Visualizzazione artistica di una stella di neutroni carica immersa nello spazio profondo, con linee di campo elettrico debolmente visibili che emanano dalla sua superficie. Immagine astronomica, obiettivo grandangolare 10mm, messa a fuoco nitida, colori cosmici intensi.

Stelle Cariche e Gravità Modificata: Sveliamo i Segreti delle Stelle Compatte con f(Q,T)!

Ciao a tutti, appassionati di cosmo e misteri stellari! Oggi vi porto con me in un viaggio affascinante nel cuore di oggetti celesti estremi: le stelle compatte. Immaginate stelle incredibilmente dense, resti di esplosioni cosmiche, come le nane bianche, le stelle di neutroni o persino i buchi neri. La loro esistenza è una danza delicata tra la forza di gravità che tende a schiacciarle e una pressione interna, detta di degenerazione, che si oppone al collasso.

Per decenni, la Relatività Generale (RG) di Einstein è stata la nostra bussola per navigare queste acque cosmiche. E ha funzionato alla grande, superando test su test… tranne forse per qualche enigma qua e là, come l’espansione accelerata dell’universo o la natura sfuggente della materia oscura e dell’energia oscura. Questi misteri ci hanno spinto a chiederci: e se la teoria di Einstein fosse solo una parte di un quadro più grande?

Perché Modificare Einstein?

Vedete, la RG, pur essendo geniale, ha i suoi limiti. A scale molto piccole (quelle della fisica quantistica) o molto grandi (quelle cosmologiche), iniziano a emergere delle crepe. Problemi come la difficoltà di unificarla con la meccanica quantistica (la cosiddetta “rinormalizzazione”) o le singolarità previste al centro dei buchi neri, ci suggeriscono che forse c’è bisogno di una “versione aggiornata” della gravità. Inoltre, spiegare l’energia oscura semplicemente con una costante cosmologica lascia aperti molti interrogativi. Ecco perché noi fisici teorici ci siamo messi al lavoro per esplorare le cosiddette teorie di gravità modificata.

Entra in Scena la Gravità Teleparallela Simmetrica Estesa (f(Q,T))

Tra le tante idee emerse, una particolarmente intrigante è la gravità teleparallela. Invece di descrivere la gravità attraverso la curvatura dello spaziotempo come fa Einstein, queste teorie la descrivono usando altri concetti geometrici come la “torsione” o la “non-metricità”. Immaginate la non-metricità (indicata con Q) come una misura di come la lunghezza di un vettore cambia quando viene trasportato parallelamente lungo una curva.

Noi, nel nostro studio, ci siamo concentrati su una specifica estensione chiamata gravità f(Q,T). Qui, la “f” sta per una funzione che non dipende solo dalla non-metricità Q (la parte geometrica), ma anche da T, che rappresenta la traccia del tensore energia-impulso (la parte legata alla materia e all’energia). Questo “accoppiamento non minimale” tra geometria e materia è la chiave! Una delle conseguenze più affascinanti è che, in questa teoria, l’energia e l’impulso potrebbero non conservarsi localmente come nella RG. Questo non è un “bug”, ma una “feature”: potrebbe implicare l’esistenza di una forza addizionale che agisce sulle particelle, facendole deviare dai percorsi “standard” (le geodetiche).

Il Nostro Modello: Stelle Compatte Cariche

Armati di questa nuova teoria f(Q,T), ci siamo posti una domanda: come si comporterebbe una stella compatta se fosse anche elettricamente carica? L’idea di stelle cariche non è così peregrina. Durante il collasso gravitazionale o attraverso processi di accrescimento, questi oggetti potrebbero accumulare una carica elettrica significativa, influenzandone la struttura e la stabilità.

Abbiamo quindi costruito un modello matematico per una stella sferica, statica (che non cambia nel tempo) e con una distribuzione di materia isotropa (cioè, la pressione interna è uguale in tutte le direzioni). Abbiamo derivato le equazioni di campo modificate dalla teoria f(Q,T) per questo scenario. Risolvere queste equazioni non è banale! Per trovare una soluzione analitica esatta (cioè, una formula precisa, non un’approssimazione numerica), abbiamo dovuto fare delle scelte intelligenti:

  • Abbiamo trovato una condizione specifica (la “condizione di isotropia”) che lega le proprietà geometriche e la carica.
  • Abbiamo usato delle forme matematiche note e ben comportate (chiamate “ansatz”) per una delle componenti della metrica spaziotemporale e per il campo elettrico all’interno della stella.

Questo ci ha permesso di “sbloccare” le equazioni e ottenere formule esplicite per la densità, la pressione e la distribuzione della carica all’interno della nostra stella teorica.

Cosa Abbiamo Scoperto? Densità, Pressione e Carica Elettrica

Analizzando la nostra soluzione, abbiamo verificato che fosse fisicamente sensata. E i risultati sono stati davvero interessanti!

  • Densità e Pressione: Come ci si aspetta, sia la densità (ρ) che la pressione (P) sono massime al centro della stella e diminuiscono gradualmente verso la superficie, dove la pressione si annulla. I valori ottenuti sono realistici: la densità centrale è dell’ordine di 1014 g/cm³, compatibile con stelle composte principalmente da neutroni degeneri. Questo supporta la nostra ipotesi di isotropia, perché densità ancora più estreme potrebbero favorire l’anisotropia (pressioni diverse in direzioni diverse).
  • Carica Elettrica: La carica elettrica (q(r)) si comporta in modo peculiare: è zero al centro e aumenta spostandosi verso l’esterno, raggiungendo il suo massimo sulla superficie. È come se le particelle cariche preferissero stare lontane dal nucleo denso! La carica totale superficiale stimata è dell’ordine di 1019 Coulomb, un valore enorme ma considerato plausibile da altri studi teorici per stelle di neutroni. Questa carica genera una forza repulsiva che aiuta a contrastare il collasso gravitazionale.

Sezione trasversale altamente dettagliata di una stella compatta teorica, che mostra strati di densità crescente verso il centro, con una debole luminescenza che rappresenta la carica elettrica distribuita. Fotografia di oggetto still life, obiettivo macro 80mm, alta definizione, illuminazione controllata per evidenziare le texture interne.
Ma la parte più intrigante è stata vedere come i parametri del modello f(Q,T) (che abbiamo chiamato χ₁ e χ₂, legati rispettivamente alla parte geometrica Q e alla parte materiale T) e il parametro di carica (β) influenzano queste proprietà:

  • Aumentare χ₁ (più peso alla geometria) fa aumentare densità, pressione e carica superficiale.
  • Aumentare χ₂ (più peso all’accoppiamento con la materia) fa diminuire la densità ma aumentare la pressione. Curioso, vero?
  • Aumentare β (più carica) fa diminuire la carica superficiale totale (controintuitivo, ma legato alla specifica forma matematica scelta per il campo elettrico) ma aumenta la pressione interna.

Questo ci dice che la struttura interna di una stella compatta è sensibilmente influenzata non solo dalla carica, ma anche dai dettagli specifici della teoria gravitazionale f(Q,T) che usiamo.

Stabilità e Causalità: La Stella Sta in Piedi?

Un modello teorico è bello, ma deve anche essere fisicamente stabile e rispettare le leggi fondamentali. Abbiamo quindi sottoposto la nostra stella a due test cruciali:

  1. Causalità: L’informazione (come un’onda sonora) non può viaggiare più veloce della luce all’interno della stella. Abbiamo calcolato la velocità del suono () e verificato che rimanesse sempre inferiore a 1 (la velocità della luce nel nostro sistema di unità) in tutta la stella e per diverse scelte dei parametri. Test superato! Abbiamo notato che i parametri χ₂ e β tendono ad aumentare la velocità del suono, rendendo l’equazione di stato della materia stellare più “rigida”.
  2. Stabilità Adiabatica: La stella deve essere stabile contro piccole perturbazioni radiali (cioè, se la “pizzichiamo”, deve tornare al suo stato di equilibrio). Questo si verifica controllando l’indice adiabatico (Γ), che deve essere maggiore di 4/3. Anche in questo caso, il nostro modello si è dimostrato stabile, con Γ sempre superiore alla soglia critica e crescente verso la superficie. Interessante notare che aumentare χ₂ e β rende la stella ancora più stabile.

Quindi, il nostro modello non solo descrive una stella, ma descrive una stella che potrebbe realisticamente esistere, almeno in linea di principio!

La Prova del Nove: Confronto con le Stelle Vere

La vera sfida per ogni modello teorico è confrontarsi con le osservazioni reali. Come si comporta la nostra stella f(Q,T) carica rispetto alle stelle di neutroni e pulsar che osserviamo nel cielo? Uno strumento fondamentale per questo confronto è la relazione Massa-Raggio (M-R). Ogni teoria della gravità e ogni modello di materia stellare predice una curva specifica che lega la massa massima possibile di una stella al suo raggio.

Abbiamo calcolato le curve M-R per il nostro modello, variando i parametri χ₁, χ₂ e β. Abbiamo scoperto che:

  • La massa massima aumenta all’aumentare di χ₁ e β.
  • La massa massima diminuisce all’aumentare di χ₂.

Questo ha senso: χ₁ e β (tramite l’aumento di pressione) sembrano “sostenere” stelle più massicce, mentre χ₂ (che riduce la densità) ha l’effetto opposto.

Abbiamo poi preso le masse misurate di alcune stelle compatte molto massive conosciute, come le pulsar PSR J0740+6620, PSR J2215+5135, PSR J1748-2446ao, e l’enigmatico oggetto secondario rilevato nell’onda gravitazionale GW190814 (la cui natura è ancora dibattuta). Inserendo queste masse nel nostro modello, abbiamo predetto i loro raggi. I risultati sono stati eccellenti! I raggi previsti cadono nell’intervallo [10.27, 12.90] km, valori perfettamente compatibili con le stime ottenute da altri modelli basati su equazioni di stato realistiche per la materia neutronica.

Il Mistero della “Mass Gap” e GW190814

Qui arriva uno dei risultati più emozionanti. Esiste una regione di masse, tra circa 2.5 e 5 masse solari, chiamata “mass gap”, dove sembra che non si formino né stelle di neutroni né buchi neri. L’oggetto secondario di GW190814, con una massa di circa 2.6 masse solari, cade proprio in questa zona grigia, sfidando le nostre conoscenze.

Molti modelli standard faticano a spiegare oggetti così massicci che non siano già buchi neri. Ma il nostro modello f(Q,T)? Abbiamo scoperto che, giocando con il parametro χ₂ (quello che lega la geometria alla materia), potevamo effettivamente aumentare la massa massima sostenibile dalla stella. In particolare, diminuendo χ₂, il nostro modello è stato in grado di prevedere un raggio plausibile (tra 10.87 e 12.49 km) proprio per un oggetto con la massa di GW190814! Questo suggerisce che la gravità f(Q,T), con il suo peculiare accoppiamento geometria-materia, potrebbe offrire una via per spiegare l’esistenza di questi oggetti misteriosi nella mass gap.

Grafico stilizzato della relazione Massa-Raggio per stelle compatte sovrapposto a un'immagine del cosmo, con punti luminosi che rappresentano stelle osservate come PSR J0740+6620 e un punto distintivo per GW190814 nella 'mass gap'. Immagine astronomica, obiettivo grandangolare 15mm, messa a fuoco nitida, dati scientifici visualizzati artisticamente.

Conclusioni: Un Nuovo Pezzo del Puzzle Cosmico

Cosa ci portiamo a casa da questa avventura? Abbiamo sviluppato un nuovo modello esatto e analitico per stelle compatte cariche all’interno della gravità f(Q,T). Questo modello non solo è fisicamente valido e stabile, ma riesce anche a:

  • Descrivere realisticamente le proprietà interne (densità, pressione, carica).
  • Mostrare come i parametri specifici della teoria f(Q,T) (χ₁, χ₂) e la carica (β) influenzino la struttura stellare.
  • Predire raggi compatibili con le osservazioni per pulsar molto massive.
  • Offrire una possibile spiegazione per oggetti enigmatici come GW190814, situati nella “mass gap”, grazie all’influenza del termine di accoppiamento materia-geometria (χ₂T).

Naturalmente, questo è solo un passo. Ma dimostra che esplorare teorie di gravità modificata come la f(Q,T) non è solo un esercizio matematico, ma può fornirci strumenti potenti per decifrare alcuni dei segreti più profondi dell’universo e degli oggetti estremi che lo popolano. La ricerca continua!

Fonte: Springer

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