Quando la Vescica Parla di Reumatismi: Un Caso Incredibile di Spondiloartrite
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di una storia medica che ha dell’incredibile, una di quelle che ti fanno capire quanto il corpo umano sia complesso e, a volte, davvero sorprendente nel modo in cui manifesta i suoi problemi. Immaginate di avere un disturbo fastidioso, persistente, che vi tormenta per anni, e dopo mille visite e diagnosi diverse, scoprite che la causa è qualcosa di totalmente inaspettato, proveniente da un’altra “specialità” medica. È proprio quello che è successo in un caso affascinante che riguarda la Spondiloartrite (SpA), ma con un esordio decisamente fuori dagli schemi.
Cos’è la Spondiloartrite? Un Breve Ripasso
Prima di tuffarci nel caso specifico, rinfreschiamoci la memoria. La Spondiloartrite è un termine ombrello che raggruppa diverse malattie reumatiche infiammatorie croniche. Pensate a condizioni come la spondilite anchilosante, l’artrite psoriasica, e altre forme che condividono caratteristiche cliniche, genetiche (spesso legate all’antigene HLA-B27) e radiologiche. Di solito, quando pensiamo alla SpA, ci vengono in mente:
- Dolore alla schiena, soprattutto di tipo infiammatorio (peggio a riposo, migliora col movimento)
- Rigidità mattutina
- Artrite periferica (infiammazione delle articolazioni di braccia e gambe)
- Entesite (infiammazione nel punto in cui tendini e legamenti si attaccano all’osso, tipo tallonite)
- Dattilite (il famoso “dito a salsicciotto”)
Oltre a questi sintomi muscoloscheletrici, la SpA può dare manifestazioni extra-articolari, colpendo occhi (uveite), pelle (psoriasi) e intestino (malattie infiammatorie croniche intestinali). Ma la vescica? Beh, finora non era considerata un bersaglio primario, soprattutto come sintomo d’esordio.
Un Calvario Lungo 20 Anni: Il Mistero dei Sintomi Urinari
Ed ecco che entra in scena il nostro protagonista: un uomo di 55 anni con una storia lunga ben 20 anni di dolore ricorrente al basso addome sinistro e fastidiosi sintomi del basso tratto urinario (i cosiddetti LUTS). Parliamo di necessità frequente e urgente di urinare, bruciore (specialmente alla fine della minzione) e persino incontinenza occasionale durante gli episodi di dolore addominale più intenso. Un vero incubo quotidiano, con un dolore che oscillava tra 3 e 6 su una scala da 0 a 10 (NRS).
La cosa strana? Nessun sintomo classico della SpA. Niente mal di schiena, rigidità mattutina, problemi articolari evidenti. Per anni, i medici hanno ipotizzato diagnosi come prostatite cronica, sindrome del dolore pelvico cronico, cistite cronica. Gli esami iniziali (TC pelvica, ecografie) mostravano solo una prostata leggermente ingrossata, nulla di eclatante a livello vescicale. Le analisi delle urine erano sempre negative, e il volume residuo post-minzionale era nullo.
Gli sono stati prescritti vari farmaci: antinfiammatori non steroidei (FANS), alfa-bloccanti, antimuscarinici. Questi davano un sollievo moderato, ma puntualmente, sospendendo la terapia, i sintomi tornavano a peggiorare nel giro di due mesi. Una frustrazione continua.

La Svolta Inattesa: Indizi Nascosti
Nel marzo 2020, il dolore diventa insopportabile (NRS 6-8), accompagnato dai soliti LUTS, spingendo l’uomo a rivolgersi al nostro ospedale. Qui, una risonanza magnetica pelvica con mezzo di contrasto rivela qualcosa di nuovo: un ispessimento sospetto della parete posteriore destra della vescica (1.0 x 0.5 cm), che fa pensare inizialmente a un tumore. Viene ricoverato per approfondimenti.
Durante il ricovero, si scava più a fondo. Esami del sangue, urine, feci: tutto negativo per infezioni o altre cause evidenti. I marker tumorali sono nella norma, la citologia urinaria non mostra cellule neoplastiche. La proteina C-reattiva (PCR) è leggermente alta (14.6 mg/L) e la velocità di eritrosedimentazione (VES) è 12.0 mm/h, indici aspecifici di infiammazione.
Poi, un altro esame di imaging, la Uro-TC, mostra un quadro leggermente diverso dalla RM: un’area ispessita, irregolare e che prende contrasto sulla parete anteriore sinistra della vescica (sempre 1.0 x 0.5 cm). Ma ecco l’indizio cruciale, quasi un “effetto collaterale” dell’esame: la TC evidenzia anche chiari segni di infiammazione a livello delle articolazioni sacroiliache bilaterali. Questo fa suonare un campanello d’allarme: possibile Spondiloartrite?
Si procede con test reumatologici e immunologici specifici. L’unico risultato significativo? La positività per l’antigene HLA-B27.
Una cistoscopia (guardare dentro la vescica con una telecamera) mostra un rigonfiamento localizzato della mucosa sulla parete sinistra, ma senza aspetto tumorale evidente. Per vederci chiaro, si decide per una resezione transuretrale di questa lesione e biopsie random della mucosa vescicale.
L’esame istopatologico dei tessuti prelevati è la chiave di volta: rivela un’infiammazione cronica sia della mucosa che dello strato muscolare della vescica, caratterizzata da una significativa presenza di eosinofili nell’interstizio e segni di vasculite (infiammazione dei piccoli vasi sanguigni). Niente tumore.
L’Unione Fa la Forza: Urologia e Reumatologia Insieme
A questo punto, tutti i pezzi del puzzle vanno al loro posto. La lunga storia di sintomi cronici, la positività all’HLA-B27, l’infiammazione delle sacroiliache vista alla TC e, infine, l’infiammazione specifica trovata nella biopsia vescicale. Nonostante l’assenza dei sintomi muscoloscheletrici tipici, la diagnosi di Spondiloartrite viene confermata in consultazione con un reumatologo.
Questo caso sottolinea l’importanza fondamentale della collaborazione interdisciplinare. Per anni, il paziente era stato visto solo in ambito urologico, con diagnosi e terapie focalizzate sulla vescica e sulla prostata, senza successo duraturo. Solo mettendo insieme le competenze dell’urologo e del reumatologo è stato possibile arrivare alla diagnosi corretta.

La Terapia Mirata e il Lieto Fine
Una volta stabilita la diagnosi di SpA, il team multidisciplinare ha definito un piano terapeutico mirato alla malattia reumatica di base. Con il consenso del paziente, si è iniziato un trattamento con:
- Un FANS (Etoricoxib 30 mg al giorno)
- Un inibitore del Fattore di Necrosi Tumorale (TNF), l’Adalimumab (40 mg ogni due settimane)
I risultati sono stati rapidi e sorprendenti. Dopo solo un mese, il paziente ha riportato un netto miglioramento del dolore addominale (sceso a NRS 2-3) e dei sintomi urinari. Anche la tensione muscolare locale si era ridotta, e gli indici di infiammazione (PCR e VES) erano tornati normali. Si è quindi potuto sospendere il FANS, mantenendo solo l’Adalimumab.
Al controllo dei tre mesi, il paziente era completamente libero dal dolore (NRS 0) e dai sintomi urinari. Una liberazione dopo 20 anni di sofferenza! La citologia urinaria continuava a essere negativa per cellule tumorali.
Una Uro-TC di controllo a sei mesi ha mostrato una vescica di forma regolare, ben distesa, senza più alcun segno di ispessimento, irregolarità o aree che prendevano contrasto. L’Adalimumab è stato continuato per un altro mese e poi sospeso dopo un anno complessivo di terapia, dato il benessere mantenuto. Il paziente è ora in follow-up semestrale e non ha avuto recidive.

Cosa Ci Insegna Questo Caso?
Questa storia è eccezionale perché, a quanto ne sappiamo, è il primo caso documentato di Spondiloartrite che si presenta principalmente con sintomi vescicali. Ci insegna diverse cose importanti:
1. La SpA può mascherarsi: Non sempre si manifesta con il classico mal di schiena. Bisogna avere un alto indice di sospetto per condizioni infiammatorie sistemiche anche di fronte a sintomi apparentemente localizzati e refrattari alle terapie standard (come LUTS cronici).
2. L’importanza della diagnosi differenziale: Di fronte a LUTS cronici e dolore pelvico, bisogna pensare a un ventaglio di possibilità, tra cui la cistite interstiziale, la cistite eosinofila (interessante la presenza di eosinofili nella biopsia del nostro paziente, anche se non c’era storia di allergie) e, appunto, manifestazioni urologiche di malattie reumatiche come la SpA.
3. Il valore inestimabile della collaborazione: Urologi, reumatologi, radiologi, patologi… lavorare insieme è fondamentale per risolvere casi complessi che attraversano i confini delle singole specialità.
4. Pensare “fuori dagli schemi”: Soprattutto per gli urologi, di fronte a pazienti con dolore al basso addome e LUTS che non rispondono alle terapie per la sindrome del dolore pelvico cronico (CPPS) e hanno recidive rapide, vale la pena considerare un coinvolgimento reumatologico.
Domande Aperte e Prospettive Future
Ovviamente, trattandosi di un singolo caso, non possiamo generalizzare. È un fenomeno raro o semplicemente sottodiagnosticato? Non lo sappiamo ancora. Rimane anche da chiarire l’esatto meccanismo con cui la SpA possa causare infiammazione vescicale con eosinofili e vasculite. Probabilmente c’entra una disregolazione del sistema immunitario, ma servono ulteriori ricerche e studi clinici per capirlo meglio.
Quello che è certo è che questo caso apre una nuova finestra sulla complessità della Spondiloartrite e ci ricorda di mantenere sempre una mente aperta di fronte a sintomi persistenti e difficili da inquadrare. A volte, la risposta si nasconde dove meno te l’aspetti!
Fonte: Springer
