Stile di Vita e Salute negli Anziani: 10 Anni di Cambiamenti tra Interventi e Pandemia (Studio FINGER)
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi sta molto a cuore: come cambia il nostro stile di vita e la percezione della nostra salute man mano che invecchiamo. E non solo: come eventi epocali, come la pandemia di COVID-19, possono influenzare queste dinamiche. Mi baserò sui risultati affascinanti di un lungo studio, il FINGER, che ha seguito un gruppo di persone anziane per ben 10 anni, dal 2009 al 2020.
L’invecchiamento della popolazione è una realtà globale, e con essa cresce l’esigenza di promuovere un invecchiamento sano. Sappiamo bene che alcuni fattori legati allo stile di vita – come una dieta scorretta, poca attività fisica, eccesso di alcol, fumo e la presenza di fattori di rischio metabolico – sono tra le principali minacce per la salute degli anziani. Ma è possibile intervenire? E questi interventi hanno effetti duraturi?
Lo Studio FINGER: Un Faro sulla Prevenzione
Qui entra in gioco lo studio FINGER (Finnish Geriatric Intervention Study to Prevent Cognitive Impairment and Disability). Partito in Finlandia, è stato il primo a dimostrare su larga scala che un intervento intensivo multidominio sullo stile di vita può effettivamente promuovere abitudini più sane e ridurre il rischio di declino cognitivo, fisico e di multimorbilità in persone anziane a rischio di demenza.
Ma cosa significa “intervento multidominio”? Immaginate un programma completo che tocca vari aspetti della vita quotidiana:
- Consulenza nutrizionale: Basata sulle raccomandazioni finlandesi, con incontri individuali e di gruppo.
- Allenamento fisico: Guidato da fisioterapisti, con esercizi di forza muscolare progressiva e attività aerobica indipendente.
- Training cognitivo: Condotto da psicologi, focalizzato su processi esecutivi, memoria e velocità mentale, con sessioni di gruppo e individuali al computer.
- Gestione dei fattori di rischio cardiovascolare e metabolico: Con visite extra da infermieri e medici per monitoraggi e consigli.
Nello studio, 1259 persone tra i 60 e i 77 anni, residenti in comunità e a rischio di deterioramento cognitivo, sono state divise casualmente in due gruppi: uno ha seguito questo programma intensivo per due anni, l’altro ha ricevuto consigli sanitari standard (il gruppo di controllo). Entrambi i gruppi sono stati poi seguiti per anni, con visite a 5 e 7 anni dalla partenza e un sondaggio speciale durante la pandemia, circa 10 anni dopo l’inizio.
Cosa Succede Dopo l’Intervento? Effetti a Lungo Termine
La domanda cruciale è: questi cambiamenti positivi durano nel tempo, anche dopo la fine del supporto intensivo? Gli studi precedenti davano risposte contrastanti, spesso con follow-up brevi. FINGER ci offre una prospettiva unica su un periodo di 10 anni.
I risultati sono davvero interessanti. Le persone nel gruppo di intervento sono riuscite a mantenere meglio il loro livello di attività fisica fino al controllo dei 5 anni. Hanno anche migliorato la qualità della loro dieta: il maggior consumo di pesce si è mantenuto fino al settimo anno, e l’aumento nel consumo di frutta e verdura è stato evidente durante i due anni di intervento attivo. Questo suggerisce che l’intervento ha avuto un impatto positivo e, per certi aspetti (come la dieta), duraturo.

Tuttavia, non tutto è rimasto stabile o diverso tra i gruppi nel lungo periodo. Durante i primi due anni, in *entrambi* i gruppi, abbiamo osservato un aumento delle attività cognitive e sociali e un miglioramento della salute e della memoria auto-percepite. Questo fenomeno, noto come “effetto Hawthorne”, suggerisce che il semplice fatto di partecipare a uno studio e ricevere attenzioni (anche nel gruppo di controllo, che comunque aveva visite regolari) può stimolare cambiamenti positivi. Purtroppo, dopo i primi due anni, queste attività e percezioni positive tendevano a diminuire, senza differenze significative tra i due gruppi nel lungo termine.
Per quanto riguarda fumo e alcol? Il fumo è diminuito nel tempo in entrambi i gruppi, anche se il calo è stato più marcato nel gruppo di intervento *durante* i due anni attivi, ma la differenza non si è mantenuta. Il consumo di alcol (in termini di frequenza) ha mostrato una tendenza generale alla diminuzione lungo tutto il follow-up.
L’Impatto Inaspettato della Pandemia di COVID-19
E poi è arrivata la pandemia. Un evento che ha stravolto le vite di tutti, specialmente degli anziani, considerati gruppo a rischio e spesso soggetti a misure di distanziamento sociale più severe. Ci si aspettava un peggioramento generale dello stile di vita. Ma cosa ci dicono i dati del FINGER raccolti proprio durante la prima ondata del 2020?
Qui arriva la sorpresa. Contrariamente alla tendenza al calo osservata negli anni precedenti (post-intervento), durante la pandemia l’attività fisica dei partecipanti è aumentata significativamente! Un risultato che va controcorrente rispetto a molti altri studi che riportavano una diminuzione. Anche l’attività cognitiva ha mostrato un aumento durante la pandemia rispetto al controllo dei 7 anni, invertendo la tendenza al declino precedente.
Come possiamo spiegare questo apparente paradosso? Una ragione potrebbe risiedere nel modo in cui è stata misurata l’attività fisica (frequenza di attività di intensità moderata per almeno 20 minuti). Forse, con la chiusura di palestre e attività di gruppo, le persone hanno incrementato attività all’aperto come camminare o fare jogging, aumentando la *frequenza* anche se magari l’intensità totale o la varietà sono diminuite. È interessante notare che, quando nello stesso sondaggio si chiedeva ai partecipanti di *valutare* il cambiamento nella loro attività fisica, molti percepivano una diminuzione, nonostante i dati longitudinali mostrassero un aumento della frequenza. Forse, avendo più tempo libero a causa delle restrizioni su altre attività (sociali, culturali), la percezione del tempo dedicato all’esercizio è cambiata.

Non tutte le notizie dalla pandemia sono state positive, però. L’attività sociale ha continuato il suo trend discendente, probabilmente a causa delle restrizioni. E mentre la frequenza generale del consumo di alcol è diminuita, è aumentata la frequenza del binge drinking (bere 6 o più porzioni di alcol in una sola occasione). Questo potrebbe riflettere una polarizzazione delle abitudini di consumo durante un periodo stressante e di isolamento.
Cosa Impariamo da Tutto Questo?
Questo studio decennale ci lascia con alcune riflessioni importanti.
Primo: gli interventi multidominio sullo stile di vita funzionano, soprattutto per migliorare l’attività fisica e le scelte alimentari negli anziani, con effetti che possono persistere anche a lungo termine, specialmente per la dieta. Imparare ad adottare una dieta sana a casa sembra essere un’abitudine più facile da mantenere rispetto all’attività fisica, che forse richiede un supporto strutturato più continuo o una migliore integrazione con le risorse della comunità dopo la fine dell’intervento.
Secondo: il semplice partecipare a uno studio può avere effetti positivi a breve termine (effetto Hawthorne), ma mantenere questi benefici richiede strategie specifiche.
Terzo: la pandemia ha avuto effetti complessi e talvolta inaspettati. L’aumento dell’attività fisica e cognitiva suggerisce una certa resilienza e capacità di adattamento da parte degli anziani partecipanti allo studio, che forse hanno compensato la riduzione delle attività sociali con altre forme di impegno. Tuttavia, l’aumento del binge drinking è un campanello d’allarme.

Naturalmente, lo studio ha i suoi limiti. I dati sono auto-riferiti, e c’è stata un’inevitabile “attrition” (perdita di partecipanti nel tempo), per cui chi è rimasto fino alla fine era probabilmente più sano e motivato della media. Inoltre, i dati pandemici si riferiscono solo alla prima fase.
In conclusione, promuovere uno stile di vita sano negli anziani è possibile e porta benefici, ma mantenere questi cambiamenti nel tempo è la vera sfida. La pandemia ci ha mostrato quanto siamo adattabili, ma anche vulnerabili a certi rischi. La ricerca futura dovrà concentrarsi su come rendere questi benefici duraturi e capire meglio le conseguenze a lungo termine di eventi come il COVID-19 sul benessere degli anziani.
Fonte: Springer
