Immagine artistica di spore fungine di vari colori che fluttuano nell'aria sopra un paesaggio stilizzato di Kastamonu, Turchia, con elementi meteorologici come sole e nuvole. Macro lens, 60mm, high detail, controlled lighting, con un leggero effetto bokeh sullo sfondo.

Aria che Tira (e Starnutisce!): A Caccia di Spore Fungine a Kastamonu e il Loro Legame col Meteo

Amici, vi siete mai chiesti cosa fluttua nell’aria che respiriamo ogni giorno? Non parlo solo di ossigeno e un po’ di smog cittadino, ma di un intero microcosmo invisibile, tra cui le temutissime spore fungine! Queste minuscole particelle, rilasciate da funghi e muffe, sono ovunque e, per molti di noi, possono trasformare una bella giornata di sole in un incubo di starnuti, prurito agli occhi e difficoltà respiratorie. Ma non solo: alcune di queste spore sono anche nemiche giurate delle nostre coltivazioni.

Ecco perché mi sono tuffato con curiosità nei risultati di uno studio affascinante condotto a Kastamonu, una pittoresca città della Turchia affacciata sul Mar Nero. L’obiettivo? Capire quali spore infestano l’aria, quando sono più abbondanti e, soprattutto, come il meteo locale – temperatura, umidità, pioggia e vento – gioca a fare il bello e il cattivo tempo con le loro concentrazioni. Preparatevi, perché quello che è emerso è davvero interessante!

Ma cosa sono queste spore e perché dovrebbero interessarci?

Prima di addentrarci nei dettagli della ricerca, facciamo un piccolo ripasso. Le spore fungine sono, in pratica, i “semi” dei funghi. Sono incredibilmente piccole, parliamo di 10-30 micron (un micron è un millesimo di millimetro!), il che permette loro di rimanere sospese nell’aria per tempi lunghissimi e di viaggiare per chilometri trasportate dal vento. Pensate che ogni anno vengono rilasciate nell’atmosfera milioni di tonnellate di spore da fonti naturali come foreste, campi coltivati, aree rurali e materiale vegetale in decomposizione. Un vero e proprio esercito invisibile!

Il problema è che circa 110 tipi di funghi sono noti per scatenare reazioni allergiche. Generi come Alternaria, Cladosporium e Aspergillus sono tra i più “cattivi” e possono causare riniti allergiche, attacchi d’asma (specialmente nei bambini, portando a un aumento dei ricoveri ospedalieri) e persino dermatiti atopiche. Altri, come Botrytis, Fusarium e Curvularia, pur essendo meno aggressivi, contribuiscono comunque a ridurre la nostra qualità di vita. E non dimentichiamoci dell’agricoltura: alcune spore possono contaminare i raccolti, compromettendo la salute delle piante, la sicurezza alimentare e causando ingenti perdite economiche. Capite bene, quindi, quanto sia cruciale monitorare la loro presenza!

La nostra missione a Kastamonu: detective dell’aria

Lo studio a Kastamonu si è svolto per tutto il 2017, utilizzando un metodo volumetrico, ovvero una sorta di “aspirapolvere per l’aria” (un campionatore tipo Hirst) che cattura le particelle su un nastro adesivo. Questo nastro viene poi analizzato al microscopio per contare e identificare le spore. Immaginatevi un po’ come dei detective che cercano impronte digitali, ma in versione microscopica!

E cosa hanno scoperto i nostri “detective dell’aria”? Ben 41 taxa diversi di spore fungine! Ma non tutte erano presenti in egual misura. A farla da padrone è stato il genere Cladosporium, che da solo costituiva il 58,76% del totale delle spore rilevate. Un vero mattatore! A seguire, con percentuali decisamente inferiori ma comunque significative, abbiamo trovato Leptosphaeria (8%), Pleospora (5,01%) e la famigerata Alternaria (4,98%). Questi quattro “moschettieri” rappresentavano oltre il 75% di tutte le spore identificate. Il resto era un mix di altri generi, molti dei quali presenti in concentrazioni inferiori all’1%. L’integrale sporico annuale, una misura che ci dice quante spore ci sono state in media al giorno per metro cubo d’aria, è stato di 3868 spore/m³. Un bel traffico aereo invisibile!

Primo piano di diverse spore fungine al microscopio, con forme e colori distinti, su un vetrino illuminato. Macro lens, 100mm, high detail, precise focusing, controlled lighting.

Questi risultati sono in linea con quanto osservato in altre aree della regione del Mar Nero in Turchia e anche in studi internazionali. Cladosporium è spesso il genere dominante un po’ ovunque, ma le percentuali degli altri e la presenza di specie specifiche possono variare molto da una località all’altra, a seconda del clima, della vegetazione e dell’uso del suolo.

Un calendario fitto di impegni: le spore e le stagioni

Come potevamo immaginare, le spore non se ne stanno tranquille tutto l’anno con la stessa intensità. La loro concentrazione ha mostrato una chiara fluttuazione stagionale. In generale, i livelli più alti si sono registrati in estate, mentre i più bassi in inverno.

Analizzando i dati mese per mese, abbiamo visto che la concentrazione media mensile più alta è stata a giugno, mentre la più bassa a dicembre. C’è stato un calo interessante a febbraio rispetto a gennaio, seguito da un aumento di oltre quattro volte a marzo! Dopo un modesto calo ad aprile, la concentrazione è tornata a salire fino al picco di giugno, per poi stabilizzarsi a livelli simili a quelli di maggio per luglio, agosto e settembre, e infine diminuire costantemente fino alla fine dell’anno.

Se guardiamo ai nostri “magnifici quattro”:

  • L’Alternaria, quasi assente nei primi cinque mesi, ha avuto un’impennata a giugno, raggiungendo il suo picco, per poi calare regolarmente fino a dicembre.
  • Anche il Cladosporium ha iniziato ad aumentare a maggio, ha toccato il suo massimo a giugno e poi è diminuito costantemente.
  • La Leptosphaeria ha iniziato la sua ascesa a marzo, con un picco a maggio.
  • La Pleospora, invece, pur iniziando a crescere a marzo, ha raggiunto il suo apice ad aprile.

È interessante notare come, dopo un brusco calo a luglio per Leptosphaeria e Pleospora, si sia registrato un parziale aumento ad agosto per entrambe. Queste variazioni stagionali e i periodi di picco possono differire da regione a regione. Ad esempio, in Slovacchia, Cladosporium spora tra giugno e novembre, mentre Alternaria da fine giugno a inizio settembre. A Porto, in Portogallo, il picco generale delle spore è stato a settembre. Queste differenze sottolineano l’importanza di studi locali.

Non solo stagioni: il balletto quotidiano delle spore

Ma non è finita qui! Anche durante la giornata, le concentrazioni di spore seguono un andamento fluttuante. A Kastamonu, si è visto che:

  • Cladosporium e Alternaria tendevano ad avere concentrazioni più alte nel cuore della giornata e più basse nelle ore mattutine. Tuttavia, i picchi orari massimi assoluti sono stati registrati in momenti diversi: per Cladosporium tra le 20:00 e le 21:00 il 28 maggio, e per Alternaria tra mezzanotte e l’una del mattino il 24 giugno.
  • Pleospora raggiungeva il picco tra le 16:00 e le 17:00, ma il suo massimo assoluto è stato tra le 3:00 e le 4:00 del mattino il 20 aprile.
  • Leptosphaeria toccava la sua massima concentrazione giornaliera tra le 4:00 e le 5:00 del mattino, con il picco assoluto tra le 17:00 e le 18:00 il 27 maggio.

Questi andamenti giornalieri possono variare molto a seconda della regione geografica. Alcuni studi riportano picchi a metà giornata, altri nel pomeriggio, altri ancora di notte. La vicinanza alle fonti di spore (come campi coltivati) e i parametri meteorologici influenzano molto questa distribuzione. Curiosamente, a Kastamonu, le spore di Alternaria e Cladosporium, definite “spore da stagione secca”, erano più concentrate nelle ore notturne, quando l’umidità è più alta. Questo potrebbe essere dovuto alla distanza della stazione di monitoraggio dalle aree agricole, che causa un ritardo nella rilevazione.

Stazione di monitoraggio aerobiologico con un campionatore di spore tipo Hirst installato sul tetto di un edificio, con il cielo di Kastamonu sullo sfondo. Telephoto zoom, 100mm, action or movement tracking per le particelle d'aria se possibile.

Il meteo, regista indiscusso di questo spettacolo aereo

E veniamo al dunque: come interagisce il meteo con queste spore? La temperatura dell’aria si è rivelata il fattore meteorologico più influente, mostrando una correlazione positiva con tutte le spore fungine dominanti. In pratica, più fa caldo, più spore ci sono in giro, specialmente in estate dopo un periodo piovoso.

  • Le spore di Alternaria aumentano quando la temperatura media giornaliera supera i 15°C, con un picco tra i 18 e i 20°C. Sotto i 5°C, sono rarissime.
  • Anche Cladosporium ama il caldo, aumentando tra i 15 e i 20°C e scarseggiando sotto i 5°C.
  • Leptosphaeria preferisce temperature tra i 10 e i 15°C.
  • Pleospora è più abbondante con temperature sopra i 10°C, ma sembra meno influenzata dalle variazioni termiche rispetto alle altre.

L’umidità, invece, ha mostrato una correlazione negativa con Alternaria e Cladosporium. Questo significa che, in generale, con umidità più alta, queste spore tendono a diminuire, anche se, come abbiamo visto, di notte la situazione può invertirsi a causa della localizzazione delle fonti.

Le precipitazioni hanno un effetto interessante e variabile. Per Alternaria e Cladosporium, i giorni piovosi sembrano avere un effetto “pulizia”, riducendo la loro concentrazione. Al contrario, Pleospora e Leptosphaeria tendono ad essere leggermente più abbondanti nei giorni di pioggia. Questo suggerisce che alcune spore vengono “lavate via” dalla pioggia, mentre altre potrebbero essere rilasciate più attivamente in condizioni di umidità elevata post-pioggia.

Infine, il vento: Pleospora sembra gradire giornate un po’ ventose, mentre Alternaria, Cladosporium e Leptosphaeria diminuiscono quando la velocità del vento supera i 2 m/s. Il vento, infatti, può sia disperdere le spore su lunghe distanze sia, se troppo forte, diradarle rapidamente.

L’analisi statistica (correlazione di Spearman) ha confermato queste tendenze:

  • Temperatura: correlazione positiva significativa con Alternaria (forte), Cladosporium (moderata), Leptosphaeria (moderata) e Pleospora (debole).
  • Umidità: correlazione negativa con Alternaria (debole) e Cladosporium (debole).
  • Precipitazioni: correlazione positiva con Pleospora (debole) e Leptosphaeria (debole).
  • Velocità del vento: correlazione positiva con Cladosporium (debole), Pleospora (debole) e Leptosphaeria (debole).

Questi risultati sono in gran parte concordi con altri studi, che spesso identificano la temperatura come il parametro meteorologico con la correlazione più forte con la concentrazione totale di spore.

Quando l’aria diventa un problema: soglie allergiche e campanelli d’allarme

Studi precedenti hanno indicato che concentrazioni di spore di Alternaria superiori a 80 spore/m³ e di Cladosporium superiori a 2800 spore/m³ possono scatenare sintomi in pazienti sensibili. A Kastamonu, durante i mesi di maggio e giugno, le concentrazioni medie giornaliere di entrambe queste spore hanno superato tali soglie. Questo suggerisce che, in quei periodi, è altamente probabile che si siano verificati sintomi allergici nella popolazione sensibile della provincia. Un’informazione preziosissima per chi soffre di allergie!

Cosa ci portiamo a casa da questa indagine (oltre a qualche starnuto)?

Questo studio ci offre una fotografia dettagliata della presenza e della quantità di spore fungine nell’atmosfera di Kastamonu e di come queste siano influenzate dai capricci del meteo. Abbiamo visto che Cladosporium, Alternaria, Leptosphaeria e Pleospora sono i protagonisti indiscussi, rappresentando oltre il 75% del totale.

La temperatura si conferma come il fattore chiave, soprattutto in estate, quando facilita la crescita e la riproduzione dei funghi, portando a picchi di concentrazione di spore. Per le persone allergiche, i mesi di maggio e giugno sembrano essere i più critici, con concentrazioni di Cladosporium e Alternaria potenzialmente problematiche. Anche le ore serali e notturne, in certi periodi, potrebbero essere più rischiose per alcuni tipi di spore.

Certo, la composizione delle spore fungine in una regione dipende da tanti fattori: la geografia, la flora, l’uso del suolo. Per questo, come sottolineano gli stessi ricercatori, sono necessari studi a lungo termine e in diverse regioni. Solo così potremo capire meglio i modelli comportamentali di queste particelle invisibili e, magari, sviluppare sistemi di previsione più accurati per aiutare chi soffre di allergie a gestire meglio la propria esposizione e per proteggere le nostre preziose coltivazioni. Un piccolo passo per la scienza, un grande aiuto per i nostri bronchi e i nostri campi!

Fonte: Springer

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