Fotografia realistica di un gruppo eterogeneo di bambini della scuola primaria (6-7 anni) che collaborano gioiosamente a un tavolo da lavoro pieno di materiali STEM (cartone, robot educativi, circuiti semplici), costruendo prototipi colorati. Un'insegnante li osserva con fare incoraggiante. Obiettivo 35mm, profondità di campo, luce naturale brillante, stile documentaristico.

STEM per Tutti i Bambini: La Magia dell’Inclusione Creativa nella Prima Infanzia

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi sta davvero a cuore: come rendere l’apprendimento delle materie STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) un’avventura fantastica e accessibile per tutti i bambini, fin dai primissimi anni. Sì, avete capito bene, anche per quelli con abilità cognitive diverse. Perché, diciamocelo, il mondo della scienza e della tecnologia è affascinante, ma troppo spesso sembra un club esclusivo. È ora di cambiare le cose!

Perché le STEM fin da Piccoli?

Partiamo da un presupposto fondamentale: le prime esperienze STEM gettano le basi per il futuro. Influenzano i risultati scolastici successivi e persino le scelte professionali. Purtroppo, però, non tutti partono dallo stesso livello. Gruppi etnici minoritari, persone con diversità funzionali e, sì, ancora le donne, sono sottorappresentati nelle professioni STEM. Sono stati tradizionalmente esclusi dalla “cultura della scienza”.

L’educazione nella prima infanzia può fare la differenza! Può aiutare ogni bambino a sviluppare la propria identità STEM, a sentirsi parte di quel mondo affascinante. L’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 4 delle Nazioni Unite punta proprio a garantire un’istruzione di qualità, inclusiva ed equa per tutti. Sembra scontato, ma la realtà è diversa: circa il 40% dei bambini nel mondo non gode di questo diritto, specialmente nei paesi meno sviluppati.

E anche dove l’accesso all’istruzione prescolare è garantito, le disuguaglianze persistono. I bambini con bisogni educativi speciali (BES), dovuti a diverse abilità cognitive, disabilità, appartenenza a culture minoritarie o situazioni di rischio, spesso non hanno le stesse opportunità. Ecco perché un approccio inclusivo è cruciale. Non si tratta solo di “far entrare” tutti, ma di mettere in discussione un sistema che, a volte, finisce per perpetuare le disuguaglianze. È una questione di giustizia sociale.

La Sfida dell’Inclusione nelle STEM

Negli ultimi decenni, l’interesse per l’educazione STEM inclusiva è cresciuto, per fortuna. Ma c’è ancora tanta strada da fare. Se andiamo a vedere gli studi specifici sull’apprendimento STEM da parte di bambini piccoli con diverse abilità cognitive, scopriamo che sono pochissimi! Diverse rassegne della letteratura scientifica hanno evidenziato questa lacuna. Si parla di approcci basati sull’indagine (inquiry-based), ma è difficile trarre conclusioni sistematiche con così pochi dati.

Insomma, c’è un vuoto da colmare. Ed è proprio qui che si inserisce l’interesse per capire come funzionano gli approcci creativi. Ho avuto la fortuna di osservare da vicino un progetto affascinante che ha cercato di fare proprio questo. Un piccolo gruppo di bambini tra i 6 e gli 8 anni, con abilità cognitive molto diverse tra loro, si è cimentato in un progetto di design STEM con un approccio pedagogico decisamente creativo.

Le domande che ci siamo posti erano semplici ma fondamentali:

  • Che caratteristiche hanno i prodotti creativi e i processi di design di questi bambini?
  • Quali strategie pedagogiche hanno aiutato il loro coinvolgimento?

L’idea di fondo, ispirata dalle teorie socioculturali dell’apprendimento, è che impariamo interagendo: con gli altri, con l’ambiente, con i materiali. Queste interazioni sono il motore della crescita cognitiva.

Fotografia macro di mani di bambini piccoli (età 6-7 anni) di diverse etnie che esplorano materiali STEM colorati come blocchi, ingranaggi e pezzi di cartone su un tavolo di legno chiaro. Illuminazione controllata, alta definizione, obiettivo macro 85mm, focus preciso sui materiali e sulle mani curate dei bambini.

Un Approccio Creativo: Il Progetto della “Casa Pazza”

Immaginate un ambiente vivace, uno spazio non formale dopo la scuola, una specie di “makerspace” dove i bambini dai 5 ai 18 anni imparano le STEM creando, progettando, sperimentando. Qui ho seguito un gruppetto di piccoli inventori guidati da un’insegnante esperta, ex biologa con una passione contagiosa per la scienza.

Il progetto specifico che abbiamo osservato si chiamava “Architettura”. Per sette settimane, i bambini hanno esplorato concetti come equilibrio, proporzioni, funzione, sostenibilità. Hanno progettato e costruito case e città, fatto ricerche, usato robot educativi, programmato semplici circuiti… un vero tuffo nelle discipline STEM! Il focus della nostra osservazione è stato su un compito specifico: disegnare e costruire una casa.

Abbiamo seguito in particolare tre bambini: una bambina con alte capacità (curiosissima, veloce nell’apprendere, abile nel risolvere problemi), un bambino con alcune difficoltà (più lento nel comprendere i compiti e l’uso degli strumenti, ma capace di impegnarsi una volta capito l’obiettivo) e una bambina con abilità nella media per la sua età. Un bel mix, rappresentativo della diversità presente in classe.

L’approccio utilizzato è stato quello del Design-Based Learning (DBL), l’apprendimento basato sulla progettazione. In pratica, si parte da un bisogno reale e si crea un prodotto originale per soddisfarlo. Questo spinge i bambini ad affrontare problemi autentici, che spesso hanno molteplici soluzioni. Si impara a capire le sfide, riflettere sul processo, rivedere le idee, rappresentarle (spesso con disegni) e prendere decisioni.

Il disegno gioca un ruolo importante. I bambini piccoli possono creare disegni 2D che assomigliano a ciò che vogliono costruire in 3D, anche se magari mancano dettagli tecnici. Passare dal 2D al 3D, però, non è semplice! A volte i disegni mancano di dettagli, lo spazio non basta, o mancano le abilità pratiche. Qui entra in gioco l’insegnante: deve chiarire lo scopo del disegno per la progettazione e insegnare esplicitamente queste abilità.

Cosa Rende un Prodotto “Creativo”?

E la creatività? Beh, è il cuore di questo approccio. La creatività non è solo avere idee bizzarre, ma generare qualcosa di originale e adatto allo scopo. E può essere coltivata! In questo progetto, abbiamo visto la creatività sbocciare nei prodotti dei bambini.

Analizzando i loro disegni (2D) e le loro costruzioni (3D), sono emerse differenze affascinanti, ma tutti i bambini sono riusciti a creare qualcosa di unico e funzionale.

  • Risorse: Hanno usato materiali semplici (fogli A3, pennarelli) per i disegni, e poi cartone, colla, forbici, colla a caldo e materiali di recupero per i modelli 3D, scegliendo liberamente.
  • Aspetto: Le idee erano fantastiche! C’era la “casa-borsa”, la “casa-discoteca” a forma di farfalla, e una casa più fantasiosa con elementi naturali e faccine sorridenti. Ognuna rifletteva l’immaginazione del suo creatore.
  • Stabilità: Qui è arrivata la sfida! Passare dal disegno alla realtà ha significato affrontare problemi pratici. La borsa di plastica non reggeva? Si passa a quella di carta e si aggiunge un fondo di cartone. La casa-farfalla come sta in piedi? Con una struttura ortogonale di supporto nascosta dietro. La casa fantasiosa con forme curve? Si usa una base solida e si aggiungono elementi leggeri come gli scovolini colorati per mantenere l’idea originale senza compromettere la stabilità.

È stato incredibile vedere come ogni bambino, a modo suo, abbia trovato soluzioni ingegnose ai problemi incontrati, dimostrando una creatività concreta e orientata al risultato.

Fotografia di una bambina di 7 anni concentrata mentre costruisce un prototipo di casa con pezzi di cartone e colla a caldo su un tavolo da lavoro. Accanto a lei, il suo disegno 2D della casa. Profondità di campo ridotta, obiettivo 50mm f/1.8, luce naturale laterale che illumina il suo volto e le sue mani.

Il Processo Creativo in Azione

Ma la creatività non è solo nel prodotto finale, è soprattutto nel processo. Abbiamo osservato i bambini mentre lavoravano, e abbiamo ritrovato tutti gli aspetti chiave del pensiero creativo descritti in un utile framework (il “A to E Children’s Creativity Framework” di Murcia et al., 2020):

  • Agency (Agentività): I bambini erano protagonisti! Agivano in autonomia, sviluppavano le loro idee, sceglievano materiali e strumenti liberamente, trovando un significato personale in quello che facevano. La “casa-discoteca”, ad esempio, era pensata nei minimi dettagli per spiegare come accedere alle diverse piste da ballo!
  • Being Curious (Essere Curiosi): L’insegnante stimolava la curiosità con immagini di edifici strani da tutto il mondo. I bambini facevano domande, si meravigliavano, discutevano sulla funzionalità e sul design (“Ma come si fa a vivere in una casa inclinata?”). Immaginavano le loro creazioni.
  • Connecting (Connettere): Condividevano idee, progetti, difficoltà. Si complimentavano a vicenda (“Che bella!”). Chi aveva problemi simili si aiutava. Hanno fatto collegamenti con attività precedenti (usare quadrati di cartone per la stabilità) e condiviso l’uso degli strumenti.
  • Daring (Osare): Non si sono arresi di fronte alle difficoltà! Hanno perseverato per realizzare le loro idee, anche quando hanno dovuto fare molti tentativi e cambiamenti. Hanno imparato dagli errori, capendo quali materiali e strumenti fossero più adatti (scoprendo, ad esempio, l’utilità del righello che all’inizio snobbavano!).
  • Experimenting (Sperimentare): Hanno risolto problemi provando nuove idee. Hanno usato materiali in modo insolito (la borsa come base per una casa), hanno “trafficato” (tinkering) adattando le idee (passando dalla borsa di plastica a quella di carta), hanno giocato con le possibilità (diversi tipi di colla, diversi materiali) e migliorato i progetti in corso d’opera (aggiungendo una base extra per la stabilità).

Il Ruolo Chiave dell’Insegnante: Creare un Ambiente Magico

E l’insegnante? Il suo ruolo è stato assolutamente fondamentale. Non si è limitata a “dare il compito”, ma ha creato un vero e proprio ecosistema favorevole all’apprendimento e alla creatività inclusiva. Come? Attraverso strategie mirate che possiamo raggruppare in tre aree principali:

  • Risorse (Ambiente Fisico e Temporale):
    • Routine Rassicurante: Ogni lezione seguiva uno schema preciso (gioco iniziale, spiegazione, lavoro, riordino, gioco finale), che dava sicurezza ai bambini.
    • Preparazione Accurata: L’insegnante conosceva i bambini, i loro interessi, chi aveva bisogno di più supporto o di più sfide.
    • Spazio Organizzato: Materiali e strumenti erano accessibili ai bambini, promuovendo l’autonomia. Lavoravano tutti allo stesso tavolo per favorire la collaborazione.
    • Progressione Graduale: La complessità aumentava nel tempo. Prima si imparava a usare gli strumenti in sicurezza, poi si costruivano strutture semplici, e solo dopo si passava al progetto personale.
  • Comunicazione:
    • Dialogo Costruttivo: Incoraggiava conversazioni rispettose, la condivisione di idee e difficoltà. Le presentazioni stimolavano la discussione.
    • Istruzioni Chiare: Spiegazioni dirette, ripetute, focalizzate sugli aspetti chiave (funzionalità, fattibilità).
    • Ascolto Attivo: Valorizzava le idee dei bambini, usava le discussioni per capire il loro livello e adattare il supporto.
  • Clima Socio-Emotivo:
    • Incoraggiamento alla Creatività: Riconosceva pubblicamente le idee, spingeva a immaginare liberamente (“Voglio vivere su una cascata!”).
    • Supporto Personalizzato (Responsiveness): Adattava i tempi e gli interventi alle esigenze di ciascuno. Al bambino con alte capacità dava sfide extra, a quello con difficoltà forniva esempi e più tempo.
    • Errori come Opportunità: I fallimenti non erano penalizzati, ma visti come occasioni per imparare, anche insieme.
    • Clima Ludico: Il gioco era parte integrante della routine. Li invitava a giocare con le loro creazioni (usando i robot per navigare nella città che avevano costruito).
    • Meraviglia e Scopo: Usava la sorpresa (“case pazze”), la curiosità e scopi chiari (individuali o collettivi) per mantenere alta la motivazione.
    • Autonomia: L’organizzazione dello spazio e del tempo, insieme all’apprendimento delle abilità di base, permetteva ai bambini di sentirsi capaci e autonomi.

In pratica, l’insegnante ha creato un ambiente emotivamente sicuro, dove sentirsi liberi di provare, sbagliare, esprimersi, collaborare. Ha messo le emozioni dei bambini al centro, rispondendo ai loro bisogni individuali.

Fotografia grandangolare (24mm) di un'aula luminosa stile makerspace. Un'insegnante sorridente si china per parlare con un piccolo gruppo di bambini (6-8 anni) eterogenei seduti attorno a un tavolo, lavorando su prototipi colorati di case fatte di cartone. Atmosfera collaborativa e gioiosa, luce calda e diffusa.

Cosa Impariamo da Tutto Questo?

La conclusione principale che possiamo trarre è potente: tutti i bambini possono impegnarsi creativamente e con successo nelle STEM, se viene data loro l’opportunità in un ambiente adatto. Questo progetto ha mostrato che un approccio basato sul design (DBL), unito a una pedagogia creativa e a un supporto personalizzato (scaffolding) in un clima emotivamente sicuro e collaborativo, è una ricetta vincente per l’inclusione.

I bambini hanno sviluppato competenze STEM importanti (risoluzione problemi, sperimentazione, integrazione di conoscenze) divertendosi e seguendo i propri interessi. La diversità dei prodotti finali è la prova che l’approccio aperto ha funzionato, permettendo a ciascuno di esprimersi.

L’insegnante ha giocato un ruolo cruciale con la sua responsività (attenzione ai bisogni individuali), il focus sulle emozioni e la promozione dell’autonomia. Ha dimostrato che l’indagine (inquiry) può essere un processo inclusivo, che il dialogo è fondamentale e che gli errori sono trampolini di lancio.

Cosa significa questo per la pratica educativa e la formazione degli insegnanti?

  • Dobbiamo creare climi emotivamente sicuri, basati sull’ascolto e sul rispetto reciproco. L’empatia dovrebbe essere al centro della formazione docenti.
  • Gli approcci creativi possono essere un ponte fantastico per avvicinare tutti i bambini alle STEM, superando magari la paura o la mancanza di fiducia che a volte gli stessi insegnanti hanno verso queste discipline.
  • È importante fornire agli insegnanti strategie concrete, basate sull’evidenza, per promuovere il benessere emotivo insieme all’apprendimento STEM.
  • Incoraggiare l’autonomia dei bambini, attraverso l’organizzazione degli spazi, dei tempi e l’insegnamento di abilità di base, li rende più motivati e capaci.

Certo, questo è uno studio di caso, con i suoi limiti. Non abbiamo potuto analizzare il contesto familiare o scolastico, che pure influenzano le opportunità dei bambini. Ma i risultati sono incoraggianti e suggeriscono una strada promettente.

In definitiva, l’educazione STEM nella prima infanzia può davvero essere un’arena fertile per l’inclusione, se abbracciamo la creatività e mettiamo al centro il benessere e le potenzialità di ogni singolo bambino. È una sfida, ma ne vale assolutamente la pena!

Fotografia still life di tre diverse casette colorate fatte a mano con cartone e materiali di riciclo, create da bambini, esposte su uno scaffale di legno. Una assomiglia a una farfalla, un'altra a una borsa di carta, la terza è fantasiosa con forme curve e scovolini. Obiettivo macro 100mm, alta definizione, illuminazione da studio controllata che evidenzia i dettagli e le texture.

Fonte: Springer

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