnativa

Non è stato tutto rose e fiori, ovviamente. Raggiungere l’obiettivo delle due ore di standing al giorno non è stato sempre possibile. La fatica è stata la ragione principale riportata per interrompere la sessione prima del tempo (circa il 40% delle volte). Questo è comprensibile: si tratta di uno sforzo fisico notevole, specialmente per persone che potrebbero non essere abituate a un’attività fisica così intensa. Altri motivi includevano ipotensione ortostatica (calo di pressione), problemi logistici o necessità fisiologiche.

Primo piano di un pattern di attivazione muscolare (EMG) visualizzato su uno schermo di computer durante una sessione di ABRT con scES. Linee colorate rappresentano l'attività di diversi muscoli della gamba, mostrando un pattern più continuo e meno variabile post-intervento. Ambiente di laboratorio, alta tecnologia. Obiettivo macro 100mm, alta definizione, illuminazione dello schermo.

C’è stata anche una notevole variabilità tra i partecipanti e persino da una sessione all’altra per la stessa persona. Alcuni riuscivano a stare in piedi senza assistenza per gran parte delle due ore già dopo poche settimane, altri mostravano progressi più lenti o più altalenanti. Questo ci ricorda che ogni lesione e ogni persona sono uniche, e la risposta al trattamento può variare.

Cosa Significa Tutto Questo?

Questo studio è importantissimo perché fornisce un’ulteriore prova che il midollo spinale lesionato, anche in casi cronici e considerati “completi” dal punto di vista motorio, mantiene una capacità intrinseca di elaborare informazioni e generare risposte motorie utili. La stimolazione epidurale (scES) agisce come un “facilitatore”, aumentando l’eccitabilità della rete neurale spinale. Questo permette al midollo di integrare meglio gli input sensoriali provenienti dal corpo (come il carico sui piedi, la posizione delle articolazioni) con eventuali segnali discendenti residui dal cervello.

L’allenamento specifico (Stand-ABRT) è l’altro ingrediente fondamentale: praticare l’attività rinforza questi circuiti e “insegna” al sistema nervoso come utilizzare al meglio la nuova eccitabilità fornita dalla stimolazione per produrre un’azione funzionale come lo stare in piedi. È un esempio lampante di neuroplasticità in azione!

Guardando al Futuro

Certo, siamo ancora nel campo della ricerca. Serviranno studi più ampi e specificamente disegnati per valutare il recupero dello stare in piedi per confermare questi risultati e capire meglio quali fattori influenzano il successo (chi risponde meglio e perché?). Bisogna anche ottimizzare i protocolli di allenamento e stimolazione.

Ma i risultati sono estremamente incoraggianti. Dimostrano che anche persone con lesioni midollari cervicali croniche e severe possono recuperare un certo grado di indipendenza nello stare in piedi grazie a questo approccio combinato. È una speranza concreta per migliorare non solo la mobilità, ma anche la salute generale e la qualità della vita di moltissime persone.

Insomma, la strada è ancora lunga, ma la direzione sembra quella giusta. La capacità del nostro sistema nervoso di adattarsi e recuperare, se opportunamente stimolato e allenato, continua a sorprenderci!

Fonte: Springer

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