Stagni e Persone: Un Equilibrio Delicato tra Carpe e Biodiversità in Europa Centrale
Avete mai pensato a quanto possano essere affascinanti gli stagni? Non parlo solo di specchi d’acqua naturali, ma di quelli creati dall’uomo, con una storia che a volte si perde nei secoli. Oggi voglio portarvi con me in un viaggio attraverso i paesaggi di stagni dell’Europa Centrale, luoghi dove la tradizione dell’allevamento di carpe si scontra e, si spera, si incontra con la necessità impellente di conservare la biodiversità. È una storia di equilibri difficili, di sfide economiche e di come la governance, cioè il modo in cui prendiamo decisioni collettive, possa fare la differenza.
Per molto tempo, quando si parlava di conservazione, l’idea dominante era quella di una natura “incontaminata”, quasi un santuario da cui l’uomo doveva tenersi alla larga. Ma diciamocelo chiaramente: in un mondo sempre più plasmato dalle nostre attività, questo approccio ha i suoi limiti. Ecco perché i paesaggi culturali, come quelli creati dall’allevamento estensivo di carpe, stanno diventando protagonisti. Sono luoghi dove la natura e l’attività umana si sono intrecciate per secoli, creando ecosistemi semi-naturali di incredibile valore.
Il Tesoro Nascosto degli Stagni Artificiali
Quando pensiamo alla biodiversità acquatica, la mente corre subito a laghi e fiumi naturali. Eppure, gli stagni artificiali, specialmente quelli usati per la piscicoltura tradizionale, sono stati a lungo trascurati, quasi fossero di serie B. Niente di più sbagliato! Questi ambienti sono spesso dei veri e propri rifugi per specie minacciate, soprattutto in aree dove le zone umide naturali sono scomparse a causa dell’agricoltura intensiva o dell’urbanizzazione. Pensateci: anfibi, macrofite (le piante acquatiche che vediamo), uccelli nidificanti… trovano in questi stagni un habitat ideale.
Studi recenti, anche se ancora pochi rispetto ad altri ecosistemi, ci dicono che gli stagni possono ospitare una ricchezza di specie superiore, a livello di singolo stagno, e una maggiore biodiversità a livello di paesaggio rispetto ad altri habitat d’acqua dolce. Non solo: forniscono una miriade di servizi ecosistemici. Oltre al pesce che finisce sulle nostre tavole (servizio di approvvigionamento), aiutano a regolare il microclima, a trattenere l’acqua (pensate alla siccità!), a fissare i nutrienti e offrono opportunità per la ricreazione e il turismo, contribuendo all’identità culturale di intere regioni.
In Europa Centrale, la costruzione di stagni per l’allevamento ittico, in particolare della carpa comune (Cyprinus carpio), risale a quasi mille anni fa! Un’attività che, tranne per un breve periodo di intensificazione nel XX secolo (soprattutto nei paesi socialisti), è rimasta per lo più estensiva. I sistemi tradizionali sono considerati non inquinanti e stabilizzanti per gli ecosistemi. La manutenzione regolare, come il taglio delle canne e la rimozione dei sedimenti, è fondamentale per prevenire l’eccessiva crescita vegetale e, udite udite, per incrementare la biodiversità, specialmente di piante acquatiche e invertebrati. Addirittura, piante rare come l’erba muschio (Coleanthus subtilis) beneficiano dello svuotamento periodico degli stagni.

Purtroppo, la festa rischia di finire. Cambiamenti politici, sociali e climatici – pensiamo alle normative ambientali, all’aumento dei costi di produzione, alla scarsità d’acqua – stanno mettendo a dura prova la sostenibilità economica di molte aziende di carpicoltura. E come se non bastasse, c’è la crescente pressione di specie protette come cormorani, aironi, lontre e castori, che aumentano i costi e riducono le rese. Il risultato? Meno aziende, meno superficie a stagno, e l’esistenza stessa di questi paesaggi è a rischio. Le attuali misure di sostegno non bastano, e senza una manutenzione adeguata, le funzioni ecologiche degli stagni vengono compromesse. Eppure, la società chiede a gran voce la conservazione del paesaggio e della natura. Un bel paradosso, no?
La Lusazia: Un Caso Studio Emblematico
Per capire meglio di cosa stiamo parlando, vi porto in Lusazia, una delle più grandi aree di stagni artificiali d’Europa, a cavallo tra Germania (Sassonia e Brandeburgo). Qui ci sono circa 1250 stagni che coprono quasi 9500 ettari! Un paesaggio culturale unico al mondo, che include la riserva della biosfera UNESCO “Brughiera e paesaggio di stagni dell’Alta Lusazia”. È un vero e proprio hotspot di biodiversità: habitat chiave per uccelli e anfibi, casa di specie prioritarie della Direttiva Habitat come la lontra eurasiatica e l’ululone dal ventre rosso, e ospita ben 53 delle 80 specie di libellule tedesche, oltre a più di 20 specie di pesci autoctoni.
Ma, come dicevo, non è tutto oro quello che luccica. Specie ittiofaghe come la lontra e il grande cormorano, un tempo considerate nocive, hanno visto le loro popolazioni riprendersi grazie alle direttive europee sulla conservazione. Il cormorano, ad esempio, è più diffuso oggi che negli ultimi 150 anni, causando notevoli conflitti ambientali. Anche aironi cenerini e aironi bianchi maggiori sono in aumento, con ulteriori danni alla piscicoltura.
La maggior parte degli stagni in Lusazia è protetta dalla Direttiva Habitat del 1992 come Zone Speciali di Conservazione (ZSC), parte della rete Natura 2000. Questo impone che le attività non portino al deterioramento degli habitat o al disturbo delle specie. Però, c’è un “ma”: la manutenzione regolare, come il taglio delle canne, è cruciale per la biodiversità degli stagni, ma la Commissione Europea non fornisce linee guida specifiche e la legge tedesca sulla conservazione limita il taglio delle canne durante la stagione di crescita. Un bel rompicapo per i gestori degli stagni, che devono barcamenarsi tra rispetto delle norme, esigenze di conservazione e interessi economici!
Dopo la riunificazione tedesca nel 1990, la domanda di carpe in Lusazia è inizialmente calata, con la maggiore disponibilità di altre specie ittiche. Anche se questo trend si è fermato, la produzione è diminuita. Le rese medie sono ora intorno ai 200 kg/ha in Brandeburgo e 220 kg/ha in Sassonia. Le cause? Produzione più estensiva per requisiti di conservazione e perdite maggiori, soprattutto dovute ai predatori. Le perdite medie nel primo anno di crescita sono passate dal 70 all’80%, nel secondo dal 40 al 60% e nel terzo dal 10 al 30%, con picchi spaventosi! Aggiungeteci l’aumento dei prezzi di mangimi, carburante ed elettricità (quest’ultima aumentata del 210% tra il 1998 e il 2024 in Germania!), e il quadro si fa cupo. Il cambiamento climatico complica ulteriormente le cose, con rischi di deplezione di ossigeno in estate e periodi di siccità.
Nell’ultimo decennio, il numero di aziende di carpicoltura in Germania è diminuito del 35%. Nel 2023, il Brandeburgo contava ancora 22 aziende (circa 2949 ha), mentre la Sassonia ne aveva 119 (7713 ha). Molti stagni sono di proprietà privata o statale e dati in affitto. Nonostante l’aumento dei prezzi della carpa al dettaglio (da 5,05 €/kg nel 2020 a 6,84 €/kg nel 2023), molti allevamenti, specialmente i più piccoli, faticano a sopravvivere economicamente. È chiaro che per mantenere questi paesaggi e la loro biodiversità serve un sostegno finanziario continuo da parte della società.

Governance della Biodiversità: Chi Decide e Come?
Qui entra in gioco la governance della biodiversità: le istituzioni, le strutture e i processi che determinano come e da chi vengono prese le decisioni che influenzano la biodiversità. Tradizionalmente, i governi sono stati i principali attori, ma oggi si cercano modi alternativi che coinvolgano nuovi soggetti e meccanismi. Gli strumenti politici sono fondamentali e possono essere legali/regolamentari, basati sui diritti, economici/finanziari o sociali/culturali. Concentriamoci sui primi due.
Gli strumenti legali, come la Direttiva Quadro sulle Acque dell’UE, sono stati a lungo la norma. Ma visto che la perdita di biodiversità non si è arrestata, c’è un crescente interesse per gli strumenti economici:
- Pagamenti per Servizi Ambientali (PES): Incentivi monetari a individui o comunità per adottare comportamenti volontari che migliorano i servizi ecosistemici. Sono cruciali per il mantenimento dei paesaggi di stagni, ma spesso compensano solo i costi aggiuntivi, senza premiare i benefici reali per la società.
- Offset di biodiversità e crediti di biodiversità: Concetti più recenti. Gli offset mirano a compensare l’impatto di uno sviluppo creando o ripristinando un habitat altrove. I crediti di biodiversità, non legati a operazioni specifiche, possono contribuire alla conservazione a lungo termine.
In Lusazia, l’acquacoltura di stagno è plasmata da un mix di politiche, radicate nella legislazione europea e specificate da leggi nazionali e statali. La Politica Comune della Pesca (PCP) dell’UE, attraverso il Fondo Europeo per gli Affari Marittimi, la Pesca e l’Acquacoltura (FEAMPA), cofinanzia progetti nazionali. La Germania, nel suo programma operativo, dà priorità alla conservazione dell’acquacoltura di stagno e dei paesaggi di stagni.
I pagamenti per i servizi ambientali in acquacoltura, simili agli schemi agro-ambientali, variano tra Brandeburgo e Sassonia:
- Brandeburgo: La nuova linea guida offre un premio base di 250€/ha/anno per la produzione estensiva e la manutenzione (Piano A). Il Piano B, cofinanziato da fondi federali, include misure aggiuntive con compensi variabili (da 29 a 367€/ha/anno). Un bel passo avanti rispetto al massimo precedente di 150€/ha/anno!
- Sassonia: Dal 2022, una linea guida supporta la gestione degli stagni favorevole alla conservazione (Parte A, cofinanziata da FEAMPA e Sassonia) e misure di produzione estensiva per attori non acquicoli e manutenzione di stagni senza pesce (Parte B, fondi federali). I compensi vanno da 205 a 820€/ha/anno.
Entrambe le regioni hanno anche normative per gestire i conflitti con specie protette. Ad esempio, ordinanze sui cormorani permettono l’abbattimento deterrente. Ci sono sussidi per misure protettive (reti, recinzioni) e compensazioni per i danni. La Germania ha una linea guida quadro per i danni da animali protetti, che permette agli stati di creare proprie regole. Il Brandeburgo, ad esempio, copre i danni alle scorte di carpe e quelli causati dai castori. La Sassonia offre un indennizzo per difficoltà economiche che copre fino al 60-80% delle perdite totali.
Il Progetto “TeichLausitz”: Ascoltare per Migliorare
Nonostante tutto, le politiche esistenti spesso non bastano a ridurre i danni o risolvere i conflitti. Il progetto “TeichLausitz” (2021-2025) sta cercando di sviluppare raccomandazioni per migliorare il supporto alla conservazione degli stagni. Un workshop nel marzo 2023 ha riunito 54 partecipanti: agricoltori, autorità ambientali e gruppi di conservazione. È emersa una disconnessione: i politici, spinti dalla legislazione UE, si concentrano sulla conservazione degli habitat, mentre gli agricoltori si sentono esclusi e temono per le loro attività, che sono però fondamentali per mantenere quella stessa biodiversità!
Dal workshop è emerso un quadro per una futura linea guida, basato su quattro categorie chiave:
- Efficacia: Bilanciare conservazione e necessità economiche degli agricoltori.
- Processo di sviluppo: Basato su dati solidi, partecipativo e trasparente. Gli agricoltori chiedono l’approvazione finale dei praticanti!
- Implementazione: Informazioni chiare, supporto nelle domande, trasparenza nelle decisioni.
- Design: Misure basate su conoscenze solide, valutazione completa dei gruppi di stagni (considerando cicli produttivi pluriennali), flessibilità. Il principio della “buona pratica professionale” dovrebbe essere la base.
L’attuale supporto finanziario copre principalmente le perdite di reddito e i costi aggiuntivi, ma non premia a sufficienza i servizi ambientali forniti. Serve un premio base sufficiente, con pagamenti supplementari per sforzi aggiuntivi. Le restrizioni imposte dovrebbero essere completamente compensate, e la compensazione per i predatori integrata nel programma di finanziamento.

Verso un Futuro Sostenibile per Stagni e Persone
I paesaggi di stagni sono un esempio lampante di come la biodiversità possa essere co-prodotta dall’interazione tra gestione umana e processi naturali. Conservarli è una grande opportunità per mitigare le minacce agli ecosistemi d’acqua dolce. Il nuovo paradigma della conservazione ci vede come “guardiani della biodiversità”. È cruciale allineare gli obiettivi di conservazione con le necessità economiche di chi gestisce questi paesaggi.
Le sfide della Lusazia sono simili a quelle di altre regioni europee: requisiti legali restrittivi, costi crescenti, perdite da predatori. Il sostegno finanziario dovrebbe essere visto come un obbligo sociale e una giusta remunerazione per i servizi forniti dagli agricoltori. Servirebbe un vero e proprio “premio stagno”, abbastanza alto da rendere l’allevamento redditizio a lungo termine.
Integrare le esigenze e le competenze degli agricoltori nella progettazione delle politiche è essenziale. Il co-design, come dimostra il progetto TeichLausitz, può conciliare le diverse richieste e creare un quadro unitario. Mentre cresce la consapevolezza dell’importanza ecologica e culturale degli stagni, potremmo vedere un’espansione degli strumenti politici, inclusi quelli innovativi come i crediti di biodiversità o il crowdfunding. Ma solo un mix di politiche che bilanci esigenze economiche e obiettivi di conservazione garantirà che questi paesaggi unici e la loro biodiversità sopravvivano per le generazioni future. E io, da parte mia, spero proprio che ci riusciremo!
Fonte: Springer
